“Alfredo Panerai, anni 56, trovato morto nel suo furgone, addì 27 marzo dell’anno 2016 …..”
Il Maresciallo Carmelo Putifera stava scrivendo il rapporto sull’omicidio di un piccolo furfantello di periferia e intanto ripensava al tipo di morte del Panerai e continuava a dirsi che la cosa non gli quadrava.
Il Panerai era, per modo di dire, un imbianchino, aveva una fedina penale fatta di piccoli furti, qualche assegno a vuoto e qualche rissa. Trovarlo incaprettato era l’ultima cosa che si aspettava il Maresciallo.
In un pese come Crissolo che si trova tra il Monviso e la sorgente del fiume Po, con 174 abitanti , che si conoscono tutti e la mafia non c’è non pareva possibile che da giù avessero inviato un sicario per far fuori quel poveraccio.
Panerai era emiliano, non era sposato e non aveva legami di sorta con la criminalità organizzata.
A meno che negli ultimi tempi non avesse voluto fare un salto di qualità e nel farlo avesse pestato i piedi a qualcuno di importante.
Chiamò il Brigadiere Pasquale Augello e gli ordinò di fare qualche domanda in giro per capire.
Dopo circa una settimana Augello tornò e dise che “Portava Carico”, espressione per dire che qualcosa aveva trovato.
Un mesetto prima, era arrivato dalla Sicilia un certo Geometra Patanè, titolare della PatanEdile, ufficialmente per occuparsi della ristrutturazione della villa di un suo cugino che viveva a Crissolo da più di vent’anni e si occupava di coltivazioni intensive in serra.
Tutti conoscevano le serre di Calogero Calopresti. Tutti sapevano che il Calopresti era una persona per bene ed un gran lavoratore, arrivato vent’anni prima dalla Sicilia con la “valigia di cartone” come si usava dire da quelle parti. Il Calopresti aveva lavorato sodo e si era strameritato tutto quello che possedeva.
Se vogliamo non cera nulla di strano che chiamasse un parente con tanto di impresa edile per ristrutturargli la casa, la cosa però strideva con gli usi ed i costumi acquisiti negli anni dal Calopresti che era diventato più Piemontese di molti Piemontesi.
“Secondo te Pasca’ hanno montato una copertura per coprire qualche strano traffico?”
“Mah Marescià che ci pozzo dire a mia mi pare tutta una solenne minchiata, a meno che …..”
Esatto !!!!
Qualcuno del posto per qualche cavolo di motivo aveva ammazzato il Panerai e, approfittando della presenza di un Siciliano estraneo, si era inventato la minchiata dell’incaprettamento.
Restava da capire chi aveva ammazzato quel poveraccio.
Il Maresciallo Putifera era arrivato a Crissolo un anno prima, era un uomo tranquillo e gestiva le piccole questioni di quel paesino con la diligenza del buon padre di famiglia. Però, se lo si osservava con attenzione, si notava che dimostrava molto meno dei suoi 56 anni e che sotto la divisa si celava un fisico atletico e prestante. Tutte le mattina all’alba lo si poteva incontrare mentre correva lungo i sentieri montani della zona.
Nessuno sapeva che in trent’anni di carriera aveva combattuto duramente la criminalità organizzata ed aveva partecipato a molte missioni ad alto rischio.
Quella mattina, correndo sulle rive del Po e ripensando allo strano omicidio del Panerai, ebbe l’illuminazione. Tornato in caserma fece due telefonate. La mattina seguente arrivò a Crissolo il capitano Giuseppe Diliberto dei RIS di Parma con tutta l’attrezzatura necessaria. Scesero nel garage della caserma dove era posteggiato il Furgone sequestrato dopo la morte del Panerai.
Diliberto fece le sue rilevazioni. “Come sempre ci hai visto giusto!”.
Stesero il rapporto e lo inviarono via mail alla DIA.
Alcune ore dopo il Capitano Gamma della DIA chiamò e confermò i sospetti del Maresciallo. Adesso tutto era chiaro.
Alle 14,25 I Carabinieri di Crissolo in collaborazione con la Guardia di Finanza di Saluzzo e la squadra speciale anti droga di Cuneo fecero irruzione nella proprietà di Calopresti. Rivoltarono le serre ed i capannoni e trovarono quello che cercavano.
“Calogero Calopresti la dichiaro in arresto come mandante dell’omicidio di Alfredo Panerai e per associazione a delinquere di stampo mafioso atta allo spaccio di droga ed al riciclaggio di denaro”. Furono queste le parole che il Maresciallo Putifera rivolse al Calopresti.
Un mese dopo arrivò l’ordine di trasferimento. Putifera andava all’Isola D’Elba, con la speranza di stare finalmente tranquillo in un posto ove non capita praticamente mai nulla.
Il Maresciallo Carmelo Putifera stava scrivendo il rapporto sull’omicidio di un piccolo furfantello di periferia e intanto ripensava al tipo di morte del Panerai e continuava a dirsi che la cosa non gli quadrava.
