Quattro del pomeriggio, oggi ho voglia di fare un po' di corsa fuori casa. Mio fratello si sta preparando, lui corre sempre, ha un programma da seguire, vorrebbe migliorare e magari partecipare ad un qualche evento sportivo.
Lo chiamo prima che esca
"Marco vengo anche io con te oggi"
"Davvero?? Bene!!"
Lui è sempre contento di allenarsi in compagnia, soprattutto quando ci sono io.
Finisco di allacciarmi le scarpe ed usciamo, come sempre cronometro alla mano.
"Dove andiamo?" Chiedo anche se conosco bene la risposta.
"In quel percorso li dopo la scuola, dove non passano mai auto o qualsiasi mezzo di trasporto"
"Va bene"
Facciamo un po' di corsa lenta, per riscaldarci prima di arrivare lì, in quello che non è un vero è proprio percorso ma bensì un vicolo a senso unico poco navigato.
Siamo arrivati.
"Che tipo di allenamento farai?"
Chiedo nella speranza di cercare di seguirlo con lui anche se so benissimo che non reggerei i ritmi.
"Facciamo 3 volte ripetute sui 300 metri, 3 volte sui 200, e 3 volte sui 100 a una velocità dell' 80%"
"Cavolo ma è durissimo"
Mi resi conto di quanto era migliorato nell'allenamento visto che era tempo che non mi allenavo con lui.
Il suo obbiettivo era scendere di almeno 20 secondi su un tracciato di 300 metri per essere ammesso in gara.
Cominciamo l'allenamento dopo stretching ed ancora riscaldamento di altro tipo.
Riesco a stargli dietro per le prime 3 serie sui 300 metri dopo di ché devo abbandonare sui 200.
Mi fermo ed a tratti continuo il mio allenamento su ritmi più bassi.
Lo guardo passarmi avanti e poi dietro. Quando talvolta si ferma vicino a me per recuperare fiato, lo vedo parecchio stanco e debilitato, giacché chiedo quanto gli manchi ancora.
"È la prima volta che faccio quest'allenamento, è durissimo"
"Si, ma fermati se non ce la fai più, sei stremato"
"Ancora altri 3 serie, ce la faccio, non preoccuparti" ed un piccolo sorriso sulle labbra.
Chiunque sa che 3 serie in una condizione in cui non hai più forza sono tantissime.
Ricambio il sorriso e mi accorgo adesso che quella è l'ultima volta che l'avrei visto sorridere.
Continua il suo allenamento, da lontano posso vederlo correrlo su un percorso che è comunque un. rettilineo senza ostacoli di veduta
Ed è proprio che alla seconda delle sue serie che lo vedo dapprima fermarsi a metà tracciato, poi stare sulle ginocchia ed infine accasciarsi al suolo.
Corro in sua direzione, saranno 150 metri a dividerci, ancora oggi li ritengo i miei più veloci, per la forza e il motivo che mi spingeva a correre.
Arrivo, mi fermo, è inerme, privo di sensi, urlo aiuto.. disperato, sto piangendo.
Provo il massaggio cardiaco che avevo imparato un po' a scuola distrattamente ma è tutto inutile.
Ci sono poche case in zona, provo a bussare ad una che dista circa 50 metri da noi. Mi rispondono.
Urlo disperatamente di chiamare un autombulanza perché mio fratello è a terra e sta male.
L'autombulanza arriva, saranno trascorsi circa 20 minuti da tutto cio, lo caricano e lo portano all'ospedale.
Sapremo solo dopo che è morto durante il tragitto..
Mia madre, la mia famiglia al mio rientro a casa dopo circa un ora, sanno già tutto. Mi abbraccia forte, e subito scoppia a piangere sulle mie spalle. Non sono mai stato una persona che ostenta particolarmente i propri sentimenti, ed in quel momento non piansi a dirotto, lo feci sicuramente dopo da solo, ma in quel momento no. Solo qualche lacrima che andava via da sola dai miei occhi.
È passato circa un anno da allora, ed ho ricordi confusi di quei momenti, le sensazioni, tutto cio che è stato in quegli attimi maledetti, è difficile da razionalizzare, e faccio fatica.
Da quel giorno promisi a me stesso che avrei realizzato io il suo sogno di partecipare al campionato nazionale.
E così passo dopo passo, giorno dopo giorno, con fatica e dedizione riuscì ad ottenere un posto in finale.
