Avevo appena terminato una terapia ed ero seduta davanti alla mia scrivania, completando gli ultimi appunti e preparandomi all’incontro successivo.
Stavo aspettando un nuovo paziente e non sapevo niente di lui, tranne che era un uomo e che si sentiva depresso, non aveva voluto dirmi altro ed io avevo rispettato il suo desiderio.
Guardai l’orologio, l’appuntamento era alle cinque, ma era in ritardo perché erano già le 5 e 10 e non era ancora arrivato, i pazienti che ritardavano mi avevano sempre dato fastidio perché mi sembrava una mancanza di rispetto, ma, visto che era il primo appuntamento, ero disposta a fare un’eccezione.
Alle 17,15 sentii suonare il campanello della porta d’ingresso. Premetti il bottone del citofono e chiesi:
“Chi è?”.
Una voce maschile dall’altra parte mi rispose:
“Dottoressa, ho un appuntamento con lei alle 17”
“La stavo aspettando… salga pure … 2 piano”, non avevo potuto fare a meno di sottolineare il suo ritardo, che non avrei certo tollerato una seconda volta e aprii la porta.
Il tempo di salire in ascensore e arrivare alla porta ed io ero già in piedi ad aspettarlo nell’ingresso. Gli porsi la mano e lo invitai a seguirmi nello studio.
Il mio studio era una stanza ben illuminata da una grande finestra, ma io tenevo sempre le tende semi chiuse per dare un maggior senso di riservatezza.
Mi sedetti alla scrivania e gli indicai la poltroncina che era davanti a me.
L’uomo si accomodò in silenzio, in attesa che io gli chiedessi qualcosa.
Era un bel uomo, molto distinto, aveva un vestito grigio con una bella camicia color rosa pallido e una cravatta dai disegni piccolissimi.
Aveva i capelli scuri con qualche capello bianco qua e là.
“Bene” ruppi il silenzio e l’uomo alzò lo sguardo verso di me e riuscii a vedere anche i suoi occhi che erano di un bel colore ambra e proseguii “ Mi dica, come mai mi ha chiesto questo appuntamento? Al telefono non mi ha anticipato niente ed ora è venuto il momento di dirmi qualcosa di più preciso”.
“Mi scusi dottoressa, sono un po’ confuso, perché neanche io so bene perché sono venuto da lei, ma una mia amica, che è stata anche una sua vecchia paziente, mi ha detto che una serie di incontri con lei mi avrebbe fatto sicuramente bene ed eccomi qui, ma ora non so da dove cominciare.
“Non si preoccupi, la ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e insieme vedremo cosa poter fare. Mi dica intanto qualcosa di sé ovvero se è sposato, se ha figli, che lavoro fa e tutto quello che ritiene opportuno raccontarmi per farmi capire meglio la sua situazione.”
L’uomo sembrava da una parte più disteso e dall’altra però sempre molto confuso. Fece un grande sospiro, poi cominciò.
“Mi chiamo Giovanni, sono divorziato da tanti anni, ho una figlia ormai grande che vive per conto proprio e una compagna con la quale convivo da un paio di anni. Sono un dirigente di un’azienda che in questo momento sta attraversando un brutto periodo e rischia il fallimento che potrebbe arrivare da un momento all’altro ed io non sono preparato a far fronte a tutto questo. Non sono pronto per rivedere tutta la mia vita. Mi sento un fallito.
Ho 59 anni, ho dedicato tutta la mia vita al lavoro, ho sacrificato la mia famiglia per il lavoro, ho trascurato mia figlia per questo stesso motivo ed ora mi ritrovo con un pugno di mosche in mano. Tutti i miei sogni sono svaniti nel nulla ed io con loro.”
Lo guardavo in silenzio mentre parlava e vedevo che i suoi occhi stavano diventando lucidi. Anche lui mi stava guardando e sembrava aver colto quel mio sguardo e con un colpo veloce della mano cercò di asciugarsi una leggera lacrima che stava facendo capolino fra le sue ciglia.
“Tutto qui, non saprei che altro dirle ho deluso tutti, ho deluso per primo me stesso ed ora non so più che fare, non so più che cosa aspettarmi dalla vita. Sapevo che sarebbe stato inutile venire da lei, ma era la mia ultima speranza , ho voluto provare ed ora sono più deluso e solo di prima,”
“ Ma come è drammatico! Capisco che sta attraversando un brutto periodo come purtroppo capita a tanti, ma è anche vero che possiamo parlarne insieme e cercare di trovare soluzioni almeno alternative al suo problema. Lei ha accumulato tanto stress e tante tensioni e ha perso la fiducia in se stesso, si sente solo e abbandonato, ma questo non è vero.”
“Dottoressa, so bene quello che dico e ormai sono entrato in un tunnel buio dal quale non potrò più uscire, capisco che Lei mi voglia consolare, ma non è questo di cui io ho bisogno in questo momento.”
