Miriam e Margherita.
Cara Margherita..
Come stai? Ho saputo che sei partita, che sei andata via. Mi hanno detto che ti hanno vista con una valigia di pelle marrone, uno zaino sulle spalle ed un cappello verde. Doveva essere di sabato, o forse di domenica.La stazione centrale era ghermita di gente. I binari rossi rossi, vero? Mi hanno detto che non hai salutato nessuno, che hai scritto una lettera a tuo padre e l'hai infilata sotto la porta di casa sua. Riesco ad immaginarti, a vedere i tuoi passi, le tue scarpe basse e il foulard di seta che ti ho regalato agitarsi nel vento, la tua figura esile in mezzo al traffico. Io sto piuttosto bene qui, vivo in compagnia di tante persone, da un po'. Dove sei andata? Forse tuo padre lo sa, e non lo dice a nessuno. In fondo, è sempre stato il tuo migliore amico. Quando eravamo bambine ti invidiavo a volte. Tu sapevi corrergli incontro e abbracciarlo. Io no. Io ho sempre avuto uno strano timore reverenziale verso mio padre. Tutt'ora è così. Ma tu lo sai. Vorrei tanto che mi scrivessi, che mi dicessi come stai. Ti penso triste, e poi mi sento in colpa. Ti penso felice, e poi mi sento sciocca. Tu e la felicità avete uno strano rapporto. Ricordi quando mi hai detto che non saresti mai più stata la stessa persona gioiosa dopo aver perso lui? Ebbene, io ti ho creduta. Ho creduto davvero che sarebbe stato così. "Divisa a metà ", hai detto. Ma ho sempre sperato che ti sbagliassi. Ti ho promesso che ti avrei dimostrato il contrario, e non l'ho fatto. Quanto mi dispiace tesoro. Come vorrei che il tempo si fermasse sul tuo viso, e magari sul mio. Come vorrei che fossimo per sempre due ragazze libere di portare fiori tra i capelli, di pensare, di essere, di sbagliare, di amare la vita come vogliono. Chissà, fiorellino, se il tempo si fermerà, se resteremo quelle che siamo, almeno dentro. A proposito.. mi dicono che lui è strano, sai? Mi dicono che ha smesso di cantare, che si innamora solo per un giorno, e passata la notte, si dimentica persino di ciò che ha detto e sussurrato alle orecchie della povera sfortunata. Mi dicono che beve troppo vino rosso, e fuma in continuazione. Io non lo saluto più. Non alza nemmeno la testa se gli passo accanto, si nasconde sempre dietro occhiali da sole neri, dietro alle pagine di un giornale. Cammina sempre allo stesso buffo modo, quel modo che tu amavi tanto. Mi dicono che quando sei partita si è messo a piovere a dirotto, e lui ha camminato sotto la pioggia per ore, mentre i semafori andavano in tilt e le stazioni radio trasmettevano un pezzo di Dylan. Io non lo so, se è vero. Sai come è fatta la gente! Esagera sempre, oppure non dice le cose come stanno. Ok, basta, lo so. Non potrai rispondermi, Margherita. So che te ne sei andata per sempre. So che non tornerai. Ma io, giocherò con te sulla ghiaia e canterò la canzone di Martin Martino, quando mi sentirò sola. Fingo di non rendermi conto, che non ci sei più. Fingo di essere stupida, di essere impazzita e vivere una realtà parallela, ma dentro me lo so che non tornerai. Diciamo che alterno momenti di lucidità, a momenti di astrattismo interiore, come dice l'amico di mio padre mentre indossa un camice. Tuo padre non dice più niente di niente, non è che non dice di te.. vive con la tua lettera in mano. Io dipingo, ascolto la musica classica, soprattutto Debussy, e mi commuovo quando ascolto Casta Diva e la voce della Callas. Ecco cosa sono venuta a fare qui. Mica male, no? Cosa fai tu ora? Intrecci i capelli? Vieni a parlarmi nei sogni, se vuoi, raccontami tante cose, amica mia, dimmi se sei caduta, inciampata. Uffi. Vengono a spegnere le luci, devo dormire adesso.
Ti voglio bene.
Proteggimi, se puoi.
Ho un po' paura a volte.
la tua
Miriam.
p.s.
Com'è il volto di Dio?
