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AMORE SEGRETO

Quella mattina, era di corsa. Sistemò, con un gesto stizzito, la cuffietta, e rassettò il grembiale. Stava scendendo per la scalinata principale, e sapeva bene, di non doversi trovare, lì, ma quel giorno nulla, sembrava andare per il verso giusto. In cuor suo pregò che nessuno la vedesse, altrimenti si sarebbe trovata in un mare di guai, e quell'odiosa governante l'avrebbe licenziata, senza neanche pensarci su, anzi non vedeva l'ora di trovare un pretesto, per mandarla via. Era così assorta, che neanche si avvide della figura, che stava salendo, nella direzione opposta. Quando finalmente, la scorse, cercò di addossarsi alla parete, voleva sparire, sarebbe di sicuro fuggita, se non fosse stata, così pietrificata dalla paura, la figura continuò a salire, dando segno di non averla notata. Si portò una mano alla base della gola. Ancora non riusciva a credere a quell'incontro. Un brivido le corse lungo la schiena, la figura appena salita, somigliava solo vagamente al suo padrone, non che avesse avuto modo d'incontrarlo se non di sfuggita, e da lontano, eppure quello che aveva visto, le appariva lo spettro dell'umo di un tempo. Affrettò il passo, dicendosi che se quel giorno non l'avessero licenziata, sarebbe stato per un miracolo.
La notte calava in fretta, ma lui non era ancora pronto, per ritirarsi nelle sue stanze e consegnarsi, inerme ai suoi incubi. Non che da sveglio riuscisse a trovare pace, anzi era tormentato e afflitto dai suoi stessi pensieri, consumato e atterrito, dalla confusione che ancora dominava la sua mente. Erano passati due mesi, ma il ricordo di quella dannata battaglia non sbiadiva. Ogni singolo attimo, etra un vivido ricordo. Certe volte aveva ancora la sensazione di trovarsi, lì all'ombra della batteria mascherata, aspettando i francesi, in una calma e muta irrealtà, squarciata dai rumori della battaglia e dalle grida,. Dal tonfo dei corpi che si accasciavano al suolo, senza vita buttati come sacchi,. Con una mano gettò via, tutto quello che era posto sulla scrivania, lasciandosi cadere sulla poltrona. Le carte si sparpagliarono tutt'intorno, mentre i pochi oggetti caddero con un rumore sordo, che riecheggiò contro le pareti di silenzio della notte.
Percorreva i corridoi, deserti per spegnere i lumi, e portare a termine le ultime faccende, tutta presa dai suoi pensieri tutti incentrati, su quanto accaduto quella mattina. Nella sua mente andava comparando la figura tetra che saliva le scale, con fredda fretta, con l'immagine accattivante che aveva scorto, appena giunta in quella casa, e che da subito era divenuta l'oggetto dei suoi sogni proibiti. Era la prima volta che vedeva il conte, da quando era tornato dalla guerra, ma non aveva mai immaginato che un uomo potesse mutare a quel punto, sembrava perfino più vecchio di quello che sembrava in realtà. Un rumore violento la riscosse, facendola sobbalzare. Veniva dallo studio del conte. Cosa doveva fare? Il buon senso le suggeriva di allontanarsi, aveva già rischiato di perdere il posto, e non doveva mettere ancora alla prova la sua buona stella, ma l'istinto fu più forte.


Aprì la porta e un terrore freddo, l'assalì. Non era preparato a quello che i suoi occhi andavano registrando, man mano che si abituavano alla penombra della stanza, appena rischiarata da una candela che andava spegnendosi. Carte disseminate ovunque, oggetti disseminati sul pavimento e pezzi di vetro. Il conte era pallido, con gli occhi sgranati ed un'espressione nient'affatto amichevole, che lo aveva portato ad inarcare le sopracciglia e a digrignare i denti.
<<Via. Fuori di qui! >> Abbaiò con ferocia. Rimase un attimo intontita, poi notò il taglio sulla mano del conte e fece un passo avanti.
<<Siete ferito!>> Esclamò. Lui apparve, sorpreso, mentre esaminava il taglio.
<<È solo un graffio.>> Abbaiò ancora. Le ci volle molto coraggio, per richiudersi la porta alle spalle e muoversi verso di lui. Guardò la ferita, mentre egli la osservava con cipiglio, poi si guardò intorno in cerca di qualcosa per pulire la ferita, ma cosa poteva usare? Lì c'era solo del whisky e lei non aveva neanche un fazzoletto con sé. Poi si ricordò della cesta del bucato, che aveva lasciato in corridoio ed uscì di corsa.


