Money Slave Vendicativo
Andrea urlava, tanto che la rabbia non gli faceva distinguere la sua stessa voce; era diventata una costante ormai, insieme al dolore e per capirlo si deve avere dentro quella voglia di sottomissione. Era stato scaricato, rimasto a secco dopo l’ultimo bonifico di 42000 euro alla bella e disinvolta mistress. L’aveva conosciuta sul sito findom.com, dov’era un’autentica star, lui c’era entrato per gioco, per curiosità, poi ne è restato intrappolato; si è lasciato sottomettere da Maddalena, una bellissima donna, curata,con un bel fisico e piedi morbidi, sempre vestita in maniera sexy. Le regole del sito erano chiare e Andrea le accettò in toto per entrare nelle fasi dell’umiliazione e si dividevano in tre norme: quella dei regali, quella della tassa o decima, quella delle offerte libere. Nella prima fase, quindi, Andrea comincia a dedicarsi con cura ai desideri della propria padrona. Maddalena gli ha fornito un elenco di oggetti che desiderava, offrendo ai suoi schiavi la possibilità di ottenere successivamente la sua attenzione. La tassa o decima riguarda invece una vera e propria gabella fissa, circa il 10% dello stipendio che viene automaticamente assegnato dal conto corrente di Andrea a quello di Maddalena, proprio come una bolletta della luce o del gas. Infine ci sono le offerte libere, che non sono altro che regali o somme di denaro che Andrea, spinto dall’impulso del momento, dona alla dominatrice Maddalena per il suo ulteriore e infinito compiacimento. Finito sul lastrico per soddisfare la sua padrona, Maddalena non ci ha messo poi tanto a liberarsi di quel peso morto e avanti a spennare il prossimo. Gli bastava vederla inquadrata vestita a mezzo busto che l’eccitazione saliva a livelli altissimi e non gli importava che la dominatrice stia invadendo quello spazio personalissimo ed intimo delle sue finanze. E lui gode nel farsi prosciugare il conto in banca, non con carte di credito e libretto degli assegni, ma con la variante che tutto si fa online nel massimo anonimato (ricariche, postepay, paypal, acquisti online) e basta ricevere qualche foto della padrona o anche solo leggerne le parole per provare una grande adrenalina. Andrea discutendo il trasferimento di denaro con la sua amata dominatrice Maddalena, entra in quello spazio mentale in cui è libero da tutti i suoi guai e le sue preoccupazioni, e quindi si eccita. Anche se poi non appena la pratica è finita si schianta per terra con il portafoglio vuoto e pieno di pentimenti; si giustifica che è semplicemente un’altra forma di evasione per quelle persone come lui che nella vita di tutti i giorni lottano e sono ossessionate da questa società che si rifà al continuo saliscendi di bizzarri flussi finanziari. Maddalena gli mandava dei messaggini sullo smartphone e ce li ha tutti conservati in memoria. Il primo datato 18 marzo 2015, ore 21.20 e citava: “"Leccami la suola delle mie scarpe e offrimi in cambio il tuo portafoglio"; successivamente altri che lo mandavano in visibilio come: “Ciao cagnaccio, ti ricordo che tra pochissimi giorni è il mio divino compleanno, conseguentemente pretendo tantissimi regali”, datato 18 aprile 2015, alle 00.30. 29 settembre, alle ore 22.50: “ti concedo di tributare anche anticipatamente e non necessariamente il giorno stesso, anche con piccoli importi, al fine di mostrare la tua devozione e il rispetto più assoluto”. Alle ore 23.45 del 22 dicembre 2015: “Ma le cose non vanno per il verso giusto e mi tocca tornare sull’argomento: ti avviso ci sono sfigati che mi contattano per omaggiarmi e tu non farmi sprecare il mio prezioso tempo, per poi scomparire, se non versi nemmeno un minimo in più per la prossima videochat come segno di rispetto, ti eliminerò immediatamente dagli amici”. 