E' una bella giornata di sole.
Siamo in auto con una coppia di amici, Chiara e Carlo, parliamo del più e del meno, non abbiamo un orario preciso, abbiamo concordato tra le dodici e le quattordici, per arrivare alla Baita del Contadino, così si chiama il locale dove abbiamo prenotato per pranzare.
Una tranquilla giornata tra amici, nulla di particolare.
La strada si inerpica su un lato di monte, le curve iniziano a infastidire Giulia, mia moglie, ci fermiamo in una piazzola per farle prendere un po' d'aria e bere un po' d'acqua.
Dopo una decina di minuti, riprendiamo il percorso.
Giulia sta meglio e partecipa anche lei alle chiacchiere, ai pettegolezzi sui vari amici comuni.
La strada continua, per fortuna le curve si diradano.
Stiamo percorrendo proprio una curva quando sentiamo una specie di fischio, piuttosto rumoroso, che sembra provenire dai nostri cellulari, inoltre, nella strada, appare una specie di nebbia che riduce notevolmente la visibilità.
Rallento.
L'asfalto scompare per far posto alla terra battuta.
- Carlo, sei sicuro che questa sia la strada giusta? - chiedo al mio amico vedendo il fondo stradale non asfaltato.
- Ho chiesto a mia sorella e lei mi ha detto di fare questa strada. Guarda, non so che dirti, io non l'ho mai fatta... senti, provo a chiamarla, magari abbiamo imboccato qualche... provo a chiamare.
- Sentite, accosto un attimo.
- Il telefono non funziona – dice Carlo.
- Aspetta, proviamo con il mio – gli rispondo, come lo prendo mi rendo conto che il mio è spento.
- Allora? Marco... il telefono! - mi dice Carlo. Lo guardo con aria sorpresa.
- Anche il mio non funziona – rispondo.
- Ragazzi, proviamo ad usare il navigatore satellitare? Il mio cellulare è acceso ma non c'è campo – dice Chiara.
- In questa macchina non c'è navigatore. Anche nel mio telefonino non c'è campo. Ragazzi, mi pare di vedere delle persone più avanti. Proviamo a chiedere indicazioni a loro – dice Giulia.
Due giovani donne stanno percorrendo la strada, sono quasi davanti alla nostra auto, che nel frattempo ho fermato, esco dalla macchina e mi avvicino a loro per chiedere indicazioni.
Le ragazze sono vestite in modo decisamente insolito, sembrano uscite fuori da una foto dell'ottocento.
- Salve, non è che conoscete la strada per la Baita del Contadino? - chiedo loro, queste mi guardano come se fossi un marziano, sorridono.
- Vi siete persi? - mi domanda una delle due.
- Forse si. Abbiamo i cellulari fuori uso e siamo senza navigatore.
- I cosa?
- I cellulari. C'è una festa in costume? - dico loro. Forse non è elegante, non so, comunque incuriosito dai vestiti delle due ragazze la domanda mi pare giusta. Intanto anche gli altri escono dall'auto e si avvicinano alle due ragazze.
- Nessuna festa. Da queste parti si ci veste così. E voi... da dove venite?
- Da Firenze.
- Un po' lontano da qui. Ma... quella? - dice la ragazza bionda indicando l'auto.
- Quella? È una grande punto. È vecchiotta ma funziona ancora.
- Marco, allora? - mi dice Carlo impaziente di ripartire.
- Queste gentili ragazze non sanno dove sta il locale.
- Ragazze, sapete dov'è la strada che porta a Siena? - chiede alle due, Carlo.
- É questa – risponde la ragazza mora, che sembra anche la più giovane.
- Ma questa è una strada bianca, ci sfasceremo la macchina... una strada asfaltata? - interviene Chiara.
- Non capisco cosa volete dire. Le strade, qui, sono sempre state così.
- Avete un telefono? - chiede Carlo.
- Un cosa? Signori, ma... che volete burlavi di noi?! - dice la ragazza bionda con tono spazientito.
- E no... scusa... qui mi sa che siete voi che ci state prendendo...- risponde Giulia.
Dal fondo della strada appaiono anche altre figure, sono figure maschili, vestite anch'esse in modo insolito.