Aveva appena tratto un sospiro, quando la porta si aprì di nuovo facendo passare la cameriera di poco prima. Era tornata con dei fazzoletti puliti. Ma perché diavolo non lo lasciava in pace? L'avrebbe fatta licenziare, si disse. Intanto lei gli si era avvicinata, spostandogli delicatamente la mano, mentre con dolcezza, e facendo attenzione, gli puliva la ferita. Il whisky bruciava come fuoco. Era la prima persona che riusciva ad avvicinarlo a tal punto, da quando era tornato, eppure non sembrava avere nulla di particolare o speciale. Non era bella, graziosa forse? Neanche. Ordinaria, nell'insieme, ma era molto dolce, e tutta intenta nel suo compito, con qualche ciocca di capelli, ribelle, che era sfuggita alla cuffietta, alla fioca luce della candela, gli apparve incantevole. Gli fasciò la mano, poi si allontanò.
Pensò che finalmente l'avrebbe lasciato in pace, invece la vide raccogliere le carte e gli altri oggetti, in terra.
<<Lasciate stare!>> Abbaiò
<<Se la governante, vede questo disastro, la colpa sarà mia.>> Disse. Non le avevano insegnato il rispetto? Si stizzì, ma gli bastò uno sguardo al volto afflitto di lei, per raddolcirlo un poco.
<<Tenete molto a questo lavoro?>> Si sorprese a chiedere.
Lei si limitò ad annuire, restando in silenzio mentre continuava a rassettare.


Mentre raccoglieva gli oggetti, gli lanciò qualche occhiata, di sfuggita. Lui era lì, così vicino, eppure così distante e il suo cuore, era costretto su di una pericolosa altalena. I suoi pensieri non avevano nulla di coerente, e le mancava il fiato, eppure non avrebbe barattato quegli istanti, per nulla al mondo. Quando finalmente sistemò tutto, avrebbe dovuto andarsene, ma l'istinto prevalse ancora. Si avvicinò alla scrivania e cominciò a chiedere spiegazioni, circa quanto avvenuto. Lui da prima la scacciò con violenza, poi quando ella era già alla porta, cominciò a parlare, e le sue parole, aride e dure, la gelarono.
Lasciò la porta e lo raggiunse, inginocchiandosi accanto a lui. Sentiva un forte sentimento d'amore per quell'uomo. Mise la sua mano, su quella di lui, stretta a pungo, cercando d'infondere nel gesto, ciò che provava, acché arrivasse a lui. Ma non disse nulla. E cosa avrebbe mai, potuto dire? Certe cose, esulavano la sua comprensione, e poi era ancora stupita, del suo sentire. Ora comprendeva d'averlo sempre amato, nell'ombra, senza confidarlo neppure a se stessa, per paura d'essere scoperta, ma cosa sarebbe accaduto, adesso?


I giorni passarono veloci, ed inesorabili, e a dispetto di qual si voglia previsione, si erano avvicinati, sempre di più. Poteva mettere in discussione il suo mondo per una cameriera? Avrebbe dovuto lasciarla, e riprendere la sua vita, dimenticandosi di quella folle situazione. Una fitta gli trafisse il petto. Da Waterloo, e forse da sempre, quella ragazza, che non aveva altra dote, che la sua passionalità nel vivere, era la cosa migliore che gli fosse capitata, e malgrado non poteva pretendere che il suo amore, fosse pienamente ricambiato, aveva molto da offrirle. Guardò la finestra, il sole era ancora alto nel cielo, e la sua luce, filtrava tra gli alberi. Avrebbe dovuto aspettare ancor per vederla. Non avrebbe potuto parlarle se non quando gli altri domestici si sarebbero ritirati, ma quella, giurò a se stesso, sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero nascosti.


