Te lo ricordi? Giocavamo tra le onde nei pomeriggi assolati. C'erano molte persone, ma io vedevo solo te. Eri il Dio del mare per me. Non sapevo ancora che ne esistesse uno nell'immaginario collettivo e che vantasse secoli e secoli di storia. Ero ignara di tutto ciò che non riguardava noi, la nostra famiglia. Forse è presto per versare qualche lacrima, papà. Ho appena iniziato a scrivere, e mi pare di non poterne fare a meno. Sono stata tanto sola in questi ultimi anni. Quasi nessuno lo ha capito, anche se traspare dai miei gesti e dallo sguardo, la tua malattia. Sono forte, perchè me lo hai insegnato tu e me lo ricordi ogni giorno. Quando vedo un tuo sorriso, mi sento come di fronte ad un piccolo miracolo. Ogni volta che scherzi sulla mia sbadataggine o sul mio buffo modo di treagire quando mi sento ferita, vorrei ringraziarti, ma non mi escono le parole dalla bocca. Saper ridere e scharzare, non è cosa di tutti. In te, che sei immobilizzato e costretto a restare seduto su quella sedia, è stupefacente, è commovente, la risata.
Vorrei portarti al mare.
Non è ancora primavera, ma l'aria pungente che viene dalla Grecia, mi piace pensare che venga lì, sarebbe bello averla tra i capelli. Non mi piace quando le aasistenti sanitarie te li rasano corti corti. Non mi piace perché tu li hai sempre portati lunghi. E quando ti facesti tagliare i baffi? Oh papà, non mi sembravi più tu. Lasciamo stare i muscoli, che quando ero piccola, mentre lavoravi in garage con i tuoi attrezzi e inventavi un mobile o un'oggetto strano, potevo intravvedere sulle tua braccia, le uniche dalle quali sia mai stata presa in braccio. Lasciamo stare i muscoli, che non facevano di te l'uomo forte che eri, altrimenti non lo saresti nemmeno adesso. Sei sempre bellissimo papà, anche se ti sei ristretto. Vedo negli occhi delle assistenti un piccolo dolore ogni volta che ti salutano. Sono innamorate dei tuoi occhi verdi come il mare.
Vorrei portarti al mare.
Non preoccuparti della sabbia. Non mi impedirà di arrivare alla riva.Ci saranno i soliti inebetiti che non sapranno se aiutare o no, e ci saranno i soliti paladini della gentilezza che verranno ad aiutarci a trascinare la tua sedia a rotelle. Anzi, che stupidaggine ho scritto! Ci saranno delle assi di legno levigate portate dal mare durante la notte, perchè andremo su una spiaggia deserta. Non amiamo, noi due, vedere il mare e ascoltare le voci della gente. Ci piace ascoltare le onde che si infrangono sugli scogli, ci piace osservare i granchi mentre si nascondono come possono, e ci piace il vento solitario. Prenderò quelle assi, e le metterò via via sul nostro cammino. Tu sei bravo a dirigere la sedia con il pulsante. E a mano a mano, arriveremo a sfiorare l'acqua. Ne raccoglierò un pò sul palmo della mano, e te la farò annusare, ad occhi chiusi. Raccoglierò delle conchiglie, e te metterò sulle gambe. Se vorrai, faremo qualche fotografia. Lo so che non ti fai fotografare volentieri da quando sei malato, ma ci faremo un primo piano, e brilleranno i tuoi occhi e saranno felici. Abbiamo gli stessi occhi. Molti continuano a dire che somiglio alla mamma, ma io non la vedo affatto quEsta somiglianza. Io ho i tuoi occhi, nella forma e nel colore. Siamo padre e figlia. Siamo fatti della stessa materia in fondo! I capelli sono della mamma, certo. Ma del resto, somiglio a te. Dentro soprattutto, anche se TU non lo sai.
Vorrei portarti al mare, papà.
M.M.M.
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Profondamente stupendo, seppur nella sua drammaticità
Ciao
c'è amore e forza emotiva in questo tuo racconto, che sento molto vicino...
Brava
Ti abbraccio