I RAGAZZI DEL SOLE (seconda parte)
Inizio seconda parte -
Così, la Natura, sempre clemente col povero Pietro, gli fece incontrare uno dei ragazzi della Riviera Romagnola, la notte del suo compleanno, mentre girava a vuoto per le strade di Milano. Già prima aveva avuto un contatto con un loro conoscente, Giovanni, alle 6 di un sabato mattina di fine gennaio, chiedendo di loro. “Anthony fa il modello per -moda- lasciandosi fotografare sempre da Stella, fotografa e modella allo stesso tempo, la sorella del vero fotomodello, Nick, mentre Vince è più un imprenditore e gestisce insieme a me uno studio fotografico a Milano, oltre che fare anche lui il modello per la sua innata bellezza.” per poi perderlo definitivamente senza avere più risposta. Sempre sulle tracce e sempre solo, la notte del suo compleanno vide un gruppo di mezzi sbronzi per l'affascinante via della Spiga. All'inizio indifferente, puntò l'occhio e vide finalmente uno dei ragazzi che tanto aspettava di (ri-)vedere: “Ehi tu, aspetta un attimo – io mi ricordo ti te, certo che mi ricordo: sei l'Amico di Nick!” esclamò meravigliato Pietro. Allora il ragazzo gli si avvicinò: “Ehi, stai parlando con me!” guardandolo forse con un po' di disprezzo. “Sì tu, tu sei... Anthony? O Vince? Non ricordo, ma ricordo molto bene voi 3 con la sorella di Nick, Stella, a Rimini – ricordi? Al Losak!” - “E cosa vuoi?” domandò turbato. “Tu sei Vince?” ribatté con quel filino di sospetto Pietro. “Non so proprio chi sia, ora se mi vuoi scusare!” e mentre ritornò al gruppo, Pietro fece modo di farsi ascoltare e accettare per quello che era: “Anthony sembrava più timido come ragazzo, vero Vince?” sorrise, ma bastò una semplice frase perchè lo fermasse, facendogli fare retro-front: “Enséname a volar mi mariposa hermosa!”. Con questa banalissima frase “rubata” da un libro che Pietro lesse anni prima, fece fermare Vince e ritornare a parlare con lui: “Anche tu.” gli rispose un po' sorpreso, perchè l'aveva scambiato per uno stalker che alla fine non era (perchè senza Amici?) o un giornalista o peggio uno di quelli noiosi della critica). “Be' siamo in molti sai? Anche fra persone normali – le più pericolose!” - “Dio santo, sei messo male né?” gli domandò, vedendolo sciupato dopo una settimana infernale di lavoro e infinita solitudine – gli sguardi non mentono. “Per l'amor del Cielo, inseriscimi da qualche parte, fatemi unire a voi – aiutatemi! Non sono granché è vero, io mi occupo di Parole, di Sentimento, del Suono – di cose che non esistono in terra, al contrario della vostra immagine. Io non esisto alla fine, ma vi prego fatemi essere vostro Amico. Non sono granché, ripeto, spero solo di essere un buon Amico, nulla di meno, nulla di più, Credimi.” Così Vince lo guardò perplesso e scocciato gli chiese se conosceva qualcun altro al di fuori di loro della Riviera. “Solo Andy e Matteo!” - “Ah già, i ragazzi del Nord-ovest!” - “Sì, anche io lo sono, e sono sicuro che conosci anche un certo Dario, da Cassano... D'Adda!” - “Sei ben informato!” rispose accalorato Vince, senza voler essere troppo ironico. “Be'... uso il cervello per quello che è.” borbottò Pietro, per scusarsi, per poi continuare: “Io non ho rapporti d'Amicizia con loro, li ho beccati in giro, proprio come con voi, cerco almeno di tenermi in contatto ma con loro pare impossibile scambiare parole – non parlano!”. Allora Vince gli lanciò uno sguardo che tanto gli ricordava sua madre quando lo rimproverava da piccolo: “Impara il Silenzio allora – le cose avvengono perchè devono avvenire, mica perchè lo decidi tu. Abbiamo faticato un mondo per arrivare fin qui, ciascuno col proprio passato – la sofferenza – con la propria coscienza, e tu non devi farne un talk-show! Se vuoi essere -inserito-, come avrai certamente programmato tu, seguici senza fare troppi commenti e senza chiedere – lascia che sia!” per poi calmarsi e ritornarlo a guardare negli occhi con più dolcezza: “Sai, come hai detto proprio tu, ce ne sono tanti come noi – non pensare di essere l'unico. Anch'io ho fatto come te, magari ho avuto più fortuna ok – il dono della bellezza e dell'Amicizia – ma non ti credere di essere completamente solo e unico!”. Poi mise la mano sulla spalla di Pietro e: “Dai, andiamo: è giunto il momento di presentartelo, il tuo Nick!” sorridendo al nuovo... Amico? Così si separò dal gruppo perso nell'alcool e proseguì solo, con Pietro.