Purtroppo mi sono piazzato nono su dodici. Probabilmente lui avrebbe fatto meglio, anzi sicuramente, ma non importa, l'importante è aver onorato la sua memoria e so che sarebbe stato orgoglioso di me.
Ancora oggi quando passo di li, per quella strada dove quel giorno è successo tutto, con l'imbrunire del sole, porto con me il cronometro e lo avvio non appena sto iniziando il percorso camminando.
Conto i passi, i secondi che mi separano dalla fine, gli stessi che mi separano da lui, perché adesso la morte non è che un tramite per raggiungerlo, per ritornare insieme, per correre ancora oltre le nuvole, insieme nel paradiso.
Eravamo gemelli, e Dio, nessuno sa quanto ognuno era importante per l'altro, quanto ci si condivida insieme fin da prima della nascita.
È difficile farsi forza ed andare avanti senza la persona che ti vuole bene incondizionatamente più di tutte, ma quando cammino e devo arrivare ad un obbiettivo penso a ciò che mi diceva lui
"Ancora un po' Chri, ancora un altra ed ho finito", le stesse parole che lo hanno condannato, ma le stesse che ancora oggi mi danno forza e non mi fanno fermare di fronte a niente.
E quel sorriso, l'ultimo che mi ha donato prima di andare via per sempre ( o forse no), non lo scorderò mai, ne ho un' istantanea nella mia mente che non si cancellerà mai, una fotografia che resterà indelebile nella mia mente
Perché chi muore per ciò che ama non deve essere ricordato con tristezza, ma con coraggio ed ammirazione.
C'è una sola cosa che ci rende immortali: ed è il ricordo... lasciando una traccia di sé si raggiunge l'immortalità. E lui resterà immortale per me, nel mio cuore, e tutto ciò che gli appartiene, tutto, fino all'ultimo sorriso che ha sospirato, io non lo dimenticherò mai.
Lo chiamo prima che esca
"Marco vengo anche io con te oggi"
"Davvero?? Bene!!"
Lui è sempre contento di allenarsi in compagnia, soprattutto quando ci sono io.
Finisco di allacciarmi le scarpe ed usciamo, come sempre cronometro alla mano.
"Dove andiamo?" Chiedo anche se conosco bene la risposta.
"In quel percorso li dopo la scuola, dove non passano mai auto o qualsiasi mezzo di trasporto"
"Va bene"
Facciamo un po' di corsa lenta, per riscaldarci prima di arrivare lì, in quello che non è un vero è proprio percorso ma bensì un vicolo a senso unico poco navigato.
Siamo arrivati.
"Che tipo di allenamento farai?"
Chiedo nella speranza di cercare di seguirlo con lui anche se so benissimo che non reggerei i ritmi.
"Facciamo 3 volte ripetute sui 300 metri, 3 volte sui 200, e 3 volte sui 100 a una velocità dell' 80%"
"Cavolo ma è durissimo"
Mi resi conto di quanto era migliorato nell'allenamento visto che era tempo che non mi allenavo con lui.
Il suo obbiettivo era scendere di almeno 20 secondi su un tracciato di 300 metri per essere ammesso in gara.
Cominciamo l'allenamento dopo stretching ed ancora riscaldamento di altro tipo.
Riesco a stargli dietro per le prime 3 serie sui 300 metri dopo di ché devo abbandonare sui 200.
Mi fermo ed a tratti continuo il mio allenamento su ritmi più bassi.
Lo guardo passarmi avanti e poi dietro. Quando talvolta si ferma vicino a me per recuperare fiato, lo vedo parecchio stanco e debilitato, giacché chiedo quanto gli manchi ancora.
"È la prima volta che faccio quest'allenamento, è durissimo"
"Si, ma fermati se non ce la fai più, sei stremato"
"Ancora altri 3 serie, ce la faccio, non preoccuparti" ed un piccolo sorriso sulle labbra.
Chiunque sa che 3 serie in una condizione in cui non hai più forza sono tantissime.
Ricambio il sorriso e mi accorgo adesso che quella è l'ultima volta che l'avrei visto sorridere.
Continua il suo allenamento, da lontano posso vederlo correrlo su un percorso che è comunque un. rettilineo senza ostacoli di veduta
Ed è proprio che alla seconda delle sue serie che lo vedo dapprima fermarsi a metà tracciato, poi stare sulle ginocchia ed infine accasciarsi al suolo.
Corro in sua direzione, saranno 150 metri a dividerci, ancora oggi li ritengo i miei più veloci, per la forza e il motivo che mi spingeva a correre.
