Il piccolo Vincenzo, quel pomeriggio, ritornò a casa stanco a casa, nella sua villa, ed era sudatissimo dopo avere giocato nelle strade, assieme ai suoi numerosi compagni con cui aveva formato la sua oramai consolidata “banda di mocciosi”.
Era così affaticato che volle buttarsi nel suo letto come un sacco di patate, facendo un tonfo così rumoroso da spaventare la mamma.
- Vincenzo – disse lei!
Che modi sono questi?
Mi hai fatto preoccupare!
Potevi farti del male.
Stai più attento per favore.
- Scusa mamma!
Non me ne ero neanche accorto.
Ero distratto e stavo pensando ancora alla gara di corsa che avevo fatto con tre di quei compagni terribili e prepotenti.
Sono stato bravo, anche se non ce l’ho fatta.
Ho corso tanto che quando stavo per raggiungere il traguardo, all’improvviso, sono caduto per terra come un pesce e mi sono fatto tanto male graffiandomi pure il ginocchio.
Lo vedi mamma?
Non ho pianto neanche un poco, anche se mi è uscito del sangue.
Alla fine, ho perso la gara, ma sono lo stesso soddisfatto nonostante il finale fosse stato così stupido.
- Ancora con questo ginocchio?
Fammelo vedere Vincenzino mio!
C’è ancora del sangue.
Vieni in cucina che provvedo subito a disinfettarlo.
Benedetto figliolo!
Per un motivo o per un altro…
Mi fai stare sempre in pensiero.
E poi, con questa tua fissazione del gioco per strada!
Quante volte devo dirti che è pericoloso.
Passano i carretti, i cavalli e i muli che possono pure imbestialirsi all’improvviso e poi adesso cominciano a circolare pure le lambrette e le macchine ...
La strada è diventata un vero pericolo.
Quando te ne stai fuori, non sono mai tranquilla.
Come te lo devo dire?
Perché invece, non rimani a casa, tranquillo, nella stanza, a leggere qualche libro di avventure, magari a fare qualche compitino oppure un tema con un testo a piacere?
Tu sai scrivere perciò potresti esercitarti meglio.
Perché no!
Ubbidiscimi una buona volta e fammi contenta.
Va bene?
Mi stai ascoltando o fai finta di sentire?
Ho capito.
Adesso ti stai concentrando su altro!
Non mi stai sentendo vero?
Io ti parlo e tu chissà a cosa pensi!
Dimmelo che cosa rimugini in questa tua testolina irrequieta e agitata?
In quale dimensione sarai adesso?
Ehi Vincenzo dico a te!
Guardami.
Prometti che uscirai meno frequentemente?
Fuori è pieno di pericoli ed io sto in ansia.
- Che cosa hai detto mamma?
Scusami ma stavo riflettendo sulle mie avventure.
Sai… ti vorrei confidare un mio segreto.
Una cosa davvero importante.
Vuoi?
- Certo figliolo.
Ne sono felice.
Mi sento onorata quando mi fai le tue importanti rivelazioni.
E poi ti devo dire che sono veramente contenta d’avere un figliolo come te, con questa tua sconfinata fantasia e con questa tua immensa voglia di conoscenza delle cose più semplici della vita.
Quelle più impensabili, impercettibili che agli altri fuggono all’attenzione…
Tu invece… quando cominci a porre il tuo interesse su qualcosa, ne rimani sbalordito e ne costruisci attorno, un mondo fantastico, animato, gioioso e pieno di vitalità.
Mi fai davvero commuovere quando dici che parli con gli animaletti, quegli strani personaggi come i folletti, gli elfi, i maghi e le fate.
E poi quando mi descrivi le tue distese verdi, le valli e i monti, le foreste, il cielo e il mare… non mi raccapezzo più.
- Di che ti meravigli mamma?
Il mio mondo fantastico è popolato di eroi, burloni, mattacchioni, strani individui come quelli delle fiabe che ci racconti certe sere d’inverno, attorno alla conca del braciere, oppure d’estate, al fresco, nella villetta con i fiori che emanano profumi che mi sollecitano la mente.
- Hai ragione figliolo.
