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Campi di anime, per sempre

Campi di anime, per sempre


All’inizio, due occhi di drago accecanti che ti si fanno incontro, poi, stridore di freni, infine, clangore lacerante di lamiere che si accartocciano. Durò un attimo infinito il tutto, non rammento nemmeno di aver provato dolore; ricordo volti agghiacciati stretti in circolo sopra di me che parevano guardare in un pozzo, profondo più della vita stessa; e ancora, voci, voci concitate che mi giungevano confuse e sempre più lontane, prima di perdere conoscenza.
Quanto tempo sarà trascorso? Un’ora, un giorno, un mese, o forse più?
E ora? Dove sono, ora? Mi sono risvegliato disteso, supino, dentro un campo di profumatissimi fiori selvatici. Ho aperto gli occhi e, sopra di me, un cielo così azzurro d’apparirmi finto, mi ha lasciato senza fiato.
Mi alzo… mah?! Sto ancora sognando? Un mare di fiori a perdita d’occhio che ondeggiano al vento, null’altro vedo, sin dove arriva lo sguardo. Colori a volte tenui, ma perlopiù così intensi che nemmeno il più grande dei pittori sarebbe riuscito a impressionare sulla tela.
Questi ai miei piedi son fiordalisi… e quelli più in là, gelsomini… e poi, margherite, papaveri, primule, genziane, girasoli, narcisi, gerani, peonie, garofani… e altri ancora che non so classificare.
Ma che posto è mai questo? Se non sto sognando, non può essere che il paradiso… Mah! Allora son morto! Deve essere così, non c’è altra spiegazione: o son morto o sto sognando.
Provo ad arrivare laggiù, quella macchia colorata mi pare malva.
E’ incredibile, i fiori che calpesto ad ogni passo, subitamente si rialzano dopo il mio passaggio.
Ora son certo, non sto sognando… sto morendo. Eppure non ho paura, il profumo di mille fiori che inebria la mente anestetizza ogni dolore.
No, non sto morendo… son già morto, per questo non provo né paura né dolore. E quest’immensa distesa di campi dai mille colori e altrettanti profumi, è il luogo agognato dalle anime che abbandonano il corpo; è questo che mi vuol dire, l’inebriante profumo delle anime che invade il mio olfatto.
Ma perché solo io conservo l’umano aspetto? Odo il profumo provenir da quella macchia di viole laggiù, invitarmi ad andare, mi avvicino.
Ecco, ora il profumo è così intenso che copre il vociare di quello degli altri fiori.
Riesco a comunicare con le viole attraverso il profumo, provo a chiedere loro chi sono.
«Siamo anime qui assurte dopo aver vagato, a volte penato, nella dimensione terrena che ci accompagnò per un breve tempo. Quel che vedi sin dove arriva il tuo sguardo, e poi immensamente oltre, sono campi di anime.»
«Dunque, ogni fiore è l’anima di un defunto. E quanto tempo resteranno a rivestire i campi di mille colori, prima d’assurgere in paradiso?»
«Questo che vedi, è quello che tu chiami: paradiso.»
«E’ dunque ‘si poca cosa, il premio tanto agognato di una retta vita.»
«Perché la chiami: ‘si poca cosa?»
«Tu che sei costretta ad esprimerti attraverso il profumo, che puoi esser baciata ma non potrai mai baciare, che puoi essere abbracciata ma non potrai mai abbracciare, che puoi essere recisa ma non potrai mai recidere; tu che sei costretta ad esser fiore dentro campi di anime per sempre, senza poterti mai spostare dalla tua zolla di pertinenza… tu chiedi a me, che posso correre brado da un fiore all’altro e assaporarne l’aroma, perché io la chiami: ‘si poca cosa.»
«Tu che hai corso per l’intera vita cercando la felicità che mai incontrasti, ancora vuoi correre nei campi delle anime, a cercar quel che solo mutando spiritualmente in fiore riuscirai a trovare e finalmente capire.»
«Muterò anch’io in fiore… e quando dovrà accadere?»
«Accadrà, quando sceglierai qual profumo e aspetto t’aggrada.»
«E se non m’aggradasse di scegliere?»
«Resteresti a meditare, sospeso fra la dimensione materiale e quella spirituale, solitario e infelice, dentro campi di anime, per sempre!»
L’aroma si va spegnendo, la voce è un’eco lontana. Ma che mi sta accadendo; il profumo di ogni fiore si va attenuando e lentamente svanendo… posso apprezzare i colori, ma non aspirarne l’aroma o dialogare con loro. E’ dunque questo l’inferno: un’eterna solitudine in mezzo a miriadi di colorate anime del paradiso. Questo mi toccherà per l’eternità se non sceglierò di essere anima in fiore.
Per non essere eternamente infelice, dovrò scegliere in quale fiore mutare.
Nella mia vita terrena, ho apprezzato la bellezza intrigante dell’orchidea, e pur non rammento un solo attimo di felicità.
Potrei scegliere lei, o un altro coloratissimo fiore… No, ho deciso: per essere spirito eternamente felice, sceglierò la purezza del candido giglio.
Sarò candido giglio, e felice spanderò il mio aroma, dentro campi di anime, per sempre!


FINE




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Racconto scritto il 17/10/2017 - 18:32
Da vecchio scarpone
Letta n.1012 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Ambire di volgere ancora lo sguardo al sole anche nell'aldilà... è sintomo di positività. Ti ringrazio.
Ciao Loris
Giancarlo

vecchio scarpone 18/10/2017 - 18:34

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Bel racconto, letto con interesse e trasporto.
Se dovessi scegliere, direi: Girasole.
Un saluto.

Loris Marcato 18/10/2017 - 18:20

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Non lo so come sarà, ma penso che, se qualcosa ci sarà, ciò che proveremo arrivandoci, non potrà essere che un'immensa, incontenibile felicità... proprio come trovarsi immersi in un infinito campo di profumatissime anime in fiore, per sempre! Ti ringrazio
Ciao Paola
Giancarlo

vecchio scarpone 18/10/2017 - 13:01

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Ottima scelta, direi, Margherita è stupendo, sia come nome proprio che come fiore (io lo identifico come il fiore preferito dagli innamorati insicuri) Ti ringrazio.
Ciao Margherita

vecchio scarpone 18/10/2017 - 12:55

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Non so se ci aspetti, un posto così...
Nel caso mi piacerebbe fosse come lo hai descritto, pieno di bellezza, profumi inebrianti e senza più affanni.
Piaciuto molto

PAOLA SALZANO 18/10/2017 - 12:47

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Un racconto molto bello, surreale e magico, con un significato profondo che ho molto apprezzato... e poi con molta poesia quei campi di anime sono un giardino sublime!
Un candido giglio è ottima scelta... io sceglierò una umile margherita.
Complimenti davvero bello!

margherita pisano 18/10/2017 - 10:15

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