La situazione sembra riscaldarsi e la cosa non aiuta a capire dove diamine siamo finiti.
- Ragazzi, calma... calma! Vedo altre persone. Proviamo a chiedere a loro - dico cercando di ristabilire la calma negli animi.
Intanto le altre persone, precisamente due uomini sulla quarantina, si uniscono al gruppo.
- Buongiorno signori - fa uno dei due.
- Buongiorno, senta ci siamo persi e stavamo chiedendo indicazioni circa la strada per Siena.
- La strada per Siena è questa.
- Va bene, ma questa è tutta strada bianca e noi siamo in auto... capisce il problema?
- Veramente no! Da dove venite?
- Da Firenze.
- Marco, senti, forse è meglio risalire in auto e tornare indietro – dice Carlo.
- Mi pare, visto che non riusciamo a … si, ragazzi torniamo in auto.
Risaliamo in auto, il gruppo di sconosciuti ci guarda come se fossimo marziani, poi la ragazza bionda si avvicina e si mette davanti all'auto.
- Che fai? spostati! - le dice Chiara.
- Cos'è questa cosa? - dice la ragazza, intanto anche il resto del gruppo è attorno all'auto e la guarda come se fosse un mezzo di extraterrestri.
- Ragazzi, spostatevi che dobbiamo andare - dico loro.
Metto in moto e una delle ragazze grida.
Il tipo con pochi capelli resta ammirato dal fatto che l'auto si sia spostata.
- Siamo capitati in un posto di matti! - dice Giulia cercando di trattenere un sorriso.
- Sentite, ora vado un po' avanti e poi giro. Non voglio che questi sciroppati si mettano in mezzo alla strada mentre stiamo passando.
Percorriamo un po' di strada bianca in salita e notiamo la presenza di alcune case.
- Ci sono case... guardate più avanti... ma il vostro telefono, prende? - dice Carlo.
- Aspetta, provo... no... non prende. Probabilmente in questa zona non c'è campo. Proviamo ad avvicinarci a quelle case, magari non ci sono sciroppati come questi e ci dicono dove possiamo passare – dice Chiara.
Passiamo davanti ad alcune casette, alcune sembrano nuove ma lo stile architettonico sembra suggerire altro.
- Non si vede nessuno – dice Carlo.
- Proviamo a scendere e bussare una porta, magari qualcuno ci può dire dove siamo capitati e che razza di posto sia questo – dice Giulia.
Fermiamo l'auto e bussiamo alla porta della prima casa che troviamo davanti a noi.
Esce fuori una tipa sulla trentina, capelli arruffati, da dentro la casa, che intuiamo essere piuttosto spartana, si sentono voci di bambini.
- Sii! - risponde la donna, come apre la porta.
- Salve, ci siamo persi. Non è che ci può indicare la strada per Siena, per cortesia?
- Siena? - risponde la tipa, che ci squadra da testa a piedi – perché siete vestiti in questo modo? - ci fa lei.
- Veniamo da Firenze – risponde Chiara.
- A Firenze ci si veste così? Non lo sapevo! Comunque, la strada è questa. Ma siete a piedi? - dice la giovane.
- No, abbiamo la macchina – rispondo io.
- La macchina? Che sarebbe? - sempre la ragazza.
Nel mentre fanno capolino due bambini che ci guardano incuriositi.
- Ragazzi, mi pare che qui... sentite, torniamo indietro e ripercorriamo la strada fino a che non troviamo un cartello stradale – dice Carlo.
Ci congediamo dalla giovane madre, entriamo in auto e torniamo indietro.
La giovane, assieme ai suoi figli, segue ammirata la nostra partenza, intanto anche altre persone escono fuori dalle case e seguono con lo sguardo la nostra auto.
Ci viene il dubbio di essere finiti in qualche scherzo televisivo.
- Vuoi vedere che questi sono attori e noi siamo finiti in qualche programma di scherzi? - dice Carlo.
- Se così fosse... mi dispiace ma non do il consenso a trasmettere... no... non mi piacciono per nulla quel genere di trasmissioni – dice Giulia.
- Sai cosa penso? Che all'interno, le case, tranne una o due, sono vuote. Avete presente The Truman Show? - dice Chiara.
