Mi fu affidata dopo la morte dei propri genitori, lontani miei cugini, una ragazzina appena dodici anni. Il suo nome era Liù. Io, vedovo di quaranta anni, senza figli, contadino, abitavo fuori paese nel mio casolare. Tutti i giorni portavo Liù a scuola in paese, frequentava le elementare, quinta classe, ogni mattina dalle ore otto alle dodici. La riportavo indietro, la accudivo come mia figlia, ero tanto affezionato a lei e orgoglioso. Con il passare del tempo, nelle ore libere, insegnavo a Liù la semina ed altro. Era sempre gioiosa, malgrado gli occhi suoi mostravano una tristezza penosa. La sera dopo cena io facevo i miei mestieri di casa, mentre Liù guardava la televisione. Spesso udivo le sue risate, anche a squarciagola ed io mi rallegravo, ma gli occhi suoi non mutavano, sempre pieni di tristezza, quasi languide.
Passarono alcuni anni, Liù frequentava il Liceo, andava e veniva in bici. La mia auto era una 128 Fiat e un po' la sera insegnavo a Liù la guida della auto. Lei, molto contenta, sei mesi dopo aveva la patente di guida ed era anche promossa a l'università e allora le ho ceduta la mia 128, un po vecchia, ma lei contenta andava e veniva in auto. Una bella domenica arrivò in compagnia di un ragazzo. Io al buio della loro conoscenza udì Liù rivolgermi la parola con le lacrime agli occhi: “Zio, questo è Alberto.” Il ragazzo si avvicinò a Liù e con un fazzoletto asciugava le sue le lacrime. Nel medesimo tempo rivolgendosi a me disse: “Signore, amo sua nipote follemente. Dopo la laurea intendo sposarla.” Io ancora non avevo aperto bocca. Ad un tratto Liù lasciò il ragazzo e stringendosi forte a me mi guardò ed io vidi gli occhi suoi che brillavano sorridenti di gioia sotto quelle lacrime. Era la prima volta.
Passarono alcuni anni, Liù frequentava il Liceo, andava e veniva in bici. La mia auto era una 128 Fiat e un po' la sera insegnavo a Liù la guida della auto. Lei, molto contenta, sei mesi dopo aveva la patente di guida ed era anche promossa a l'università e allora le ho ceduta la mia 128, un po vecchia, ma lei contenta andava e veniva in auto. Una bella domenica arrivò in compagnia di un ragazzo. Io al buio della loro conoscenza udì Liù rivolgermi la parola con le lacrime agli occhi: “Zio, questo è Alberto.” Il ragazzo si avvicinò a Liù e con un fazzoletto asciugava le sue le lacrime. Nel medesimo tempo rivolgendosi a me disse: “Signore, amo sua nipote follemente. Dopo la laurea intendo sposarla.” Io ancora non avevo aperto bocca. Ad un tratto Liù lasciò il ragazzo e stringendosi forte a me mi guardò ed io vidi gli occhi suoi che brillavano sorridenti di gioia sotto quelle lacrime. Era la prima volta.
Racconto scritto il 12/05/2017 - 20:11
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Commenti
Un racconto che cattura dal primo periodo.
Il mio elogio, Salvatore.
Lieto fine settimana.
*****
Il mio elogio, Salvatore.
Lieto fine settimana.
*****
Rocco Michele LETTINI 13/05/2017 - 16:59
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In poche righe tutto il significato di una vita, il bisogno d'amore! L'amore che ti cambia e che ti fa rinascere...e riporta luce in viso!
Patrizia Bortolini 13/05/2017 - 11:41
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Il fascino del narrare, descrivere, scoprire circostanze e correre verso la fine per risolvere l'enigma, dolce stavolta, ma quale capacità nell'immaginare e nel coinvolgere.
Molto bello.
Molto bello.
ALFONSO BORDONARO 13/05/2017 - 09:29
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In breve tanti risvolti di sentimenti che coinvolgono il lettore. Bello
Anna Rossi 13/05/2017 - 02:44
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Breve ma intenso e con una fine lieta: finalmente Liu' trova la felicità.
Giulia Bellucci 12/05/2017 - 21:21
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Breve ma intenso e con una fine lieta: finalmente Liu' trova la felicità.
Giulia Bellucci 12/05/2017 - 21:21
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Mi è piaciuto e rimane la curiosità' di dire : e poi? Molto,molto carino
Cristina Del perugia 12/05/2017 - 21:07
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Mi è piaciuto e rimane la curiosità' di dire : e poi? Molto,molto carino
Cristina Del perugia 12/05/2017 - 21:06
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