Arrivati non molto lontano da dove si erano incontrati, Vince invitò Pietro a salire in un lussuoso appartamento. Pietro esitò in un primo momento, perchè non si fidava molto dato che era lì da solo – quando solo non doveva essere – con un ragazzo del resto sconosciuto, avendo avuto già dei precedenti con ragazzi che non si rivelarono proprio sui Amici. “Prego, perchè non vuoi salire?” - “E' il giorno del mio compleanno, sono solo, fa ancora freddo.” - “E su c'è Nick che ci sta aspettando, ok? L'ho già informato!” - “Mi prometti almeno che non mi farete del male? Io vengo in Amicizia, voglio essere vostro Amico e non voglio guai, capisci?”. Così Vince strappò un sorriso, si avvicinò e lo baciò in fronte: “Piccolo Pete – adesso va meglio?”. Salirono al terzo piano, Vince bussò 5 volte e una ragazza aprì loro la porta: “Oh mio Dio, tu sei Stella!” esclamò Pietro meravigliato. “Proprio io, la Regina della Neve – ci si rivede!”. E in fondo ci stava lui, girato di spalle mentre preparava chissà quale cocktail al banco della cucina. Si avvicinarono tutti e 3 a lui, Vince lo chiamò con un “Siamo qua.” e lui si girò, prese Pietro sottobraccio e lo portò verso i divanetti parlandogli sottovoce all'orecchio: “So già tutto di te, Pietro, ho letto tutto. Non disperare, qualsiasi cosa potrai chiedere a noi – hai il nostro -lasciapassare- stai con noi vicino quanto vuoi, e se hai bisogno, se ti sentissi solo, triste o annoiato, chiamaci pure: le tue Parole ci hanno toccato, hai vinto! Non ti puoi permettere di stare ulteriormente male – sei uno di noi!”. Pietro chino a fissare più la moquette che i suoi occhi, si tirò su e lo ringraziò anche se ancora un po' imbarazzato quanto perplesso: 5 minuti prima se ne stava solo per la strada, ora invece si trovava in un elegantissimo appartamento circondato da fotomodelli iper-sviluppati, quasi da metterlo a disagio. Lui smilzo, col profilo ritirato – il mento fuggente – tremolante e ancora confuso, loro ma soprattutto Nick in tuta, maglietta maniche corte, a piedi nudi sulla moquette e un fisico della Madonna, fin troppo olivastro per starsene a Milano in febbraio ed essere perlopiù di origine svedese. Buffo alle volte il destino, ma quel sabato notte qualcosa cambiò nella vita di Pietro – come se inverno ed estate si incontrassero insieme per una sorta di alleanza – che si offrì subito senza perdere tempo come fotografo per immortalarli con la sua reflex 35mm super Chinon dell'87. Così il sabato successivo si ritrovò nello studio di Vince e Giovanni per le pose di Nick. Riservò un intero rullino da 36 tutto per lui: “Ho usato un 1200 ASA, anche se con tutte queste luci sarebbe stato meglio un 100 o il classico 2cento – l'obiettivo mio è quello della grana, tipico delle foto d'una volta, così anche le macchie che crea per natura la pellicola, sai come quelle macchioline presenti nell'occhio che cerchi sempre di inseguire, senza mai riuscirci...” - “Le miodesopsie!” rispose sorridendo Nick. “E tu come diavolo fai a saperlo?!” domandò sorpreso Pietro. “Vuoi vedere delle belle macchie nei tuoi occhi che non riuscirai mai a vedere altrove?” domandandoglielo mentre si avvicinava per sedurlo scherzosamente. “Cosa intendi?”. Arrivò Vince che propose di andare a mangiare qualcosa, nonostante fossero già passate le undici. Faceva ancora freddo, ma ben presto arrivò quella Primavera che tanto Pietro aveva richiesto al Signore il giorno del suo compleanno.
