DESTINI INCROCIATI (terza e ultima parte)
Intanto, in quel periodo, sempre sulle tracce del passato, chiese informazione su Franco a Nicolas, anche lui compagno scatenato di scuola di Pietro dell'ultimo anno e grande amico di Alberto, oltre che di Franco, o perlomeno conoscente, perchè si ricordò delle foto all'Alcatraz di Milano proprio nell'ultimo anno di scuola – 2009/2010. Ed ecco come passavano i sabati sera i suoi compagni, ai 19 anni, a far serate in disco e a fotografarsi sbronzi in macchina, sulla strada del ritorno, con alla guida la ragazza di Alberto – la stupenda Rosy, che valeva certo più di una rosa, così tanto meravigliosa quanto intelligente che già ai tempi della scuola tutti si domandavano come facesse a stare con un ragazzino così sgraziato e ignorante come Alberto. Dio li fa... Nicolas rispose certamente a Pietro – sapeva della solitudine cui era afflitto e del fatto che cercava ossessivamente Amici, agganci. Scrisse che era timidissimo, taciturno, che ogni tanto tirava fuori qualche battuta delle sue che lo rendeva tanto simpatico. Era buono e un tipo a posto: nulla di più, nulla di meno.
Franco lo cancellò definitivamente dalla sua lista d'amici su Facebook nel giugno dello stesso anno. Era finita – o forse no. Tornato dalla Costa Azzurra a fine agosto, Pietro decise di consegnare una splendida bottiglia di Bordeaux al batterista storico di Franco Battiato e ora suo Amico, Pierfranco (-tutti Franco?!), al concerto del castello di Legnano, la sera di domenica 4 settembre. Siccome l'indomani avrebbe compiuto gli anni, decise di consegnargliela sotto-casa, appesa al cancelletto. Quindi, durante la sua esibizione, mentre era sul retro nell'area riservata agli artisti, con un colpetto o due di tosse si congedò, scomparendo, e volò nel suo paesino natale adiacente, Rescaldina, per lasciargli la scatola. Ma in quella stessa sera l'organizzazione del Centro Sociale avrebbe tenuto, nel campo da calcio in fondo alla via dell'Avocado, un concertone coi “Matrioska”. Allora Pietro, affannato dal caldo e dai minuti contati, volò dalla parte opposta del castello, a Mazzafame. E, camminando lungo il parcheggio del campo, ecco che vide Franco oltre la rete, nel chioschetto, appoggiato al distributore di birra alla spina. Rimase in fissa a guardarlo, attonito, per poi dirsi fra sé e sé “Dai Pietro, è ora di andare – vacanze terminate!”. Il sabato successivo gli consegnò dentro la buca delle lettere, in anteprima, il “Progetto Imbrunire”, con la serie di foto in pellicola di tramonti – compresa quella scattata a Busto della quale si guadagnò il suo unico “mi piace” su Facebook. Martedì 11 ottobre 2016, durante una ricerca in internet su Franco, tra le sue foto di calcio col Cassano, le premiazioni e il servizio in Africa di volontariato, intravide la foto di un articolo del settimanale prealpino “Settegiorni”, scattata nel salone del comune di Legnano per la rassegna con Franco e il batterista Pierfranco insieme a tutto lo staff di musicisti e organizzatori degli eventi in zona, col titolo “Dal Castello a Mazzafame – la Musica invade la città!” ma è quello che aveva fatto proprio lui, andando da una parte all'altra – “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”! E la musica poi, che tanto studiava ma non riusciva a inserirsi da nessuna parte e nessuno mai lo chiamava – gelosia! Pietro si sentì ancora più solo di quanto già non lo fosse. Nessuna chiamata, nessun invito, nessun ringraziamento – Pietro era un perfetto invisibile, un fantasma, e i lamenti della solitudine gli si prolungarono sempre di più! L'indomani contattò subito Pierfranco e tra una domanda e l'altra, nella chiacchierata, dedusse che l'avesse conosciuto in qualche modo, probabilmente a modo suo, con la stretta di mano e quei famosi baci sulle guance, come quando si era fatto conoscere a lui, nel luglio del 2010, dopo mesi e mesi di ricerca. Il batterista, sul finire, gli rivelò che col suo gruppo avrebbero suonato proprio all'Avocado, nel Centro, probabilmente all'inizio del nuovo anno – questa proprio non ci voleva, si disse.
