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Confessioni di un condannato

A voi, che avete tempo da perdere per leggere queste righe, considerate ciò che sto per scrivere come le mie ultime parole, come un addio. Non so bene che tono dare a questo mio ultimo sfogo, se di fiducia o di diffidenza, se di positività o di negatività, dunque lascio che sia la mia mano a guidare questa penna e che l'inchiostro poggiato su queste pagine, incida nel tempo o no, il mio pensiero. La mia è stata una vita normale, nulla di speciale se non la sofferenza, nessun protagonista se non il dolore travestito in varie forme e con tante facce diverse a seconda delle occasioni. Con tanta crudeltà i miei sogni sono stati strappati via dalle circostanze, la mia vita messa in mano a sconosciuti, la mia speranza è stata colpita e derubata, e la fede, unica amica disposta ad accompagnarmi in questo calvario, abbandonata in una delle tante fermate. Privo di un futuro, con un passato da dimenticare e un presente che preferirei ignorare, è giunta l'ora di compiere una scelta che non farà la differenza nella vita degli altri, ma che sicuramente stravolgerà il corso della mia (in)esistenza. Vorrei tanto essere in lacrime per questa mia decisione, ma la verità è che sono in pace con me stesso, perché so che non avrò rimpianti, o meglio, non avrà modo di averli. Abbandono un mondo che da tempo ha abbandonato me, come una madre farebbe con un figlio indesiderato, come uno psicologo farebbe con uno squilibrato che non mostra segni di miglioramento, abbandonandolo in un manicomio e tenendolo lontano dalla gente "normale". Vi mentirei se dicessi che credo in voi, che credo in un futuro migliore, in un'umanità unita nonostante le distinzioni, credo invece che siete destinati a peggiorare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, avvicinandovi sempre di più all'estinzione della vostra specie. Allora scappo, fuggo via dalla realtà e nella mia fantasia mi fingo infinito. Con il cuore in pace, posso finalmente dire di avere un luogo in cui sentirmi a casa. A mai più rivederci.



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Racconto scritto il 17/01/2017 - 23:47
Da Silviu Gabriel Costin
Letta n.1339 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


ad un racconto forte, rispondo con asprezza
beh, se questo mondo ti ha deluso, scappare è la via più semplice
direi, forse, un po' vigliacca....
se siamo destinati a peggiorare irrimediabilmente, forse, sarebbe molto più dignitoso, restare e combattere

laisa azzurra 18/01/2017 - 14:37

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Hai fatto tutto tu senza lasciare spiraglio a chi ti legge.racconto angosciante.

antonio girardi 18/01/2017 - 12:21

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be l'ottimismo non sta in casa tua oppure è una sofferenza ben costruita ma come possiamo aiutarti se tutto disdegni *5

GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 18/01/2017 - 11:54

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Bel testo emozionante che spinge ad invitare l autore a considerare la scrittura, la sua scrittura un ottimo strumento di catarsi liberatoria.Ai prossimi scritti. 5 stelle Aurelia

Aurelia Strada 18/01/2017 - 10:47

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Tra questo racconto e la tua poesia Dico Basta mi hai sconvolto la giornata. Si sente troppa sofferenza in ciò che scrivo. Certo colpisce molto.

Giulia Bellucci 18/01/2017 - 10:33

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Un racconto che fa riflettere. Un'analisi molto lucida e fredda. Un sentire pacato ed in un certo senso...sereno. Lo trovo scritto bene, con libertà.

Patrizia Bortolini 18/01/2017 - 10:15

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