Per il ponte del 1° maggio Pietro fu invitato nella lussuosa residenza di Nick, a Bellaria, non tanto distante dalle sue solite vacanze a Riccione. Nessuno finora sapeva di queste relazioni che aveva coi modelli. Pietro non avendo più Amici nel suo paese natale non l'aveva detto a nessuno, tanto meno ai genitori con la quale viveva e lavorava. Ma si sentiva in qualche modo cambiato – e questo l'avevano notato in molti: non era più depresso, scriveva poco in chat, era maturato – proprio cambiato. Ma anche questo stato di benessere – quello del cambiamento – non andò giù ad un gruppetto di ragazzi molto più giovane di Pietro. C'era un nome del gruppo che proprio non gli andava giù: quello di Lorenzo – alto, biondo, faccia da crucco, sguardo di ghiaccio. La stessa categoria, ma dal carattere prettamente opposto se non ottuso. Abile giocatore di calcio, si vantava solo per la sua innata bellezza, per il fisico ben dotato, consigliando a Pietro, durante la depressione, di fare uso della bianca, vergine e pura neve – la coca. Ma Pietro si scusava dicendo che ai piedi, avrebbe preferito ancora la testa. E anche nel 2018 le (sue) chiamate anonime arrivarono puntualmente ogni settimana, eccezione per l'ultima, la mattina della partenza per la Riviera Romagnola, che fece lo stupido errore di lasciare il numero in uscita, cattandolo poi su “WhatsApp” e riconoscendolo dalla foto di profilo, con la divisa della squadra – la Rescaldinese – con quelle indistinguibili scarpe rosso elettrico che indossava solo lui, ricordandole dalle foto che postava sul Social. Allora il povero Pietro, con una vendetta di gran classe che gli balenava lentamente per la testa, deviò momentaneamente per San Marino programmando di acquistare, mentre si faceva il giro su per le mura, una piccola ed elegantissima pistola di madreperla, con proiettile dorato, facile da acquistare senza necessità del porto-d'armi, con l'unico scopo di metterlo in imbarazzo e umiliarlo a modo suo, bello tirato e con gran classe, come lo erano i “suoi” assassini nel telefilm del Tenente Colombo. Passò il week-end prolungato nella residenza di Nick, una elegantissima villa ben arredata, con un enorme giardino e gazebo per i pranzi, piscina interna ed esterna, parcheggio, rotonda con fontana al centro – sembrava di stare in una di quelle residenze delle superstar di Beverly Hills, pensò Pietro. E nel suo piccolo, lo era veramente! C'erano tutti e 4 i ragazzi, soli senza i genitori di Nick e Stella e senza servitù. Contrariamente a quello che potesse pensare Pietro, i ragazzi si comportarono a modo e in modo molto affettuoso nei suoi confronti, portandolo ovunque ma comportandosi molto bene – senza bere, senza fumo, senza droga, senza notti di baldoria. Avevano un grande rispetto e stima nei suoi confronti, lo facevano sentire come un Re, servendogli e offrendogli qualsiasi cosa per ogni occasione – tutto in conto a Loro. Era come se si fossero immedesimati in Lui, negli anni 60 – che più che fotomodelli californiani, sembravano studenti di un college o campus che sia, disciplinati e rispettosi, ben vestiti con tanto di dolcevita – il preferito di Pietro, ora in cotone, sempre più leggero. Ma qualcosa lo turbava, o non lo faceva sentire del tutto bene, avendo semplicemente accantonato – e non cancellato – la parte del passato, l'ereditarietà e tutta quella ombrosità che ancora lo avvolgeva. Lorenzo. Ancora non riusciva a digerirlo dal proprio stomaco, e aspettava solo di ritornare indietro proprio per vendicarsi.
