Aveva bisogno di rivederlo.
Rivederlo per sfuggire al pericolo incombente della mitizzazione.
I ricordi, con il tempo, hanno la tendenza a distorcere la realtà, conferendole un’aura dorata e mendace di bellezza e poesia.
Aveva bisogno di rivederlo per farlo nuovamente concreto. Concreto quindi uomo. Quindi fallace, meschino, piccolo.
E infatti era lui, con la sua voce come il cigolio di una porta, le sue infinite scuse, i suoi goffi tentativi i giustificare se stesso, la sua imperterrita scalata sui vetri.
Stanco, asciutto, scarno, senza odore, con i capelli in disordine e lo sguardo inconsistente: un uccellino stropicciato.
Non le sembrava neanche lontanamente bello come le appariva solo qualche mese prima.
Lo ascoltava, e provava affetto e compassione come si provano affetto e compassione per un bambino isolato che non sa come funziona il mondo, o meglio che si è creato un mondo solo suo, che si racconta una favola cercando di crederci profondamente, che se la canta e se la suona nello sforzo grottesco di difendere il proprio castello di fronte all’evidenza lampante dei fatti.
Un bambino bugiardo, totalmente sconnesso dalla realtà e dall’altro, rispetto al quale non poteva fare altro che sentirsi superiore, e dunque avvertire un moto di compatimento, e dunque di perdono, e dunque, in qualche modo, di amore.
Stava in piedi vicino a lui, senza trucco, spettinata, con ancora il segno degli occhialini da nuoto, e non si preoccupava più di piacergli.
Niente. Non le importava più niente.
Osservava quell’uomo come se fosse una monade a se stante, un limbo lontano davanti al quale ci si può solo rassegnare.
Avrebbe voluto dirgli: “Sta’ zitto, non mi interessa. Ti voglio bene. Non ti cercherò più”.
Guardava lui, lui che era più vecchio, e lei, più giovane, si sentiva così vecchia.
Pensò a come si sentiva quando invece guardava Luca: una bambina.
Ovvero: felice.
Rivederlo per sfuggire al pericolo incombente della mitizzazione.
I ricordi, con il tempo, hanno la tendenza a distorcere la realtà, conferendole un’aura dorata e mendace di bellezza e poesia.
Aveva bisogno di rivederlo per farlo nuovamente concreto. Concreto quindi uomo. Quindi fallace, meschino, piccolo.
E infatti era lui, con la sua voce come il cigolio di una porta, le sue infinite scuse, i suoi goffi tentativi i giustificare se stesso, la sua imperterrita scalata sui vetri.
Stanco, asciutto, scarno, senza odore, con i capelli in disordine e lo sguardo inconsistente: un uccellino stropicciato.
Non le sembrava neanche lontanamente bello come le appariva solo qualche mese prima.
Lo ascoltava, e provava affetto e compassione come si provano affetto e compassione per un bambino isolato che non sa come funziona il mondo, o meglio che si è creato un mondo solo suo, che si racconta una favola cercando di crederci profondamente, che se la canta e se la suona nello sforzo grottesco di difendere il proprio castello di fronte all’evidenza lampante dei fatti.
Un bambino bugiardo, totalmente sconnesso dalla realtà e dall’altro, rispetto al quale non poteva fare altro che sentirsi superiore, e dunque avvertire un moto di compatimento, e dunque di perdono, e dunque, in qualche modo, di amore.
Stava in piedi vicino a lui, senza trucco, spettinata, con ancora il segno degli occhialini da nuoto, e non si preoccupava più di piacergli.
Niente. Non le importava più niente.
Osservava quell’uomo come se fosse una monade a se stante, un limbo lontano davanti al quale ci si può solo rassegnare.
Avrebbe voluto dirgli: “Sta’ zitto, non mi interessa. Ti voglio bene. Non ti cercherò più”.
Guardava lui, lui che era più vecchio, e lei, più giovane, si sentiva così vecchia.
Pensò a come si sentiva quando invece guardava Luca: una bambina.
Ovvero: felice.
Racconto scritto il 01/08/2017 - 12:38
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Commenti
Un bel racconto, un ritratto d'uomo impietoso e realistico, si legge che è un piacere. Giulio Soro
Giulio Soro 01/08/2017 - 20:20
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Descrizioni molto vive e ben scritte. Un bel racconto che si legge facilmente, in quanto scorrevole. 5*
Marirosa Tomaselli 01/08/2017 - 15:24
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Descrizioni molto vive e ben scritte. Un bel racconto che si legge facilmente, in quanto scorrevole. 5*
Marirosa Tomaselli 01/08/2017 - 15:21
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