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Eternità pulsante

Non esiste solo un tempo, ma miliardi. Uno per ogni essere vivente, uno per ogni pietra. Nella solitudine è più facile andare a scandagliare nel proprio tempo. Anche la poesia è un frammento del proprio tempo, come le gocce di sudore e i sogni.


Quando siamo insieme agli altri il nostro tempo interagisce con quello di chi ci sta intorno, creando delle interferenze, e così tutto diviene più difficile. Lo stordimento ne sarà una delle conseguenze, a volte avviene "la perdita del proprio tempo" perchè gli altri lo hanno influenzato.
Ogni secondo è prezioso e inutile, tutto dipende da noi far sì che non venga sprecato, anche un pensiero può comprendere l'eternità la quale rappresenta il fine ultimo del nostro tempo personale.


Vivere intensamente non significa fare bungee jumping, ma imparare a riconoscere il nostro orologio interiore, ascoltarne il tic tac, spianare la strada alle rughe e ai ricordi, trovare il velluto nel vecchio che avanza, accettare il dolore come fosse un amico eminente.
E del passato? Che farne? Liberarcene come ci si libera dei vecchi indumenti e delle vecchie scarpe? Piuttosto, accoglierlo con un velo di nostalgia, perchè la nostalgia aiuta a liberarsi delle paure.


Crescere significa saper riconoscere l'esistenza del tempo interiore, personale e divino, imparare a sorseggiarlo come si fa con un buon vino... tic tac tic tac.



Il mio tempo interiore sta correndo come un fulmine, le ore, i minuti, i secondi sono cavalli imbizzarriti, nella mia vana rincorsa cerco di acciuffare almeno il momento più generoso. Dentro quel momento c'è un mostro che ride a crepapelle e sogni che si sfaldano in sottili filamenti. Lo lascio andare, inorridito. Cosa rimane dopo che il tempo, le ore, i minuti, i secondi, scappano via? Rimane un vuoto che è simile allo spazio infinito ma in quel vuoto sento battere il mio cuore che accelera e rallenta, accelera e rallenta. È un cuore senza tempo, libero di vagare da un pianeta all'altro, da un ricordo all'altro. Ci siamo: questa è l'eternità pulsante, anticamera dell'Inferno.




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Racconto scritto il 06/11/2016 - 09:58
Da Vincent Corbo
Letta n.1004 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Prima di tutto devo ringraziare per i vostri gentili commenti. Per quanto riguarda "anticamera dell'Inferno" mi riferisco a tutto ciò che non si conosce, al quale tutti noi andremo incontro dopo che il tempo avrà smesso di esistere. Quindi un Inferno non necessariamente negativo ma semplicemente sconosciuto. Semplicemente, non mi andava di chiamarlo "Paradiso o Aldilà".

Vincent Corbo 07/11/2016 - 07:17

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Tanta verità in questo racconto introspettivo e riflessivo che ho tanto apprezzato...solo perché l'anticamera dell'inferno?

margherita pisano 06/11/2016 - 22:08

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Interessante e riflessivo...ma perché anticamera dekk'inferno?

Teresa Peluso 06/11/2016 - 20:57

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bel racconto molto riflessivo

POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 06/11/2016 - 17:15

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Letto con piacere e interesse.

Francesco Gentile 06/11/2016 - 12:54

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Oculatezza infinita dal tuo risflessivo racconto.
Espressività verace nell'osservazione di chiusa.
*****

Rocco Michele LETTINI 06/11/2016 - 12:31

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