Dopo una scazzottata presa accidentalmente a Milano, a metà ottobre, il primario dell'otorino di Legnano – che Pierfranco conosceva bene e che glielo raccomandò – gli fissò l'intervento al setto per la fine di gennaio – un'altra fine! Pietro, in un momento così delicato quanto critico, si sentì sprofondare. Era solo, senza Amici – perlomeno della sua età – e con una marea di sensi di colpa. Doveva fare qualcosa, e subito – l'ipocondria era arrivata alla stelle!
Lunedì 21 novembre consegnò a Franco Battiato in persona, aspettandolo sotto-casa e sotto la pioggia autunnale dopo un suo concerto a teatro, presentandosi come l'Amico di Pierfranco e Marco, tutti i suoi “Destini Incrociati” – tra i casi più noti, questo di Franco e quello di Valery, con la propria personale dimostrazione delle coincidenze a-casuali, e la teoria di Jung sulla sincronicità, sul fatto che tutto riporta a tutto. Battiato ritirò la cartelletta e, avendo le mani occupate per l'ombrello e il raccoglitore, lo ringraziò con un bacio sulla fronte. “Perchè ora -si disse- non ho fatto così anche con l'altro Franco, aspettandolo la notte, dopo la serata, sotto la sua casa, magari presentandomi come l'Amico ed ex-compagno di Alberto, e magari chissà, per il gesto d'affetto e soprattutto l'attesa, facendomi ringraziare con un bacio sulla fronte?!” Provò allora ad aspettarlo nelle notti del 26 novembre e 17 dicembre al parcheggio dell'Avocado, rimanendo fuori in macchina fin oltre le 3 del mattino, con la musica più rara che la radio potesse trasmettere a quell'ora, tra i rigori dell'inverno nordico e la nebbia sempre più persistente. Lo vide uscire, fumarsi la sua solita sigaretta appoggiato alla Panda, vedendo prima andar via i suoi collaboratori del Centro, per poi sgelare il parabrezza con la macchina già accesa per scaldare il motore e infine sparire nel vuoto della nebbia. “Il Cielo Sopra Berlino” – ma anche a Legnano si stava uguale, coi lamenti degli Angeli per il loro desiderio ossessivo di incarnarsi. “Ma come si diventa Uomini?” – si domandò continuamente.
La settimana prima del Natale, recuperando i numeri dalle Pagine Bianche, decise di scusarsi telefonicamente sia con Alberto che con Franco – così forse sarebbe riuscito meglio. Con Alberto restò un po' al telefono, si scusò per tutto il marasma e nella conversazione comprese che aveva smesso di lavorare, e da mesi, nel panificio di Busto, che non stava più insieme alla splendida Rosy e che perse di vista Nicolas, rimanendo in stretto contatto invece col vicino Franco, motivo per cui gli chiese vivamente di non disturbarli più, e di non farsi più vedere. Annuì, augurandogli il suo solito “Buon tutto”, oltre che al buon tempo – che buono non era! Il giorno seguente, verso le 18, chiamò Franco, e rispose la madre: “E' la famiglia Di Savoia?” - “Sì, anche” - “Cercavo Emanuele Franco” - “In questo momento non c'è” - “Lei è la madre, vero?” - “Esattamente” - “Piacere, sono Pietro, volevo parlare con Emanuele solo per fargli delle scuse.” - “Ah, sei tu il famoso Pietro allora! Non vuoi dirmi di cosa si tratta?” - “Famoso non ancora, e temo mai. Preferisco parlare direttamente con lui, dopo cena lo troverò?” E così lo richiamò verso le 9. Sentì un “Pronto?” e rimase in silenzio, attonito – era di quei silenzi “tombali” che si avvertono soltanto nei luoghi sacri, come chiese o cimiteri, oppure in quei posti abbandonati come le case deserte, dove si sentono comunque rumori o addirittura presenze e respiri, frutto dell'autosuggestione – il vedere fantasmi anche dove non ce ne sono. Ma qui si trattava di persone vere e in carne e d'ossa. “Sei tu?” domandò Franco. Pietro con una lacrima che scendeva, riagganciò, semplicemente.
