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Portami a guardare le stelle.

Quando arriva l’estate tutto diventa più caotico, le strade sono piene di luci, di gente, di musica e di risate. In città è sempre festa e sai bene che ai miei non piace la confusione. Così, come ogni anno, alla chiusura della scuola hanno deciso di partire per il mare, senza curarsi del fatto che la mia vita era in città, che l’estate era una scusa per vederci di più, e che a me del mare non fregava nulla se non potevo averti con me.
Proprio per questo dimenticavo sempre qualche oggetto di poco valore a casa, per ricordarmene due settimane più tardi e chiedere ai miei di tornare, perché era troppo importante, perché mi serviva, perché era urgente.
E invece, la mia unica urgenza era perdermi in quegli occhi color castano chiaro che col sole diventavano verdi.


Ricordo perfettamente quella sera, ero tornata a casa senza dirti nulla.
Le vie del paese erano illuminate, le persone erano felici, in ogni angolo della città vi era un’artista di strada che regalava un po’ di stupore sul viso di ogni spettatore, e vicino alla fontana della piazza centrale c’eri tu, ti ho riconosciuto dal modo di camminare, dall’abitudine di passarti la mano tra i capelli, dal vizio di guardarti intorno come per cercare qualcuno, come per cercare me.
Eri circondato dalla solita compagnia.
Sono arrivata dietro di te proprio nel bel mezzo di una battuta, raccontavi qualcosa che stava facendo ridere tutti, ma quel tocco dato dietro la spalla ti ha fermato.
Ti sei girato. C’ero io.
Mi sono limitata a salutarti e sorriderti, e la tua reazione è valsa più di tutte le battute che potevi dire, di tutti i sorrisi che potevi fare: gli occhi grandi, le guance rosse che trapelavano l’imbarazzo che doveva rimanere nascosto, la voce rauca di chi non ha parole e le mani tremanti come per paura che quella visione di me potesse rivelarsi, in realtà, solo una visione.
Un attimo, lo ricordo ancora, è stato un solo ed infinito attimo quello tra il guardarti e l’essere tra le tue braccia.
Perché non aspettavi altro, perché non aspettavo altro.


Siamo andati a guardare le stelle quella sera.
é stato improvviso perché tra noi non c’era bisogno di molte parole.
Ed era proprio da quella chimica che si creava quando stavamo insieme che capivo che di te non mi sarei mai stancata,
non mi sarei mai dimenticata.


Le sere d’estate, si sa, lasciano il segno.
E quella sera, maledizione, quella riuscirei a disegnarla per quanto è rimasta impressa dentro di me.
E ancora più vivido è il ricordo del messaggio letto fra le coperte prima di dormire, una volta riaccompagnata a casa:
“Tu guardavi le stelle
e pensavi le guardassi anch’io
ma io ho guardato per un bel pezzo solo te:
stavamo guardando le stelle
e io guardavo la mia stella."




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Racconto scritto il 18/04/2017 - 11:41
Da Martina Ciano
Letta n.1069 volte.
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Commenti


UNA PICCOLA_GRANDE SCRITTRICE CHE SI ONORA TRA GLI AMICI E LE AMICHE DELLA CASA POETICA DI OGGI SCRIVO.
IL MIO ELOGIO E IL MIO LODEVOLE GIUDIZIO MARTINA.
*****

Rocco Michele LETTINI 18/04/2017 - 14:09

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