Mimo
Salve, mi presento.
Io, indomita fino all’eccesso, ora e solo per voi. Apro il mio teatrino tragico-comico in cui queste parole lasciate da sole risulteranno noiose. Il mio mondo, dove l’energia svanirà e l’incontro con la realtà diventerà solamente uno sfregamento occasionale, privo di contatto umano.
Non ora ma già tra qualche millesimo di secondo mi sentirò piatta come tutti gli altri, vedrò i colori ma non sarò capace di percepirli come in quest'istante. Potrò rimanere a letto per ore o anche per giorni ed il mio tormento muoverà la mia voce sui tasti di un pianoforte. Una componente fuori posto dal mosaico dell'ordinarietà che stonerà le orecchie di tutti gli uditori presenti. Mi sentirò all'improvviso vuota. Rimarrò sospesa in attesa di cadere giù come fossi un’altalena terrorizzata che farà una fermata intermedia per ammorbidire l'urto dell'impatto.
Io amo stare bene, amo la vita, i fiori, la musica e la gente. Adoro il mondo stesso ed odio questo fantasma oscuro. Questa ombra vivente che combatte per un primo posto dove il vincitore non aspetta altro che il dolore. Colui che si presenta senza preavviso e maleducatamente cerca di rubare le rughe al sorriso trasformandole nelle cicatrici del pianto.
Non voglio curarmi la mente poiché muoio e risorgo in un breve arco di tempo come le foglie cambiano il colore in base alla stagione. Abbiate la fierezza di mettervi a nudo davanti all’universo, ridete, piangete insieme a me: solo questo ci è rimasto! Poter mostrarci per quello che siamo e rendere visibile ciò che proviamo.
Queste poche righe possono esser lette in un battito, con ingordigia, ma niente è di più sbagliato. Anche se il lettore e lo spettatore di questo teatrino dovessero essere inghiottiti dal flusso di mare nero annaspando fra le onde di questa angoscia e tormento, dovrebbero concedersi pause, per riprendere fiato, cogliendo la disperazione poiché essa non si può ingozzare repentinamente. Dopodiché, voi non sarete voi e io non sarò io ed il mondo sarà cambiato.
La costernazione serra e soffoca, si veste di un linguaggio indecifrabile di suoni e segni inconcepibili, di graffiti auto-inflitti; ferite impresse da parole non dette. Descrivo un’emozione che non è momentanea, non si tratta di una immaginazione o di un’allucinazione e neanche sarà una conclusione ma intraprenderò un altro inizio in cui farò il brutto gioco di mimo, in questo palcoscenico, in questa vita.
Io, indomita fino all’eccesso, ora e solo per voi. Apro il mio teatrino tragico-comico in cui queste parole lasciate da sole risulteranno noiose. Il mio mondo, dove l’energia svanirà e l’incontro con la realtà diventerà solamente uno sfregamento occasionale, privo di contatto umano.
Non ora ma già tra qualche millesimo di secondo mi sentirò piatta come tutti gli altri, vedrò i colori ma non sarò capace di percepirli come in quest'istante. Potrò rimanere a letto per ore o anche per giorni ed il mio tormento muoverà la mia voce sui tasti di un pianoforte. Una componente fuori posto dal mosaico dell'ordinarietà che stonerà le orecchie di tutti gli uditori presenti. Mi sentirò all'improvviso vuota. Rimarrò sospesa in attesa di cadere giù come fossi un’altalena terrorizzata che farà una fermata intermedia per ammorbidire l'urto dell'impatto.
Io amo stare bene, amo la vita, i fiori, la musica e la gente. Adoro il mondo stesso ed odio questo fantasma oscuro. Questa ombra vivente che combatte per un primo posto dove il vincitore non aspetta altro che il dolore. Colui che si presenta senza preavviso e maleducatamente cerca di rubare le rughe al sorriso trasformandole nelle cicatrici del pianto.
Non voglio curarmi la mente poiché muoio e risorgo in un breve arco di tempo come le foglie cambiano il colore in base alla stagione. Abbiate la fierezza di mettervi a nudo davanti all’universo, ridete, piangete insieme a me: solo questo ci è rimasto! Poter mostrarci per quello che siamo e rendere visibile ciò che proviamo.
Queste poche righe possono esser lette in un battito, con ingordigia, ma niente è di più sbagliato. Anche se il lettore e lo spettatore di questo teatrino dovessero essere inghiottiti dal flusso di mare nero annaspando fra le onde di questa angoscia e tormento, dovrebbero concedersi pause, per riprendere fiato, cogliendo la disperazione poiché essa non si può ingozzare repentinamente. Dopodiché, voi non sarete voi e io non sarò io ed il mondo sarà cambiato.
La costernazione serra e soffoca, si veste di un linguaggio indecifrabile di suoni e segni inconcepibili, di graffiti auto-inflitti; ferite impresse da parole non dette. Descrivo un’emozione che non è momentanea, non si tratta di una immaginazione o di un’allucinazione e neanche sarà una conclusione ma intraprenderò un altro inizio in cui farò il brutto gioco di mimo, in questo palcoscenico, in questa vita.
Racconto scritto il 18/04/2018 - 18:00
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Commenti
Michaela Patricie Zaludova 15/06/2018 - 09:24
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Straziante e coinvolgente. Aggiungo il sentimento della solidarietà.
GIOVANNI PIGNALOSA 23/04/2018 - 10:58
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Grazie di cuore
Michaela Patricie Zaludova 23/04/2018 - 06:38
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Dal mare nero che hai dipinto sono stato inghiottito. Estremamente coinvolgente, straziante. Complimenti, davvero davvero
Roberto L 19/04/2018 - 06:49
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