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PICCOLO GRANDE BOSS

In quel particolare momento della sua vita, Lorenzo non avrebbe mai immaginato di vivere un’esperienza così unica ed emozionante, da poter ricordare per sempre.
Appena trentenne, con un impiego presso il comune di Bologna, il giovane risiedeva in un quartiere periferico della storica città. Con la passione per lo sport e la fiducia nell’avvenire tipico della sua età, era intenzionato a coronare la storia d’amore con Gianna, sua coetanea, con la quale stava insieme da circa cinque anni. Avevano spesso parlato di matrimonio, ma da qualche mese si erano prefissi di convolare a nozze per l’inizio di giugno.
Lorenzo però non aveva fatto i conti con la vita, che prima o poi ci viene a prendere e ci conduce su sentieri sconosciuti e misteriosi; così mentre fervevano i preparativi, una sera a cena Gianna confessò tra le lacrime di essersi innamorata di un altro uomo, facendo intuire a Lorenzo che il matrimonio per lei era stata forse una decisione scontata, dovuta alla durata del loro rapporto, e non a ciò che desiderava veramente.
Tra lo sgomento e l’incredulità, magari sottovalutando dei segnali che pure c’erano stati, il ragazzo incassò l’inaspettato pugno nello stomaco e, in quel freddo mese di febbraio oramai agli sgoccioli, quando credeva di essere vicino ad una delle primavere più belle della sua vita, Lorenzo dovette fare i conti con la fine inaspettata e crudele di un inverno buio.
Cadde così in uno stato di prostrazione, rimpiangendo il suo grande amore, nel quale aveva investito tutte le sue energie dopo anni a rincorrere storielle di letto senza avvenire. Vedendolo sempre più depresso, i suoi migliori amici ce la misero tutta per tirarlo su di morale, proponendogli serate divertenti a far “balotta” (come si è soliti dire da quelle parti), o cenette goliardiche a base di piada e birra. In qualche occasione azzardarono addirittura appuntamenti galanti, senza sortire naturalmente alcun effetto.
Il cuore di Lorenzo era a pezzi: non poteva credere di essere stato tradito in quel modo. Trascorreva le sue giornate come un automa, trascinandosi al lavoro, passando il tempo a vittimizzarsi e a chiedersi se per caso avesse sbagliato qualcosa con Gianna. Nel corso delle giornate teneva gli occhi fissi sul suo smartphone, aspettando un messaggio o una telefonata di pentimento dalla sua ex, che puntualmente non arrivava.
Trascorse circa un mese e un sabato, pressoché in quello stato d’animo e dopo aver fatto l’abituale corsetta mattutina, Lorenzo rincasava nel suo appartamento quando, varcata la soglia del portone, incrociò un simpatico vicino di casa che lo salutò affettuosamente con una pacca sulla spalla.
Lorenzo contraccambiò cordialmente il saluto, ma il suo sguardo fu catturato immediatamente dagli occhietti vispi di un cucciolo di piccola taglia, dal pelo raso color albicocca, tenuto al guinzaglio dal suo vicino. Con la testolina leggermente incrinata, il cucciolo era seduto sulle zampette posteriori e muoveva energicamente la coda quasi a volerlo salutare.
“Non ricordavo avessi un cagnolino, è tuo?”, chiese Lorenzo, osservando intenerito e sorpreso quello scricciolo peloso.
“Sì, io e mia moglie l’abbiamo ricevuto in regalo da un amico, proprietario di una femmina che ha partorito circa quattro mesi fa e lui è uno dei maschietti”, lo informò il conoscente. “Ma non so se sia stata una buona idea, nonostante ami gli animali. Livia è via tutto il giorno per lavoro, io pure, così spesso lo porto da mia madre per non farlo stare troppe ore da solo”.
“Già, non va bene lasciarlo in casa per tanto tempo…”, concordò Lorenzo.
“Infatti ciò mi dispiace”, soggiunse l’altro. “Sai, è incredibilmente affettuoso e giocherellone, pur col suo caratterino: spesso ne combina delle belle, mordicchia tutto ciò che trova sotto tiro, trascina in giro calzini e pantofole e, se lo sgridiamo, diventa proprio buffo. Si siede impettito, abbassa le orecchie e in tono di sfida distoglie lo sguardo, voltando il muso dall’altro lato. Infatti l’abbiamo chiamato “Boss”, nonostante la stazza!”
Lorenzo intanto osservava divertito il piccolo Boss, che continuava imperterrito a non staccargli gli occhi di dosso, come se aspettasse qualcosa da lui. “Ciao piccoletto!”, gli si rivolse, piegandosi sulle ginocchia. Boss ricambiò l’interessamento, scodinzolando energicamente la coda e alzandosi sulle zampette, come a volergli saltare addosso. Nel frattempo riceveva con gioia le carezze di Lorenzo sulla testolina, dove piccole orecchie appuntite a forma triangolare si erigevano su un musetto allungato.
Nonostante Lorenzo non avesse mai posseduto un animale domestico, quell’esserino fece breccia nel suo cuore lacerato. Così nelle settimane successive, il tempo di sbrigare le pratiche di rito presso l’anagrafe canina, divenne a tutti gli effetti il nuovo proprietario di Boss, con gioia del suo vicino, ben lieto di saperlo in ottime mani.