Però io sono grande e distinguo qual è il limite della fantasia con la realtà, mentre tu, piccolo caro, certe volte mi fai preoccupare perché mi dai l’impressione di sognare ad occhi aperti, di immaginare troppo, di vagare con la mente col rischio di perderti nelle tue stesse fantasie.
Mi metti in apprensione per questo tuo modo di essere… e certe volte preferirei che tu tenessi ben saldi i piedi per terra.
Comunque…
Lasciamo stare.
Lo so che con te, queste, sono discussioni inutili.
Sei sempre il mio caro, sensibilissimo amato figliolo e con la tua troppa voglia di fantasia, rischierai, nella realtà della vita, di trovarti male e di soffrirne più di qualsiasi altra persona.
Stavi dicendo che desideravi confidarmi un tuo segreto?
Come mai stamattina questa tua importante confessione?
Lasciami posare in cucina questo strofinaccio che ho ancora tra le mani e ti darò tutta la mia attenzione.
- Per me non è così strano raccontare i miei segreti a te.
Ti raccomando però…!
Promettimi di non dire nulla a papà che poi, chissà quale scusa troverà per rimproverarmi.
Mi dirà le solite frasi…
Che ho la testa sempre tra le nuvole…
Che invece di pensare a fare i compiti perdo tempo a sognare e a riflettere, a vagare nel mondo dei sogni!
Così mi prende in giro e pure gli altri fratelli e le sorelle lo faranno anche loro.
Tranne Maria… la mia sorellina più picccola.
A proposito mamma!
Maria dov’è?
Non l’ho vista né sentita.
Strana la faccenda… lei che appena mi scorge in casa, si presenta davanti a me e non si muove di un millimetro se prima non mi fa spiccicare dalla bocca tutto quello che vuole sapere.
Stavolta… è meglio che non sia presente perché i segreti che sto per dirti riguardano solamente noi due.
Va bene mà?
E poi…
Se non faccio a te le mie confidenze che sei la persona più cara, a chi dovrei rivolgermi?
Certo… c’è Maria con cui spesso parlo.
Lei però è piccolina e non sempre può capirmi.
Con te, invece, è un’altra cosa e sono sicuro che mi capisci benissimo anche quando non riesco a esprimermi bene, e sono pure certo che se non usassi le parole giuste, tu m’intenderesti, appieno, lo stesso.
È vero?
Adesso, invece di rimanere in piedi, siediti mà, su questo divano perché devo descriverti ciò che provo quando vado a giocare fuori, all’aria aperta.
Io appoggerò i miei gomiti sulle tue gambe e stammi ad ascoltare con attenzione.
Adesso… sto osservando i tuoi capelli…
Sto vedendo che ce ne sono tanti di fili bianchi.
Non avevo fatto caso prima.
Vuol dire che è passato tanto tempo da quando sono nato e che tu sta invecchiando?
Io non voglio che tu invecchi.
Del resto, tu non lo sarai mai, perché io ti farò un grande ed esclusivo prodigio con la mia magia, così resterai sempre giovane.
- Impossibile quello che dici Vincenzo.
Il tempo passa per tutti e lascerà su ciascuno i segni del suo passaggio.
È una cosa naturale, normale.
È una legge che vale per tutti.
A qualcuno lascerà una ruga in viso, i capelli più bianchi rispetto ad altri della stessa età, chi un malanno o un acciacco, oppure segni di una malattia e così via.
È inesorabile figliolo che sia così!
- Invece tu mamma resterai per sempre giovane!
Te lo dico sul serio.
- Mi fai sorridere figliolo.
È impossibile quello che dici…
Il tuo è un generoso desiderio ma se lo vuoi …?
Chi lo sa!
- Adesso sei tu a prendermi in giro.
E fai così perché non vuoi credermi.
E allora te lo dico subito come farai a restare giovane.
Semplice mamma.
È proprio questo il mio segreto.
Comanderò la mia mente che già da oggi, tu resterai per sempre impressa in me, con l’immagine di adesso.
Non è difficile mamma.
È come un gioco…
Come quello della fotografia, che una volta scattata, imprime la figura sulla pellicola.
Ora chiudo gli occhi e faccio tutto in un semplice istante, come un “clic”, simile a quello della macchina fotografica di papà.
