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A mio Padre

La luce sta diminuendo la sua intensità, il buio comincia a bussare alla porta di un’ennesima serata passata con la speranza dentro il cuore, con la sua immagine davanti agli occhi. Ogni tanto ci si ferma, con il pensiero, a fare un rapido resoconto della propria vita, cercando di estraniarti da te stesso, di essere il più onesto possibile, analizzi i momenti salienti di questo ultimo periodo.. forse un anno, chi lo sa. Ne sono cambiate di cose… quante ne rimpiangi? Sei davvero migliorato? Fino a poco tempo fa pensavi che saresti migliorato con questa persona, ed ora cerchi di farlo senza. Dicono che la verità stia nel mezzo.. ma a cosa? Forse che per crescere non è indispensabile essere in due, ma da soli comunque è impossibile.


Eppure oggi il cuore mi stava scoppiando nel petto. Di solito cerco sempre di rendere unico un pensiero, uno sguardo, un ricordo giocando con la poesia e con quello che sprigiona, e forse perdo qualcosa di veramente semplice. Ora una lacrima sta bagnando il mio viso.
Amore? Nostalgia? Malinconia? Stupidità… ecco cosa è.
Come sono ingenuo. Credevo che con l’amore forse non sarei riuscito a cambiare il mondo, ma il mondo dentro me, quello si, di sicuro. Pensavo di volare, grazie a lui. Avevo sempre i piedi per terra, e la mente sognava di volare, il cuore voleva avere subito due ali per partire verso il cielo racchiuso. custodito in qualche sguardo, toccare le nuvole di qualche sorriso.


Penso che la prima canzone di Battisti che abbia ascoltato sia stata “emozioni”. Mio padre comprò la cassetta, vediamo, quando uscì… 12 anni fa? Forse 15.. sono cresciuto con quella canzone, o almeno così pensavo. La facevano passare in radio, io la cantavo. Inserivo la cassetta a casa e la cantavo.
Stasera dopo tanto tempo mio padre, come fosse un lontano amico, o uno sbiadito ricordo, è venuto da me.. Ora in camera mia Battisti sta riempiendo la stanza, e lui, è lì, sdraiato… Come allora, quando sul letto di una stanza di albergo, mentre riempivo qualche rivista con delle scritte, cantavamo “ Voglio Anna !!!”
Oggi ho deciso che immagine portare con me di mio padre, quando avrò solo il suo ricordo a farmi compagnia…

Fino a ieri cantavo “…domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore, come la neve non fa rumore…”

Erano le due, avevamo appena finito pranzo. La tavola era imbandita, e come ogni domenica in casa mia è festa. I parenti si incontrano. Parliamo della settimana.. di noi, di altri. Oggi è un giorno particolare: la festa della mamma.
Tra un po’ lo sarà anche per mia cugina, con cui sono cresciuto.. dividevamo la stessa casa. Ognuno poi ha preso la sua strada, la gente cresce, matura e vive.
Così oggi quando la cuginetta più piccola è entrata con le rose per ogni mamma, ed una è andata anche a lei, per puro caso ho visto lo sguardo di mio padre. Stava piangendo. Ho visto le rughe, i capelli bianchi.. ho visto che è diventato vecchio e stava piangendo.


Dentro il mio cuore ha nevicato, ed ho capito.. capito perché non fa rumore. La tristezza è tua. Gli altri non hanno orecchie per queste cose.. solo tu… ed ho capito anche che non si chiama tristezza tutto questo.. questa sensazione ha un altro nome.. CONSAPEVOLEZZA


Si ha paura solo di quello che non si conosce. Una volta che ne diventi consapevole, fai un passo, piccolo, verso l’altro. Ed eccolo qua, come per magia, che seduto con me stesso, sto ritrovando me stesso, guardando oltre la collina, dove il sole va a morire, domandandosi come mai quando cade la tristezza in fondo al cuore come le neve non fa rumore, ma conoscendone la risposta.. capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi…. Emozioni.




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Racconto scritto il 14/08/2016 - 19:38
Da emanuele gentili
Letta n.1119 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Superlativo affetto paterno in esaustivo racconto.
Lieto Ferragosto Emanuele.
*****

Rocco Michele LETTINI 15/08/2016 - 11:11

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