Restò coi Ragazzi sino a martedì mattina, quando ritornò indietro nella velenosa Milano, per la propria terra, dovendo continuare a lavorare, l'indomani. E' successo che il venerdì sera seguente, dopo aver consumato al McDonal's, vide il famoso Lorenzo arrivare coi suoi amici al parcheggio. Non fece in tempo a rientrare in macchina che sentì chiamarsi: “Ehi Pietro, inizi a fare il palo adesso?”. Non ci vide più. Prese la prova della sua paura – la pistola – si girò e piombò subito da quell'essere strafottente, che tanto lo bloccava le volte precedenti per la sua bellezza straordinaria. Tirò fuori la pistola che aveva momentaneamente nascosto dietro i pantaloni e il suo meraviglioso sorriso mutò in uno stato di shock. Gli amici sparirono in pochissimi secondi, lasciando solo Lorenzo, assieme all'incredibile Pietro, che era fuori di sé. “Ti piace? Dimmi se ti piace essere arrivato fin qui! Ora sai cosa significa essere soli? Lo sai?” per poi, dopo la sfuriata, scoppiare in un mare di lacrime, inginocchiandosi, puntando l'arma alla propria di tempia, perchè quel proiettile d'oro alla fine doveva essere destinato a se stesso, avendo sempre voluto acquistarne una in caso di -necessità- se le cose si fossero messe male in termini di solitudine, desolazione o malattia. Lorenzo vedendolo ormai rassegnato, si avvicinò a Pietro, chino, levandogli la pistola di dosso e baciandolo – anche lui – sulla fronte. Appena riaprì occhio, non vide più nessuno.
Così, la Natura, sempre clemente col povero Pietro, gli fece incontrare uno dei ragazzi della Riviera Romagnola, la notte del suo compleanno, mentre girava a vuoto per le strade di Milano. Già prima aveva avuto un contatto con un loro conoscente, Giovanni, alle 6 di un sabato mattina di fine gennaio, chiedendo di loro. “Anthony fa il modello per -moda- lasciandosi fotografare sempre da Stella, fotografa e modella allo stesso tempo, la sorella del vero fotomodello, Nick, mentre Vince è più un imprenditore e gestisce insieme a me uno studio fotografico a Milano, oltre che fare anche lui il modello per la sua innata bellezza.” per poi perderlo definitivamente senza avere più risposta. Sempre sulle tracce e sempre solo, la notte del suo compleanno vide un gruppo di mezzi sbronzi per l'affascinante via della Spiga. All'inizio indifferente, puntò l'occhio e vide finalmente uno dei ragazzi che tanto aspettava di (ri-)vedere: “Ehi tu, aspetta un attimo – io mi ricordo ti te, certo che mi ricordo: sei l'Amico di Nick!” esclamò meravigliato Pietro. Allora il ragazzo gli si avvicinò: “Ehi, stai parlando con me!” guardandolo forse con un po' di disprezzo. “Sì tu, tu sei... Anthony? O Vince? Non ricordo, ma ricordo molto bene voi 3 con la sorella di Nick, Stella, a Rimini – ricordi? Al Losak!” - “E cosa vuoi?” domandò turbato. “Tu sei Vince?” ribatté con quel filino di sospetto Pietro. “Non so proprio chi sia, ora se mi vuoi scusare!” e mentre ritornò al gruppo, Pietro fece modo di farsi ascoltare e accettare per quello che era: “Anthony sembrava più timido come ragazzo, vero Vince?” sorrise, ma bastò una semplice frase perchè lo fermasse, facendogli fare retro-front: “Enséname a volar mi mariposa hermosa!”