La notte del 23 dicembre 2016, dopo il concerto della Nannini in tv, Pietro andò a fare il suo solito giro dei regali, passando ancora da Franco e, davanti, anche da Alberto, che gli posò un grande vaso di ciclamini bianchi con scritto: “Scusa per tutto il disturbo – e per averti toccato l'Amico!” mentre a Franco una lunga lettera di scuse e romanticamente, come si faceva un tempo, una “poesia” imbustata e sigillata con la cera, lasciata – a modo suo – nella buca delle lettere:
“Caro Franco / mi daresti ancora la tua mano? / pensa un po’ che strano / ad innamorarmi ancor / del tuo stesso nome / forse il settimo o l’ottavo. / Ci sarà forse un’altra primavera? / Sempre così vicini, eppur lontano. / Franco, Franco / e poi ancora un altro Franco / Una coincidenza o un fatto strano? / Prima nel locale, poi a San Magno / e poi ancora sul giornale. / Ringrazio sempre il mio primo caso: / l’Amico Pierfranco, / A te, nella foto, affianco. Caro Franco / come potrei mai esser fortunato? / gli sguardi che hai lanciato / con quei riccioli d’or- / oh, da risognarti ancor / ma che nascondi dentro il cor? / Dai che è quasi primavera. / Un’altra primavera / che come l’inverno, / passa sempre troppo in fretta! / E che ci possiamo fare? / Ci saranno forse altre opportunità? / Ad ogni stagione la propria frittella! / (-o la giusta punizione?) / Laviamo insieme la macchina nel giardino di casa? / Ci bagniamo a vicenda con la canna dell’acqua? / -o sotto l’acqua piovana? / Mi suoni il campanello di casa? / Ti posso presentare ai miei? / Vieni a prendermi il sabato sera, / sottocasa, per la festa a sorpresa? / Passiamo insieme l’estate, tutti i Santi, / e pure la vigilia di Natale? / Per non parlare del carnevale- / che ogni scherzo, VALE! / Franco, Franco e ancora Franco- / mi daresti per favore l’altra mano? / (-ne abbiamo due o sbaglio?) / Il tuo silenzio – uh, un mistero! / E per ogni occasione / la sua giusta punizione! / (-mi faresti un’altra birra?) / Fino alle tre del mattino / accanto come un bambino, / Un po’ come Celestino- / dal tramonto fino al mattino. / Non basta la foto di una targa / dopo unà serata / per fare dell’Amicizia / un'autentica Poesia? / E glielo dicevo la mattina / fermi e chiusi in astanteria- / Pierfranco, Pierfranco / qualcuno stasera si avvicina! / Ma ci saranno forse altre occasioni? / Quanti sogni, desideri e ossessioni- / con le giuste reclusioni / (-ma ancora non mi vedi?!) / Dai che è quasi Primavera! / Un’altra Primavera: / nuove e intense emozioni, / eh magari, si spera! / Con la notte di Valpurga / e un destino forse ancor vicino.”
Sabato 21 gennaio, nella settimana precedente all'intervento al setto, ci fu quel famoso concerto all'Avocado da parte del gruppo di Pierfranco sulle musiche di Battiato. Diede la notizia a Pietro il giovedì (loro abitudine contattarsi di giovedì), dandogli conferma dello spettacolo – ansia! Venerdì sera ci furono le prove e da vero Angelo Pietro rimase nei paraggi, girando l'isolato e camminandoci intorno, senza farsi notare. Il posto era cambiato notevolmente negli ultimi tempi: il Centro aveva ormai una cancellata e tutto un servizio di sicurezza con tanto di telecamere, nei campi adiacenti erano state costruite nuove residenze e palazzine, i giardinetti smantellati e asfaltati per nuovi parcheggi o concerti all'aperto e manifestazioni. “Tutto cambia Max, tutto cambia!” - “No, non sono i cambiamenti questa volta, Tito, è che sembra che tutto stia per finire... è come se tutto ti scivolasse fra le dita.” Dicevano in “Dirty Dancing”, alla fine del film. E per Pietro era lo stesso – tutto stava per finire. Lasciò un ultimo messaggio sulla macchina di Franco: “Keep Tomorrow for Me”, canzone inclusa nei titoli di coda del film “Amici e Nemici”,“Escape to Athena”, del 1979. Arrivò il sabato sera e si fece quel poco di coraggio che ancora possedeva per entrare nel locale. Notò Pierfranco col cantante Tiziano – anche lui fan di Frankie Valli – fare avanti e indietro per il locale. Appena lo rivide piombò su di lui che lo prese amichevolmente sottobraccio, contentissimo che fosse venuto, ed entrarono – insieme. Sapeva che Franco ci fosse: aveva già visto la macchina parcheggiata, ma con Pierfranco accanto si sentiva sicuro, al riparo – tranquillo come un bambino fra le braccia di sua madre. Spalancò comunque gli occhi quando lo vide, sempre dietro la birra, e lo seguì con la coda dell'occhio mentre si dirigevano nel retro. Per tutto il concerto Pietro stette seduto sopra un tavolo posto di fianco al palco, da parte ai mixer, tenendo d'occhio che Franco non si avvicinasse. Dopo il concerto, per tenersi occupato, Pietro aiutò lo staff a caricare gli strumenti e tutte le attrezzature. Quando raggiunse Pierfranco seduto ad un tavolo assieme a Tiziano e agli altri componenti del gruppetto, arrivò una ragazza a portagli due birre: “Una per Pierfranco e una a te, Pietro – offre la casa!” Conosceva i nomi – sicuro, il ragazzo che stava dietro il banco... Franco! Pietro si girò e, in segno di ringraziamento, gli alzò leggermente il bicchiere. Ma quando Franco, dall'altra parte della sala, fece per avvicinarsi, Pietro singhiozzò e con un colpetto di tosse si congedò per sempre da Pierfranco, dicendogli che per un po' di tempo non l'avrebbe più rivisto in giro – fuori!
