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UNA STRANA AMICIZIA

UNA STRANA AMICIZIA


Non so se definirla fiaba per bambini o racconto per adulti. Diciamo pure che si tratta di una storia di fantasia che ho elaborato associando l’interesse che ho sempre avuto per l’universo, per lo studio dei corpi celesti, delle galassie e della possibile vita extraterrestre e l’amore per gli animali, per i gatti in particolare, animaletti domestici ma anche indipendenti che ho sempre ammirato insieme ai cani e agli altri animali. Misteriosi e affascinanti, i gatti li ho sempre avuti vicini nella mia infanzia e nei miei giochi. Ero in empatia con loro, dialogavo e sentivo le loro emozioni e viceversa loro percepivano le mie, in un colloquio invisibile e profondo. Creature straordinarie con i grandi occhi magnetici obliqui, morbidi manti pelosi e orecchie con punta arrotondata, pronte a captare qualsiasi fruscio, suono, rumore anche lieve.
Racconto di un alieno che giunge sulla Terra da un pianeta distrutto da una guerra e incontra un gatto capace di sentire il suo linguaggio telepatico e di aiutarlo nella sua difficoltà, incurante della sua diversità e fragilità.
Basta questa volta sarebbe atterrato. Era stufo di andare in giro con la sua argentata navicella spaziale attraversando lo spazio siderale. Il suo pianeta a causa di una brutta e lunga guerra non esisteva più e i pochi sopravvissuti si trovavano come lui, in giro alla ricerca di un posto che li potesse ospitare. I supersiti avrebbero raccontato le loro disavventure e avrebbero potuto evitare che anche altri commettessero gli stessi errori. Ma da quando la navicella di 181, così si chiamava l’alieno, sorvolava e studiava il pianeta terra, osservava che le sue creature non erano messe bene. Avevano costruito molto, ma avevano anche distrutto e possedevano armi devastanti e pericolose. Anziché vivere in fratellanza spesso si odiavano e si uccidevano, non rispettavano l’ambiente e le creature indifese.
Però era maledettamente attratto dal pianeta terra. Sarebbe atterrato volentieri, ma appena si avvicinava , la gente si comportava in modo strano, fuggiva, gridava o lo spiavano come un nemico da aggredire. E non avevano ancora visto lui!
Piccoletto, rispetto agli umani, verdino e con grandi occhi azzurri, magro e con la testa piuttosto grossa, indossava una tuta argentata e un grande casco che gli permetteva di respirare ovunque si trovasse.
Si era avvicinato alla nostra galassia affascinato dai pianeti che ruotavano attorno ad un sole che risultava abbastanza simile a quello che illuminava il suo mondo perduto. Aveva sorvolato le pianure rossastre di Marte e si era avvicinato pericolosamente agli anelli di Saturno, quasi finiva nell’orbita gravitazionale e nelle tempeste terribili del gigantesco Giove.
Ma la terra era il più bel pianeta. Azzurro, con quel liquido prezioso che chiamavano acqua e le terre piene di verde e poi era popolato da esseri viventi che nei secoli avevano costruito città, paesi , monumenti, strade, ponti. Tanta bellezza però si trovava in pericolo poiché gli umani erano portati a distruggere tutto.
Era ormai notte , così stanco del suo girovagare scelse un posto isolato e lentamente, sollevando un grande vento, iniziò le operazioni di atterraggio e scese sulla terra. Atterrò su un pianura circondata da alberi, così sarebbe stato nascosto e poteva in tutta calma riposarsi. Finalmente un grande sonno chiuse le grandi palpebre sui grandi occhi azzurri.
Quando si risvegliò era giorno e la luce del sole illuminava la pianura di luce accecante. 181 guardò fuori dall’oblò e ammirò quel mondo verdeggiante da vicino. Il vento muoveva le chiome degli alberi e alcuni animaletti si muovevano guardando con stupore la navicella. Aprì il portello centrale da cui si allungò una scaletta e scese giù, inciampando alla fine e cadendo con le gambe esili in aria sul terreno morbido.
Si rialzò, sollevandosi sul pianoro pieno di erba che quasi lo copriva in altezza ed improvvisamente ebbe paura e si sentì solo e smarrito. Come avrebbero reagito le altre creature terrestri vedendolo? Lo avrebbero visto come un mostro, un invasore pericoloso e probabilmente avrebbero cercato di eliminarlo o lo avrebbero utilizzato come oggetto di studi e di esperimenti .
Ma ecco che mentre era tormentato da quelle riflessioni, si trovò faccia a faccia con un esserino strano. Ricoperto di un manto peloso grigio , faccino triangolare, quattro zampe, orecchie tese e lunga coda, grandi occhi verdi. Lo guardava meravigliato e lo annusava. Il micio si rassicurò dato che l’odore che gli giungeva era buono, ma percepiva una strana emozione di paura che veniva da quell’ esserino strano.
-Miao!- fece il micio
Ma quello non rispondeva e provò a toccarlo con la zampina. Ma 181 si ritrasse un po’
Rimasero a guardarsi: i grandi occhi verdi del micio incrociarono quelli grandi e azzurri dell’extraterrestre. Poi sentirono entrambi di capirsi telepaticamente ed entrarono in un lungo dialogo di presentazione.