. Con questa banalissima frase “rubata” da un libro che Pietro lesse anni prima, fece fermare Vince e ritornare a parlare con lui: “Anche tu.” gli rispose un po' sorpreso, perchè l'aveva scambiato per uno stalker che alla fine non era (perchè senza Amici?) o un giornalista o peggio uno di quelli noiosi della critica). “Be' siamo in molti sai? Anche fra persone normali – le più pericolose!” - “Dio santo, sei messo male né?” gli domandò, vedendolo sciupato dopo una settimana infernale di lavoro e infinita solitudine – gli sguardi non mentono. “Per l'amor del Cielo, inseriscimi da qualche parte, fatemi unire a voi – aiutatemi! Non sono granché è vero, io mi occupo di Parole, di Sentimento, del Suono – di cose che non esistono in terra, al contrario della vostra immagine. Io non esisto alla fine, ma vi prego fatemi essere vostro Amico. Non sono granché, ripeto, spero solo di essere un buon Amico, nulla di meno, nulla di più, Credimi.” Così Vince lo guardò perplesso e scocciato gli chiese se conosceva qualcun altro al di fuori di loro della Riviera. “Solo Andy e Matteo!” - “Ah già, i ragazzi del Nord-ovest!” - “Sì, anche io lo sono, e sono sicuro che conosci anche un certo Dario, da Cassano... D'Adda!” - “Sei ben informato!” rispose accalorato Vince, senza voler essere troppo ironico. “Be'... uso il cervello per quello che è.” borbottò Pietro, per scusarsi, per poi continuare: “Io non ho rapporti d'Amicizia con loro, li ho beccati in giro, proprio come con voi, cerco almeno di tenermi in contatto ma con loro pare impossibile scambiare parole – non parlano!”. Allora Vince gli lanciò uno sguardo che tanto gli ricordava sua madre quando lo rimproverava da piccolo: “Impara il Silenzio allora – le cose avvengono perchè devono avvenire, mica perchè lo decidi tu. Abbiamo faticato un mondo per arrivare fin qui, ciascuno col proprio passato – la sofferenza – con la propria coscienza, e tu non devi farne un talk-show! Se vuoi essere -inserito-, come avrai certamente programmato tu, seguici senza fare troppi commenti e senza chiedere – lascia che sia!” per poi calmarsi e ritornarlo a guardare negli occhi con più dolcezza: “Sai, come hai detto proprio tu, ce ne sono tanti come noi – non pensare di essere l'unico. Anch'io ho fatto come te, magari ho avuto più fortuna ok – il dono della bellezza e dell'Amicizia – ma non ti credere di essere completamente solo e unico!”. Poi mise la mano sulla spalla di Pietro e: “Dai, andiamo: è giunto il momento di presentartelo, il tuo Nick!” sorridendo al nuovo... Amico? Così si separò dal gruppo perso nell'alcool e proseguì solo, con Pietro.