E' l'istinto di sopravvivenza, pensò Pietro durante il ricovero, che ti fa allacciare, legare, ad un individuo più forte o più in gamba che solitamente ignora, purtroppo, le persone più deboli, le Anime perse, che tante volte vengono sfruttate a suo vantaggio o, in caso contrario, dimenticate, come se non fossero mai esistite, cancellandole proprio, se non fisicamente – socialmente parlando, abbandonandole al proprio destino, alla solitudine. Ma Pietro voleva esistere, eccome, e voleva anche R-esistere. Per questo cercava un ragazzo più forte di lui. Sapeva che Franco giocava a calcio, e voleva unire in qualche modo la testa, la propria, con i suoi piedi – la terra al Cielo. Ma le relazioni di Amicizia sono una strana Alchimia e non sono un contratto o un qualcosa di prefisso. Ciò che lega le persone è veramente un mistero. E l'ingrediente rimane pur sempre un segreto che non verrebbe mai svelato e del resto non si riuscirebbe mai a scoprire. Pietro voleva questo alla fine – il segreto per farselo Amico, venendo dal nulla. E in qualche modo ci riuscì e lo sapeva. Sapeva benissimo che la Natura viene sempre a nostro favore, che offre opportunità che tanto spesso non riusciamo a captare, attraverso i segnali, i Destini Incrociati. Sapeva che la fortuna dipendeva solamente dalla capacità di leggere la vita, e la lesse molto bene... dimenticandosi però di viverla! Quanto avrebbe voluto passare le serate con lui, magari aiutandolo, uscendo nelle sere della settimana dopo il lavoro, andandolo a prendere sotto-casa come fanno i veri Amici, uscire in bici, aspettarlo dopo le partite in tribuna, viaggiare insieme – come quando Pierfranco raccontava delle turnée insieme a Battiato, come quella volta a Parigi, che gli orchestrali li aspettavano e loro a fare gli scemi sul treno, e poi nella città dell'Amore, farsi i “selfie” nelle cabine delle fototessere, uno sopra l'altro, a immortalare la loro... “bellezza” per poi, dopo 40 anni, commentarseli ridendoci sopra. E immaginava loro due, smilzi, in costume e infradito al mare – capelloni – che manco un casco avrebbe saputo coprirgli la testa, sopra la stessa Vespa, con Pietro spaventato dal rumore e dai pensieri sempre un po' repressi che si teneva stretto – alla sua vita!
Siamo nel bel mezzo della primavera del 2017, la sera del 28 aprile, quando Pietro, dopo un giro a zonzo per il centro della città, decise di fermarsi al McDonald's di Gallarate, storico per i pomeriggi passati assieme ai propri compagni ai tempi delle superiori, nel doposcuola. Era da poco passata la mezzanotte che Pietro se ne stava lì solo e stanco a consumare il suo solito tè al limone senza ghiaccio. Ascoltava “Caffè de la Paix” di Franco Battiato, col ritornello in rima “Vieni a prendere un tè, al Caffè de la Paix – su vieni, con me!”, quando entrarono Franco e Alberto insieme ad altri ragazzi della compagnia. Alberto fu il primo a riconoscerlo, toccò Franco stringendogli l'avambraccio: “Lo vedi anche tu?” - “E' lui?” - “E' lui.” - “Cosa vuoi fargli?” - “Non lo so!” - “Lo so io, seguimi!”. Così, mentre Pietro trafficava chino sul cellulare, Franco si sedette dinanzi a lui, col gomito sul tavolo e tenendosi la testa come chi studia – o come fan spesso i sognatori – in tutta la sua femminilità. Pietro avvertì subito la sua presenza. Tirò su lo sguardo, sbiancò e scattò via, ma Alberto si sedette da parte a lui, facendolo istintivamente risedere, chiudendolo dentro il tavolo – accerchiato, proprio come fecero i protagonisti con Kevin Bacon in “Sleepers”, nella scena del bar. Franco rimase in fissa su Pietro – non gli tolse gli occhi di dosso! Col capo leggermente abbassato, pentito per tutto, lo guardò anche lui, esplodendo poco dopo in un mare di pianto – la commozione.