Da quel momento per il giovane iniziò un’esperienza del tutto nuova, fatta certamente di un grande impegno ma anche di momenti spensierati, giochi condivisi e tenerezze inaspettate: adesso le giornate avevano un sapore diverso. Inoltre il lavoro gli permetteva di essere a casa nel primo pomeriggio, ma Lorenzo si premurava di assicurare al cucciolo tutto ciò di cui avesse avuto bisogno per trascorrere serenamente i suoi momenti solitari, acqua, cibo e giochini vari. Boss fungeva anche da ottimo antifurto, perché a dispetto delle dimensioni latrava come un rottweiler e divenne ben presto il terrore dei postini.
Quando rincasava Lorenzo veniva letteralmente inondato dall’entusiasmo del suo piccolo amico, che metteva in scena vere e proprie esibizioni di giravolte e piroette. Nei primi tempi, non essendo abituato, restava letteralmente esterrefatto da quelle manifestazioni: non gli sembrava vero di ricevere così tanto affetto da quell’esserino!
Inoltre così come era tenero, in alcune occasioni Boss si dimostrava un autentico discolo, per cui spesso il giovane iniziava veri e propri inseguimenti alla conquista degli indumenti sequestrati dal cucciolo. “Sòrbole, così mi farai venire un infarto…molla!”, sbottava Lorenzo. E per tutta risposta Boss, sentendosi alle strette, lo guardava di sottecchi e gli voltava il muso per dispetto. Di fronte a quel buffo atteggiamento, Lorenzo non poteva fare a meno di sorridere tra sé e sé, ripensando alle parole del precedente proprietario.
E così mentre l’amore per quel cucciolo cresceva ogni giorno di più, la malinconia di Lorenzo andava pian piano scemando.
Fino a quando un pomeriggio, tornando dalla solita passeggiata pomeridiana con Boss, Lorenzo intravide la sua ex, camminare teneramente abbracciata al nuovo compagno: fu come se qualcuno lo avesse colpito in pieno viso, una, due, tre, quattro volte. La ferita ancora fresca si riaprì, se possibile più dolorante. Accecato dalla gelosia, il ragazzo si precipitò verso casa. Spalancò il portone d’ingresso dello stabile, salì le rampe di scale in pochi secondi, varcò la soglia del suo appartamento e, dopo aver liberato frettolosamente il cagnolino dal guinzaglio, si lasciò cadere esausto sul divano.
Raggomitolato in posizione fetale, sprofondò in un mare di singhiozzi. Nel frattempo Boss, disorientato, era nei paraggi. Recuperò dalla cuccia una delle sue trecce di cotone preferita, saltò sul divano come a voler giocare, ma poi, lasciandola cadere, si accucciò accanto al suo padrone e prese a leccargli prima una, poi l’altra guancia, da cui copiose scendevano lacrime di dolore. Grato per quel dono piovuto dal cielo e riscaldato dal corpicino peloso del suo amico, Lorenzo si addormentò esausto.
Quell’anno la primavera tardava ad arrivare, ma finalmente si presentò a metà maggio, carica di delicati profumi e sgargianti colori. Anche Boss mostrava di apprezzare l’atmosfera carica di aspettative, anzi da qualche tempo sembrava gradire particolarmente le passeggiate assieme al padrone; ciò probabilmente era dovuto agli incontri con un’avvenente barboncina dal manto immacolato, che avvenivano con una certa frequenza da alcune settimane.
Boss ne percepiva la presenza anche a centinaia di metri e appena la incrociava, le saltava addosso in ogni modo: era sbocciato un amore. A dire il vero anche a Lorenzo non dispiacevano quelle soste; si era accorto infatti che la padrona della barboncina era una giovane donna molto carina. I due cominciarono a salutarsi e, dopo alcuni scambi di cortesia, Lorenzo si mise in testa di provare a conoscere meglio quella ragazza.
“Beh, tanto vale che mi presenti”, azzardò un giorno, schiarendosi la voce. “Piacere, sono Lorenzo. Abito a qualche isolato da qui”. Fece per porgerle la mano e fu allora che incrociò, per la prima volta, i suoi occhi d’ambra da cui rimase letteralmente soggiogato.
“Io mi chiamo Giada e anch’io vivo da queste parti”, rispose cordialmente la ragazza. “Ma sono ospite a casa di mia zia”.
“Infatti non ti avevo mai vista prima.”
“Sì è vero, mi sono trasferita a Bologna da qualche mese, per motivi di lavoro”, spiegò Giada, mentre con una mano portava dietro le orecchie una ciocca ribelle dei suoi lunghi capelli.
Lorenzo non riusciva a distogliere il suo sguardo da quello di lei, mentre i cuccioli si divertivano nei paraggi ad annusarsi e ad inseguirsi, approfittando di quella sosta più lunga del solito.
“Magari, se ti fa piacere, una sera potrei farti da cicerone e portarti a conoscere il centro storico”, propose Lorenzo, essendo determinato a non volerla perdere di vista. “Senza cuccioli naturalmente…”, aggiunse arrossendo.
“Perché no…”, sussurrò Giada, accennando un timido sorriso.
E così, nell’aria tersa di quel tardo pomeriggio primaverile dalla luce aranciata, Lorenzo si incamminò verso casa sereno per la prima volta dopo tanto tempo, accarezzato da una leggera brezza che gli sfiorava il viso caldo per l’emozione; al suo fianco Boss trotterellava soddisfatto, ebbro dei giochi con la barboncina. Rientrando a casa in preda a quella piacevole euforia, Lorenzo liberò il cucciolo che subito si precipitò nella camera del padrone ad agguantare uno dei calzini trovati sul letto. Quella volta però Lorenzo non lo redarguì ma, piegandosi sulle ginocchia, prese ad accarezzarlo. “Ti devo molto, piccolo grande amico...”, gli sussurrò.
Con il calzino umido di saliva ancora tra i denti, Boss si mise seduto e restò a guardare il giovane a lungo, scodinzolando.
E quello sguardo Lorenzo non lo avrebbe più dimenticato.