“Lo so, stia tranquillo, lei ha solo bisogno di resettare il suo cervello che in questo momento è come un computer dove sono entrati vari virus che lo hanno infettato e impediscono un corretto funzionamento. La situazione non è certo facile, ma ce la farà sicuramente a riprendersi in un modo o nell’altro. In questo momento lei vede “il bicchiere mezzo vuoto” come si dice, dovrà solo imparare a vederlo “mezzo pieno” e glielo garantisco che ci riuscirà.”
L’uomo alzò di nuovo gli occhi e mi guardò in silenzio come se volesse trovare una risposta nei miei.
Anch’io lo guardai e abbozzai un leggero sorriso.
“Vede, prima ha detto una frase molto significativa che mi ha colpito subito, lei ha detto “Tutti i miei sogni sono svaniti nel nulla ed io con loro.
Le sembrerà assurdo, ma è proprio lì la soluzione al suo problema ed io l’accompagnerò, se vorrà, in questo percorso di rinascita.
Pensi ai sogni, tutti noi sognamo, alcuni sogni riusciamo a ricordarli, altri li ricordiamo in parte , di altri ci rimangono solo frammenti.
Ma quei sogni vivono in noi e ci aiutano nella nostra vita reale, quotidiana, anche se non ci sembra.
Quando sogniamo siamo soli, soli con noi stessi, possiamo sognare di tutto perché nel sogno tutto è possibile, tutto è realizzabile. Possiamo sognare anche ad occhi aperti o anche nel dormiveglia, ma l’importante è sognare, sognare di stare bene, sognare di superare le difficoltà ma anche sognare di fare altro, ci possiamo inventare soluzioni fino ad allora impensabili e in questo modo riprogrammiamo il nostro cervello, le nostre azioni, la nostra vita e riusciamo a mettere le fondamenta per affrontare la vita con nuovo entusiasmo anche a costa di reinventarcela e ricominciare da capo.
La forza non è negli altri, anzi spesso siamo vittime della volontà degli altri, la forza la dobbiamo trovare dentro di noi e il solo modo per riconquistarla è tornare a sognare.”
Seguì un prolungato silenzio, l’uomo mi guardava esterefatto, poi improvvisamente mi disse:
“E’ tanto che ho smesso di sognare, ma mi piacerebbe ricominciare.”
Stavo aspettando un nuovo paziente e non sapevo niente di lui, tranne che era un uomo e che si sentiva depresso, non aveva voluto dirmi altro ed io avevo rispettato il suo desiderio.
Guardai l’orologio, l’appuntamento era alle cinque, ma era in ritardo perché erano già le 5 e 10 e non era ancora arrivato, i pazienti che ritardavano mi avevano sempre dato fastidio perché mi sembrava una mancanza di rispetto, ma, visto che era il primo appuntamento, ero disposta a fare un’eccezione.
Alle 17,15 sentii suonare il campanello della porta d’ingresso. Premetti il bottone del citofono e chiesi:
“Chi è?”.
Una voce maschile dall’altra parte mi rispose:
“Dottoressa, ho un appuntamento con lei alle 17”
“La stavo aspettando… salga pure … 2 piano”, non avevo potuto fare a meno di sottolineare il suo ritardo, che non avrei certo tollerato una seconda volta e aprii la porta.
Il tempo di salire in ascensore e arrivare alla porta ed io ero già in piedi ad aspettarlo nell’ingresso. Gli porsi la mano e lo invitai a seguirmi nello studio.
Il mio studio era una stanza ben illuminata da una grande finestra, ma io tenevo sempre le tende semi chiuse per dare un maggior senso di riservatezza.
Mi sedetti alla scrivania e gli indicai la poltroncina che era davanti a me.
L’uomo si accomodò in silenzio, in attesa che io gli chiedessi qualcosa.
Era un bel uomo, molto distinto, aveva un vestito grigio con una bella camicia color rosa pallido e una cravatta dai disegni piccolissimi.
Aveva i capelli scuri con qualche capello bianco qua e là.
“Bene” ruppi il silenzio e l’uomo alzò lo sguardo verso di me e riuscii a vedere anche i suoi occhi che erano di un bel colore ambra e proseguii “ Mi dica, come mai mi ha chiesto questo appuntamento? Al telefono non mi ha anticipato niente ed ora è venuto il momento di dirmi qualcosa di più preciso”.
“Mi scusi dottoressa, sono un po’ confuso, perché neanche io so bene perché sono venuto da lei, ma una mia amica, che è stata anche una sua vecchia paziente, mi ha detto che una serie di incontri con lei mi avrebbe fatto sicuramente bene ed eccomi qui, ma ora non so da dove cominciare.
“Non si preoccupi, la ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e insieme vedremo cosa poter fare. Mi dica intanto qualcosa di sé ovvero se è sposato, se ha figli, che lavoro fa e tutto quello che ritiene opportuno raccontarmi per farmi capire meglio la sua situazione.”
L’uomo sembrava da una parte più disteso e dall’altra però sempre molto confuso. Fece un grande sospiro, poi cominciò.
