NUOVO ANNO: PENSIERI, SPERANZE, DESIDERI
“Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”:
Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
Bisognano, signore, almanacchi?
Passante: Almanacchi per l'anno nuovo?
Vend. Sì signore.
Pass. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Vend. O illustrissimo, sì, certo.
Pass. Come quest'anno passato?
Vend. Più, più assai.
Pass. Come quello di là?
Vend. Più più, illustrissimo.
Pass. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Vend. Signor no, non mi piacerebbe.
Dialogo intenso che evidenzia l’umana insoddisfazione, ma era pessimista solo Leopardi ?
Il pensare al nuovo anno rischia di aumentare la dicotomia fra l’immaginario e il reale. L’immaginario suggerisce una vita serena, lontani dalle malattie e dai problemi, una famiglia nella quale ritrovare tutti gli affetti e la condivisione di tutti quei valori più sani e genuini.
Guardando fuori si vorrebbe un mondo più buono, senza guerre, senza la fame nel mondo, senza catastrofi, insomma una globalizzazione della bontà in ogni sua espressione migliore.
La realtà è più cruda, più immediata, meno tranquillizzante. I problemi economici del paese influiscono sullo stato d’animo, cresce l’ansia, il futuro pare incerto, giacché poco possiamo fare per cambiarlo di fronte alle speculazioni delle banche centrali e nazionali che vogliono comprare tutto, anche quel poco che è rimasto.
Le guerre continuano, i bambini muoiono per fame e per le malattie, l’effetto serra aumenta con cicloni e disastri sempre più forti ed estesi.
Non si fa prevenzione perché costa, è più comodo annunciarla in ogni incontro internazionale e nazionale o in occasione di ogni campagna elettorale che ormai non ascolta più nessuno.
Meglio attendere le catastrofi e i morti, così si spenderà di più a favore di pochi e a scapito di molti.
Magari costruendo di nuovo sulle macerie come le case, le strade e le chiese, edificando di nuovo sulle macerie umane, c’è anche il rischio che cresca anche il PIL con la gioia di tutti coloro che speculano sulle sofferenze inflitte ad altri.
Stanno scomparendo importanti certezze come il traguardo della pensione, anzi, stanno cadendo altri traguardi non meno importanti. Il lavoro ed i diritti che lo hanno accompagnato per decenni, pensando che fossero definitivamente acquisiti, ma che oggi la realtà dimostra che di acquisito non esiste più nulla in nome di quel “mercato” troppo spesso invocato ma di fatto sconosciuto.
Tutto diventa più precario e si vive di più ma si convive con malattie frustranti e, a volte, molto dolorose. Troppo pessimisti o troppo realisti ??
Allora sorge, all’improvviso, la terza via quella dei sogni misurati e della concretezza positiva.
Ma c’è qualcosa a cui non si vuol rinunciare, quel qualcosa che nasce dagli affetti più cari, ancora e sempre, dalla famiglia fino a giungere ad una vita serena senza sprechi, né manie di grandezza, vivere, insomma, in una società che non calpesti la dignità dell’uomo, del cittadino, del lavoratore ?
In fondo non si chiede nulla di nuovo, ma solo correggere gli errori dell’anno passato o, addirittura del passato recente, migliorare, migliorarsi senza pensare a rivoluzioni filosofiche o civili.
Insomma, godere di quello che si è guadagnato onestamente, cercando di condividerlo con i familiari e poter donare qualcosa a chi ha bisogno, non umiliando la solidarietà e la sussidiarietà.
Forse lo si è detto anche in passato, ma non si è avverato. L’anno prossimo è quello giusto ? Forse, dobbiamo solo crederci di più.
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basta guardarsi in torno e tutto avviene mi è piaciuto
Ma sai cosa dico sempre? Felice di essere smentita.
Grazie per il tuo splendido commento...si, il senso è proprio quello...oltre, oltre il visibile.
E grazie per i tuoi trattati.
Perdona gli errori
Buonanotte