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Un raggio di sole

Talvolta alzo gli occhi al cielo anch'io , io che , con quel cielo un po' ce l'avevo.
Così tante volte fui irascibile e scostante con quell'immenso tetto di cui riuscivo a vedere crepature e fenditure.
Non riuscivo a vedere l'onnipotenza,l'eternità di colui che avrebbe dovuto proteggermi.
Ho visto invecchiare il cielo sotto cui cammino giorno dopo giorno,così come l'asfalto sotto ai miei piedi non è mai sembrato così vecchio
così saggio da sapermi indicare strade e farmi evitare sentieri poco sicuri.
Ho visto invecchiare la vita e , questo significa , guardare in faccia la morte.
Ho iniziato a vedere sempre più capelli bianchi sul capo di mio padre e qualche ruga in più sul volto di mia madre.
Era semplicemente il riflesso della mia crescita, la carta d'identità un po'stropicciata di questo mio strano viaggio tra le strade del mondo.
Non è vero che noi giovani siamo distratti;
Siamo così concentrati sulle cose sbagliate che a tratti , da quelle stesse fenditure del cielo,potrebbe uscire giusto un raggio di sole e io starei comunque attenta a non farci caso.
Abbiamo dimenticato la felicità , o forse , non ce l'hanno mai insegnata.
Che non si dica dei genitori cattivi insegnanti o lo stesso degli insegnanti, cattivi genitori.
Genitore è , propriamente, colui che genera.
E non si dica di noi esseri umani esseri statici;
Siamo così sensibili che riusciamo a cambiare umore in base a quel cielo che dei suoi temperamenti tappezza il mondo.
Che non si dica del mondo essere statico;
E'in grado di cambiare la propria fisionomia, il proprio essere, con un sol battito d'ali di farfalla.
E se si nasce ogni giorno;
Io , figlia di Padre e di Madre, Di terra e di Albero,Di sole e di luna,di cielo.
Ho avuto educazione da tutti loro e non con tutti ho saputo come comportarmi.
Ho odiato il sole e preferito le lunghe giornate di pioggia;
Mi sono sdraiata in piena notte,con un lenzuolo a coprirmi,al chiaro di luna immaginando fosse il sole.
Non ho rivolto lo sguardo al cielo per anni.
Non ho saputo dare tutto l'amore che sento tra le mani anche quando mi accarezzo i capelli , ai miei genitori.
Forse ho dimenticato , io , di prendere dalla vita il più importante degli insegnamenti : Che la felicità è così semplice.
E quella felicità, più la si cerca nelle crepe dei muri,nelle fenditure dei cieli,nell'asfalto rialzato,consumato;
Più la si cerca negli angoli degli occhi delle persone , non oltre la siepe,tra le mura di casa.
Più quella si mostra , sfacciata , e più saprà dissiparsi sotto gli occhi distratti di chi è attento a non essere felice.
Ho viaggiato così tanto,ho visto così tanti posti,camminato su così tante strade e visto così tanti volti che ho dimenticato di guardare il mio.
Stamattina alzo gli occhi al cielo e mi guardo allo specchio.
Mi vedo più vecchia.
Che paradosso,a vent'anni si è il fiore di una vita che si può dire essere ancora in potenza.
Io la vedo correre , questa vita, mi scivola tra le mani come sabbia ed io , come clessidra,lascio che ogni piccolo granello di quel fugace tempo mi attraversi
e mi capovolgo,e il gioco mi pare sempre ricominciare uguale a se stesso.
E invece no.
Anche il mio volto non è lo stesso.
Ho le occhiaie e le dita consumate dal fumo.
Mio padre non riesce a prendermi più in braccio, mia madre non mi porta più il mio gioco preferito per farsi perdonare perchè è stata troppo tempo fuori.
Mia nonna e mio Nonno non riescono più a portarmi in villa a giocare.
Vedo tutti volti stanchi e cerco di prendere un po'di stanchezza dalle loro mani,così magari mio padre un giorno o l'altro riuscirà a prendermi in braccio.