Il Panerai era, per modo di dire, un imbianchino, aveva una fedina penale fatta di piccoli furti, qualche assegno a vuoto e qualche rissa. Trovarlo incaprettato era l’ultima cosa che si aspettava il Maresciallo.
In un pese come Crissolo che si trova tra il Monviso e la sorgente del fiume Po, con 174 abitanti , che si conoscono tutti e la mafia non c’è non pareva possibile che da giù avessero inviato un sicario per far fuori quel poveraccio.
Panerai era emiliano, non era sposato e non aveva legami di sorta con la criminalità organizzata.
A meno che negli ultimi tempi non avesse voluto fare un salto di qualità e nel farlo avesse pestato i piedi a qualcuno di importante.
Chiamò il Brigadiere Pasquale Augello e gli ordinò di fare qualche domanda in giro per capire.
Dopo circa una settimana Augello tornò e dise che “Portava Carico”, espressione per dire che qualcosa aveva trovato.
Un mesetto prima, era arrivato dalla Sicilia un certo Geometra Patanè, titolare della PatanEdile, ufficialmente per occuparsi della ristrutturazione della villa di un suo cugino che viveva a Crissolo da più di vent’anni e si occupava di coltivazioni intensive in serra.
Tutti conoscevano le serre di Calogero Calopresti. Tutti sapevano che il Calopresti era una persona per bene ed un gran lavoratore, arrivato vent’anni prima dalla Sicilia con la “valigia di cartone” come si usava dire da quelle parti. Il Calopresti aveva lavorato sodo e si era strameritato tutto quello che possedeva.
Se vogliamo non cera nulla di strano che chiamasse un parente con tanto di impresa edile per ristrutturargli la casa, la cosa però strideva con gli usi ed i costumi acquisiti negli anni dal Calopresti che era diventato più Piemontese di molti Piemontesi.
“Secondo te Pasca’ hanno montato una copertura per coprire qualche strano traffico?”
“Mah Marescià che ci pozzo dire a mia mi pare tutta una solenne minchiata, a meno che …..”
Esatto !!!!
Qualcuno del posto per qualche cavolo di motivo aveva ammazzato il Panerai e, approfittando della presenza di un Siciliano estraneo, si era inventato la minchiata dell’incaprettamento.
Restava da capire chi aveva ammazzato quel poveraccio.
Il Maresciallo Putifera era arrivato a Crissolo un anno prima, era un uomo tranquillo e gestiva le piccole questioni di quel paesino con la diligenza del buon padre di famiglia. Però, se lo si osservava con attenzione, si notava che dimostrava molto meno dei suoi 56 anni e che sotto la divisa si celava un fisico atletico e prestante. Tutte le mattina all’alba lo si poteva incontrare mentre correva lungo i sentieri montani della zona.
Nessuno sapeva che in trent’anni di carriera aveva combattuto duramente la criminalità organizzata ed aveva partecipato a molte missioni ad alto rischio.
Quella mattina, correndo sulle rive del Po e ripensando allo strano omicidio del Panerai, ebbe l’illuminazione. Tornato in caserma fece due telefonate. La mattina seguente arrivò a Crissolo il capitano Giuseppe Diliberto dei RIS di Parma con tutta l’attrezzatura necessaria. Scesero nel garage della caserma dove era posteggiato il Furgone sequestrato dopo la morte del Panerai.
Diliberto fece le sue rilevazioni. “Come sempre ci hai visto giusto!”.
Stesero il rapporto e lo inviarono via mail alla DIA.
Alcune ore dopo il Capitano Gamma della DIA chiamò e confermò i sospetti del Maresciallo. Adesso tutto era chiaro.
Alle 14,25 I Carabinieri di Crissolo in collaborazione con la Guardia di Finanza di Saluzzo e la squadra speciale anti droga di Cuneo fecero irruzione nella proprietà di Calopresti. Rivoltarono le serre ed i capannoni e trovarono quello che cercavano.
“Calogero Calopresti la dichiaro in arresto come mandante dell’omicidio di Alfredo Panerai e per associazione a delinquere di stampo mafioso atta allo spaccio di droga ed al riciclaggio di denaro”. Furono queste le parole che il Maresciallo Putifera rivolse al Calopresti.
Un mese dopo arrivò l’ordine di trasferimento. Putifera andava all’Isola D’Elba, con la speranza di stare finalmente tranquillo in un posto ove non capita praticamente mai nulla.
Racconto scritto il 13/10/2016 - 12:51
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Commenti
Bel racconto! Scritto bene, a mio avviso. Perfettamente aderente alla realtà dei nostri giorni, dei metodi comportamentali, dei modi di fare... Chi fa il proprio dovere è spesso punito, purtroppo! Metafora della vita!
Patrizia Bortolini 14/10/2016 - 09:34
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