Paola Salzano




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Racconto scritto il 18/02/2018 - 18:12
Da PAOLA SALZANO
Letta n.1102 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Giuseppe....ti ringrazio moltissimo per i generosi commenti.
Penso che tu abbia colto l'essenza di questo racconto, una storia semplice, come tante, che narra la quotidianità.
E ti posso dire, con cognizione di causa, che il contatto con i nostri piccoli grandi amici a volte può produrre veri e propri miracoli nella nostra vita,a condizione però di amarli e rispettarli.
Grazie ancora e in bocca al lupo per la tua storia...

PAOLA SALZANO 26/02/2018 - 16:38

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Per cui il racconto si snoda ben oltre, insomma c'è un messaggio sottinteso niente male.
Davvero brava cara Paola, sia a livello narrativo e poetico dai il meglio di te, tra l'altro come già esposto ti seguo con estremo interesse e partecipazione.
Grazie che hai letto il mio componimento intitolato "Amore" ti rispondo al termine di questo mio lungo commento.
Ti leggerò ancora, stanne certa e ti auguro buon inizio di settimana.

Giuseppe Scilipoti 26/02/2018 - 12:25

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... per dirla alla Riccardo Fogli "Storie di tutti i giorni," la condizione del protagonista è molto tipica, ovvero quell'essere sicuri di trovarsi un porto sicuro per poi tutto andare in malora, però adesso Lorenzo come un veliero sembrerebbe scivolare dolcemente in acque azzurrissime e placide.
A parte questo il racconto si incentra su quanto amore riescono a dare gli amici a quattro zampe, di quanto sono "fedeli" e non solo compagni di giochi o di generica compagnia.

Giuseppe Scilipoti 26/02/2018 - 12:23

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... a rimettersi in sesto, il tuo affettuosissimo amico a quattro zampe ha "leccato" le ferite del protagonista e ha contribuito enormemente affinchè il protagonista conoscesse una nuova persona.
"Per un amore che muore c'è un amore che nasce!" dico spesso e immagino affettuosamente il prosieguo tra Lorenzo e Giada.
Paola, devo ammettere che la storia sebbene abbia delle meccaniche lineari, l'ho trovata realistica, ha un sapore di quotidianità, ecco come dire...