Arrivati non molto lontano da dove si erano incontrati, Vince invitò Pietro a salire in un lussuoso appartamento. Pietro esitò in un primo momento, perchè non si fidava molto dato che era lì da solo – quando solo non doveva essere – con un ragazzo del resto sconosciuto, avendo avuto già dei precedenti con ragazzi che non si rivelarono proprio sui Amici. “Prego, perchè non vuoi salire?” - “E' il giorno del mio compleanno, sono solo, fa ancora freddo.” - “E su c'è Nick che ci sta aspettando, ok? L'ho già informato!” - “Mi prometti almeno che non mi farete del male? Io vengo in Amicizia, voglio essere vostro Amico e non voglio guai, capisci?”. Così Vince strappò un sorriso, si avvicinò e lo baciò in fronte: “Piccolo Pete – adesso va meglio?”. Salirono al terzo piano, Vince bussò 5 volte e una ragazza aprì loro la porta: “Oh mio Dio, tu sei Stella!” esclamò Pietro meravigliato. “Proprio io, la Regina della Neve – ci si rivede!”. E in fondo ci stava lui, girato di spalle mentre preparava chissà quale cocktail al banco della cucina. Si avvicinarono tutti e 3 a lui, Vince lo chiamò con un “Siamo qua.” e lui si girò, prese Pietro sottobraccio e lo portò verso i divanetti parlandogli sottovoce all'orecchio: “So già tutto di te, Pietro, ho letto tutto. Non disperare, qualsiasi cosa potrai chiedere a noi – hai il nostro -lasciapassare- stai con noi vicino quanto vuoi, e se hai bisogno, se ti sentissi solo, triste o annoiato, chiamaci pure: le tue Parole ci hanno toccato, hai vinto! Non ti puoi permettere di stare ulteriormente male – sei uno di noi!”. Pietro chino a fissare più la moquette che i suoi occhi, si tirò su e lo ringraziò anche se ancora un po' imbarazzato quanto perplesso: 5 minuti prima se ne stava solo per la strada, ora invece si trovava in un elegantissimo appartamento circondato da fotomodelli iper-sviluppati, quasi da metterlo a disagio. Lui smilzo, col profilo ritirato – il mento fuggente – tremolante e ancora confuso, loro ma soprattutto Nick in tuta, maglietta maniche corte, a piedi nudi sulla moquette e un fisico della Madonna, fin troppo olivastro per starsene a Milano in febbraio ed essere perlopiù di origine svedese. Buffo alle volte il destino, ma quel sabato notte qualcosa cambiò nella vita di Pietro – come se inverno ed estate si incontrassero insieme per una sorta di alleanza – che si offrì subito senza perdere tempo come fotografo per immortalarli con la sua reflex 35mm super Chinon dell'87. Così il sabato successivo si ritrovò nello studio di Vince e Giovanni per le pose di Nick. Riservò un intero rullino da 36 tutto per lui: “Ho usato un 1200 ASA, anche se con tutte queste luci sarebbe stato meglio un 100 o il classico 2cento – l'obiettivo mio è quello della grana, tipico delle foto d'una volta, così anche le macchie che crea per natura la pellicola, sai come quelle macchioline presenti nell'occhio che cerchi sempre di inseguire, senza mai riuscirci...” - “Le miodesopsie!” rispose sorridendo Nick. “E tu come diavolo fai a saperlo?!” domandò sorpreso Pietro. “Vuoi vedere delle belle macchie nei tuoi occhi che non riuscirai mai a vedere altrove?” domandandoglielo mentre si avvicinava per sedurlo scherzosamente. “Cosa intendi?”. Arrivò Vince che propose di andare a mangiare qualcosa, nonostante fossero già passate le undici. Faceva ancora freddo, ma ben presto arrivò quella Primavera che tanto Pietro aveva richiesto al Signore il giorno del suo compleanno.
Per il ponte del 1° maggio Pietro fu invitato nella lussuosa residenza di Nick, a Bellaria, non tanto distante dalle sue solite vacanze a Riccione. Nessuno finora sapeva di queste relazioni che aveva coi modelli. Pietro non avendo più Amici nel suo paese natale non l'aveva detto a nessuno, tanto meno ai genitori con la quale viveva e lavorava. Ma si sentiva in qualche modo cambiato – e questo l'avevano notato in molti: non era più depresso, scriveva poco in chat, era maturato – proprio cambiato. Ma anche questo stato di benessere – quello del cambiamento – non andò giù ad un gruppetto di ragazzi molto più giovane di Pietro. C'era un nome del gruppo che proprio non gli andava giù: quello di Lorenzo – alto, biondo, faccia da crucco, sguardo di ghiaccio. La stessa categoria, ma dal carattere prettamente opposto se non ottuso. Abile