Siamo così attaccati , come cemento, ai meravigliosi ricordi di cui questo viaggio è costellato che il cielo sta antipatico , in fondo, ad ognuno di noi.
Apro il mio passaporto e vedo così tanti timbri.
La villa comunale,Le vacanze a San felice al Circeo,Le gite al Lago Paola, Il terrazzo di casa mia che mi ha regalato più cicatrici di un dirupo.
Il mare,Mia madre che mi insegna a Nuotare;
Casa di Nonna che profuma di amore e di buon cibo.
La mia casa.
Tutti posti che torno a visitare ogni giorno e io non ci avevo neanche fatto caso che i pupazzi di cui era tappezzata la stanza adesso riposano in un angolo sull'armadio.
Io neanche ci avevo fatto caso al volto stanco dei miei genitori.
E quel passaporto puzza anche un po' d'alcool e di posti così piccoli che quelle pareti , pregne di fumo e di disperata gioventù, a volte ancora mi opprimono.
Per tutte le volte che sono scappata via , fuori dal recinto , e mi sono sentita così libera andando incontro alla più frammentaria delle felicità.
Raccoglievo pezzi di vita e pretendevo s'incastrassero alla perfezione.
E ogni corsa voleva dire calpestare il mio, di asfalto , Mio padre ch'oggi vedo vecchio più che mai.
All'amore che avevo da dare e all'ultimo timbro,quello più brutto,che vedo sul mio passaporto.
La mia anima.
Le pareti puzzano un po'di quel fumo di cui vi dicevo,vedo cornici consumate,un triciclo,delle tennent's vuote per terra,mozziconi di sigarette,tanti libri gettati in un'angolo e tante,tante pareti vuote.
Non ci vedo i bei posti che ho visto, i tramonti che mi hanno accompagnato alla fine di ogni mio giorno.
Ero troppo attenta a non inciampare nella vita che poi sono stata costretta a comprare il biglietto d'ingresso per vedere quelle pareti.
Perdere a carte con se stessi non è sempre una sconfitta.
A volte è vittoria.
Ai giovani che hanno dimenticato che la felicità sta anche nelle cose, ma non sempre in quelle che hanno il 12% di tasso alcolico,Un alto concentrato di Thc, le cui pareti non sempre puzzano di fumo e non va a 200 km/h.
A chi invece la felicità la sente chiusa nel palmo di una mano e quella mano non la può aprire , altrimenti gli sparano.
A me.
A tutte le volte che io andavo a cercare la felicità al di là della siepe , quel recinto e
loro ,i miei genitori
loro continuavano , fabbri di questo mio percorso, a costruire un prezioso recinto fatto su misura per una felicità che fosse solo mia.
Ed io;
Oggi mi voglio distrarre e voglio fare caso a quei pupazzi,voglio fare un giro in quel piccolo recinto dove mai mancano biciclette con le " rotelle" il succo nelle bottigline di vetro a melabanana e quattro sedie.
Una per me,una per mia Madre,l'altra per mio Padre e la quarta per chiunque fosse disposto a sedersi e a guardare quel cielo;
Ad oggi Mia madre regala un po' di forza ai suoi di genitori che profumano di ricordi e stanchezza.
Mio padre regala metà della sua persona al lavoro e l'altra metà a noi,senza tenere niente per sè.
Tre sedie vuote, oggi ,l'altra la occupo io.
Che non si sa mai,magari da quella fenditura , oggi , ci esce un raggio di sole.



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Racconto scritto il 09/04/2018 - 13:54
Da Ludovica Gabbiani
Letta n.956 volte.
Voto:
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Commenti


Un esame di sé stessiolto, molto difficile da fare...si contano gli errori, il non aver saputo guardarsi intorno ,per prendere quella felicità così a portata di mano, da non considerarla...sciuoando troppo tempo alla ricerca di sé stessi.
È un argomento difficile,ma esiste ancora nell'anima la speranza è la volontà di voler aprire quello spiraglio, da cui far entrare un raggio di sole.

Teresa Peluso 09/04/2018 - 18:49

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