1 gennaio 2016, alle 18.30 scrive: “Non sono una dispensatrice di chiacchiere gratuite, sono una money mistress che ti fotte la mente. E fa shopping online con i tuoi sacrifici”. Fino ad arrivare quello conclusivo del 2 settembre 2017, alle ore 23.23, che proferiva: “Togliti dalle balle, ne ho le scatole piene di te”! Maddalena si atteggiava al ruolo di dominatrice sadomaso, ma il suo vero obiettivo è quello di spillare fior di quattrini ad Andrea e gli altri promessi “schiavi”. E cioè professionisti, politici, imprenditori, spesso uomini di potere che beatamente si prestano al pericoloso e salatissimo gioco. Ricaricano lo smartphone alla pseudo-“padrone”, la inondano di vacanze gratuite a 5 stelle (e vestiti griffati), la viziano con beni di lusso di ogni tipo in cambio di una foto dei piedi o di un’umiliazione telefonica, di un’apparizione sprezzante in video e soprattutto per ricevere pesanti offese verbali in chat: "merdine, coglioncelli, sfigati, impotenti, pisellini, inutili bancomat umani" sono gli epiteti che più usava e certamente continua a dispensare. “Sfigati, il mio conto sta crescendo a vista d'occhio (metterò le prove come sempre), mi state omaggiando in tutti i modi, quindi oggi pomeriggio mi merito un po' di relax: aperitivo col mio ragazzo e poi ovviamente shopping tutto spesato da voi” posta un giorno Maddalena. Un sacrificio che mi inorgoglisce non poco: “Padrona, Lei è un rullo compressore, capace di spremerci come limoni e azzerarci. Io sono ai suoi piedi ridotto a una marionetta che pende dalle sue labbra, pronto a farsi spremere come una vacca” sostiene Andrea sulla bacheca di Maddalena. E lei di rimando: “Adoro spendere ciò che guadagnate col sudore. Non sono così cattiva, lo faccio anche per voi, per colmare il vuoto delle vostre inutili vite”. Nessuno è escluso dal grande e incessante trasferimento di denaro, merci e servizi in una direzione sola: pure un disoccupato, o uno studente universitario fuorisede può rendersi utile all’agiatezza e grandeur materiale della sua money mistress. Versando quello che può, “anche piccoli tagli da 50 o 100 euro”. “Affermate di non essere ricchi, di non potervelo permettere, ma credete che tutti i miei vermi paganti siano figli di Berlusconi? Recita un post di colore di Maddalena; sono persone normalissime come voi, che fanno sacrifici per garantirmi il benessere economico totale. Inoltre questo mese ho dato la possibilità a tutti, anche ai più squattrinati, di omaggiarmi per rendervi utili in qualche modo. Quindi cari smidollati non avete scuse”. E non mancano i momenti involontariamente comici. Come quando la Money Mistress Maddalena, in affanno con le lezioni universitarie, dà un ordine extraeconomico ai suoi subalterni: “Ma qualche servo laureato, qualche perdente abituato alla fatica, cosciente del tempo che ci vuole per rimettere apposto i miei appunti e trascrivere tutto, esiste”?L’appello della padrona risuona però nel vuoto. Si aprono le acque e fuggono tutti. Sfruttati e masochisti, sì, ma fino a un certo punto. Andrea non riesce a darsi pace e la sua dipendenza da Maddalena lo fa impazzire ed ha un unico pensiero in testa quello di vendicarsi, tra mille difficoltà e continue ricerche riesce a trovare l’appartamento di proprietà della ragazza. Dopo lunghi appostamenti e studiate le abitudini della Mistress, mette in atto il suo piano vendicativo. Rapisce la ragazza e la conduce in una baita di montagna isolata e poco conosciuta, con forza la stende sul giaciglio di ferro e la lega con delle catene. I polsi e le caviglie sanguinavano a causa dell’anello di ferro e del suo aggrapparsi ad esso. I muscoli delle braccia tremavano per lo sforzo, le gambe si agitavano invano. I tagli sulla schiena riprendevano a sanguinare ogni volta che s’irrigidiva. L’unica possibilità di sfogare un minimo di quel dolore era urlare. Gridare, anche dopo aver consumato tutto il fiato rimasto. Gli occhi bruciavano per le lacrime, ma mai quanto il centro del petto, su cui era premuta una lastra di ferro rovente. Le narici erano sature dei fumi della propria pelle ustionata. Il sudore inaspriva il bruciore delle ferite già inferte. Il ferro dalla sfumatura rossastra sfrigolava, quasi allegro. Finalmente il carnefice Andrea le tolse di dosso la lastra con un paio di pinze, con le quali