- Sapete che vi dico? Se pensavano di far ridere la gente con le nostre reazioni, hanno sbagliato, e di grosso, persone. Neanche io voglio dare il consenso – rispondo io.
La strada bianca termina, riprende quella asfaltata.
Dopo qualche chilometro, troviamo un cartello stradale che indica, come direzione, Siena, e, con nostra sorpresa, è quella che abbiamo appena percorso.
Non fidandoci, vediamo se i cellulari hanno campo per chiamare.
Carlo riesce a chiamare sua sorella che conferma come strada quella che abbiamo appena percorso, lui le dice quello che ci è accaduto, lei resta sorpresa ma conferma la strada.
- Ragazzi, Marta dice che la strada è questa e... insomma, per arrivare alla Baita facendo altre strade … per farla breve, conviene fare questa – dice Carlo.
- Sentite, come vediamo quelle persone, facciamo presente che a noi non fa piacere finire in tv, che ne dite? - dice Chiara.
Siamo tutti d'accordo.
Ripercorriamo la strada ma, questa volta, la strada bianca non c'è, eppure la strada è la stessa.
Continuiamo e vediamo un'auto percorrere la strada in senso contrario, poi un'altra auto ma delle persone viste prima, nessuna traccia.
Arriviamo a dei ruderi.
- Ragazzi, guardate lì... queste sono le casette di prima - dice Giulia.
- Le casette? Ma dai! - dice Chiara.
- Fermiamoci. Mi sa che hai ragione! - dice Carlo.
- Ma non è possibile! Siamo passati qui poco fa... questi sono ruderi vecchi di anni e anni. Va bene mi fermo... ma … non può essere – rispondo io, mentre mi accosto e fermo l'auto.
Scendiamo e ci avviciniamo ai ruderi.
Chiara indica una finestra, secondo lei quella è proprio la finestra della casa della giovane madre.
Restiamo in silenzio, scambiandoci sguardi increduli.
Rientriamo in auto, riprendiamo la strada, dopo qualche minuto iniziamo a parlare a fiume, accavalcandoci nelle voci e cercando di dare una spiegazione al fatto, cosa molto difficile da fare.
Siamo in auto con una coppia di amici, Chiara e Carlo, parliamo del più e del meno, non abbiamo un orario preciso, abbiamo concordato tra le dodici e le quattordici, per arrivare alla Baita del Contadino, così si chiama il locale dove abbiamo prenotato per pranzare.
Una tranquilla giornata tra amici, nulla di particolare.
La strada si inerpica su un lato di monte, le curve iniziano a infastidire Giulia, mia moglie, ci fermiamo in una piazzola per farle prendere un po' d'aria e bere un po' d'acqua.
Dopo una decina di minuti, riprendiamo il percorso.
Giulia sta meglio e partecipa anche lei alle chiacchiere, ai pettegolezzi sui vari amici comuni.
La strada continua, per fortuna le curve si diradano.
Stiamo percorrendo proprio una curva quando sentiamo una specie di fischio, piuttosto rumoroso, che sembra provenire dai nostri cellulari, inoltre, nella strada, appare una specie di nebbia che riduce notevolmente la visibilità.
Rallento.
L'asfalto scompare per far posto alla terra battuta.
- Carlo, sei sicuro che questa sia la strada giusta? - chiedo al mio amico vedendo il fondo stradale non asfaltato.
- Ho chiesto a mia sorella e lei mi ha detto di fare questa strada. Guarda, non so che dirti, io non l'ho mai fatta... senti, provo a chiamarla, magari abbiamo imboccato qualche... provo a chiamare.
- Sentite, accosto un attimo.
- Il telefono non funziona – dice Carlo.
- Aspetta, proviamo con il mio – gli rispondo, come lo prendo mi rendo conto che il mio è spento.
- Allora? Marco... il telefono! - mi dice Carlo. Lo guardo con aria sorpresa.
- Anche il mio non funziona – rispondo.
- Ragazzi, proviamo ad usare il navigatore satellitare? Il mio cellulare è acceso ma non c'è campo – dice Chiara.
- In questa macchina non c'è navigatore. Anche nel mio telefonino non c'è campo. Ragazzi, mi pare di vedere delle persone più avanti. Proviamo a chiedere indicazioni a loro – dice Giulia.
