RIFLESSIONE - ORME FUGACI
Lungo un percorso fatto di incertezze, palpabile la silenziosa condivisione di un respiro, segno concreto e reale di un vivere, è l’unico elemento che sembra accompagnare un viandante.
C’è un’esistenza, ma sembra solo frutto della mente, perché non vi è traccia, nulla parla di un ambiente circostante, quasi avvolto e rapito da un vuoto che incombe.
Essenzialità, sobrietà e semplicità sembrano i paradigmi che soli animano la scena, quasi a contrapporsi alla complessità dello spirito che cerca di cogliere, intuire o dare un senso compiuto al perché dell’esistenza e della propria vita.
L’ansia si aggiunge, compagna silenziosa, non come sostegno, ma come ulteriore elemento che confonde i pensieri e le sensazioni che rapide attraversano la mente e lo spirito.
Eppure la condivisione non produce una fusione d’intenti, ma i due mondi per quel principio di scissione rimangono divisi da una linea di demarcazione che ne segna le differenze.
Consapevolezza, quindi, ricca di aspirazioni che non rompono l’incantesimo, che non sanno far cadere quel muro invisibile, più creato dallo spirito che dalla materia.
Non c’è tribolazione nell’anima, quasi una rassegnazione che vede nello scomparire delle orme sulla sabbia quasi lo scomparire e l’annullarsi del proprio essere.
Un passaggio anonimo sulla spiaggia della vita che il tempo non deve erodere con le onde forti e funeste del tempo, ma deve solo lambire.
Possibile che una vita non lasci il segno nel mondo? Possibile che nemmeno una conchiglia smossa possa essere il segno anche banale di questo passaggio?
Sembra che tutto ritorni uguale come prima, eppure se qualcosa si è smosso, vuol dire che pure per un tempo breve qualcosa è comunque esistito.
Non sempre arti o mestieri possono essere il segno di un passaggio lungo un cammino, anche la presenza seppur breve di un sospiro può essere un segno.
Spesso ci piace ricordare i segni di altri che hanno lasciato un'impronta nella storia. Il nostro immaginario li colora di impressioni spesso controverse.
Dagli eroi dello spirito ai grandi della guerra. In questa dicotomia spesso non sappiamo distinguere o non vogliamo distinguere il vero bene.
Troppe volte segni forti hanno segnato il passaggio, ma non sempre in modo positivo.
C’è un’esistenza, ma sembra solo frutto della mente, perché non vi è traccia, nulla parla di un ambiente circostante, quasi avvolto e rapito da un vuoto che incombe.
Essenzialità, sobrietà e semplicità sembrano i paradigmi che soli animano la scena, quasi a contrapporsi alla complessità dello spirito che cerca di cogliere, intuire o dare un senso compiuto al perché dell’esistenza e della propria vita.
L’ansia si aggiunge, compagna silenziosa, non come sostegno, ma come ulteriore elemento che confonde i pensieri e le sensazioni che rapide attraversano la mente e lo spirito.
Eppure la condivisione non produce una fusione d’intenti, ma i due mondi per quel principio di scissione rimangono divisi da una linea di demarcazione che ne segna le differenze.
Consapevolezza, quindi, ricca di aspirazioni che non rompono l’incantesimo, che non sanno far cadere quel muro invisibile, più creato dallo spirito che dalla materia.
Non c’è tribolazione nell’anima, quasi una rassegnazione che vede nello scomparire delle orme sulla sabbia quasi lo scomparire e l’annullarsi del proprio essere.
Un passaggio anonimo sulla spiaggia della vita che il tempo non deve erodere con le onde forti e funeste del tempo, ma deve solo lambire.
Possibile che una vita non lasci il segno nel mondo? Possibile che nemmeno una conchiglia smossa possa essere il segno anche banale di questo passaggio?
Sembra che tutto ritorni uguale come prima, eppure se qualcosa si è smosso, vuol dire che pure per un tempo breve qualcosa è comunque esistito.
Non sempre arti o mestieri possono essere il segno di un passaggio lungo un cammino, anche la presenza seppur breve di un sospiro può essere un segno.
Spesso ci piace ricordare i segni di altri che hanno lasciato un'impronta nella storia. Il nostro immaginario li colora di impressioni spesso controverse.
Dagli eroi dello spirito ai grandi della guerra. In questa dicotomia spesso non sappiamo distinguere o non vogliamo distinguere il vero bene.
Troppe volte segni forti hanno segnato il passaggio, ma non sempre in modo positivo.
Racconto scritto il 14/12/2017 - 08:20
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Commenti
io credo che Genoveffa abbia ragione l'uomo crea i geni con il suo giudizio
GIANCARLO POETA DELL'AMORE 14/12/2017 - 21:37
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E' una riflessione intensa...
anche gli eroi spesso hanno una pecca o un compromesso accettato; d'altro canto le persone semplici hanno nella loro vita qualcosa di eroico, basta saperlo cogliere nella loro quotidiana dedizione a qualcuno, a qualcosa, alla vita...
Ognuno di noi lascia una traccia, la speranza che abbia il miglior profumo possibile...
Come sempre la tua lettura fa pensare...
anche gli eroi spesso hanno una pecca o un compromesso accettato; d'altro canto le persone semplici hanno nella loro vita qualcosa di eroico, basta saperlo cogliere nella loro quotidiana dedizione a qualcuno, a qualcosa, alla vita...
Ognuno di noi lascia una traccia, la speranza che abbia il miglior profumo possibile...
Come sempre la tua lettura fa pensare...
Grazia Giuliani 14/12/2017 - 14:10
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ALFONSO....Una profonda riflessione la tua, che fa pensare. In una tua sfumatura hai colto il tormento dell'uomo il più umano, quello di essere passato su questa terra senza aver lasciato un segno. Ma nel tuo dire l'hai rincuorato perche anche se formichina deve pur essere servito alla vita. Chi fa la storia siamo noi.....M'incanta leggerti Ciao
mirella narducci 14/12/2017 - 13:12
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E' l'uomo che crea il genio col suo giudizio, il giudizio è un'arma potente nelle sue mani e ne determina il valore in positivo o negativo, a suo piacimento.
Ottima riflessione
Ottima riflessione
genoveffa frau 14/12/2017 - 11:08
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