Gentile Signora,
In tutta franchezza non mi aspettavo di trovarLa qui il pomeriggio del 31 ottobre, al mio rientro dal lavoro. Non mi fraintenda… nessun problema, anzi. E’ solo che non me l’aspettavo. Lei mi ha riportato ad un autunno di più di vent’anni fa. Suo figlio ci aveva appena venduto la casa. Per la verità, le chiavi le avevamo già fin dal compromesso ed io venivo qui da sola, col metro, a curiosare ed a prendere ogni sorta di misure.
“Casa mia”, pensavo, mentre aprivo la porta. Ascoltavo compiaciuta il risuonare dei miei passi nelle stanze semivuote. Alzavo le tapparelle, una dopo l’altra, perché entrassero aria e luce.
Le pareti erano tinte a colori pastello. Che gusti! Pensavo io che, a quei tempi, ero per un bianco rigoroso. L’ultimo sole cadeva su qualche vecchio mobile. “Ho lasciato dentro qualcosa” ci aveva detto Suo figlio, “vedete voi se v’interessa, altrimenti buttate via”. Decidemmo di tenere il mobiletto di legno scuro che fu poi sistemato in bagno, per gli asciugamani. Tenemmo anche la sedia a dondolo, che mi piaceva molto anche se, strano ma vero, non mi ci sono mai seduta.
Le mie visite solitarie continuarono fino al rogito. Poi il pavimento fu levigato, le pareti imbiancate ed un bel giorno traslocammo qui con le nostre cose. Fu un trasloco “fai da te” perché i soldi erano finiti. Non fu per niente facile e per un mese regnò la confusione ma, finalmente, con l’arrivo della primavera, tutto andò a posto e la nuova casa prese un aspetto quasi normale.
Fu al mio rientro in un pomeriggio piovoso che lo avvertii per la prima volta.
Riempiva il corridoio. Un odore famigliare: profumo di biancheria pulita mentre viene passata sotto il ferro caldo. Un buon odore, solo che lì…non aveva senso. Tornai verso la porta. L’odore scomparve. Avanzai verso la camera e c’era di nuovo. Girai per casa e guardai dappertutto senza sapere nemmeno io che cosa stessi cercando. Ovviamente tutto era a posto e anche l’odore era svanito, tanto che pensai di averlo soltanto immaginato. Ma la cosa si ripeté dopo qualche giorno e poi ancora.
E fu così che spesso, al mio rientro in casa, un profumo di fresca stiratura accoglieva il mio naso. Mi ci abituai: aleggiava per pochi istanti durante i quali inspiravo allegramente quelle note fragranti, immaginando lenzuola pulite e tovaglie piegate da mani operose. Mani mature, un po' sciupate dalla quotidianità casalinga.
SEI ANCORA QUI, mi sorpresi a pensare un giorno sentendomi un po' sciocca, A STIRARE IN QUESTA CASA… L'avevi fatto per così tanto tempo! Quanta biancheria bisogna stirare per una famiglia...Poi sei rimasta sola, i figli sposati e sistemati... Ma qualcosina da stirare si trova sempre...un fazzoletto, un ricamo, un tovagliolo. E allora, di pomeriggio, nelle ore tranquille dopo aver sistemato la cucina, attaccavi il ferro e il rumore del vapore sovrastava, per un po', quello dell'orologio.
E così, anche "dopo", tornavi qui di tanto in tanto, cara Signora e abbiamo condiviso per un bel po' lo stesso appartamento, io e te, certo su due livelli diversi, che ogni tanto però si... fiutavano.
Poi è arrivato il gatto e curiosamente mi sono chiesta se anche lui ti sentiva, quando venivi a stirare.
Il tempo passava veloce e arrivarono gli anni bui. Il mio matrimonio stava finendo. L'ambiente non era sereno. Solo adesso, pensandoci, mi accorgo che non ti sentivo più. Te n’eri andata dalla penombra del corridoio e dalla mia mente.
Matrimonio e gatto sono finiti ormai da tempo ed anche quei dolori sono passati. La vita scorre, come sempre e capita che ci siano giorni migliori di altri.
Il pomeriggio del 31 ottobre, dicevo, rientro dal lavoro pensando alla serata da trascorrere fuori, ma, prima di tutto, ad un bel bagno caldo.
Chiusa la porta alle spalle mi avvio sul corridoio e, inaspettato, il profumo mi investe. "Quel" profumo. Incredula, annuso tutto attorno e, sentendomi felicemente sciocca, ti saluto a voce alta e ti racconto quanto mi sei mancata!
Sei tornata a stirare lietamente, ancora una volta, spandendo intorno a te quel profumo che sa di buono e di cose semplici.
Poi mi sono preparata e sono uscita contenta, come se la casa non restasse vuota.