Franco lo cancellò definitivamente dalla sua lista d'amici su Facebook nel giugno dello stesso anno. Era finita – o forse no. Tornato dalla Costa Azzurra a fine agosto, Pietro decise di consegnare una splendida bottiglia di Bordeaux al batterista storico di Franco Battiato e ora suo Amico, Pierfranco (-tutti Franco?!), al concerto del castello di Legnano, la sera di domenica 4 settembre. Siccome l'indomani avrebbe compiuto gli anni, decise di consegnargliela sotto-casa, appesa al cancelletto. Quindi, durante la sua esibizione, mentre era sul retro nell'area riservata agli artisti, con un colpetto o due di tosse si congedò, scomparendo, e volò nel suo paesino natale adiacente, Rescaldina, per lasciargli la scatola. Ma in quella stessa sera l'organizzazione del Centro Sociale avrebbe tenuto, nel campo da calcio in fondo alla via dell'Avocado, un concertone coi “Matrioska”. Allora Pietro, affannato dal caldo e dai minuti contati, volò dalla parte opposta del castello, a Mazzafame. E, camminando lungo il parcheggio del campo, ecco che vide Franco oltre la rete, nel chioschetto, appoggiato al distributore di birra alla spina. Rimase in fissa a guardarlo, attonito, per poi dirsi fra sé e sé “Dai Pietro, è ora di andare – vacanze terminate!”. Il sabato successivo gli consegnò dentro la buca delle lettere, in anteprima, il “Progetto Imbrunire”, con la serie di foto in pellicola di tramonti – compresa quella scattata a Busto della quale si guadagnò il suo unico “mi piace” su Facebook. Martedì 11 ottobre 2016, durante una ricerca in internet su Franco, tra le sue foto di calcio col Cassano, le premiazioni e il servizio in Africa di volontariato, intravide la foto di un articolo del settimanale prealpino “Settegiorni”, scattata nel salone del comune di Legnano per la rassegna con Franco e il batterista Pierfranco insieme a tutto lo staff di musicisti e organizzatori degli eventi in zona, col titolo “Dal Castello a Mazzafame – la Musica invade la città!” ma è quello che aveva fatto proprio lui, andando da una parte all'altra – “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”! E la musica poi, che tanto studiava ma non riusciva a inserirsi da nessuna parte e nessuno mai lo chiamava – gelosia! Pietro si sentì ancora più solo di quanto già non lo fosse. Nessuna chiamata, nessun invito, nessun ringraziamento – Pietro era un perfetto invisibile, un fantasma, e i lamenti della solitudine gli si prolungarono sempre di più! L'indomani contattò subito Pierfranco e tra una domanda e l'altra, nella chiacchierata, dedusse che l'avesse conosciuto in qualche modo, probabilmente a modo suo, con la stretta di mano e quei famosi baci sulle guance, come quando si era fatto conoscere a lui, nel luglio del 2010, dopo mesi e mesi di ricerca. Il batterista, sul finire, gli rivelò che col suo gruppo avrebbero suonato proprio all'Avocado, nel Centro, probabilmente all'inizio del nuovo anno – questa proprio non ci voleva, si disse.
Dopo una scazzottata presa accidentalmente a Milano, a metà ottobre, il primario dell'otorino di Legnano – che Pierfranco conosceva bene e che glielo raccomandò – gli fissò l'intervento al setto per la fine di gennaio – un'altra fine! Pietro, in un momento così delicato quanto critico, si sentì sprofondare. Era solo, senza Amici – perlomeno della sua età – e con una marea di sensi di colpa. Doveva fare qualcosa, e subito – l'ipocondria era arrivata alla stelle!