Come stai? Ho saputo che sei partita, che sei andata via. Mi hanno detto che ti hanno vista con una valigia di pelle marrone, uno zaino sulle spalle ed un cappello verde. Doveva essere di sabato, o forse di domenica.La stazione centrale era ghermita di gente. I binari rossi rossi, vero? Mi hanno detto che non hai salutato nessuno, che hai scritto una lettera a tuo padre e l'hai infilata sotto la porta di casa sua. Riesco ad immaginarti, a vedere i tuoi passi, le tue scarpe basse e il foulard di seta che ti ho regalato agitarsi nel vento, la tua figura esile in mezzo al traffico. Io sto piuttosto bene qui, vivo in compagnia di tante persone, da un po'. Dove sei andata? Forse tuo padre lo sa, e non lo dice a nessuno. In fondo, è sempre stato il tuo migliore amico. Quando eravamo bambine ti invidiavo a volte. Tu sapevi corrergli incontro e abbracciarlo. Io no. Io ho sempre avuto uno strano timore reverenziale verso mio padre. Tutt'ora è così. Ma tu lo sai. Vorrei tanto che mi scrivessi, che mi dicessi come stai. Ti penso triste, e poi mi sento in colpa. Ti penso felice, e poi mi sento sciocca. Tu e la felicità avete uno strano rapporto. Ricordi quando mi hai detto che non saresti mai più stata la stessa persona gioiosa dopo aver perso lui? Ebbene, io ti ho creduta. Ho creduto davvero che sarebbe stato così. "Divisa a metà ", hai detto. Ma ho sempre sperato che ti sbagliassi. Ti ho promesso che ti avrei dimostrato il contrario, e non l'ho fatto. Quanto mi dispiace tesoro. Come vorrei che il tempo si fermasse sul tuo viso, e magari sul mio. Come vorrei che fossimo per sempre due ragazze libere di portare fiori tra i capelli, di pensare, di essere, di sbagliare, di amare la vita come vogliono. Chissà, fiorellino, se il tempo si fermerà, se resteremo quelle che siamo, almeno dentro. A proposito.. mi dicono che lui è strano, sai? Mi dicono che ha smesso di cantare, che si innamora solo per un giorno, e passata la notte, si dimentica persino di ciò che ha detto e sussurrato alle orecchie della povera sfortunata. Mi dicono che beve troppo vino rosso, e fuma in continuazione. Io non lo saluto più. Non alza nemmeno la testa se gli passo accanto, si nasconde sempre dietro occhiali da sole neri, dietro alle pagine di un giornale. Cammina sempre allo stesso buffo modo, quel modo che tu amavi tanto. Mi dicono che quando sei partita si è messo a piovere a dirotto, e lui ha camminato sotto la pioggia per ore, mentre i semafori andavano in tilt e le stazioni radio trasmettevano un pezzo di Dylan. Io non lo so, se è vero. Sai come è fatta la gente! Esagera sempre, oppure non dice le cose come stanno. Ok, basta, lo so. Non potrai rispondermi, Margherita. So che te ne sei andata per sempre. So che non tornerai. Ma io, giocherò con te sulla ghiaia e canterò la canzone di Martin Martino, quando mi sentirò sola. Fingo di non rendermi conto, che non ci sei più. Fingo di essere stupida, di essere impazzita e vivere una realtà parallela, ma dentro me lo so che non tornerai. Diciamo che alterno momenti di lucidità, a momenti di astrattismo interiore, come dice l'amico di mio padre mentre indossa un camice. Tuo padre non dice più niente di niente, non è che non dice di te.. vive con la tua lettera in mano. Io dipingo, ascolto la musica classica, soprattutto Debussy, e mi commuovo quando ascolto Casta Diva e la voce della Callas. Ecco cosa sono venuta a fare qui. Mica male, no? Cosa fai tu ora? Intrecci i capelli? Vieni a parlarmi nei sogni, se vuoi, raccontami tante cose, amica mia, dimmi se sei caduta, inciampata. Uffi. Vengono a spegnere le luci, devo dormire adesso.
Ti voglio bene.
Proteggimi, se puoi.
Ho un po' paura a volte.
la tua
Miriam.
p.s.
Com'è il volto di Dio?
M.M.M.
Racconto scritto il 29/03/2017 - 00:43
Da Lylas Lena
Letta n.1325 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Molto bella, ancje se triste. Mi hai commossa.
Teresa Peluso 29/03/2017 - 10:34
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Veramente commovente e tristissimo...molto brava Maria Maddalena...a rileggerti con piacere
Anna Rossi 29/03/2017 - 09:12
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Oculatamente et intensamente seguitato.
Il mio elogio per sì superlativo racconto.
Buona giornata, Maria Maddalena.
*****
Il mio elogio per sì superlativo racconto.
Buona giornata, Maria Maddalena.
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Rocco Michele LETTINI 29/03/2017 - 08:26
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Bellissimo, intenso e triste, molto.
Giulia Bellucci 29/03/2017 - 08:03
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