In tutta franchezza non mi aspettavo di trovarLa qui il pomeriggio del 31 ottobre, al mio rientro dal lavoro. Non mi fraintenda… nessun problema, anzi. E’ solo che non me l’aspettavo. Lei mi ha riportato ad un autunno di più di vent’anni fa. Suo figlio ci aveva appena venduto la casa. Per la verità, le chiavi le avevamo già fin dal compromesso ed io venivo qui da sola, col metro, a curiosare ed a prendere ogni sorta di misure.
“Casa mia”, pensavo, mentre aprivo la porta. Ascoltavo compiaciuta il risuonare dei miei passi nelle stanze semivuote. Alzavo le tapparelle, una dopo l’altra, perché entrassero aria e luce.
Le pareti erano tinte a colori pastello. Che gusti! Pensavo io che, a quei tempi, ero per un bianco rigoroso. L’ultimo sole cadeva su qualche vecchio mobile. “Ho lasciato dentro qualcosa” ci aveva detto Suo figlio, “vedete voi se v’interessa, altrimenti buttate via”. Decidemmo di tenere il mobiletto di legno scuro che fu poi sistemato in bagno, per gli asciugamani. Tenemmo anche la sedia a dondolo, che mi piaceva molto anche se, strano ma vero, non mi ci sono mai seduta.
Le mie visite solitarie continuarono fino al rogito. Poi il pavimento fu levigato, le pareti imbiancate ed un bel giorno traslocammo qui con le nostre cose. Fu un trasloco “fai da te” perché i soldi erano finiti. Non fu per niente facile e per un mese regnò la confusione ma, finalmente, con l’arrivo della primavera, tutto andò a posto e la nuova casa prese un aspetto quasi normale.
Fu al mio rientro in un pomeriggio piovoso che lo avvertii per la prima volta.
Riempiva il corridoio. Un odore famigliare: profumo di biancheria pulita mentre viene passata sotto il ferro caldo. Un buon odore, solo che lì…non aveva senso. Tornai verso la porta. L’odore scomparve. Avanzai verso la camera e c’era di nuovo. Girai per casa e guardai dappertutto senza sapere nemmeno io che cosa stessi cercando. Ovviamente tutto era a posto e anche l’odore era svanito, tanto che pensai di averlo soltanto immaginato. Ma la cosa si ripeté dopo qualche giorno e poi ancora.
E fu così che spesso, al mio rientro in casa, un profumo di fresca stiratura accoglieva il mio naso. Mi ci abituai: aleggiava per pochi istanti durante i quali inspiravo allegramente quelle note fragranti, immaginando lenzuola pulite e tovaglie piegate da mani operose. Mani mature, un po' sciupate dalla quotidianità casalinga.
SEI ANCORA QUI, mi sorpresi a pensare un giorno sentendomi un po' sciocca, A STIRARE IN QUESTA CASA… L'avevi fatto per così tanto tempo! Quanta biancheria bisogna stirare per una famiglia...Poi sei rimasta sola, i figli sposati e sistemati... Ma qualcosina da stirare si trova sempre...un fazzoletto, un ricamo, un tovagliolo. E allora, di pomeriggio, nelle ore tranquille dopo aver sistemato la cucina, attaccavi il ferro e il rumore del vapore sovrastava, per un po', quello dell'orologio.
E così, anche "dopo", tornavi qui di tanto in tanto, cara Signora e abbiamo condiviso per un bel po' lo stesso appartamento, io e te, certo su due livelli diversi, che ogni tanto però si... fiutavano.
Poi è arrivato il gatto e curiosamente mi sono chiesta se anche lui ti sentiva, quando venivi a stirare.
Il tempo passava veloce e arrivarono gli anni bui. Il mio matrimonio stava finendo. L'ambiente non era sereno. Solo adesso, pensandoci, mi accorgo che non ti sentivo più. Te n’eri andata dalla penombra del corridoio e dalla mia mente.
Matrimonio e gatto sono finiti ormai da tempo ed anche quei dolori sono passati. La vita scorre, come sempre e capita che ci siano giorni migliori di altri.
Il pomeriggio del 31 ottobre, dicevo, rientro dal lavoro pensando alla serata da trascorrere fuori, ma, prima di tutto, ad un bel bagno caldo.
Chiusa la porta alle spalle mi avvio sul corridoio e, inaspettato, il profumo mi investe. "Quel" profumo. Incredula, annuso tutto attorno e, sentendomi felicemente sciocca, ti saluto a voce alta e ti racconto quanto mi sei mancata!
Sei tornata a stirare lietamente, ancora una volta, spandendo intorno a te quel profumo che sa di buono e di cose semplici.
Poi mi sono preparata e sono uscita contenta, come se la casa non restasse vuota.
Racconto scritto il 10/11/2012 - 09:08
Da maria clara
Letta n.1420 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
bellissimo racconto con brividino dolce complimenti per la vincita. ciao
Claretta Frau 02/12/2012 - 19:51
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