Adesso sì, ti ho impresso ancora meglio nella mia mente, sul mio cuore e non ci sarà mai nessuno che potrà cancellarti, né il tempo sbiadirà la tua figura, l’immagine di oggi.
Perciò ora che ho scattato la mia fotografia con la mia immaginazione, resterai incisa in me, in ogni parte del mio essere.
Sul cuore, sulla mente, sui miei occhi, sulle mie mani e pure sui miei desideri presenti e futuri.
Ti conserverò così bene dentro di me che, se per caso, uno dei miei ricordi si dovesse sbiadire, ci sarà sempre l’altro a portarti alla mia memoria, nitido, spendente, colorato, con tutte le sfumature dei colori dell’arcobaleno, che si diletteranno a ravvivarsi attorno alla tua immagine.
Mi dispiace solo di una cosa, che della tua figura così bella, non sono capace di riportarne neanche un piccolo tratto su un semplice foglio.
Se fossi un pittore, non saprei neanche come disegnarti perché tu superi la bellezza; se fossi pure scultore, la mia mano tremerebbe solamente a sfiorare il marmo, se fossi un poeta, i miei fogli di carta resterebbero eternamente bianchi; se fossi un potente, non saprei cosa farne delle ricchezze e poi…
Mamma non saprei far nulla meglio di ciò che tu sei oggi e come oggi.
- Mi fai confondere figliolo mio!
Sono davvero fortunata d’avere un bimbetto come te, sognatore e nello stesso tempo padrone del mondo.
Promettimi che col tempo cambierai perché se resterai un eterno idealista, la vita non te lo perdonerà, perché il regno dei piccoli appartiene ai piccoli e non è consentito, poi quando sarai grande, tenere una briciola di questa tua pura, originaria innocenza.
- Se perderò la mia innocenza e i miei sogni, perderò te mamma.
Tu vuoi tutto questo?
Se lo desideri, lo farò.
Ricordati che solo io sono padrone di me stesso, perciò se oggi deciderò di tenermi i doni, quelli che tu stessa mi hai regalato, vuol dire che quella sarà la mia vita e poi…
Io li conserverò segretamente dentro di me.
Te l’ho detto prima che questa rivelazione è riservata soltanto a noi due?
Se conserverò intatte le mie facoltà… tu resterai eternamente viva con me.
Allora mamma tu oggi puoi desiderare su di me ciò che vuoi… ma non potrai mai comandarmi di sbiadire la tua immagine e l’innocenza che oggi mi fa illuminare il tuo viso incantato.
- Tu stai piangendo figlio mio.
Perché proprio ora queste lacrime scendono giù senza giustificazione?
Che motivo hai d’essere triste?
I bimbi piangono quando provano dolore.
Tu in questo momento, non stai provando alcun dolore perché nessuno ti ha fatto alcun male.
Non è vero?
- Sono triste mamma perché col tempo tu mi mancherai.
E quando ti chiamerò una dieci, mille, volte tu non mi sentirai?
Se non lo farai… come vivrò?
Magari forse se…
Metterò in atto il mio secondo segreto...
Affiderò alla mia fantasia il ricordo più bello, per riportarti in vita, rivedendo la foto, proprio quella che ho scattato adesso con la mia mente.
La terrò sopra il canterano della mia immaginaria stanza, ubicata in un qualsiasi posto della mia vita.
Questo è il secondo segreto mamma che mi consentirà di tenerti in vita e poi col mio cavallo bianco di cartone, quello avuto in regalo per la ricorrenza dei defunti, cavalcherò le montagne, attraverserò le foreste e scaverò anche con le mie sole mani nude qualsiasi ostacolo m’impedirà di vederti.
- Che cosa è capace di inventare la tua fantasia!
Sei davvero imprevedibile e la tua immaginazione davvero sorprendente.
Mi fai commuovere.
Non riesco a volte a credere che tutte queste belle parole possano uscire da un bimbo che sembra eternamente distratto, distante dalla realtà e dagli avvenimenti della vita.
Invece con le tue parole, mi fai capire che la vita la vivi in maniera intensa e magari con l’aggiunta di un tantino di dolore in più.
Perché parli così Vincenzo.
Mi fai sentire troppo importante…!
