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Basilico e prezzemolo

Basilico e prezzemolo


L'odore forte di erbe aromatiche mi riempe il naso ma anche la mente di ricordi...


...un'estate calda e afosa passata qui, nella casa di campagna dei nonni paterni, tra rose bianche e gialle, rigogliose e profumate, affiancata da un orto tripudiante di verdure di vario tipo ed erbe aromatiche, affacciata sui campi verdi e gialli. La vista dalla finestra della mia camera da letto si perde su per le colline emiliane che degradano dolcemente ad occidente su un piccolo torrente, quasi sempre in secca a luglio. Mi raccontano che, però, in primavera inoltrata il suo letto gonfio di fresche acque da vigore alla vegetazione circostante.
Mi giunge da lontano il rumore del motore di un trattore che sta trainando un vecchio carro di legno colmo di balle di fieno raccolto nei campi secchi e infuocati. Il cane, Max, dorme accucciato all'ombra. È un bellissimo mastino napoletano dal manto grigio scuro e gli occhi tristi. Sta sempre solo e così quando scendo giù in cortile ed entro nel suo recinto, mi omaggia sempre di una leccata sulla mano e mi si incolla al fianco in cerca di una carezza. Un volta la mia carezza vicino al muso fu risucchiata da un suo poderoso sbadiglio e, senza sapere come, in pochi secondi mi ritrovai tutta la mano ospitata nella sua cavernosa bocca. Ma fu un attimo: mi liberò subito!
Io l'ho soprannominato Maxwell, ovvero "Max ben fatto!" Non so perché, ma a lui piace molto; lo capisco da come scodinzola col suo pezzetto di coda quando lo chiamo a mezza voce. Talvolta andiamo in giro nei campi, io e lui soli, ognuno preso dai propri pensieri. Lui felice di poter finalmente correre libero in uno spazio aperto e vivo, sull'erba fresca e sui residui del fieno tagliato. Io, godendomi la pace della campagna e lasciando il mio sguardo libero di perdersi oltre l'orizzonte libero fino ad incontrare qualche solitaria quercia centenaria. Capita che avvicinandoci di corsa ad un cespuglio di rovi, un fagiano, rifugiatosi all'ombra, fugge via più impaurito di noi. Max per gioco inizia un finto inseguimento: appena vede che non lo seguo mi torna vicino continuando a guardare nella direzione in cui è sparito l 'uccello.
Si scende correndo il fianco della collina, il vento sul volto, la corsa che quasi non si riesce ad arrestare. Ci spingiamo fino alla vigna del nonno ed ammiro i tralci ricchi di frutti ancora acerbi e mi immagino come mio nonno li trasformerà in quel vino bianco dolce frizzante che tanto fa impazzire tutta la famiglia. Un paio di volte, con le mie sorelle e cugini, abbiamo tentato una sortita in cantina per sottrarre una di quelle meraviglie. Organizzavano tutto nei minimi dettagli. Si aspettavano le prime ore del pomeriggio quando gli adulti si ritiravano per un riposino e poi, sottratto un cavatappi dal cassetto della cucina, si scendeva senza far rumore in cantina. L'odore di umido e di vino, ma anche di salumi vari appesi al soffitto, ci accoglieva con prepotenza; la tenue luce che filtrava attraverso le strettissime aperture ci permetteva appena di procedere senza urtare nulla fino ad arrivare al locale più ampio dove potevano accendere la luce senza rischiare di essere notati. Affacciava infatti sul lato posteriore della casa, lato orto. Praticamente deserto a quell'ora. Mio cugino portava in mano i bicchieri ( in quei tempi rigorosamente di vetro) attento e non romperne nessuno. Finalmente afferrata la bottiglia voluta la si stappava e si brindava. Solo una volta riuscimmo pienamente nel nostro intento, ma ne bevemmo poco di vino, per non subire effetti troppo visibili e nascondemmo la bottiglia ancora quasi piena dietro una grossa botte, ma quando, giorni dopo, tornammo per il secondo brindisi, il sapore del vino non ci piacque più; svuotammo il vino rimanente e risolvemmo il problema dello smaltimento della bottiglia, abbandonandola dietro ad un mucchietto di altre bottiglie già presenti.
La seconda volta, sbagliammo bottiglia e stappammo un vino rosso, davvero tropo pesante per noi; mia sorella più piccola ne bevve dal bicchiere ma lo sputò perché non le piacque proprio e risalì le scale che portavano in casa. Sfortunatamente mio nonno l'intercettò e, notando due grossi baffi di vino intorno al suo musetto, capì. Per noi, quella, non fu una serata facile...ramanzine da tutti, in gruppo e singolarmente...in effetti avevano ragione loro ma, si sa, a dieci anni, di stupidate se ne fanno. Ci fu proibito di scendere senza un adulto in cantina e mia nonna per scoraggiarci ulteriormente ci parlò degli enormi ragni "carnosi" che abitavano i locali della cantina. Fu efficace : per tantissimo tempo non volemmo più accostarci a quel posto nemmeno se accompagnati!
Quando il sole si intiepidisce e comincia a levarsi un venticello, Max ed io, spinti dalla stanchezza e anche dal sano appetito alimentato dalla lunga camminata, in perfetto accordo facciamo rotta verso casa. Max è il primo ad arrivare, ovviamente, e corre nel suo recinto a bere avidamente per poi tornare verso me che, col passo dell'asino, ho risalito la collina e sto correndo lungo l'ultimo tratto piano. Richiuso il cancello di Max con uno di quei grossi chiavistelli di ferro, quelli che cigolano mentre scivolano lenti attraverso i due anelli di ferro, risalgo in casa e mi presento in cucina per la merenda. Lì mia zia mi controlla le mani, me le fa lavare e rilavare e poi spalma su fresco pane bianco del burro di caseifico...che bontà, mai più mangiato nulla di simile...


...odori e i sapori di quel periodo unici, indelebili sicuramente perché legati ad un'età unica e indimenticabile. Sono ancora dentro me, come marchio di infanzia o forse solo di spensieratezza...




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Racconto scritto il 10/03/2013 - 16:14
Da Daniela Cavazzi
Letta n.1860 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Ricordi nostalgici straordinari e deliziosi.

Gianmarco Dosselli 24/03/2013 - 18:46

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Dolci ricordi d'infanzia, che scaldano il cuore ancora oggi, che da adulti difficilmente ritroviamo spensieratezza e semplicità .. bel racconto,mi sentivo lì con te a vivere quei momenti ,per come li hai saputi rendere reali ..grazie per questo tuo scorcio d'infanzia condiviso.

Carla Davì 13/03/2013 - 00:45

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Bello e nostalgico tuffo nel passato! ciao

Claretta Frau 12/03/2013 - 15:35

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