Due giovani donne stanno percorrendo la strada, sono quasi davanti alla nostra auto, che nel frattempo ho fermato, esco dalla macchina e mi avvicino a loro per chiedere indicazioni.
Le ragazze sono vestite in modo decisamente insolito, sembrano uscite fuori da una foto dell'ottocento.
- Salve, non è che conoscete la strada per la Baita del Contadino? - chiedo loro, queste mi guardano come se fossi un marziano, sorridono.
- Vi siete persi? - mi domanda una delle due.
- Forse si. Abbiamo i cellulari fuori uso e siamo senza navigatore.
- I cosa?
- I cellulari. C'è una festa in costume? - dico loro. Forse non è elegante, non so, comunque incuriosito dai vestiti delle due ragazze la domanda mi pare giusta. Intanto anche gli altri escono dall'auto e si avvicinano alle due ragazze.
- Nessuna festa. Da queste parti si ci veste così. E voi... da dove venite?
- Da Firenze.
- Un po' lontano da qui. Ma... quella? - dice la ragazza bionda indicando l'auto.
- Quella? È una grande punto. È vecchiotta ma funziona ancora.
- Marco, allora? - mi dice Carlo impaziente di ripartire.
- Queste gentili ragazze non sanno dove sta il locale.
- Ragazze, sapete dov'è la strada che porta a Siena? - chiede alle due, Carlo.
- É questa – risponde la ragazza mora, che sembra anche la più giovane.
- Ma questa è una strada bianca, ci sfasceremo la macchina... una strada asfaltata? - interviene Chiara.
- Non capisco cosa volete dire. Le strade, qui, sono sempre state così.
- Avete un telefono? - chiede Carlo.
- Un cosa? Signori, ma... che volete burlavi di noi?! - dice la ragazza bionda con tono spazientito.
- E no... scusa... qui mi sa che siete voi che ci state prendendo...- risponde Giulia.
Dal fondo della strada appaiono anche altre figure, sono figure maschili, vestite anch'esse in modo insolito.
La situazione sembra riscaldarsi e la cosa non aiuta a capire dove diamine siamo finiti.
- Ragazzi, calma... calma! Vedo altre persone. Proviamo a chiedere a loro - dico cercando di ristabilire la calma negli animi.
Intanto le altre persone, precisamente due uomini sulla quarantina, si uniscono al gruppo.
- Buongiorno signori - fa uno dei due.
- Buongiorno, senta ci siamo persi e stavamo chiedendo indicazioni circa la strada per Siena.
- La strada per Siena è questa.
- Va bene, ma questa è tutta strada bianca e noi siamo in auto... capisce il problema?
- Veramente no! Da dove venite?
- Da Firenze.
- Marco, senti, forse è meglio risalire in auto e tornare indietro – dice Carlo.
- Mi pare, visto che non riusciamo a … si, ragazzi torniamo in auto.
Risaliamo in auto, il gruppo di sconosciuti ci guarda come se fossimo marziani, poi la ragazza bionda si avvicina e si mette davanti all'auto.
- Che fai? spostati! - le dice Chiara.
- Cos'è questa cosa? - dice la ragazza, intanto anche il resto del gruppo è attorno all'auto e la guarda come se fosse un mezzo di extraterrestri.
- Ragazzi, spostatevi che dobbiamo andare - dico loro.
Metto in moto e una delle ragazze grida.
Il tipo con pochi capelli resta ammirato dal fatto che l'auto si sia spostata.
- Siamo capitati in un posto di matti! - dice Giulia cercando di trattenere un sorriso.
- Sentite, ora vado un po' avanti e poi giro. Non voglio che questi sciroppati si mettano in mezzo alla strada mentre stiamo passando.
Percorriamo un po' di strada bianca in salita e notiamo la presenza di alcune case.
- Ci sono case... guardate più avanti... ma il vostro telefono, prende? - dice Carlo.
- Aspetta, provo... no... non prende. Probabilmente in questa zona non c'è campo. Proviamo ad avvicinarci a quelle case, magari non ci sono sciroppati come questi e ci dicono dove possiamo passare – dice Chiara.
Passiamo davanti ad alcune casette, alcune sembrano nuove ma lo stile architettonico sembra suggerire altro.