Lunedì 21 novembre consegnò a Franco Battiato in persona, aspettandolo sotto-casa e sotto la pioggia autunnale dopo un suo concerto a teatro, presentandosi come l'Amico di Pierfranco e Marco, tutti i suoi “Destini Incrociati” – tra i casi più noti, questo di Franco e quello di Valery, con la propria personale dimostrazione delle coincidenze a-casuali, e la teoria di Jung sulla sincronicità, sul fatto che tutto riporta a tutto. Battiato ritirò la cartelletta e, avendo le mani occupate per l'ombrello e il raccoglitore, lo ringraziò con un bacio sulla fronte. “Perchè ora -si disse- non ho fatto così anche con l'altro Franco, aspettandolo la notte, dopo la serata, sotto la sua casa, magari presentandomi come l'Amico ed ex-compagno di Alberto, e magari chissà, per il gesto d'affetto e soprattutto l'attesa, facendomi ringraziare con un bacio sulla fronte?!” Provò allora ad aspettarlo nelle notti del 26 novembre e 17 dicembre al parcheggio dell'Avocado, rimanendo fuori in macchina fin oltre le 3 del mattino, con la musica più rara che la radio potesse trasmettere a quell'ora, tra i rigori dell'inverno nordico e la nebbia sempre più persistente. Lo vide uscire, fumarsi la sua solita sigaretta appoggiato alla Panda, vedendo prima andar via i suoi collaboratori del Centro, per poi sgelare il parabrezza con la macchina già accesa per scaldare il motore e infine sparire nel vuoto della nebbia. “Il Cielo Sopra Berlino” – ma anche a Legnano si stava uguale, coi lamenti degli Angeli per il loro desiderio ossessivo di incarnarsi. “Ma come si diventa Uomini?” – si domandò continuamente.
La settimana prima del Natale, recuperando i numeri dalle Pagine Bianche, decise di scusarsi telefonicamente sia con Alberto che con Franco – così forse sarebbe riuscito meglio. Con Alberto restò un po' al telefono, si scusò per tutto il marasma e nella conversazione comprese che aveva smesso di lavorare, e da mesi, nel panificio di Busto, che non stava più insieme alla splendida Rosy e che perse di vista Nicolas, rimanendo in stretto contatto invece col vicino Franco, motivo per cui gli chiese vivamente di non disturbarli più, e di non farsi più vedere. Annuì, augurandogli il suo solito “Buon tutto”, oltre che al buon tempo – che buono non era! Il giorno seguente, verso le 18, chiamò Franco, e rispose la madre: “E' la famiglia Di Savoia?” - “Sì, anche” - “Cercavo Emanuele Franco” - “In questo momento non c'è” - “Lei è la madre, vero?” - “Esattamente” - “Piacere, sono Pietro, volevo parlare con Emanuele solo per fargli delle scuse.” - “Ah, sei tu il famoso Pietro allora! Non vuoi dirmi di cosa si tratta?” - “Famoso non ancora, e temo mai. Preferisco parlare direttamente con lui, dopo cena lo troverò?” E così lo richiamò verso le 9. Sentì un “Pronto?” e rimase in silenzio, attonito – era di quei silenzi “tombali” che si avvertono soltanto nei luoghi sacri, come chiese o cimiteri, oppure in quei posti abbandonati come le case deserte, dove si sentono comunque rumori o addirittura presenze e respiri, frutto dell'autosuggestione – il vedere fantasmi anche dove non ce ne sono. Ma qui si trattava di persone vere e in carne e d'ossa. “Sei tu?” domandò Franco. Pietro con una lacrima che scendeva, riagganciò, semplicemente.
