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Intramontabile II Parte

La vide allontanarsi dalla porta e da quel giorno non la rivide più; da qualche parte è sicuro c’è qualcuno che sta conducendo un’esistenza che sarebbe toccato a lui vivere. Mettersi tutto alle spalle e trascinare un fardello troppo pesante, per le sue residue forze e occhi che hanno guardato a lungo la vita, senza mai tuffarsi dentro. Forse, dopo quell'antica delusione, un nuovo amore l’avrebbe potuto far restare, chissà più guardingo e accorto a come muoversi. Si sente isolato, ad una incredibile distanza da chiunque lo conosca, da ogni posto a lui familiare. E realizza che nessuno su questo immenso pianeta lo amerà più, nessuno gli parlerà più, poiché è diventato il tipo di persona di cui nessuno si vuole ricordare. Potrebbe sparire, e nessuno se ne accorgerebbe. Si sente come se qualcuno lo avesse spinto con la forza in un baule fatto di spesse pareti di ferro, e lo avesse fatto sprofondare negli abissi del mare. La pressione è così forte che gli fa male il cuore, prova la sensazione come se stesse per esplodere? Pensa che sia una delle esperienze più dolorose che una persona possa sperimentare nella vita. Percepisce la tristezza, che fa talmente male che desiderasse solo andarsene e morire, anzi no, non è proprio così, non è che vorrebbe morire: per così dire che se la situazione non cambia, con poca aria nel baule diventerà così debole che morirà per davvero. Non è solo una metafora. È la realtà. Questo significa svegliarsi da solo nel mezzo della notte e non avere accanto la donna amata. Al mercatino rionale venditori di libri ripongono la merce invenduta nelle loro auto, senza curarsi più di alzare lo sguardo sugli ultimi passanti. Precedentemente ad una bancarella di libri: “Tutto a 1 euro ma anche a 50 centesimi”, compra titoli familiari, qualcosa che stuzzicava la sua curiosità e alcuni autori per ridondanza, non per cultura. Cinquanta centesimi e si è portato a casa un biglietto per sognare: fra le pagine c’era un biglietto del treno Napoli – Palermo; se lo rigira fra le mani, l’annusa come se il profumo potesse rivelarne la storia. Sul libro non un nome, non una dedica, niente attraverso cui si possa risalire al più piccolo particolare. Niente! Non sa perché, ma quel biglietto sta diventando un ossessione; un chiodo fisso che lo strazia. Non fa altro che fantasticarci. Un volo di fantasia a cui affidarsi per immaginare la vita che scorre inesorabile e scandire bene gli avvenimenti che indirizzano la vita a seguire una strada piuttosto che un’altra. Tanto più fà male ricordare quanto può essere crudele la nostra natura, tanto più si ha bisogno di cibarsene al fine di metabolizzare il dolore e restituire dignità. La testa si china, sembra un automa spento; si alza come se fosse rimasto immobile per anni in quel torpore, per parole non dette, quelle che spensero la sua vita, ora le pungono il cuore, sono lì, da sempre desiderate e inarrivabili, ora sono lì. Parte o non parte? Un fischio. Sta partendo, il treno comincia a muoversi e il suo cuore batte forte; battiti perduti e ritrovati nel fondo di un’anima nascosta negli anfratti di un corpo malinconico. Una fiamma sul viso sale a dargli colore, più avanza il treno e più si trasforma; sembra che torna a nuova vita. Il treno avanza e le immagini dal finestrino scorrono troppo in fretta, deve chiudere gli occhi, stanchi per la fatica, per lo sforzo compiuto di mantenere accesa quella fiammella di vita che ora gli consente di riaccendere il fuoco che gli sta permettendo di avanzare. Sembra che siano i battiti del suo cuore, la forza motrice a spingere il treno; cerca un modo per calmare quella furia nel petto. Ha il libro con sé, lo apre, ne legge più di sessanta pagine: Passò due ore leggendo. Un libro dai caratteri chiari, dagli ampi margini, l’argomento intricato e seducente, uno di quei libri che si leggono con piacere. Benché poi succeda che nel viaggio ci s’imbatta in un compagno dalla conversazione facile e il tempo se ne vada in chiacchiere, mentre il libro viene chiuso e riposto nella borsa sul