181 gli raccontò le sue disavventure e tutte le sue paure. Il micio con il manto grigio tigrato cercò di rassicurarlo, ma al tempo stesso riconosceva che aveva ragione ad avere paura degli umani, l’avrebbero di sicuro perseguitato. Doveva aiutarlo a nascondersi e a cercare del cibo. Era così magro!
Nella zona il gatto, inseguendo dei topini, si era accorto che esisteva una grande grotta. Un’ampia fenditura del costone roccioso che delimitava quel campo. Dopo aver camminato un bel po’ lo trovarono e insieme pensarono che per il momento 181 vi si poteva rifugiare. Vi nascosero la navicella argentata che occupò una buona parte della grotta, tuttavia rimaneva spazio anche per lui. Poi il gatto, stanco da tutto quel da fare, lo invitò a riposarsi e lui facendo le fusa si appisolò raggomitolato vicino a 181. Il calore che il micio emanava lo riscaldò e gli diede un conforto di cui aveva bisogno da tempo, placò le sue paure e le sue sofferenze .
L’aria divenne più fresca e giunse la notte in quel pianeta dalle mille risorse e tutto da scoprire. Sopra le loro teste un diluvio di stelle brillavano lontane nello spazio siderale infinito e lontano e come in un grande spettacolo si delinearono come disegni le costellazioni astrali. In quel buio gli occhi del gatto divennero differenti : la pupilla si era dilatata e gli brillavano come dei fari. Si fissavano, ma ormai erano amici e si capivano perfettamente, tuttavia non riuscivano a trovare una soluzione.
Il giorno successivo la situazione di pericolo era sempre più imminente poiché avevano visto in lontananza umani che si avvicinavano. Allora 181 con una specie di magia azionò il pulsante di una macchinetta dalla quale fuoriuscì una luce bianca che rese immediatamente la navicella spaziale invisibile.
Gli uomini con le divise che ormai erano giunti, rimasero a guardare e fotografare il luogo dell’atterraggio dove erano evidenti dei segni e una forma bruciata circolare, rilevandone le caratteristiche e discutendo animatamente le varie ipotesi che ognuno di loro formulava. Sicuramente supponevano di uno sbarco di alieni pericolosi. Osservandoli dal suo nascondiglio , 181 capiva perfettamente che se l’avessero trovato non avrebbe fatto una buona fine.
Si rivolse al micio che finalmente aveva dichiarato di chiamarsi Tigrino, così lo chiamava un bimbo, pregandolo di avere una soluzione per lui, dato che ormai non aveva più un posto dove vivere. Il micio solitamente furbo e rapido nelle soluzioni, questa volta era spiazzato e non sapeva cosa fare. Dopo una attenta riflessione ebbe una idea che attraversò il suo cervello come un lampo.
-Ti devi trasformare in gatto, come me, così andremo in giro insieme, andremo dal bimbo che mi chiama Tigrino e ci darà del cibo. Non vedendoti diverso, nessuno ti perseguiterà.
181 pensò un poco. Certo avrebbe potuto fare come diceva il suo amico peloso, ma avrebbe dovuto rinunciare per sempre alla sua identità, a tutto quello che era stato fino a quel momento. Significava dire addio al suo passato e forse avrebbe potuto anche perdere la memoria.
-Che ti importa , tanto diventi gatto!- diceva Tigrino
-E allora a cosa sarebbe servita la mia vita precedente se non posso nemmeno avvertire gli altri dei pericoli che rischiano con certe armi e con certi comportamenti.- lamentava 181
-Oh! Gli umani non ti ascolteranno lo stesso! Solo che ti vedranno diverso e penseranno che sei sicuramente un pericolo per l’umanità! – sentenziò con grande saggezza Tigrino.
181, si arrese alle teorie del gatto e dopo alcune incertezze, con la macchina a raggi che aveva portato con sè, trasformò il suo corpo in quello di un gatto, però per fortuna la memoria della sua vita non era andata distrutta.
Adesso era un bel micio con il manto peloso color miele e gli occhi sempre grandi, avevano mantenuto il colore azzurro.
Così i due gatti misteriosi e guardinghi si incamminarono contenti e vicini,comprendendosi perfettamente come due vecchi amici. Attraversarono pianure silenziose piene di erba, strade polverose e di cemento, diretti verso il centro abitato vicino, pronti a vivere mille esperienze e mille avventure, sfidando i numerosi pericoli che si sarebbero presentati, vincendo tutte le difficoltà e le paure. Tuttavia 181 avrebbe cercato in qualche modo di mettere in guardia gli uomini, consegnando loro il triste bagaglio del suo mondo lontano anni luce, ormai distrutto e del suo infelice girovagare nello spazio in cerca di un rifugio. Avrebbe cercato di fare capire agli uomini che la vita esiste in tutti i punti dell’universo anche se in forme differenti e che in qualche modo ne facciamo tutti parte.




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Racconto scritto il 07/02/2018 - 13:25
Da Patrizia Lo Bue
Letta n.1061 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bella, storia, scorrevole, scritta molto bene, e molto dolce...e poi io amo i gatti, e davvero un co-protagonista migliore di tigrino, per 181, non ci poteva essere. I gatti hanno una sensibilità straordinaria, come tutti gli animale, ma forse un po' di più. (Scusa il commento molto lungo) 5*

Marirosa Tomaselli 10/02/2018 - 11:46

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