LA RETE DEI PENSIERI
-Si. E tu l'acqua l'hai chiusa?
-Si, mi pare di sì. Però ho dimenticato quella bolletta sul tavolo.
-Pazienza. Non ho voglia di tornare indietro…
È l'una passata e come ogni notte io e mio marito stiamo rientrando a casa dal lavoro e tra la stanchezza ed il sonno ci pesa percorrere in auto anche questi sei chilometri, pochi ma che richiedono un ulteriore sforzo di lucidità ed attenzione.
I giorni d'estate si rivelano finalmente produttivi, dopo il buio indifferente dell’inverno, ma sono tutti uguali e ripetitivi, cambiano solo le comparse mentre le ore scorrono identiche, come la sabbia dentro una clessidra che la mattina appena svegli giriamo e che cessa il suo flusso a tarda notte, quando ormai pesante si deposita sul fondo, come il gonfiore ai nostri piedi.
Sono molto soddisfatta ed orgogliosa del frutto delle mie fatiche, ma sono anche molto stanca, fisicamente limata e psicologicamente provata. Delusa ed amareggiata da chi, a me in qualche modo vicino, si permette il lusso di dirmi, e non capisco a quale titolo, che devo fare di più, come se fossi un’asina. Forse lo sono, ma voglio pensare di essere un’asinella senza padroni.
Sono fiera dei nuovi incontri e dei mille sorrisi scambiati, ma è stancante dover far fronte all’atteggiamento di chi, nella valigia per le vacanze oltre alla crema solare ha infilato la sua innata arroganza e maleducazione, ignorando la propria posizione di privilegio.
Contrasto il tutto con un sorriso e con un costante “grazie, arrivederci” anche quando vengo offesa, ma ho paura di perdere l’uso della parola e la capacità di difendermi a forza di bloccarmi la lingua fra i denti.
Non mi spaventa il lavoro, come non mi spaventa la fatica, animata dalla fortuna di ricevere delle vigorose e sincere strette di mano che mi danno forza, nuovi stimoli e carica costante. Quel che mi manca è quell’attimo in cui far vagare e svuotare la testa: una semplice passeggiata o la scrittura, per vomitare le parole che girano vorticose e per afferrare i sogni, ora lontani ed opachi.
Ed anche stanotte lui è lì, sotto il pergolato nel giardino dell'ultima casa prima di arrivare alla campagna, dove l'aria fresca della notte tende a rilassarmi ed i profumi ad inebriarmi.
Quanto mi piacerebbe accostarmi, appoggiare la testa e chiudere gli occhi per qualche istante, e respirare, e pensare senza pesi, e sognare di essere una fronda d’albero scossa e forbita dalla furia di una tempesta!
Ma proseguo, pensando a quel signore, di sicuro un pensionato che fino alla scorsa estate vedevo in compagnia della moglie, mentre tutte le notti giocavano a carte alla luce di una lampadina appesa tra i grappoli d'uva.
Quest'anno è solo, a fare cruciverba, mentre la sedia di fronte a lui è vuota.
Non conosco queste persone, non so chi siano, se residenti, se emigrati che tornano per l'estate o continentali che hanno comprato casa qui. Non conosco i loro nomi né la loro provenienza e probabilmente non ne ho alcun diritto, ma averli visti fino all’anno scorso condividere tutte le notti quel semplice gioco mi faceva star bene, rappresentava un’immagine di pace e mi faceva ipotizzare la mia vecchiaia ancora insieme a mio marito, ed io, nonostante le mani tremolanti che ancora scriverei le mie piccole stronzate su Oggi Scrivo.
Forse lei è malata o non c’è più ed io vedendolo a tarda notte, solo, nella penombra di quella lampadina, provo una sorta di tristezza per la sua solitudine e per questa vita che seppur meravigliosa non farà mai sconti a nessuno.
Non parlerò mai con quel signore e se dovessi incontrarlo non lo riconoscerei, perché fa parte ormai di quell’immagine, quasi intima, nel cortile dell’ultima casa.
Ma mi piace pensare che esista una rete dei buoni pensieri, che si intrecciano fittamente in maniera invisibile ma forte, mi piace pensare che il mio pensiero di delicata e discreta solidarietà possa giungere all’anima di quel signore, e in qualche modo rendergli meno pesante il suo presente, qualunque esso sia.
Mi piace pensare che esista questa rete, tessuta con il filo degli amorevoli pensieri delle persone perbene, quelli che scaturiscono dal cuore anche quando non ci si conosce; mi piace pensare che siamo inconsapevolmente protetti da questa rete.
Voglio crederci, perché forse è aggrappandomi ad essa che la marea del cinismo e della cattiveria non mi travolge.
Forse è grazie ad essa che mi salvo.
Millina Spina, 20 Agosto 2016
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Se sono riuscita a scrivere almeno queste riflessioni è certamente perché i fili che state tessendo sono molto resistenti.
Grazie a Lupo, Aurelia, Margherita, Mimmi, Rocco, Patrizia e a chi è passato di qua.
A presto, Millina.
Straordinario quanto osservato in chiusa.
Lieto meriggio Millina.
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Quanto al contenuto, vorrei anch'io che esistesse quella "rete"...
Molto bello... bentornata.5*
Una buona domenica e un abbraccio