Arrivo, mi fermo, è inerme, privo di sensi, urlo aiuto.. disperato, sto piangendo.
Provo il massaggio cardiaco che avevo imparato un po' a scuola distrattamente ma è tutto inutile.
Ci sono poche case in zona, provo a bussare ad una che dista circa 50 metri da noi. Mi rispondono.
Urlo disperatamente di chiamare un autombulanza perché mio fratello è a terra e sta male.
L'autombulanza arriva, saranno trascorsi circa 20 minuti da tutto cio, lo caricano e lo portano all'ospedale.
Sapremo solo dopo che è morto durante il tragitto..
Mia madre, la mia famiglia al mio rientro a casa dopo circa un ora, sanno già tutto. Mi abbraccia forte, e subito scoppia a piangere sulle mie spalle. Non sono mai stato una persona che ostenta particolarmente i propri sentimenti, ed in quel momento non piansi a dirotto, lo feci sicuramente dopo da solo, ma in quel momento no. Solo qualche lacrima che andava via da sola dai miei occhi.
È passato circa un anno da allora, ed ho ricordi confusi di quei momenti, le sensazioni, tutto cio che è stato in quegli attimi maledetti, è difficile da razionalizzare, e faccio fatica.
Da quel giorno promisi a me stesso che avrei realizzato io il suo sogno di partecipare al campionato nazionale.
E così passo dopo passo, giorno dopo giorno, con fatica e dedizione riuscì ad ottenere un posto in finale.
Purtroppo mi sono piazzato nono su dodici. Probabilmente lui avrebbe fatto meglio, anzi sicuramente, ma non importa, l'importante è aver onorato la sua memoria e so che sarebbe stato orgoglioso di me.
Ancora oggi quando passo di li, per quella strada dove quel giorno è successo tutto, con l'imbrunire del sole, porto con me il cronometro e lo avvio non appena sto iniziando il percorso camminando.
Conto i passi, i secondi che mi separano dalla fine, gli stessi che mi separano da lui, perché adesso la morte non è che un tramite per raggiungerlo, per ritornare insieme, per correre ancora oltre le nuvole, insieme nel paradiso.
Eravamo gemelli, e Dio, nessuno sa quanto ognuno era importante per l'altro, quanto ci si condivida insieme fin da prima della nascita.
È difficile farsi forza ed andare avanti senza la persona che ti vuole bene incondizionatamente più di tutte, ma quando cammino e devo arrivare ad un obbiettivo penso a ciò che mi diceva lui
"Ancora un po' Chri, ancora un altra ed ho finito", le stesse parole che lo hanno condannato, ma le stesse che ancora oggi mi danno forza e non mi fanno fermare di fronte a niente.
E quel sorriso, l'ultimo che mi ha donato prima di andare via per sempre ( o forse no), non lo scorderò mai, ne ho un' istantanea nella mia mente che non si cancellerà mai, una fotografia che resterà indelebile nella mia mente
Perché chi muore per ciò che ama non deve essere ricordato con tristezza, ma con coraggio ed ammirazione.
C'è una sola cosa che ci rende immortali: ed è il ricordo... lasciando una traccia di sé si raggiunge l'immortalità. E lui resterà immortale per me, nel mio cuore, e tutto ciò che gli appartiene, tutto, fino all'ultimo sorriso che ha sospirato, io non lo dimenticherò mai.
Racconto scritto il 01/03/2017 - 16:08
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Voto: | su 6 votanti |
Commenti
Molto bello il tuo racconto, che temo sia autobiographical. Il ricordo dona l:immortality ed è vero. Lui vivrà per sempre nel tuo cuore.
Teresa Peluso 11/05/2017 - 15:38
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Molto bello
Gennaro Volpe 02/03/2017 - 01:36
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...quell'ultimo sorriso...da tenersi dentro....molto bello!
Grazia Giuliani 01/03/2017 - 21:02
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Perdere una persona cara è sempre un dramma, e tu sei riuscito a mandare un messaggio di forza a chi nella perdita vede la fine di tutto, bravo!
Michela Rosi 01/03/2017 - 19:19
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È una bel tributo a tuo fratello questo racconto che hai scritto! Sei riuscito ad esternare quel grande, intimo dolore che ti ha impedito di piangere tutte le lacrime che avresti voluto. Molto pieno di emozione!
Patrizia Bortolini 01/03/2017 - 18:57
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molto bella 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 01/03/2017 - 17:53
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Commovente
Stefano Arteno 01/03/2017 - 17:02
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