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Con gli occhi dell'anima

Geremia Taddei cominciò a non vederci chiaro pochi giorni dopo il suo settantesimo  compleanno.
Non che nutrisse dei sospetti su qualcosa o qualcuno...il problema era assai più grave: Geremia non riusciva più a mettere a fuoco il mondo che lo circondava, stava perdendo rapidamente la vista, insomma.
All'età di tredici anni aveva indossato il suo primo paio di occhiali, che poi non lo avrebbero mai  più abbandonato, anzi, ogni anno le diottrie aumentavano e le lenti si facevano sempre più spesse.
Gravi complicanze della miopia erano poi comparse, ed erano diventate ormai incontrollabili, a tal punto da lasciare al povero Geremia un piccolo alone di luce che, a malapena, gli permetteva di orientarsi.
Fu così che negli anni seguenti, il signor Taddei , non potendo fare affidamento sulla vista, imparò ad affinare gli altri sensi, che ora risultavano molto più sviluppati del normale.
Il suo udito era finissimo: di sera, davanti alla televisione, era una guerra continua con la moglie che con l'età era diventata un po' sorda e non sentiva volare neppure una mosca con il bassissimo volume che invece per Geremia era sempre troppo alto.
Anche gli odori li riconosceva da lontano. Per esempio, sentiva il buon profumo della signora Luisa appena varcava la soglia del suo negozio di alimentari e, malgrado non vedesse quasi più, si muoveva sicuro tra la frutta e le verdure, tastando e annusando per verificarne la freschezza.
Geremia aveva dovuto lasciare il posto di lavoro presso la biblioteca comunale dove aveva fatto il custode per circa quarant'anni ...E quanti libri aveva letto, con i suoi occhialoni spessi! 
Nessuno avrebbe mai pensato che dentro un omino così semplice e modesto fosse custodita una grande cultura.
Poi, con il passare del tempo, la lettura era diventata sempre più faticosa ed ora che Geremia non vedeva che poche luci e molte ombre, aveva imparato a lasciare grande spazio all'immaginazione, confidando nel suo brande bagaglio di ricordi.


Ogni giorno, al tramonto, usciva di casa per raggiungere il piccolo molo che si allungava sul mare.
Il percorso era breve e lo sapeva a memoria; nemmeno il bastone bianco era necessario per arrivare a sedersi sulla sua panchina, con il mare che lo abbracciava da ogni lato.
Era lì che Geremia si rasserenava, dimenticando il suo grave problema, perché riusciva di nuovo a  vedere tutto ciò che voleva  davvero vedere.
I suoni, i profumi, l'odore del mare prendevano il posto delle immagini...poi, con l'aiuto dei ricordi e con tanta fantasia, anche quelle prendevano forma e Geremia stava lì, beato, a godersi lo spettacolo.
Aveva imparato a guardare il mondo con altri occhi: gli occhi dell'anima, ed era felice così. 
Dopotutto, riusciva a vedere cose che nessun altro avrebbe mai potuto anche solo immaginare.




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Racconto scritto il 25/10/2017 - 16:58
Da Mimmi Due
Letta n.1263 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Molto bello,
mi ha lasciato una bella sensazione!

Grazia Giuliani 26/10/2017 - 21:29

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Molto molto piaciuto..

Francesco Gentile 26/10/2017 - 19:21

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Grazie Giancarlo e grazie a te, Teresa, troppo generosa!

Mimmi Due 26/10/2017 - 10:04

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Sei molto brava anche in prosa ed il tuo racconto è di una umanità profonda. A volte vede più un ciedco di un vedente, che ha gli occhi bendati.

Teresa Peluso 26/10/2017 - 09:21

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mi è molto piaciuto 5*

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 25/10/2017 - 17:48

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