Tutti i giorni iniziano dallo stesso posto : Il letto. Quella mattina, come tutte le mattine, al primo trillo della sveglia, spalancai gli occhi e mi posi a sedere poggiandomi al cuscino. Cominciai a pensare alle problematiche che il nuovo giorno mi avrebbe posto, come facevo sempre, del resto. Guardai verso mia moglie che ancora consumava gli ultimi scampoli di un sonno mai sufficiente e, sorridendo, approvai la mia scelta di tanti anni prima. Quando le cose si fanno per bene ! Avevo riflettuto tanto prima di compiere il gran passo con lei, ma ora era li, nel posto di sua competenza, di mia competenza. Mi alzai e mi diressi al bagno dove mi rasi e feci le mie abluzioni giornaliere. Ne uscii fresco e pimpante. Andai a fare colazione coi miei due figli, mentre mia moglie si aggirava tra noi per sopperire a qualche desiderio nuovo e improvviso. Quindi, borsa alla mano, mi preparai ad uscire non senza aver prima “stimolato i miei figli a fare altrettanto visto che toccava a me portarli a scuola, ma soprattutto non senza dare un bacio alla donna della mia vita. Eh si, una vita regolata la mia, scandita da una sana routine di cui ero un grande assertore. Arrivai in azienda con due minuti di anticipo, tant’è che incrociai la donna delle pulizie che ne usciva. La mia scrivania era già sommersa da faldoni di pratiche, sono un dirigente importante io ! E in odore di promozione, così, quando l’usciere mi comunicò che ero atteso dal presidente pensai che fosse arrivata l’ora. Mi diressi con speranza all’incontro e il presidente stesso mi aprì la porta e, stringendomi calorosamente la mano, mi invitò a sedermi. Mai avrei pensato che, da li a poco, quella sedia si sarebbe trasformata nel classico sacco di…Fantozzi. Infatti, niente affatto imbarazzato, il capo dei capi della nostra grande azienda, con fare sorridente e mellifluo mi mise a conoscenza delle nuove strategie che si sarebbero dovute attuare per l’ingresso dei nuovi e ricchissimi soci che stavano per subentrare. Ma, ahimè, io in quelle strategie non ero previsto. Sicuro che, per le mie capacità lavorative, avrei trovato un’altra occupazione. Altro che grande capo, un grande s….! Aggiunse che da subito potevo andare a casa, dopo aver preso le mie cose in ufficio. Così, con uno scatolone in mano, diedi l’addio ai miei sogni di gloria. Sulla via del ritorno, più nervoso che mai, ebbi un solo dilemma : come dirlo a mia moglie. La poverina l’avrebbe presa male. Pensavo. Ma i pensieri, non sempre, corrispondono alla realtà. E la realtà fu cruda e spietata con me. Infatti, appena arrivato a casa, scoprii che mia moglie stava facendo un certo tipo di ginnastica, ricreativa direi, col personal trainer della palestra che frequentava. Non cercai spiegazioni, evidenti peraltro, le intimai di lasciare subito quella casa per andare ad allenarsi dove meglio credesse ! Indescrivibile ciò che mi stava capitando. E tutto in un giorno. Cercai di rilassarmi e non fu faile, in quella casa della felicità perduta. Uscii e mi infilai in un centro commerciale, non avendo cognizione alcuna sulla mia meta. Ricordo solo che fui attratto da una cesta che conteneva un sacco di magliette e mi fermai per sceglierne una, quella che mi avrebbe attratto di più, della mia misura, come se volessi uscire dai miei panni. Dopo parecchie ricerche, la trovai e mi apprestai a portarla alla cassa. Improvvisamente una mano ruvida e tamarra me la sottrasse dalle mani e una voce roca e sgraziata disse con arroganza : “E’ la mia misura, la prendo io”. Di una cosa sono certo e cioè che, in un periodo di normalità, non avrei mai fatto quel gesto e invece… Il mio sinistro, frutto della rabbia che mi divorava, partì di scatto, incontrollato, mandando quell’uomo nemmeno poi così mingherlino, alle terre, quasi a voler contare le formichine. Non nascondo che il gesto mi diede morale e considerazione. Mi diede motivo di lamentarmi allorché fui portato in un tribunale per direttissima dove un giudice mi intimò di scegliere tra un anno di galera o un anno da scontare frequentando un corso in una comunità di recupero per gente violenta. Mi mancava solo il carcere, in quella giornata ! Ovviamente optai per la comunità di recupero. In effetti evitai una gabbia organizzata come la prigione, ma non sapevo ancora che sarei entrato in una gabbia…di matti. In comunità avrei trovato di tutto e di più. Chi seguiva donne e, al momento opportuno, cercava di investirle con l’auto, chi appostava e malmenava i dirigenti preposti al licenziamento degli impiegati e tanto, tanto altro. Ero arrivato proprio alla frutta. Fu proprio il primo di questi elementi che mi offrì una speranza, un lavoro, quando seppe che ero laureato e dirigente di una delle più grandi aziende del Paese. Certo lui non poteva occuparsene preso com’era a investire donne, immagino che di tempo ne avesse ben poco ! La fortuna si girò dalla mia parte e, in breve tempo scalai la società e divenni manager e socio di maggioranza. Trovai pure una donna, la mia segretaria e la sposai d’emblèe in breve tempo. Valeva la pena impiegare tanti anni a corteggiarla quando poi bastano pochi minuti perché ti tradisca ? Ma lei non mi ha dato, finora, motivo di lamentarmi. Ma anche io sono cambiato, ormai non programmo più la mia vita, la prendo così come viene e, per ora, mi viene bene. La mattina, quando mi sveglio, non mi passo in rassegna le cose da fare. Le faccio al tempo opportuno assumendomi le responsabilità e i rischi di tale scelta. Anche io, ora, voglio una vita spericolata come Charles Bronson o Steve McQueen che dir si voglia e sono disposto pure a dare o ricevere un pugno se sarà necessario. Insomma voglio vivere una vita nuova, non dettata da canoni o regole stabilite dall’accezione comune. La mia vita.
Racconto scritto il 11/02/2018 - 12:42
Letta n.956 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Nessun commento è presente
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.