aveva premuto fino a quel momento. Maddalena smise di gridare e abbandonò la tensione dai muscoli ridotti allo stremo, che continuarono a tremare. «Adesso sei ancora sicura di mandarmi via dalle balle?» chiese infervorato Andrea, alla destra della sbarra di ferro su cui Maddalena era stata costretta a stendersi. «Siamo ancora all’inizio, vedrai cosa ti attenderà ancora? » aggiunse, mentre lasciava cadere gli strumenti di tortura a terra. Maddalena chiuse gli occhi, il suo respiro aveva ripreso ad affannare per lo sforzo di sopportare le torture; il carnefice aveva ragione, era solo all’inizio e avrebbe dato tutto pur di continuare quell’agonia. Sentiva la pelle bruciata del petto continuare a sfrigolare e la schiena pizzicarle. D’un tratto qualcosa di peloso e ispido si appoggiò sulle spalle e subito dopo degli artigli ricurvi si piantarono nella carne. Maddalena gemette e afferrò di nuovo le catene, nel tentativo di resistere a quel nuovo dolore con la tensione dei muscoli. Socchiuse le palpebre. Poi fissò Andrea sapendo che, anche se avesse usato tutta la sua abilità di money mistress nell’insultarlo, avrebbe solo aggravato le torture. Doveva sfuggire a tutto quello e, suo malgrado, durante quelle ore aveva trovato solo un modo. Alzò il capo dal giaciglio metallico e lo fece sbattere con forza con un colpo all’indietro. Il dolore alla nuca era forte e straziante, ma cercò di ignorarlo. Quindi ripeté il movimento, al terzo colpo, la possibilità di una morte che la sollevasse dalle agonie, era alquanto probabile. «Scordatelo!» ruggì Andrea, quando si rese conto di cosa cercasse di ottenere Maddalena, cercando di immobilizzarla. Lei disperata e furiosa, urlò e agitò mani e piedi per liberarsi da quella presa. Aveva cominciato a sentirsi intontita e la nuca farsi appiccicosa e calda. Voleva solo morire. «Non te lo permetterò! Non prima che tu abbia sofferto abbastanza e devi pagarla di tutto il male che mi hai fatto!» Al suo silenzio, Andrea legò con una corda il collo di Maddalena, facendola passare sotto il giaciglio metallico, così da impedirle di sfondarsi il cranio, e piantò gli artigli nel ventre, in corrispondenza del punto in cui era stata ferita dalla spina. La money mistress gridò di nuovo e inarcò la schiena per lo spasmo. Le catene ormai le avevano lacerato la pelle dei polsi. «Potrei strapparti le viscere sotto gli occhi, se continui a muoverti e urlare!» la minacciò il money slave. Dopo qualche istante si allontanò e le dette le spalle. Maddalena soffiò tra i denti, mentre sentiva qualcosa di liquido e caldo bagnarle le cosce. Chiuse di nuovo gli occhi, riprendendo a gemere. Udì lo sciabordio dell’acqua nel recipiente di rame che c’era sul tavolo alla sua sinistra. «Tornerò stasera a portarti pane e acqua come regalò!» disse ironicamente Andrea, mentre si accingeva all’uscio della baita, che poi aprì e rinchiuse con cura. A quelle parole, seguì un mugugno della povera ragazza, che rimase a occhi chiusi, mentre respirava debolmente. La mente sembrava essere sul punto di seguire i tonfi sordi che si acquietavano. Abbandonarsi a quel logoramento sembrava un’offerta così invitante da parere raggiungibile. Lasciarsi andare, ignorare il corpo livido e violato. Quel corpo che nemmeno le apparteneva, o quasi. Forse si sarebbe rivelato solo un tremendo incubo e si sarebbe risvegliata all’alba, senza il suo carceriere e quelle mura agghiaccianti dell’isolata baita e tutto sarebbe stato un giorno normale della sua vita. Una gettata di acqua gelida la investì per tutto il corpo e si ritrovò a sobbalzare e boccheggiare per il trauma. Le ferite si ravvivarono, come la tensione dei muscoli sofferenti. Non era affatto un incubo. Sapeva di essere destinata a soccombere, ma un profondo istinto di frustrazione la portò a ringhiare e a strattonare le catene. Sentiva di essere sul punto di perdere il senno. Andrea aveva preso una bottiglia e tolse il tappo di sughero appena le fu di nuovo a fianco, cominciò a versarne un po’ del contenuto sull’ustione. Il liquido