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Cazzimma

Questa è la storia di Gennaro Esposito detto Cazzimma, tifoso della Juventus e singolare personaggio dei giorni nostri, assurto a rappresentazione di un modo di essere e di concepire la vita del genere umano (non tutti, ma quasi). E, a dirla tutta, credo che si faccia fatica a credere che sia esistito per davvero; una leggenda, una figura che sembra uscita dall’immaginazione della commedia partenopea. Alto, moro, sempre abbronzato, occhi azzurri come il mare di Santa Lucia che ha più volte solcato sulle lance del capo della camorra quando era dedito al contrabbando di sigarette. Su di lui non si hanno tracce all’anagrafe, l’età è un mistero; così come è avvolta nell’ombra l’origine della famiglia, tranne le notizie che riguardano la progenitrice, Donna Luisella. Prostituta, sfacciata sfrontata strafottente, amica di Filumena Marturano avendo destino ben diverso; si prostituiva nei pressi del porto. Fu un fantasioso impiegato dell’anagrafe a fare il resto. Nato nei quartieri spagnoli, le prime tracce giovanili, scrivo non conoscendone l’età, lo colloco a piazza Carità il 23 agosto 1970, la prima delle Quattro nottate napoletane, in compagnia dell’amico Agustino o’ pazzo in sella alla sua Gilera 125 truccata. Guidò la rivolta della gioventù partenopea che scendeva dai quartieri. Quattro notti di scontri, quattromila persone per strada, 56 feriti, 59 arrestati, 232 fermati, ma di Cazzimma, poi, nessuna traccia. Ma tutto ciò nacque da una protesta del popolo contro la polizia che per fermare il fenomeno degli scippi e dei reati contro il patrimonio napoletano, aveva escogitato un piano contro i ciclomotori, che in meno di un mese furono sequestrati in circa cinquecento. Così Agostino vestì i panni di un moderno Masaniello e si fece rappresentate della protesta popolare in sella alla sua moto truccata. Le forze dell’ordine riuscirono a scoprirne l’identità nel giovane Antonio Mellino, arrestandolo poco dopo, fu arrestato a Piazza del Gesù il 18 settembre. Era in auto con degli amici. (Altrimenti mica lo prendevano). Il caro Gennaro Esposito ricomparve anni dopo nella prima formazione dei Napoli Centrale di cui fu padre spirituale con l’amico James Senese. Con quest’ultimo sono celebri (pare) i duetti che alternavano pura improvvisazione be bop tra sax, reading di poesie dei poeti beat intervallati ai versi di Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, ma le parole e assoli di asdrobalo: uno strumento disegnato dallo stesso Cazzimma, una variazione del mandolino classico partenopeo. L’unico esemplare, il suo, fu usato dallo stesso nel forno della pizzeria di Aurielo Fierro, in piazza del Gesù, per la cottura della margherita durante una commemorazione delle quattro nottate napoletane e dell’amico Agustino o’ pazzo, divenuto nel frattempo antiquario. Dell’asdrobalo si hanno solo le bozze disegnate su un tovagliolo del Cattlemen's Steakhouse di Oklahoma city, dove Cazzimma si recava in quegli anni per incontrare il suo mentore: J.J. Cale, autore tra le altre di After Midnight e Cocaine, rese celebri da Eric Clapton. Il creatore del Tucsa sound fu di grande ispirazione per Senese e Cazzimma e per il loro Duchesca sound, una miscela mediterranea tra blues, Africa, mercatini orientali, slang napoletano e americano da cui anche Pino Daniele trasse ispirazione per la sua musica. L’omaggio al nostro Gennaro Esposito arrivò difatti anni dopo in A me me piace o’ blues (tengo a Cazzimma e faccio tutto quello che mi va pecchè so blues e nun voglio cagnà', 1983). L’uso del cognome, nel significato generale (o generico) che, forse, conosciamo, compare per la prima volta (pare) in un articolo di Marina Cavalleri su La Repubblica del 15 maggio 1990. Al di là delle leggende che si accompagnano negli anni alla sua figura va detto dell’origine del vezzeggiativo Cazzimma che gli fu affibbiato da Bruno Pesaola, il petisso, quando gli diede in consegna Omar Sivori e Altafini, pregandolo di esserne guida e di evitare che un brasiliano e un argentino potessero finire con lo scannarsi. Cazzimma ben lieto, soprattutto per l’ex juventino, li portava tutte le sere allo Shaker, o Alla Conchiglia o al Giardino degli Aranci su a Posillipo, ovunque