- Non si vede nessuno – dice Carlo.
- Proviamo a scendere e bussare una porta, magari qualcuno ci può dire dove siamo capitati e che razza di posto sia questo – dice Giulia.
Fermiamo l'auto e bussiamo alla porta della prima casa che troviamo davanti a noi.
Esce fuori una tipa sulla trentina, capelli arruffati, da dentro la casa, che intuiamo essere piuttosto spartana, si sentono voci di bambini.
- Sii! - risponde la donna, come apre la porta.
- Salve, ci siamo persi. Non è che ci può indicare la strada per Siena, per cortesia?
- Siena? - risponde la tipa, che ci squadra da testa a piedi – perché siete vestiti in questo modo? - ci fa lei.
- Veniamo da Firenze – risponde Chiara.
- A Firenze ci si veste così? Non lo sapevo! Comunque, la strada è questa. Ma siete a piedi? - dice la giovane.
- No, abbiamo la macchina – rispondo io.
- La macchina? Che sarebbe? - sempre la ragazza.
Nel mentre fanno capolino due bambini che ci guardano incuriositi.
- Ragazzi, mi pare che qui... sentite, torniamo indietro e ripercorriamo la strada fino a che non troviamo un cartello stradale – dice Carlo.
Ci congediamo dalla giovane madre, entriamo in auto e torniamo indietro.
La giovane, assieme ai suoi figli, segue ammirata la nostra partenza, intanto anche altre persone escono fuori dalle case e seguono con lo sguardo la nostra auto.
Ci viene il dubbio di essere finiti in qualche scherzo televisivo.
- Vuoi vedere che questi sono attori e noi siamo finiti in qualche programma di scherzi? - dice Carlo.
- Se così fosse... mi dispiace ma non do il consenso a trasmettere... no... non mi piacciono per nulla quel genere di trasmissioni – dice Giulia.
- Sai cosa penso? Che all'interno, le case, tranne una o due, sono vuote. Avete presente The Truman Show? - dice Chiara.
- Sapete che vi dico? Se pensavano di far ridere la gente con le nostre reazioni, hanno sbagliato, e di grosso, persone. Neanche io voglio dare il consenso – rispondo io.
La strada bianca termina, riprende quella asfaltata.
Dopo qualche chilometro, troviamo un cartello stradale che indica, come direzione, Siena, e, con nostra sorpresa, è quella che abbiamo appena percorso.
Non fidandoci, vediamo se i cellulari hanno campo per chiamare.
Carlo riesce a chiamare sua sorella che conferma come strada quella che abbiamo appena percorso, lui le dice quello che ci è accaduto, lei resta sorpresa ma conferma la strada.
- Ragazzi, Marta dice che la strada è questa e... insomma, per arrivare alla Baita facendo altre strade … per farla breve, conviene fare questa – dice Carlo.
- Sentite, come vediamo quelle persone, facciamo presente che a noi non fa piacere finire in tv, che ne dite? - dice Chiara.
Siamo tutti d'accordo.
Ripercorriamo la strada ma, questa volta, la strada bianca non c'è, eppure la strada è la stessa.
Continuiamo e vediamo un'auto percorrere la strada in senso contrario, poi un'altra auto ma delle persone viste prima, nessuna traccia.
Arriviamo a dei ruderi.
- Ragazzi, guardate lì... queste sono le casette di prima - dice Giulia.
- Le casette? Ma dai! - dice Chiara.
- Fermiamoci. Mi sa che hai ragione! - dice Carlo.
- Ma non è possibile! Siamo passati qui poco fa... questi sono ruderi vecchi di anni e anni. Va bene mi fermo... ma … non può essere – rispondo io, mentre mi accosto e fermo l'auto.
Scendiamo e ci avviciniamo ai ruderi.
Chiara indica una finestra, secondo lei quella è proprio la finestra della casa della giovane madre.
Restiamo in silenzio, scambiandoci sguardi increduli.
Rientriamo in auto, riprendiamo la strada, dopo qualche minuto iniziamo a parlare a fiume, accavalcandoci nelle voci e cercando di dare una spiegazione al fatto, cosa molto difficile da fare.
Racconto scritto il 07/01/2018 - 09:07
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