vischioso colò sulla carne viva, producendo al contatto una leggera schiuma. Maddalena non avvertiva più il forte e inteso dolore di prima, benché i contorni della ferita le suggerissero un leggero sfrigolare, e capì solo dopo qualche istante di cosa si trattasse. L’unguento preveniva le gravi infezioni, così da far in modo che resistesse al primo giorno di tortura. Andrea lasciò agire il liquido per qualche secondo ancora. Dopodiché le gettò un’altra secchiata d’acqua e preparò un povero impacco, che assicurò al petto con una fasciatura. Si allontanò ancora al tavolo. Lei lo vide afferrare da un gancio alla parete due cinghie e un altro insieme di cuoio e cerchi di ferro, per poi appoggiare il tutto sopra ad ripiano metallico. Andrea aprì la maschera, che si rivelò una specie di cavezza per umani. Afferrò una manciata di capelli di Maddalena per tenerla ferma, quindi le sistemò addosso quell’intreccio di cuoio. Una cinghia sotto il mento, un’altra attorno alla fronte, alla nuca. Infine, gliene infilò una in bocca tanto stretta e spessa da essere sistemata a livello dei molari e le impediva qualsiasi tentativo di tranciarsi la lingua. Sentiva i cerchi di ferro gelidi premuti contro le tempie e sotto le orecchie. Nel chiudere la fibbia s’incastrarono parecchi capelli, alla nuca. Le guance andavano indolenzendosi per la posizione innaturale provocata dal morso. L’invasato prese quindi una delle cinghie più lunghe, l’agganciò prima all’anello sotto l’orecchio destro e inserì l’altro estremo in un anello più grande subito sotto il bordo del giaciglio. Una volta assicurato, fece lo stesso con la seconda cinghia alla sinistra della prigioniera. Maddalena tentò di muovere la testa, ma era del tutto bloccata, in questo modo non avrebbe più potuto ritentare di rompersi il cranio. Almeno ora aveva qualcosa da mordere. Andrea si allontanò di nuovo verso i ganci al muro e, con la coda dell’occhio, la vide afferrare una spessa cinta. Gli parve innocua, quindi distinse gli spuntoni di ferro che ne tempestavano il lato interno. Riprese a forzare le catene e le cinghie di cuoio, mentre l’altra tornava accanto a lui e gli afferrava la gamba destra. Il torturatore sollevò appena la gamba per avvolgere la cintura a livello della coscia. Poi inserì la lingua di cuoio nella fibbia, lasciandola però morbida. Per il momento. Maddalena sentiva le punte gelide pizzicare la pelle sottile dell’interno della gamba e non le rimase che afferrare saldamente le catene con le mani e prepararsi a stringere la cinghia tra i denti. Ancora qualche istante di calma, poi la fascia cominciò a stringersi attorno alla coscia con lentezza esasperante. Sempre più stretta, finché le spine di ferro entrarono, fila dopo fila, nella carne. Prese a urlare sempre più forte e la gamba tremò per gli spasmi. La ragazza svenne e Andrea la liberò completamente dai dispositivi di tortura, lasciandole un foglio scritto: “Domani avvertirò il tuo ragazzo di venirti a prendere, gli comunicherò il luogo preciso della baita; spero che tutto questo ti serva da lezione”! Dopo puoi anche denunciarmi, ormai non m’importa più nulla della vita. Ho perso tutto il mio patrimonio e quello che più conta: l’amore e l’affetto di mia moglie e dei mie figli.
Racconto scritto il 04/12/2017 - 04:52
Da Savino Spina
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Commenti
Ormai non mi stupisco più di nulla! Certamente esistono e nasceranno altre forme di aggregazione del tipo money slave. Per me è semplicemente una forma di masochismo; ci sono soggetti che preferiscono le punizioni corporali, altri l'umiliazione verbale, altri quella economica. Certamente è un'aberrazione mentale, tipo feticismo, con stato psichico anormale senza le caratteristiche di malattia vera e propria; che causa dipendenza!
Savino Spina 04/12/2017 - 14:16
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be un racconto verità che fa male ciao Savino buona giornata
GIANCARLO POETA DELL'AMORE 04/12/2017 - 12:52
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