“Mi chiamo Giovanni, sono divorziato da tanti anni, ho una figlia ormai grande che vive per conto proprio e una compagna con la quale convivo da un paio di anni. Sono un dirigente di un’azienda che in questo momento sta attraversando un brutto periodo e rischia il fallimento che potrebbe arrivare da un momento all’altro ed io non sono preparato a far fronte a tutto questo. Non sono pronto per rivedere tutta la mia vita. Mi sento un fallito.
Ho 59 anni, ho dedicato tutta la mia vita al lavoro, ho sacrificato la mia famiglia per il lavoro, ho trascurato mia figlia per questo stesso motivo ed ora mi ritrovo con un pugno di mosche in mano. Tutti i miei sogni sono svaniti nel nulla ed io con loro.”
Lo guardavo in silenzio mentre parlava e vedevo che i suoi occhi stavano diventando lucidi. Anche lui mi stava guardando e sembrava aver colto quel mio sguardo e con un colpo veloce della mano cercò di asciugarsi una leggera lacrima che stava facendo capolino fra le sue ciglia.
“Tutto qui, non saprei che altro dirle ho deluso tutti, ho deluso per primo me stesso ed ora non so più che fare, non so più che cosa aspettarmi dalla vita. Sapevo che sarebbe stato inutile venire da lei, ma era la mia ultima speranza , ho voluto provare ed ora sono più deluso e solo di prima,”
“ Ma come è drammatico! Capisco che sta attraversando un brutto periodo come purtroppo capita a tanti, ma è anche vero che possiamo parlarne insieme e cercare di trovare soluzioni almeno alternative al suo problema. Lei ha accumulato tanto stress e tante tensioni e ha perso la fiducia in se stesso, si sente solo e abbandonato, ma questo non è vero.”
“Dottoressa, so bene quello che dico e ormai sono entrato in un tunnel buio dal quale non potrò più uscire, capisco che Lei mi voglia consolare, ma non è questo di cui io ho bisogno in questo momento.”
“Lo so, stia tranquillo, lei ha solo bisogno di resettare il suo cervello che in questo momento è come un computer dove sono entrati vari virus che lo hanno infettato e impediscono un corretto funzionamento. La situazione non è certo facile, ma ce la farà sicuramente a riprendersi in un modo o nell’altro. In questo momento lei vede “il bicchiere mezzo vuoto” come si dice, dovrà solo imparare a vederlo “mezzo pieno” e glielo garantisco che ci riuscirà.”
L’uomo alzò di nuovo gli occhi e mi guardò in silenzio come se volesse trovare una risposta nei miei.
Anch’io lo guardai e abbozzai un leggero sorriso.
“Vede, prima ha detto una frase molto significativa che mi ha colpito subito, lei ha detto “Tutti i miei sogni sono svaniti nel nulla ed io con loro.
Le sembrerà assurdo, ma è proprio lì la soluzione al suo problema ed io l’accompagnerò, se vorrà, in questo percorso di rinascita.
Pensi ai sogni, tutti noi sognamo, alcuni sogni riusciamo a ricordarli, altri li ricordiamo in parte , di altri ci rimangono solo frammenti.
Ma quei sogni vivono in noi e ci aiutano nella nostra vita reale, quotidiana, anche se non ci sembra.
Quando sogniamo siamo soli, soli con noi stessi, possiamo sognare di tutto perché nel sogno tutto è possibile, tutto è realizzabile. Possiamo sognare anche ad occhi aperti o anche nel dormiveglia, ma l’importante è sognare, sognare di stare bene, sognare di superare le difficoltà ma anche sognare di fare altro, ci possiamo inventare soluzioni fino ad allora impensabili e in questo modo riprogrammiamo il nostro cervello, le nostre azioni, la nostra vita e riusciamo a mettere le fondamenta per affrontare la vita con nuovo entusiasmo anche a costa di reinventarcela e ricominciare da capo.
La forza non è negli altri, anzi spesso siamo vittime della volontà degli altri, la forza la dobbiamo trovare dentro di noi e il solo modo per riconquistarla è tornare a sognare.”
Seguì un prolungato silenzio, l’uomo mi guardava esterefatto, poi improvvisamente mi disse:
“E’ tanto che ho smesso di sognare, ma mi piacerebbe ricominciare.”
Racconto scritto il 05/03/2017 - 23:25
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Commenti
Dramma niente affatto raro. 8 anni di crisi hanno segnato drammaticamente l'animo di tante persone.
Molto interessante l'analisi e la diagnosi della dottoressa, direi originale. Trovare dentro se stessi la capacità di ricominciare.
Racconto molto belle e ben descritto.
Complimenti.
Molto interessante l'analisi e la diagnosi della dottoressa, direi originale. Trovare dentro se stessi la capacità di ricominciare.
Racconto molto belle e ben descritto.
Complimenti.
ALFONSO BORDONARO 06/03/2017 - 08:46
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