ci fosse abbastanza alcol e abbastanza donne. Le ultime notizie più o meno certe parlano di lui in Brasile, maestro del dottor Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio conosciuto come Socrates, che dalle sue idee e i suoi principi trasse i valori della democrazia corinthiana e il motto “essere campioni è un dettaglio”. Fu anche un grande amico di Maradona, che gli consigliava insistentemente di andare alla Juventus, ma per fortuna del Napoli, il dio del calcio non gli diede ascolto. È notte fonda e Diego non riesce proprio a chiudere occhio; il suo Napoli ha perso un' altra volta, un gol discusso segnato nel finale dalla Juve a Torino, per Maradona un' altra gara da dimenticare. Meglio una notte brava all' ombra del Vesuvio, con un amico fidato e un paio di ragazze allegre e disponibili. All' alba del7 gennaio Cazzimma compone il numero di donna Carmelina, al secolo Carmela Cinquegrana tenutaria di una casa squillo ai Quartieri Spagnoli, il Falco d' oro, ufficialmente chiusa, ma donna Carmelina si è riorganizzata, ha ancora 20 ragazze per i clienti che contano. E quando Diego vuol divertirsi, donna Carmelina sa soddisfare ogni richiesta. Sesso? Non soltanto. Anche la polvere degli dei per il divino Maradona. La vita d' atleta è soltanto un ricordo per el pibe, cliente fisso della malanapoli e di un grande albergo dove il calciatore va a donne e coca. Lo stesso Cazzimma fa incastrare l' asso azzurro ci sono le telefonate, una decina dove si fa il suo nome, e gli interrogatori. A rendere sicuramente più grave la posizione giudiziaria dell' argentino di Lanus, arrivano in questi giorni alcune testimonianze, uomini in odore di camorra ma, soprattutto, prostitute. Ha messo nei guai Dieguito, confermando il giro droga e donne, raccontando che il giocatore in qualche occasione avrebbe ceduto la polverina bianca alle sue compagne di letto, in altre parole, avrebbe asserito che spacciava anche. Rendendo la faccenda in una vicenda ricca di contraddizioni ed episodi ancora oscuri. In tribunale ha reso l' atmosfera elettrica, per vendicarsi del non passaggio di Maradona alla Juventus. La fuga di notizie che saccentemente seppe costruire, al di là degli imbarazzi, silenzi e grande nervosismo; fu per i magistrati oggetto di contenzioso e pertanto il vituperio ordito ai danni di Maradona, andò ben oltre le aspettative. Denunciato per spaccio oppure segnalato in prefettura per detenzione di narcotici? Domande senza risposta. Il procuratore capo, con tanto di comunicato stampa prega cortesemente i giornali di astenersi dalla richiesta di colloquio. Un garbato ma perentorio "no comment". Arriva il maggiore dei carabinieri, l' ufficiale che ha coordinato il blitz; il volto segnato da due profonde occhiaie, dribbla taccuini e flash, si scusa: «Anche oggi ho dormito poco, capirete». L' ufficiale si incontra in Procura coni giudici per un summit di oltre due ore sull' inchiesta; consegna un nuovo rapporto sull' operazione Cina che ha portato all' arresto di 8 persone, altre 12 denunciate: accusate di avere trafficato coca sulla rotta internazionale Sud America, Francia, Italia. A Poggioreale la convalida degli arresti; tutti confermati, per due, arresti domiciliari. Fulcro del narcotraffico è Carmela Cinquegrana. La maitresse parte spesso per Marsiglia, Lione, Nizza, fa il pieno di droga e spaccia poi tra i Quartieri, Casalnuovo e Melito. Finanzia l' operazione il clan camorrista dei Lorusso, la coca è custodita in Francia dagli emissari della cosca Iovine. Un' indagine durata novanta giorni: inizio 11 novembre, fine 11 gennaio. E Maradona? Diego finisce nel fascicolo giudiziario quando spunta la sua voce in una delle diecimila telefonate intercettate (5 telefoni sotto controllo, migliaia di ore d' ascolto, oltre 300 chiamate al giorno). Il suo colloquio con donna Carmelina è uno dei 280 fedelmente trascritti e consegnati ai giudici del pool antidroga dai carabinieri. Il fuoriclasse parla poco, è stanco e avvilito: la partita è andata male. Poi ci si accorda per un meeting di coca e sesso in un albergo a quattro stelle. Con lui ci sarebbe Cazzima e il gestore dello Chalet Park a Posillipo. L' appuntamento, come sempre, è lungo via Petrarca, all' alba. E nelle eleganti stanze