Io so di essere una madre come tante che amano tutti i suoi figli indistintamente.
Non ho nulla di speciale, né un pregio, invece tanti difetti, quelli sì!
- Per me hai il privilegio d’essere la "mia" mamma!
Semplicemente la “mia mamma” e per questo sei speciale, unica, rara, preziosa, insostituibile.
Non ti basta tutto questo, mammina mia, per sentirti così importante?
È colpa mia se non ti faccio sentire speciale?
Ecco mamma cara, spiegati i miei segreti della tua eternità.
Non chiederò mai più nulla a maghi né agli incantatori, neanche di aumentare di un giorno la tua vita, perché adesso l’ho capito…
La tua eternità la possiedo solo io dentro di me.
Ti farò esistere e rivivere col mio desiderio, con la volontà del mio cuore tutto il tempo della tua e oltre la mia realtà.
Ti basta mamma questo?
A me sì!
Se possibile, vivrai pure oltre me, grazie a questo colloquio segreto e intimo fatto oggi, che riporterò nelle pagine di questo quaderno che ti condurranno lontano nel tempo, rivivendo anche nella memoria degli altri.
Io, mamma sarò insignificante su questa terra, ma tu, mia madre, vivrai in me e con me.
Rimarrai giovane, fresca e immutata come lo è il rinnovato, costante arrivo della primavera.
Adesso dimmi tu mamma!
Mi stai ascoltando veramente?
Sei tu che ti stai allontanando da me.
Non mi lasciare solo perché mi farai sentire addosso, un freddo gelido!
Per convincerti che ho detto tutte queste cose sul serio dimmi tu…
Che posso fare?
Potrei regalarti le cose cui tengo di più.
Vuoi i miei giocattoli?
Vuoi che faccia qualche fioretto?
Che dica le preghiere tutti i giorni per te?
Che fermi il tempo o che ti regali il mio tempo.
Ora sei qui, con me accanto…
Domani, quando non ci sarai più e mi lascerai solo… dimmi… se ti parlerò tu mi sentirai?
Promettimelo adesso che risponderai al mio richiamo!
Lo devo sapere ora, in questo preciso istante, perché il tempo, lo dici sempre tu, passa veloce e quando arriverà quel momento, non voglio trovarmi impreparato e disorientato.
Non voglio rischiare di disperarmi e di infrangere ogni regola umana e divina per venirti a cercare.
Non voglio perdermi nella follia.
In ogni caso, te lo assicuro che ti troverò ovunque tu andrai e anche se nulla e nessuno vorrai dirmi di te, dove ti nasconderai, io saprò lo stesso dove saranno il tuo rifugio e la tua destinazione.
Io lo conoscerò!
Sarai di certo nel tuo e nel mio paradiso e poi …
Sarà questione di tempo e saremo di nuovo insieme.
Il tempo…, lo dici tu sempre, che vola veloce.
Quello di oggi non conta, perché oramai è diventato ieri e quello di stamani è proiettato già nella realtà del futuro.
Ecco mamma la mia storia segreta.
Te l’ho svelata per intera, così come è stata scritta, come tu l’hai scritta in me e come io ho voluto che sia.
Adesso non so se queste mie parole hanno oppure avranno un senso, una razionalità umana o un’altra… quella del cuore.
Oramai è qui scritta per te e solo per te mamma.
Grazie mamma per avermi riempito il cuore.
Tu madre sarai la mia tana, il mio adorato rifugio, sempre.
Sarai il mio cespuglio e la mia siepe sempreverde, il grande albero che mi darà il frutto della conoscenza e del sapere che mai mi sazierà.
- Abbracciami adesso Vincenzo.
Tutte queste belle parole le hai dedicate proprio a me?
Io non me le merito per davvero questi tuoi pensieri.
Grazie figliolo.
- Di nulla mamma!
Quello che ho detto è davvero nulla.
Tu meriti di meglio.
Domani ti dirò altri miei pensieri.
E poi, io non ho colpa di tutto questo e… se di colpa si tratta o invece risulta essere qualcosa di buono o di meglio, ricordati che tu sei stata l’artefice unica di ogni cosa che accade e che accadrà nella mia vita.
Domani, te lo prometto, saprò fare di meglio.
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