“ Sono su in soffitta, Michele, vieni a vedere!”
Michele, stancamente, salì quei pochi gradini , non aveva voglia di star lì, tra vecchie scartoffie e scatoloni strabordanti di tutto …
Dal vecchio phon da riparare, al piccolo meccano …. c’era ancora, persino, la vecchia cucina a legna di mamma Renata.
Non aveva proprio voglia di star lì ....volentieri, avrebbe di gran lunga, preferito dirigere i suoi passi verso la cucina a prendere una birra gelata,da bere oziosamente in poltrona … magari pensando ai fatti suoi e mandando qualcuno in malora, specie mister furbetto … che ultimamente, con una scusa o con un'altra, era riuscito a rifilargli due o tre rogne in ufficio , di quelle, che se non ci stai attento ci perdi il posto di lavoro … già mister furbetto, con quell’aria da coniglio campestre, volentieri gli avrebbe assestato, in più di un occasione, un bel dritto in pieno viso.Almeno, si sarebbe tolto quel sorriso gongolante di chi sa di averti fatto fesso .
“ ma vabbè..” pensò, dentro di se,” meglio andare ,chi la sente poi a Sara “
Odiava quel posto pieno di ricordi, di “ciarpame” come chiamava tutti quegli oggetti che sapevano di tempi andati ,di sogni spezzati e di malinconie. Lei, Sara aveva voluto conservare tutto. Fosse stato per lui, sarebbero da tempo stati gettati nella discarica. E invece no, lei si era ostinata, tutto lì, aveva meticolosamente conservato … la prima scatola di cioccolatini che le aveva regalato, il biglietto del primo film che avevano visto insieme … il primo ciucciotto di Laura, la prima bambola e ...persino il bouquet del loro matrimonio … era in quella stanza polverosa ..
Aprì la porta della soffitta e si stropicciò gli occhi … non poteva credere a ciò che vedeva … si sentì improvvisamente invaso di stupore ed una strana magia lo avvolgeva.
Il vecchio baule della nonna era lì aperto … un invadente fascio di luce, metteva in risalto la bellezza dolce e morbida di Sara ,che davanti alla finestra … aveva indossato l’abito da sposa … quell’abito nuziale che era stato di sua madre e della nonna Matilde, prima di lei … e che ancora adesso, lei indossava benissimo … come il giorno in cui la vide apparire..bella e giovane ,lungo la navata della piccola chiesa, la guardò stupito ed emozionato, ancora come allora …. Avrebbe voluto abbracciarla e dirle quello che provava...ma restò,lì ,fermo ad ammirarla ...era lì in piedi,davanti alla finestra, il viso rivolto verso l’alto esaltava il suo collo esile … col braccio destro teneva sollevati i capelli .. già, quella ciocca...sempre quella ciocca di capelli inanellati e ribelli che, sfuggendole fra le dita,le scendeva lungo il collo … e sempre lo ammaliava. Un perfetto ritratto, degno di Modigliani … “ che bella” pensò e non lo disse !
Avevano litigato parecchio ultimamente … un po’ per tutto,.. i conti da pagare … la figlia Laura da mantenere agli studi … la ditta, che minacciava nuove restrizioni e licenziamenti …. Era troppo, per un uomo, da sopportare,con qualcuno doveva pur sfogare..e Sara , Sara spesso era la sua valvola di sfogo .. e allora le gridava contro per un nonnulla. Ma lei,stava zitta e andava avanti sempre sorridendo.Lo faceva inquietare ancora di più,quella sua snervante dolcezza, ma ora,era lì … bella come sempre.La guardò ancora una volta,e pensò: “ se crede di avermi intenerito ,si sbaglia”.
Disse: “ tutto qui? Bene,che si mangia per cena” … si girò e cominciò a scendere i gradini..piano piano,si sentiva un verme … e la voglia di chiedere scusa e abbracciarla lo tormentava,ma quel suo maledetto orgoglio,glielo impediva.Continuava a fargli scendere quei gradini.. si versò la sua birra gelata,si sedette sulla sua poltrona.Accese la televisione e spense i suoi pensieri.
Sentì, provenire dalla soffitta il rumore del baule che si richiudeva .. sentì chiudere la porta e poi i passi di Sara che si dirigevano verso la cucina. Non una parola .. in silenzio,aveva iniziato a preparare la cena … sentì,dentro al suo cuore,ancora un accenno di rimorso. Pentito, avrebbe voluto abbracciarla e chiederle scusa,ma fece spallucce e bevve ancora un lungo sorso di birra.
All’improvviso,sentì un tonfo ed un rumore di piatti rotti …corse a vedere .Sara era a terra.. .apparentemente senza segni di vita,provò a chiamarla ... a richiamarla,mentre l'angoscia cominciava ad offuscargli la mente. Finalmente la sua voce … la sua dolce voce!
Che paura si era preso …” Michele chiama l’ambulanza” . Si sorprese,e dentro di se si ciedeva l’ambulanza,perché … sarà scivolata, che bisogno c’era di chiamare l’ambulanza?..stava parlando...stava bene.Gli giunse ancora la sua voce:” Michele caro,per favore,chiama l’ambulanza” ….
Michele, non ricordò più nulla da quel momento,solo la sua voce che concitata cercava di spiegare ai medici l’accaduto. Poi lo vide…un foglio appallottolato sotto la sedia del tavolo,doveva esserle uscito di tasca, mentre cadeva.Lo prese e lesse.. Glioblastoma Multiforme ...non operabile. Il foglio,portava la data antecedente ai passati tre mesi … si era sottoposta a un ciclo di radioterapia ... e non aveva detto nulla … ed ora era lì in coma farmacologico. La sua Sara … era lì … un attimo.. .un flash, quella soffitta.. la sua bellezza … forse voleva trovare il modo per informarlo … E poi ... il suo accorato silenzio …come aveva fatto a non capire. Ed ora … era lì. I medici , gli avevano detto che avrebbero potuto aspettare potevano l’inevitabile fine …
Michele, pensò a quella lunga settimana di coma … al funerale,a tutto quello che avrebbe potuto fare e ancora dire … a tutto quello che,i suoi occhi ciechi di egoismo non avevano voluto vedere ..a quello che il suo cuore orgoglioso ed altero gli aveva impedito di porre rimedio ... a quell'abbraccio che non avrebbe più potuto darle .a quel perdono che non avrebbe più potuto chiedere ... e pianse!
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Sempre bella e emozionante come alla prima lettura