IL PAESE DEGLI ASINI E DEL GERUNDIO FERDINANDO
Assistiamo sempre più spesso, nei (sempre più rari) contatti frettolosi con persone della nostra quotidianità lavorativa e non, al degrado del loro modo di parlare che evidenzia sempre più spesso lacune lessicali anche sulle nozioni più semplici.
Basta poi guardare qualche programma televisivo di giochi a premi per ascoltare persone impreparate su argomenti anche banali, soprattutto geografia (non sanno collocare le nazioni principali, per non parlare della “tramontana” spacciata per vento dell’ovest o di Lodi confuso con Todi ecc.) che pronuncia espressioni storpiate, aggettivi a sproposito e verbi mal coniugati.
Tutti parlano di argomenti nei quali sono poco o per nulla informati e si erigono a depositari di verità assolute.
Il ceto produttivo e i pensionati sono in balia delle verità dettate dai giornali più importanti (pure loro con strafalcioni linguistici) che “orientano” l’opinione pubblica rimpinzandola dal mattino alla sera di bufale inverosimili (più famose come fake news) con le quali imboniscono il cervello del popolo bue.
L’ignoranza dilagante è il veicolo moderno per mezzo del quale sono trasmesse informazioni volutamente faziose e sul cui contenuto non c’è controllo.
E che dire di tutti quelli che maneggiano con assoluta disinvoltura smartphone e tablet ma si scoprono essere i più fedeli utilizzatori della calcolatrice perché non sono abituati mentalmente ad eseguire le più semplici operazioni e su argomenti di pratica e semplice utilità mostrano paurose lacune sulle cui risposte si rimane basiti?
Oggi c’è una fretta esasperata di fare e avere tutto e subito, con le lacune linguistiche che si trasformano in "lagune", e la suddetta performance fa sbiellare il cervello di chi ha vissuto nel difficile periodo dell’immediato dopoguerra del secolo scorso, in un contesto storico molto diverso, nel quale il futuro si costruiva giorno per giorno con estenuanti sacrifici (all’epoca non c’era nulla) ma con l’entusiasmo di volersi costruire una vita dignitosa dopo tante abnegazioni.
Escludendo comunque il tema della politica, ormai decotta dal vomitevole livello di schifezza raggiunto, e l’attualità radio-televisiva invasa da dibattiti a tutti i livelli sui migranti e corsi di cucina, fa tanta pena vedere dagli schermi televisivi trattare vergognosamente il Natale come fenomeno da baraccone, minimizzando se non eludendo totalmente i simboli religiosi da qualsiasi contesto (compresi gli spot televisivi) e mortificando il significato della festa più sentita dell’anno privandola di quel minimo di atmosfera e di calore umano che ha da sempre caratterizzato il periodo natalizio per non offendere le altre religioni (sappiamo quali).
La classe politica che ci ha governato senza il consenso popolare e con l’appoggio dei poteri occulti e di alcuni settori istituzionali colpevolmente compiacenti ci ha costretti a sottostare al volere altrui (in casa nostra), come fossimo un paese di asini. Vergogna!
Basta poi guardare qualche programma televisivo di giochi a premi per ascoltare persone impreparate su argomenti anche banali, soprattutto geografia (non sanno collocare le nazioni principali, per non parlare della “tramontana” spacciata per vento dell’ovest o di Lodi confuso con Todi ecc.) che pronuncia espressioni storpiate, aggettivi a sproposito e verbi mal coniugati.
Tutti parlano di argomenti nei quali sono poco o per nulla informati e si erigono a depositari di verità assolute.
Il ceto produttivo e i pensionati sono in balia delle verità dettate dai giornali più importanti (pure loro con strafalcioni linguistici) che “orientano” l’opinione pubblica rimpinzandola dal mattino alla sera di bufale inverosimili (più famose come fake news) con le quali imboniscono il cervello del popolo bue.
L’ignoranza dilagante è il veicolo moderno per mezzo del quale sono trasmesse informazioni volutamente faziose e sul cui contenuto non c’è controllo.
E che dire di tutti quelli che maneggiano con assoluta disinvoltura smartphone e tablet ma si scoprono essere i più fedeli utilizzatori della calcolatrice perché non sono abituati mentalmente ad eseguire le più semplici operazioni e su argomenti di pratica e semplice utilità mostrano paurose lacune sulle cui risposte si rimane basiti?
Oggi c’è una fretta esasperata di fare e avere tutto e subito, con le lacune linguistiche che si trasformano in "lagune", e la suddetta performance fa sbiellare il cervello di chi ha vissuto nel difficile periodo dell’immediato dopoguerra del secolo scorso, in un contesto storico molto diverso, nel quale il futuro si costruiva giorno per giorno con estenuanti sacrifici (all’epoca non c’era nulla) ma con l’entusiasmo di volersi costruire una vita dignitosa dopo tante abnegazioni.
Escludendo comunque il tema della politica, ormai decotta dal vomitevole livello di schifezza raggiunto, e l’attualità radio-televisiva invasa da dibattiti a tutti i livelli sui migranti e corsi di cucina, fa tanta pena vedere dagli schermi televisivi trattare vergognosamente il Natale come fenomeno da baraccone, minimizzando se non eludendo totalmente i simboli religiosi da qualsiasi contesto (compresi gli spot televisivi) e mortificando il significato della festa più sentita dell’anno privandola di quel minimo di atmosfera e di calore umano che ha da sempre caratterizzato il periodo natalizio per non offendere le altre religioni (sappiamo quali).
La classe politica che ci ha governato senza il consenso popolare e con l’appoggio dei poteri occulti e di alcuni settori istituzionali colpevolmente compiacenti ci ha costretti a sottostare al volere altrui (in casa nostra), come fossimo un paese di asini. Vergogna!
Racconto scritto il 29/12/2017 - 22:20
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Commenti
Un anatema contro la società volgare e dal consumo facile come facile è l'utilizzo di volgarità e vere e proprie fandonie. Molto realistico e purtroppo dalle amare riflessioni.
Giulio Soro 30/12/2017 - 12:31
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