Ho letto la lunga lettera della Fallaci a Pasolini, scritta dopo la sua uccisione. È una bella lettera, che si legge tutta d'un fiato. Pasolini amava New York e lo squallore della Quarantaduesima strada. Oriana lo redarguiva, fai attenzione, prima o poi ti uccideranno.
Amare lo squallore della Quarantaduesima strada significa essere squallidi dentro? Naturalmente no. Il grande artista era attratto dallo squallore, dalla miseria umana, cercava nel peccato una strada per la sua liberazione, che sarebbe arrivata con la sua uccisione.
È una lettera struggente, intensa, soffocante, liberatoria, umana. Parla di amicizia e di comprensione, di consapevolezze taciute, di verità. Leggendo questa lettera potremo imparare qualcosa in più sulla natura umana e sui suoi giri di boa. Pasolini spiazzava Oriana e lei ne era estasiata e inorridita.
In fondo, tutti moriamo e rinasciamo, seguendo un tormentato percorso di squallide strade e purificazioni sterili. Come Giasone e Medea (Maria Callas). Riuscirà l'uomo a non cadere ancora nelle sterili trappole di quest'esistenza a spirale? Pasolini era un uomo tormentato, alla ricerca della sua verità e quella verità era strettamente connessa ad una morte violenta. A cosa pensava il grande genio nei suoi ultimi momenti, quando ormai aveva compreso che la vita gli sfuggiva nel modo da lui agognato?
Non c'è comprensione senza cambiamento. Stamane mi son svegliato con un gran fracasso. Una lite furibonda tra due gatti neri che hanno mandato in frantumi un grosso vaso ornamentale.
Il rispetto per il pensiero degli altri è fondamentale. Grazie per l'intervento.
Vincent Corbo 02/09/2016 - 07:02
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Confesso ora, e l'occasione me la dai tu, Vincent Corbo, con questo breve ricordo, che non amo Pasolini, non mi piace lo scrittore, meno ancora ancora il regista. Ampiamente sopravalutato, aveva però a volte, come intellettuale, delle intuizioni che lasciavano il segno. Come quel pezzo pubblicato dal Corriere in cui dichiarava che stava dalla parte dei poveri poliziotti nelle piazze piuttosto che con i contestatori, tutt'altro che poveri, che tiravano loro i sassi. Aveva ragione naturalmente, ma non ne traeva le conseguenze. Del resto, allora, chi osava sfidare l'egemonia culturale di quella sinistra? Pochi lo fanno anche oggi, figurarsi allora, ed è all'ombra di quella egemonia che Pasolini è diventato Pasolini. Ho scritto questo commento solo perchè so del tuo rispetto per il pensiero degli altri. Immagino infatti l'indignazione di molti. Un saluto
Luciano B. 02/09/2016 - 01:43
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Nella lettera della Fallaci del 1975, in seguito alla morte di Pasolini; mi hanno colpito alcune frasi, una di queste è: "Amavi troppo la purezza, la castità che per te era salvezza. E meno purezza trovavi, più ti vendicavi cercando la sporcizia, la sofferenza, la volgarità: come una punizione". un'altra: "Tu scrivendo insultavi, ferivi fino a spaccare il cuore. E io non ti insulto dicendo che non è stato quel diciassettenne a ucciderti: sei stato tu a suicidarti servendoti di lui". E infine alla notizia della morte del grande intellettuale, che due popolani avevano ritrovato il corpo straziato nell'immondizia. E la Fallaci proferì: "Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta”? Infatti la luce libera, della libertà, dell'onestà intellettuale si spense!
Savino Spina 31/08/2016 - 16:43
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Esaustivo sempre, Vincent. Il mio encomio. *****
Rocco Michele LETTINI 31/08/2016 - 12:24
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