La notte del 23 dicembre 2016, dopo il concerto della Nannini in tv, Pietro andò a fare il suo solito giro dei regali, passando ancora da Franco e, davanti, anche da Alberto, che gli posò un grande vaso di ciclamini bianchi con scritto: “Scusa per tutto il disturbo – e per averti toccato l'Amico!” mentre a Franco una lunga lettera di scuse e romanticamente, come si faceva un tempo, una “poesia” imbustata e sigillata con la cera, lasciata – a modo suo – nella buca delle lettere:
“Caro Franco / mi daresti ancora la tua mano? / pensa un po’ che strano / ad innamorarmi ancor / del tuo stesso nome / forse il settimo o l’ottavo. / Ci sarà forse un’altra primavera? / Sempre così vicini, eppur lontano. / Franco, Franco / e poi ancora un altro Franco / Una coincidenza o un fatto strano? / Prima nel locale, poi a San Magno / e poi ancora sul giornale. / Ringrazio sempre il mio primo caso: / l’Amico Pierfranco, / A te, nella foto, affianco. Caro Franco / come potrei mai esser fortunato? / gli sguardi che hai lanciato / con quei riccioli d’or- / oh, da risognarti ancor / ma che nascondi dentro il cor? / Dai che è quasi primavera. / Un’altra primavera / che come l’inverno, / passa sempre troppo in fretta! / E che ci possiamo fare? / Ci saranno forse altre opportunità? / Ad ogni stagione la propria frittella! / (-o la giusta punizione?) / Laviamo insieme la macchina nel giardino di casa? / Ci bagniamo a vicenda con la canna dell’acqua? / -o sotto l’acqua piovana? / Mi suoni il campanello di casa? / Ti posso presentare ai miei? / Vieni a prendermi il sabato sera, / sottocasa, per la festa a sorpresa? / Passiamo insieme l’estate, tutti i Santi, / e pure la vigilia di Natale? / Per non parlare del carnevale- / che ogni scherzo, VALE! / Franco, Franco e ancora Franco- / mi daresti per favore l’altra mano? / (-ne abbiamo due o sbaglio?) / Il tuo silenzio – uh, un mistero! / E per ogni occasione / la sua giusta punizione! / (-mi faresti un’altra birra?) / Fino alle tre del mattino / accanto come un bambino, / Un po’ come Celestino- / dal tramonto fino al mattino. / Non basta la foto di una targa / dopo unà serata / per fare dell’Amicizia / un'autentica Poesia? / E glielo dicevo la mattina / fermi e chiusi in astanteria- / Pierfranco, Pierfranco / qualcuno stasera si avvicina! / Ma ci saranno forse altre occasioni? / Quanti sogni, desideri e ossessioni- / con le giuste reclusioni / (-ma ancora non mi vedi?!) / Dai che è quasi Primavera! / Un’altra Primavera: / nuove e intense emozioni, / eh magari, si spera! / Con la notte di Valpurga / e un destino forse ancor vicino.”
Sabato 21 gennaio, nella settimana precedente all'intervento al setto, ci fu quel famoso concerto all'Avocado da parte del gruppo di Pierfranco sulle musiche di Battiato. Diede la notizia a Pietro il giovedì (loro abitudine contattarsi di giovedì), dandogli conferma dello spettacolo – ansia! Venerdì sera ci furono le prove e da vero Angelo Pietro rimase nei paraggi, girando l'isolato e camminandoci intorno, senza farsi notare. Il posto era cambiato notevolmente negli ultimi tempi: il Centro aveva ormai una cancellata e tutto un servizio di sicurezza con tanto di telecamere, nei campi adiacenti erano state costruite nuove residenze e palazzine, i giardinetti smantellati e asfaltati per nuovi parcheggi o concerti all'aperto e manifestazioni. “Tutto cambia Max, tutto cambia!” - “No, non sono i cambiamenti questa volta, Tito, è che sembra che tutto stia per finire... è come se tutto ti scivolasse fra le dita.” Dicevano in “Dirty Dancing”, alla fine del film. E per Pietro era lo stesso – tutto stava per finire. Lasciò un ultimo messaggio sulla macchina di Franco: “Keep Tomorrow for Me”, canzone inclusa nei titoli di coda del film “Amici e Nemici”,“Escape to Athena”, del 1979. Arrivò il sabato sera e si fece quel poco di coraggio che ancora possedeva per entrare nel locale. Notò Pierfranco col cantante Tiziano – anche lui fan di Frankie Valli – fare avanti e indietro per il locale. Appena lo rivide piombò su di lui che lo prese amichevolmente sottobraccio, contentissimo che fosse venuto, ed entrarono – insieme. Sapeva che Franco ci fosse: aveva già visto la macchina parcheggiata, ma con Pierfranco accanto si sentiva sicuro, al riparo – tranquillo come un bambino fra le braccia di sua madre. Spalancò comunque gli occhi quando lo vide, sempre dietro la birra, e lo seguì con la coda dell'occhio mentre si dirigevano nel retro. Per tutto il concerto Pietro stette seduto sopra un tavolo posto di fianco al palco, da parte ai mixer, tenendo d'occhio che Franco non si avvicinasse. Dopo il concerto, per tenersi occupato, Pietro aiutò lo staff a caricare gli strumenti e tutte le attrezzature. Quando raggiunse Pierfranco seduto ad un tavolo assieme a Tiziano e agli altri componenti del gruppetto, arrivò una ragazza a portagli due birre: “Una per Pierfranco e una a te, Pietro – offre la casa!” Conosceva i nomi – sicuro, il ragazzo che stava dietro il banco... Franco! Pietro si girò e, in segno di ringraziamento, gli alzò leggermente il bicchiere. Ma quando Franco, dall'altra parte della sala, fece per avvicinarsi, Pietro singhiozzò e con un colpetto di tosse si congedò per sempre da Pierfranco, dicendogli che per un po' di tempo non l'avrebbe più rivisto in giro – fuori!
