L'iniziazione
La prima volta che Marika l’ha fatto aveva 14 anni, quasi 15 ed è così che ha perso la verginità, al liceo scientifico di San Gennaro Vesuviano, iscritta al terzo anno di liceo. Si racconta che il più delle volte i ragazzi le chiedevano un rapporto orale, era raro che si arrivava direttamente al rapporto completo. Anche perché il tempo a disposizione non era tanto e a loro dire, il rapporto orale era più eccitante. Non lo faceva per noia, ha iniziato perché al cambio d’ora si intratteneva a parlare con le ragazze della classe di fronte alla sua che erano più grandi ed erano molto popolari, proprio perché sapevano come far divertire i ragazzi. Le accompagnavano sempre a casa all’uscita di scuola, il sabato sera andavano sempre a prenderle ragazzi in scooter o che avevano già la macchina, andavano a ballare e venivano sempre invitate alle feste più in voga. È il sogno di ogni ragazza fare questa vita e vedersi accettate ed ammirate. Quando le parlarono di questa “moda” lei si rese conto che se si fosse scandalizzata avrebbe fatto la figura della ragazzina e sarebbe diventata la zimbella della scuola, allora mostrò curiosità ed ebbe la furbizia (a modo suo) di non proporsi, ma di aspettare che fossero loro a chiederle se voleva entrare nel giro, perché le fu chiaro che quello era il primo passo d’ingresso per entrare a far parte del loro mondo. Faceva sempre più domande e manifestava ammirazione per le loro gesta. Un giorno, una di loro, le chiese se voleva andare ad un appuntamento al posto suo e lei subito accettò. Anche se non immaginava che avrebbe perso la verginità. Appena entrò nel bagno, quel ragazzo si sbottonò il pantalone, la mise faccia al muro e la penetrò, l’amplesso durò non più di due minuti, non sa neanche se avesse il preservativo o meno. Così ha perso la verginità, con un ragazzo che nemmeno conosceva e che quando incrociava nei corridoi nemmeno la salutava. E lei neanche se ne pentì di averlo fatto, asserendo che: la maggior parte delle sue coetanee che perdono la verginità “per amore” stanno male per mesi quando la storia finisce. E incalza si attribuisce troppa importanza alla prima volta, alla fine come tutte le cose che devi imparare a fare, non sono niente di speciale. Per lei il sesso era diventato un rituale, proprio come mangiare e fare la doccia. Nei weekend, quando qualcuno aveva casa libera, si organizzavano feste a base di alcool e giochi a sfondo sessuale. A volte le è capitato che è stata anche con più ragazzi diversi nell’arco di una serata, ma non contemporaneamente, anche se c’era chi lo faceva. Durante le feste, si facevano giochi che prevedevano penitenze: se vincevi, potevi scegliere tu con chi stare, se perdevi, decideva il gruppo. Non ha mai frequentato un ragazzo in maniera tradizionale, tipo uscire per andare al cinema o fare una passeggiata insieme, scambiarsi sms di buongiorno e buonanotte e cose così, anche perché chi si fidanzava usciva dal giro, poi subentravano gelosie che portavano ad allontanarsi dagli amici, anche se qualche ragazzo continuava a concedersi “la sveltina” con le baby-doccia all’insaputa della ragazza. Sosteneva è come una droga della quale non riesci a smettere e questo vale sia per la ragazza che per il ragazzo e non vorrà mai rischiare di perdere quello che ha ora per un ragazzo. Che cosa ha ora? Si sente accettata da un gruppo e può primeggiare sulle ragazze più piccole come hanno fatto le sue amiche in precedenza, si sente desiderata e sensuale, com’è giusto che sia per un “oggetto sessuale” e questa vita trasgressiva, ma vissuta nell’ombra e nel silenzio è davvero eccitante? A lei piace, la fa stare bene! Che sarà di lei quando andrà all’università? Lei è convinta: Più cresci, più libertà ed indipendenza acquisti e più aumentano gli sfizi che puoi toglierti e le stravaganze che puoi concederti. Le baby-doccia rappresentano uno degli stralci più eloquenti dell’aridità di valori pericolosamente peculiare delle nuove generazioni, sempre più spregiudicate e avvezze alla trasgressione, a tutti i costi, a ogni costo; è la pratica del sesso nei bagni della scuola durante il cambio d’ora, tra una lezione e l’altra, tra un quaderno a righe e uno a quadretti, infilano un rapporto sessuale. Una delle figure più controverse, emblematiche e chiacchierate, figlie del terzo millennio, completamente assopite da consumismo e desiderio compulsivo di apparire rispetto ad “essere”. Un rapporto al giorno, con la stessa “doverosa” abitudine con la quale, quotidianamente, ci si fa una doccia, per l’appunto, basta rispondere al messaggio con il seguente testo: “sss” inviato dal ragazzo di turno e indicare a quale cambio d’ora incontrarsi e “il gioco” è fatto, perché di gioco si tratta. Niente soldi, né ricariche telefoniche né regali costosi e griffati, come avveniva nel caso delle baby-squillo, le baby-doccia praticano sesso per ammazzare la noia che dilaga tra i banchi di scuola e tenersi al passo con la moda del momento. Non esiste un’età precisa per fare sesso, lo si capisce quando si è pronti a superare le proprie paure, a far tacere l’angoscia di non essere «giusti», di non piacere e ad aumentare la propria autostima. A questo punto voglio fare un sillogismo, in termini di equazione: sesso consapevole sta a Casanova, come sesso d’iniziazione sta a Don Giovanni. Dove Casanova amava le sue conquiste, si prodigava con generosità per renderle felici e cercava sempre di uscire di scena con un certo stile, lasciando dietro di sé una scia di nostalgia. Don Giovanni rappresentava il collezionista puro, più mortifero che vitale, assolutamente indifferente all'immagine di sé e soprattutto agli effetti del suo agire, concentrato unicamente sul numero delle vittime della sua seduzione.
Racconto scritto il 04/08/2016 - 17:16
Da Savino Spina
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Commenti
Io i rapporti orali li facevo da militare, poi il tenente li faceva scritti...
Spartaco Messina 04/08/2016 - 19:57
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