Entrò nello studio, ormai era una consuetudine, anche se temeva sempre di non trovarlo. Ed invece lui era lì ad aspettarla.
<<Devo parlarvi.>> Disse in un sorriso. Lei si avvicinò, inginocchiandoglisi accanto, come faceva sempre dal loro primo incontro, e lo ascoltò in religioso silenzio, come faceva ogni volta, del resto. Man mano che capiva cosa egli andava dicendo, il suo cuore perdeva colpi mentre la felicità, s'irradiava nel suo corpo. Lasciò che egli le sfiorasse una guancia. Non riusciva di crede che egli volesse sposare una cameriere come lei, la logica avrebbe dovuto portarla a ragionare, a sacrificare il suo cuore, all'interesse di lui, ,a l'istinto fu più veloce e lei si ritrovò ad accettare, sopraffatta dall'emozione. Dall'indomani il loro amore segreto si sarebbe palesato agli occhi del mondo, sfidando tutte le sue convinzioni e regole, sovvertendole in modo sconveniente, per un sentimento che i più consideravano da provinciali, ma che per lei, e il conte era divenuto più importante dell'aria per respirare.




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Racconto scritto il 28/03/2017 - 12:06
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1283 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


In maniera inaspettata ho vinto anch'io un ATTESTATO con 'L'ascensore' uno dei miei ultimi lavori, e a dir la verità non pensavo mai di vincere.
Ah maledetta umiltà (oltre che sensibilità).
Comunque come ribadisco sei molto brava e valida come scrittrice (ma anche come poetessa si intende) e appena ho un altro po' di tempo libero vedrò di leggerti ancora, sia i racconti nuovi che quelli meno recenti. Buonanotte, un abbraccio e continua sempre così cara Marirosa!

Giuseppe Scilipoti 15/04/2017 - 00:36

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Dirti che sia molto brava, a tal proposito lo già espresso tante volte, tanto che stavolta addirittura ottieni un riconoscimento sia da parte mia nell'aver saputo scrivere in maniera impeccabile un bellissimo racconto e sia un riconoscimento da parte dello staff de Oggi Scrivo che ti ha elogiato tanto che hai ottenuto un meritato ATTESTATO che a mio avviso dovresti incorniciare. Con questo racconto hai saputo dimostrare la fua validità nell'essere una scrittrice capace!

Giuseppe Scilipoti 15/04/2017 - 00:32

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...In cui con soli due personaggi principali e qualche accenno a qualcuno altro, riesci a rappresentare una storia con elementi non solo romance, ma storici e drammatici.
Mi piace immaginare che il conte una volta sposata la cameriera, i suoi trascorsi saranno un fardello molto meno pesante. Come già detto in un precedente commento l'amore è una potente magia, e in questa occasione aggiungo anche un sentimento...nobile!

Giuseppe Scilipoti 15/04/2017 - 00:28

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Ciao Mari, come già stabilito il romance risulta il tuo genere prediletto così come l'ambientazione ottocentesca, in cui amori apparentemente inconciliabili in realtà hanno un esito positivo e rosa. Un racconto che mi ha portato alla memoria una vecchia telenovelas di tanti anni fa che tanto piaceva a mia madre, in cui un la vicenda era incentrata riguardo l'amore tra un nobile e una cameriera. Questa storia ha una sua potenza narrativa (continuo nel prossimo commento)...

Giuseppe Scilipoti 15/04/2017 - 00:24

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Ricordi, ansie, suggestioni, tutto si coglie con grazia e scorrevolezza in questo racconto stupendo
Molto bello.

ALFONSO BORDONARO 28/03/2017 - 17:27

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SEMPRE PIACEVOLE SCORRERE UN TUO ECCEZIONALE RACCONTO. UN OCULATO SEGUITATO CHE TI TRASCINA DALL'INIZIO NELLA PIU' VERA EMOZIONE.
LIETO MERIGGIO.

Rocco Michele LETTINI 28/03/2017 - 14:34

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Bella fluidità d'espressione. Bello

Ken Hutchinson 28/03/2017 - 13:17

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racconto di pregevole contenuto, scorrevole lettura 5*

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 28/03/2017 - 12:27

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