ripiano bagaglio. Così successe quella volta: le altre ore di lettura passarono senza libro davanti, gli occhi fissi ad ammirare quella splendida giovane donna che si era seduta di fronte a lui dalla parte del finestrino. E' una donna di ventisei anni; alta e magra, con la carnagione chiara e gli occhi chiari. Splendida e bella come il sole. Ha un viso luminoso e sorridente. I suoi capelli sono lunghi e luminosi come la seta. I suoi occhi, azzurri come il cielo, infondono fiducia e simpatia. Veste in modo semplice e sportivo: comodi e pratici jeans chiari e una maglietta bianca, tanto stretta che evidenziava le sue fiorenti forme. La donna ha una domanda da rivolgergli: “Quanto manca a Villa San Giovanni”? Lui riflette un momento, dopodiché, pacatamente, risponde, “Non so”! Intanto si ode il treno che fischia nella notte”. Lei aspetta in silenzio che lui vada avanti. “Non so esattamente. Forse due o tre ore. È passato un po’ di tempo prima di conoscere i loro nomi, intanto bastava guardarsi negli occhi, sentirsi vicini anche senza bisogno di parlare. Ai lati, lungo i finestrini, scorreva lenta la campagna che sapeva già di casa loro. Non ci mise molto a capire che il futuro stava proprio seduto nel posto di fronte al suo; era il treno del ritorno ma il biglietto sarebbe stato di sola andata. C’è una bellezza che non grida, che rifugge l’ostentazione, che non chiede approvazione, una bellezza piena, che si completa nell’infinita semplicità della sua esistenza. C’è una bellezza che non necessita degli occhi di chi la guarda. Una bellezza silenziosa che contagia chi la osserva. C’è una bellezza pulita, che non inganna e non si impone ed è al contempo così forte. Questa è una storia nata sul treno che attraversa il sud. A Villa San Giovanni lei scende, lui continua quel viaggio che lo porta a Palermo, per rimanere fedele al fato, che l’ha catapultato in quel luogo senza un’apparente motivo. Nella splendida Riserva Naturale di Capo Gallo, una spiaggia di scogli, affacciata su un mare color verde smeraldo, con fondali profondi che si prestano perfettamente a delle escursioni subacquee. La incontra e il cuore batte a mille; andava sempre lì, appassionata di pesca subacquea, armata di pinne e fucile, si tuffava in quelle splendide acque per dare sfogo alla sua passione. Si fece coraggio e nemmeno lui sa dove ha trovato la forza di avvicinarla e parlarle. Lei lo ha riconosciuto subito, ma finge di non ricordare dove si sono conosciuti; quando lui le fa presente sul treno, ancora una volta simula di richiamare alla memoria, il tempo trascorso sul treno e di quello che non si sono detti! Lui trova la spinta di invitarla ad una serata romantica, cena a due sulla spiaggia e lei senza farsi pregare accetta! Un tavolo e due sedie e da palcoscenico un panorama mozzafiato, anche questa volta il vino protagonista; le bollicine spumeggiano nei calici, travolgenti e impetuose come le loro parole, al preludio di un intenso nuovo amore.



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Racconto scritto il 03/04/2017 - 13:07
Da Savino Spina
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Commenti


Il piacere di raccontarsi; raccontare ciò che ci è accaduto o ci sta accadendo, metterlo in video o su carta, buttarlo fuori, è già di per se stesso un atto liberatorio, catartico. Scrivere la nostra storia, o periodi della nostra vita, o frammenti sparsi di essa, di persone che abbiamo incontrato, di momenti vissuti, ci aiuta a trovare fili che potevamo avere perso. A trovare spiegazioni fino a quel momento rimaste nascoste. Narrare e scrivere, quando i nostri scritti sono condivisi con altri, significa offrire ad altri la possibilità di conoscerci così come noi ci percepiamo. Ognuno di noi ha avuto tanti maestri lungo il percorso della propria vita. Persone che ci hanno dato delle cose importanti, forse senza neanche saperlo, e forse senza che lo sapessimo neppure noi. Però se ci fermiamo a ricordare certi “regali”, scopriamo che ci vengono alla mente volti inaspettati.

Savino Spina 03/04/2017 - 23:28

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