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La leggerezza della notte

Scorreva il pollice sul tavolo di ciliegio disegnando curve, meandri, immaginarie salite con immediate discese; non lo aveva mai osservato, e quei minuscoli buchi facevano pensare che all'origine ci fosse davvero un albero, forte, di duro legno, scalfito appena.
Nella sala d'aspetto il tavolo attirava l'attenzione, non c'era su di esso un giornale, una lampada, niente di aggiunto, era lì sistemato lungo la parete, Valeria si metteva in piedi di fronte ad esso e vi appoggiava la pancia; diventava sempre più sporgente e ogni volta occupava uno spazio in più di quella precedente, immaginava che tipo di ciliegio fosse stato e se fosse vissuto in qualche regione di quella Spagna che lei aveva imparato a conoscere negli ultimi quattro anni.
Da mesi il bambino si muoveva in modo indiscutibile, prima era come un leggero battito di ali di farfalla dall'ombelico al pube, successivamente era un movimento più deciso, materiale; Valeria lo seguiva con il pollice che faceva scorrere sulla pancia così come sull'elegante tavolo di ciliegio.
Suo marito non la accompagnava mai a quei periodici controlli, lei usciva al mattino presto, lui la salutava con un bacio appena appoggiato sulle labbra, stampato come un timbro “ Fammi sapere se tutto va bene, i risultati delle analisi e tutto il resto insomma! “
“ Insomma “ pensava Valeria seduta sul pullman a fianco del finestrino “ E' come dire concludiamo, non la tiriamo troppo per le lunghe, una gravidanza è pur sempre un naturale evento, non c'è bisogno di parlarne troppo “. Il pullman accelerava, lungo l'autostrada che la portava a Barcellona, le gocce di pioggia si scontravano con il mezzo che su di esse aveva la meglio e,finivano la loro corsa strisciando sul vetro, scie che si accavallavano, tracce di ossigeno e idrogeno che cambiavano continuamente forma unendosi e dividendosi.
Valeria aveva le caviglie leggermente gonfie, come nella precedente gravidanza, il resto del suo fisico non aveva segno di maternità, il suo viso con i colori caldi di metalli e pietre, gli occhi castano oro, i capelli rosso rame intrecciati e fermati da un piccolo nastro di cuoio, attiravano lo sguardo dell'autista; si era morsa la bocca quando suo marito Cristiano aveva pronunciato “ Insomma “ e quella goccia di sangue le aveva fatto pensare a quanto ne avrebbe perso in sala parto, erano passati solo dieci mesi dal parto precedente e affrontarne un altro fra un mese circa le faceva un po' paura, l'idea del dolore le faceva serrare la mandibola. Quando sua madre al telefono dall'Italia le aveva chiesto com'era andato il parto lei aveva risposto con tono asciutto “ Sembrava una macelleria, ci sei passata anche tu “. Il tono dolce della mamma che aveva ribattuto alla sua asprezza l'aveva irritata, tanto sapeva che dall'Italia nessuno sarebbe andato a farle visita, aveva chiuso quella telefonata sterile e non aveva più parlato del parto con nessuno; anche questa volta sarebbe andata così, lo sapeva già.
Lei e il bambino erano in ottima salute, la dottoressa Natalia magrissima quasi stonata in mezzo a tutte quelle pance sedute in sala d'aspetto, l'aveva salutata dicendole che se tutto fosse proseguito così si sarebbero viste in clinica al momento del parto, “ Faccia venire suo marito, è importante per tutti che ci sia, ai primi segnali mi telefoni, non trascuriamo niente “.
Trenta giorni dopo il volume della pancia si era espanso, la pressione andava dallo stomaco alla vescica, la bocca si era gonfiata e Cristiano che all'avvicinarsi dell'evento era diventato più attento al suo stato di salute, non la baciava più su quelli che come diceva erano diventati gommoni piuttosto che labbra. Valeria si si era addormentata, con la bocca aperta respirava a fatica costretta in un'unica posizione a pancia in su, sognava di trovarsi su una barchetta dal legno blu stinto e scrostato, a galla su uno stagno coperto da un tappeto di foglie di un unico tono marrone, il sole sorgeva e la sua tenue luce scivolava sulle foglie, Valeria si teneva ai bordi umidi dell'imbarcazione , tutto era bagnato, l'acqua sotto i suoi piedi la isolava dal fondo ruvido......si sveglia di scatto, il segno aspettato le aveva bagnato il letto “ Dottoressa Natalia ho perso le acque tra mezzora sarò in clinica con mio marito “ “ Mi troverete lì, coraggio cara ci siamo “.
Il parto si presentava precipitoso, come in una rappresentazione teatrale ogni cosa e ogni persona fece il suo ruolo; il sangue, il dolore, la paura, le parole incoraggianti di Natalia, la guida autoritaria dell'ostetrica Moira dalle grandi mani, lo sguardo attento di suo marito, il pianto liberatorio della nuova creatura; gli attori non protagonisti tutti presenti, mancava solo il primo attore, quello che ruba la scena su tutti, la felicità ed anche l'emozione.
Valeria chiudeva gli occhi finalmente, aveva chiesto una leggera anestesia per non sentire il dolore dei punti necessari a chiudere l'episiotomia, dormiva finalmente dopo molte settimane. Il telefono squilla, appoggiato sul comodino bianco ghiaccio si muove scivolando, la voce pacata di sua madre apre un corridoio tra le foglie marroni dello stagno dove Valeria restava immobile “ Vieni a casa questa volta, prendi alcuni giorni di riposo, ti aspetto “ “ Grazie mamma ci penserò “.
Albeggia, il vetro della finestra accanto al letto raccoglie le prime luci, scorrono sul vetro gli ultimi quattro anni: si era innamorata di Cristiano gestore del ristorante a Barcellona sulle Ramblas, dove lei era andata a lavorare appena finita la scuola di cucina, lui l'aveva messa in sala, lei era perfetta, garbata e attraente con i suoi colori caldi; la crisi economica non aveva rispettato la loro storia d'amore appena nata e, a dispetto di essa si erano comunque sposati, mentre il ristorante chiudeva.
Cristiano le aveva presentato tra i suoi amici la dottoressa Natalia, proponendole di tirar su un po di soldi con un legale utero in affitto, Valeria poteva essere una madre surrogata, partorire con ovulo e sperma di persone sconosciute alle quali poi restituire il bambino appena nato. La somma corrisposta non la lasciava indifferente e con Cristiano avevano deciso di partecipare e rendersi utili a dar gioia ad una coppia senza figli. Due nascituri, una piccola prima un piccolo dopo, 100000 euro in un anno e mezzo, i debiti pagati e, una nuova ripartenza della loro vita, ma qualcosa aveva scavato, un fattore non previsto non ipotizzato dalla dottoressa Natalia; Valeria lascia il suo letto di ospedale, firma la sua volontaria dimissione, cammina lentamente, i punti le danno dolore, la porta della clinica alle sue spalle, la vede uscire per la seconda volta senza la creatura partorita tra le braccia, “ I piccoli staranno bene “ pensa, lei per loro è stata una sorta di incubatrice, loro per lei un libro di amore appena iniziato, dopo solo pagine bianche.
Un motel vicino all'aereoporto, lì Valeria si ferma a riposare, il giorno dopo andrà da sua madre, non riesce a dormire divisa tra infelicità e un senso di liberazione pensando al volo per l'Italia, esce dalla camera, la notte mette in mostra tutte le sue stelle, bagliori che viaggiano anni luce perchè noi alzando gli occhi possiamo respirare l'universo, si appoggia ala porta, è stanca, fuori su una sedia una giovane donna spagnola, i capezzoli scuri si intuiscono appena nel buio, spicca la piccola testa di un bambino che si attacca con prepotenza ad uno di essi, la sua mano pressa il seno della mamma, nel silenzio della notte si sente il rumore del suo succhiare...le gambe di Valeria tremano, sorreggono con fragilità un peso da smaltire, respira con forza spingendo l'aria nei polmoni, sente la vita entrare dal naso, la donna spagnola si volta a guardarla, le fa cenno di avvicinarsi, si sorridono.
Con leggerezza, in punta di piedi la notte restituisce piccole dosi di felicità, di emozione: briciole di pane...per non morire di fame.