dell' hotel il festino a base di stupefacenti. Dalle maglie larghe e sfilacciate del segreto istruttorio filtrano molti particolari, tutti fatti trapelare da Gennaro Esposito. Adducendo che Maradona pagasse profumatamente le donne, l' albergo e il suo impenetrabile silenzio. Cinquecentomila in media per l' amore sino all' alba, con Rita Gusmao, Monica Kostmann, Maria Santana, Moecia Brito. Un po' meno per l' albergo. Ma Diego avrebbe trovato il modo di scaricare le spese presentandole come incontri di lavoro. Altre telefonate tirano in ballo il capitano del Calcio Napoli, indirettamente. Gli interlocutori fanno il suo nome: «Chiamo per Maradona, vuole roba e femmine». Ordinazioni frequentissime e consistenti: molta neve e anche due ragazze per volta. Qualche protesta: «Ma ieri non ci siamo trovati?»; «D' accordo, ma tu non sei venuto dove ti dico io...»; «Il materiale era scadente». E poi una visita nella notte in un basso ai Quartieri: due emissari di Diego sono a caccia di femmine e roba, piombano in via Sergente Maggiore, casa di donna Carmelina. Lei non c' è. Il marito, Mario Falcone, non sa come comportarsi. Spiega a un amico al telefono: «Li ho mandati via, volevano... hanno fatto il nome di Diego, io non sapevo che fare, gli ho detto di andarsene». Lui, l' idolo del San Paolo, replica alle accuse sulle colonne del "Roma": «Mi aspetto di tutto dal momento che ho deciso di abbandonare il calcio. I miei avvocati mi staranno vicini, quanto guadagneremo con le querele sarà dato in beneficenza ai bambini poveri di Napoli». Detto fatto: il penalista Vincenzo Maria Siniscalchi è andato in Procura per chiedere a Sbordone di interrogare Diego al più presto (forse già oggi) e intanto annuncia querele per i gravissimi danni alla sua immagine con ripercussioni incalcolabili anche sui contratti pubblicitari. Una strategia difensiva decisa a tavolino mercoledì notte, in un faccia a faccia con Siniscalchi. Lo stesso legale che è tornato a difenderlo nella difficile causa contro Cristiana Sinagra per il riconoscimento di Diego Armando junior, quattro anni, presunto figlio del campione. Proprio mercoledì mattina il processo ha segnato un nuovo punto a favore di Cristiana: tre deposizioni davanti al giudice Maria Lidia De Luca, tre conferme che dalla storia tra la donna e l' argentino è nato Diego Armando junior. Juana Bergara, ex cameriera sudamericana di casa Maradona, Roberta Boccarusso, amica della Sinagra, e la ginecologa Ornella De Angelis, tutte testimonianze sfavorevoli al giocatore. E Cristiana Sinagra, saputo del nuovo caso Maradona al termine dell' udienza, ha commentato: «Sono davvero preoccupata per lui, in fondo Diego è sempre il padre di mio figlio. In questa vicenda il Cazzimma raggiunse l’apice del suo essere sfacciato strafottente sfrontato indisponente e dispettoso, che elevò il cinismo, finanche oltre la pura cattiveria. Nel tempo vi è di certo che scomparve e in tutta Napoli si perse memoria della sua figura e delle sue gesta, che rimasero però un humus fecondo. E tuttora ci si chiede che fine ha fatto Gennaro Esposito detto Cazzimma? Cosa avrà escogitato per far parlare ancora di se? Quando apparirà ancora alla ribalta sulle cronache napoletane? E ad oggi è lui che simboleggia la cazzimma?



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Racconto scritto il 04/01/2018 - 17:50
Da Savino Spina
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Commenti


“Cazzimma” è un’espressione dialettale, molto diffusa soprattutto nel lessico campano, utilizzata per definire un insieme di atteggiamenti (prevalentemente negativi) tra i quali, prima di tutto, la furbizia opportunistica di chi mira d’istinto al proprio tornaconto personale, non facendosi scrupolo di sfruttare chiunque possa servire, sia pure un amico o un parente. Il termine “cazzimma” può però anche designare la cattiveria gratuita, prevaricante, che non ha alcuno scopo se non quello di danneggiare, di sopraffare l’altro, il più debole; ma può pure indicare, in una connotazione quasi positiva, un modo di fare grintoso e risoluto. È un atteggiamento che esiste in tutto il mondo, ma solo a Napoli gli è stato dato un nome.

Savino Spina 04/01/2018 - 22:32

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