giocatore di calcio, si vantava solo per la sua innata bellezza, per il fisico ben dotato, consigliando a Pietro, durante la depressione, di fare uso della bianca, vergine e pura neve – la coca. Ma Pietro si scusava dicendo che ai piedi, avrebbe preferito ancora la testa. E anche nel 2018 le (sue) chiamate anonime arrivarono puntualmente ogni settimana, eccezione per l'ultima, la mattina della partenza per la Riviera Romagnola, che fece lo stupido errore di lasciare il numero in uscita, cattandolo poi su “WhatsApp” e riconoscendolo dalla foto di profilo, con la divisa della squadra – la Rescaldinese – con quelle indistinguibili scarpe rosso elettrico che indossava solo lui, ricordandole dalle foto che postava sul Social. Allora il povero Pietro, con una vendetta di gran classe che gli balenava lentamente per la testa, deviò momentaneamente per San Marino programmando di acquistare, mentre si faceva il giro su per le mura, una piccola ed elegantissima pistola di madreperla, con proiettile dorato, facile da acquistare senza necessità del porto-d'armi, con l'unico scopo di metterlo in imbarazzo e umiliarlo a modo suo, bello tirato e con gran classe, come lo erano i “suoi” assassini nel telefilm del Tenente Colombo. Passò il week-end prolungato nella residenza di Nick, una elegantissima villa ben arredata, con un enorme giardino e gazebo per i pranzi, piscina interna ed esterna, parcheggio, rotonda con fontana al centro – sembrava di stare in una di quelle residenze delle superstar di Beverly Hills, pensò Pietro. E nel suo piccolo, lo era veramente! C'erano tutti e 4 i ragazzi, soli senza i genitori di Nick e Stella e senza servitù. Contrariamente a quello che potesse pensare Pietro, i ragazzi si comportarono a modo e in modo molto affettuoso nei suoi confronti, portandolo ovunque ma comportandosi molto bene – senza bere, senza fumo, senza droga, senza notti di baldoria. Avevano un grande rispetto e stima nei suoi confronti, lo facevano sentire come un Re, servendogli e offrendogli qualsiasi cosa per ogni occasione – tutto in conto a Loro. Era come se si fossero immedesimati in Lui, negli anni 60 – che più che fotomodelli californiani, sembravano studenti di un college o campus che sia, disciplinati e rispettosi, ben vestiti con tanto di dolcevita – il preferito di Pietro, ora in cotone, sempre più leggero. Ma qualcosa lo turbava, o non lo faceva sentire del tutto bene, avendo semplicemente accantonato – e non cancellato – la parte del passato, l'ereditarietà e tutta quella ombrosità che ancora lo avvolgeva. Lorenzo. Ancora non riusciva a digerirlo dal proprio stomaco, e aspettava solo di ritornare indietro proprio per vendicarsi.
Restò coi Ragazzi sino a martedì mattina, quando ritornò indietro nella velenosa Milano, per la propria terra, dovendo continuare a lavorare, l'indomani. E' successo che il venerdì sera seguente, dopo aver consumato al McDonal's, vide il famoso Lorenzo arrivare coi suoi amici al parcheggio. Non fece in tempo a rientrare in macchina che sentì chiamarsi: “Ehi Pietro, inizi a fare il palo adesso?”. Non ci vide più. Prese la prova della sua paura – la pistola – si girò e piombò subito da quell'essere strafottente, che tanto lo bloccava le volte precedenti per la sua bellezza straordinaria. Tirò fuori la pistola che aveva momentaneamente nascosto dietro i pantaloni e il suo meraviglioso sorriso mutò in uno stato di shock. Gli amici sparirono in pochissimi secondi, lasciando solo Lorenzo, assieme all'incredibile Pietro, che era fuori di sé. “Ti piace? Dimmi se ti piace essere arrivato fin qui! Ora sai cosa significa essere soli? Lo sai?” per poi, dopo la sfuriata, scoppiare in un mare di lacrime, inginocchiandosi, puntando l'arma alla propria di tempia, perchè quel proiettile d'oro alla fine doveva essere destinato a se stesso, avendo sempre voluto acquistarne una in caso di -necessità- se le cose si fossero messe male in termini di solitudine, desolazione o malattia. Lorenzo vedendolo ormai rassegnato, si avvicinò a Pietro, chino, levandogli la pistola di dosso e baciandolo – anche lui – sulla fronte. Appena riaprì occhio, non vide più nessuno.
Fine seconda parte.
Racconto scritto il 08/04/2018 - 21:24
Da Pietro Valli
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