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Racconto scritto il 02/04/2017 - 17:42
Da Grazia Giuliani
Letta n.1172 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Purtroppo l'affitto dell'utero è un fenomeno che sta prendendo piede in modo esponenziale; è un mercato turpe! Grazia con molta sensibilità, ha cercato di indorare una mercificazione con il senso di colpa della protagonista, che dal punto di vista letterrario è inappuntabile. Che giustificazione si può dare ad una donna, per non parlare del marito ancora più squallido, che lo fa per ben due volte. Poi c'è un altissimo rischio per l’insorgenza di patologie psichiatriche per madre e neonato.

Savino Spina 04/04/2017 - 22:52

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Un racconto che ti mette a proprio agio. Merito della narrazione capace di d'attrarre subito l'attenzione. Poi tutto scorre, delicatamente, grazie anche all'incisività delle immagini. Tanti gli spunti di riflessione.. lascia un buon sapore. Molto piaciuto e apprezzato

Francesco Gentile 03/04/2017 - 09:59

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Grande rinuncia per una madre , scritta con delicatezza cela un grande dramma interiore!

genoveffa frau 02/04/2017 - 21:00

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Bellissimo racconto, scritto bene e ricco di pathos. La storia è svolta con delicatezza, sapientemente emozionante, sofferta e coinvolgente! Molto sentito!

Patrizia Bortolini 02/04/2017 - 19:50

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Un componimento che affronta un grande tema ove le coscienze si dividono ove i costumi e la morale cambiano a secondo i punti di vista e ove il grande mistero della vita e la procreazione si modificano nel pensiero corrente e che possono lasciare un amaro in bocca in specie quando a queste pratiche si ricorre per denaro, occorrente per vivere. Un racconto ben scritto che fa molto riflettere

Francesco Scolaro 02/04/2017 - 19:12

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