Giuseppe Scilipoti 26/02/2018 - 12:20

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Medio (in termini di lunghezza) grande (nel senso che è bello) racconto!!!
Wow, amo questo generi di racconti, visto che hai intuito chiaramente la mia indole, sai che non riesco a resistere dinnanzi a questi componimenti dal sapore romance, "Piccolo grande boss" su alcuni aspetti lo sarebbe, l'ho letto senza staccare gli occhi di dosso nemmeno una volta per quanto mi ha agganciato.
Se non fosse stato per Boss chissà Lorenzo quanto tempi ci avrebbe messo a...

Giuseppe Scilipoti 26/02/2018 - 12:17

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E' bello sapere che una proprio racconto possa toccare le corde emotive di un'altra persona...grazie per questo tuo bel commento!

PAOLA SALZANO 21/02/2018 - 18:29

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Appassionante e bello, ha toccato le mie corde emtive e l'ho letto tutto d'un fiato; devo ammettere che mi piacciono le storie a lieto fine.

Pica Giulia 21/02/2018 - 15:10

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Grazie anche a te,Corrado, per la lettura e per l'apprezzamento.
Molto gentile

PAOLA SALZANO 20/02/2018 - 07:45

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Bello, commovente, avvincente, ben scritto...non c'è un solo difetto. 5*

Corrado B. 19/02/2018 - 19:58

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Grazie di cuore Paola

Margherita Pisano 19/02/2018 - 19:15

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Ringrazio anche te SAVINO SPINA per aver letto e commentato il mio racconto. Accetto la tua critica perché ritengo che, quando siano motivate, le critiche possano aiutare chi cerca di scrivere qualcosa di decente...anche per questo condividiamo.
Grazie e spero mi leggerai ancora.

PAOLA SALZANO 19/02/2018 - 18:33

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Margherita...io devo invece ringraziare te per la tua costante presenza e la tua estrema gentilezza, qualità che io apprezzo molto nelle persone. Ti faccio tanti auguri per la tua mamma, che è la cosa più importante al mondo.
Ringrazio poi per le belle parole anche Giancarlo, Grazia, Teresa, Giovanni, Laisa...
E' proprio così, i nostri amici speciali a volta hanno comportamenti quasi umani, che ci sorprendono e sicuramente migliorano la nostra vita !

PAOLA SALZANO 19/02/2018 - 18:30

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Bellissimo Paola, emozionante e coinvolgente e quel musetto è tanto, tanto tenero...una storia che si fa leggere tutta d'un fiato per poi tornare indietro e rileggerla ancora...mi ha commossa, ho pensato al mio Roller... Complimenti!
Un bacio Paola e grazie per i tuoi commenti alle mie poesie..."avevo poco tempo per essere presente con mamma" 5*

Margherita Pisano 19/02/2018 - 16:07

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Racconto ben scritto, ma stereotipato! Certamente di facile presa emotiva e molto comunicativo, però con dinamiche scontate! Complimenti per la scrittura scorrevole e il trasporto che ci hai messo.

Savino Spina 19/02/2018 - 14:33

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Paola
una tenerissima storia
qualcuno un giorno mi parlò dell'amore incondizionato tra un cane ed i suo padrone
ed io risposi che è proprio quello l'amore che si sogna tra due persone.
ecco, qui sei andata anche oltre...
bellissimo Boss, splendido racconto

laisa azzurra 19/02/2018 - 11:44

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Un quadretto bellissimo inserito in una storia bellissima.Aggiungo al tuo il mio gatto che quando deve andare a mangiare fa un piccolo miagolio e mi guarda:vuole essere accarezzato mentre mangia.

GIOVANNI PIGNALOSA 19/02/2018 - 09:53

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Una bella storia,coinvolgente,soprattutto per chi ama gli animali.Alla fine il protagonista ha ricevuto due meritati premi.

Teresa Peluso 19/02/2018 - 02:43

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Gli animali sanno stupirci, sanno starci vicino come angeli o più semplicemente sanno amarci. Questa è una bellissima storia, scritta con sensibilità e molto coinvolgente!
Ti abbraccio Paola


Grazia Giuliani 18/02/2018 - 23:24

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mi è molto piaciuto grazie

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 18/02/2018 - 21:40

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