E' l'istinto di sopravvivenza, pensò Pietro durante il ricovero, che ti fa allacciare, legare, ad un individuo più forte o più in gamba che solitamente ignora, purtroppo, le persone più deboli, le Anime perse, che tante volte vengono sfruttate a suo vantaggio o, in caso contrario, dimenticate, come se non fossero mai esistite, cancellandole proprio, se non fisicamente – socialmente parlando, abbandonandole al proprio destino, alla solitudine. Ma Pietro voleva esistere, eccome, e voleva anche R-esistere. Per questo cercava un ragazzo più forte di lui. Sapeva che Franco giocava a calcio, e voleva unire in qualche modo la testa, la propria, con i suoi piedi – la terra al Cielo. Ma le relazioni di Amicizia sono una strana Alchimia e non sono un contratto o un qualcosa di prefisso. Ciò che lega le persone è veramente un mistero. E l'ingrediente rimane pur sempre un segreto che non verrebbe mai svelato e del resto non si riuscirebbe mai a scoprire. Pietro voleva questo alla fine – il segreto per farselo Amico, venendo dal nulla. E in qualche modo ci riuscì e lo sapeva. Sapeva benissimo che la Natura viene sempre a nostro favore, che offre opportunità che tanto spesso non riusciamo a captare, attraverso i segnali, i Destini Incrociati. Sapeva che la fortuna dipendeva solamente dalla capacità di leggere la vita, e la lesse molto bene... dimenticandosi però di viverla! Quanto avrebbe voluto passare le serate con lui, magari aiutandolo, uscendo nelle sere della settimana dopo il lavoro, andandolo a prendere sotto-casa come fanno i veri Amici, uscire in bici, aspettarlo dopo le partite in tribuna, viaggiare insieme – come quando Pierfranco raccontava delle turnée insieme a Battiato, come quella volta a Parigi, che gli orchestrali li aspettavano e loro a fare gli scemi sul treno, e poi nella città dell'Amore, farsi i “selfie” nelle cabine delle fototessere, uno sopra l'altro, a immortalare la loro... “bellezza” per poi, dopo 40 anni, commentarseli ridendoci sopra. E immaginava loro due, smilzi, in costume e infradito al mare – capelloni – che manco un casco avrebbe saputo coprirgli la testa, sopra la stessa Vespa, con Pietro spaventato dal rumore e dai pensieri sempre un po' repressi che si teneva stretto – alla sua vita!
Siamo nel bel mezzo della primavera del 2017, la sera del 28 aprile, quando Pietro, dopo un giro a zonzo per il centro della città, decise di fermarsi al McDonald's di Gallarate, storico per i pomeriggi passati assieme ai propri compagni ai tempi delle superiori, nel doposcuola. Era da poco passata la mezzanotte che Pietro se ne stava lì solo e stanco a consumare il suo solito tè al limone senza ghiaccio. Ascoltava “Caffè de la Paix” di Franco Battiato, col ritornello in rima “Vieni a prendere un tè, al Caffè de la Paix – su vieni, con me!”, quando entrarono Franco e Alberto insieme ad altri ragazzi della compagnia. Alberto fu il primo a riconoscerlo, toccò Franco stringendogli l'avambraccio: “Lo vedi anche tu?” - “E' lui?” - “E' lui.” - “Cosa vuoi fargli?” - “Non lo so!” - “Lo so io, seguimi!”. Così, mentre Pietro trafficava chino sul cellulare, Franco si sedette dinanzi a lui, col gomito sul tavolo e tenendosi la testa come chi studia – o come fan spesso i sognatori – in tutta la sua femminilità. Pietro avvertì subito la sua presenza. Tirò su lo sguardo, sbiancò e scattò via, ma Alberto si sedette da parte a lui, facendolo istintivamente risedere, chiudendolo dentro il tavolo – accerchiato, proprio come fecero i protagonisti con Kevin Bacon in “Sleepers”, nella scena del bar. Franco rimase in fissa su Pietro – non gli tolse gli occhi di dosso! Col capo leggermente abbassato, pentito per tutto, lo guardò anche lui, esplodendo poco dopo in un mare di pianto – la commozione.
Racconto scritto il 25/08/2017 - 07:33
Da Pietro Valli
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