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L''orizzonte

Approdai
e la terra
disse di me come figlio di guerra
sotto il giogo del mondo mi ritrovai
dalle parole trafitto
dalla speranza fui retto
e
di quell'uomo che dicono
figlio di sogni
fuggito da un Affrica dai pochi guadagni
dalle terre bruciate dal sole
da una lente che la guarda
mentre muore
Quella terra di cui dite
bruciata
travolta
madre d'armi e di rivolta
fu la madre dei miei figli
che io jeri dissi fratelli
ch'io oggi vedo sui muri
nel sangue sparso
nel rullo dei tamburi
della musica d'una terra
ch'accompagna quelle anime
i figli di questa stessa terra
che voi chiamate vostra
ch'io vedo giostra.
E questo giogo ch'io chiamo salvezza
all'approdar della nave non mi da vittoria
nè fa di voi vinti.


e la tenerezza
sui vostri volti spenti
E questa terra di cui dicevo salvezza
si fa selva oscura
ed è la tristezza
D'un uomo che fu
e che del mondo figlio non si sente più
E il cielo che mi guarda
il vento che m'osserva
il mare ch'io bevo
la vita ch'avevo
il nulla ho attorno
e silente,m'assolvo
fui io
voi non foste mai.
non Uomo mi chiamai ma figlio d'una terra
che se luce fu
ora travolta dalla guerra.
ed io m'assolvo
e la tempesta,l'uragano
le sagome a galla,il blu ed io che plano
tra i cieli m'aggiro cercando un appiglio
ei fu ed io mai
se non lo chiamai fratello ma figlio di
guaji.




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Racconto scritto il 07/06/2017 - 17:04
Da Ludovica Gabbiani
Letta n.1190 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Molto intensa!

sebina pintaldi 08/06/2017 - 08:31

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Ludovica come ti ho detto bella opera ti meriti ***** brava continua a stupire così

GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 07/06/2017 - 18:51

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