Agitava il caschetto biondo e rideva col cuore in gola. Si portava dolcemente le mani al petto e la testa indietro:
"No, ti assicuro, non è affatto così!" sibilava goffamente tra una risata e l'altra, gesticolando in maniera incomprensibile. Era una risata incontenibile la sua, in grado di squarciare anche l'animo del più impassibile. Declinava un invito e dopo aver salutato energicamente l'amica, Arijane procedeva spedita, calzando due occhiali da sole squadrati e neri, piccoli piccoli: sembrava che fosse uscita da un film anni 60 e calpestasse allegramente l'asfalto, sbuffando tra un tiro di sigaretta e l'altro. Era una tipa complicata Arijane, che riusciva a lasciarsi dietro solo mozziconi di sigaretta e desideri irrealizzabili. Poteva contare sulle dita di mani e piedi sogni infranti e sbronze del venerdì sera. Eppure la signorina Arijane camminava spedita e aspettava il bus impaziente. Brillava sotto un cielo nuvoloso e piangeva col sole. Era ambiziosa e si credeva invincibile pur non essendolo pienamente. Saliva dunque sulla solita linea di bus che la scaricava a 200 metri dalla sua abitazione. Si stringeva nel suo giacchetto di jeans raccapezzato e respirava la solita aria viziata che le irritava le narici e le gravava sulle spalle. Eppure la signorina Arijane, non appena scesa dal bus, continuava a camminare spedita sorridendo agli sconosciuti e, dopo aver rovistato in una borsetta microscopica, inseriva la chiave nella serratura, aspettandosi il cumulo di vestiti da lavare e il disordine a regnare sovrano. "Finalmente, sei tornata." La povera Arijane che viveva nel disordine ma programmava maniacalmente la sua vita, lo salutò con un gesto forzato. Eh no, questo non lo aveva proprio programmato.
"No, ti assicuro, non è affatto così!" sibilava goffamente tra una risata e l'altra, gesticolando in maniera incomprensibile. Era una risata incontenibile la sua, in grado di squarciare anche l'animo del più impassibile. Declinava un invito e dopo aver salutato energicamente l'amica, Arijane procedeva spedita, calzando due occhiali da sole squadrati e neri, piccoli piccoli: sembrava che fosse uscita da un film anni 60 e calpestasse allegramente l'asfalto, sbuffando tra un tiro di sigaretta e l'altro. Era una tipa complicata Arijane, che riusciva a lasciarsi dietro solo mozziconi di sigaretta e desideri irrealizzabili. Poteva contare sulle dita di mani e piedi sogni infranti e sbronze del venerdì sera. Eppure la signorina Arijane camminava spedita e aspettava il bus impaziente. Brillava sotto un cielo nuvoloso e piangeva col sole. Era ambiziosa e si credeva invincibile pur non essendolo pienamente. Saliva dunque sulla solita linea di bus che la scaricava a 200 metri dalla sua abitazione. Si stringeva nel suo giacchetto di jeans raccapezzato e respirava la solita aria viziata che le irritava le narici e le gravava sulle spalle. Eppure la signorina Arijane, non appena scesa dal bus, continuava a camminare spedita sorridendo agli sconosciuti e, dopo aver rovistato in una borsetta microscopica, inseriva la chiave nella serratura, aspettandosi il cumulo di vestiti da lavare e il disordine a regnare sovrano. "Finalmente, sei tornata." La povera Arijane che viveva nel disordine ma programmava maniacalmente la sua vita, lo salutò con un gesto forzato. Eh no, questo non lo aveva proprio programmato.
Racconto scritto il 05/02/2018 - 18:03
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