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La Consapevolezza

Abbiamo appurato, che il cambiamento è alla base della nostra crescita e che si avvale delle conoscenze e delle informazioni, che abbiamo appreso prima dai nostri genitori, nonni, da tutta la famiglia, poi dalla scuola, dal sistema e da tutto l’ambiente circostante, ma se non vengono sperimentate su noi stessi, sono fine a se stessi. Possiamo essere tra gli uomini più colti del pianeta e non mettiamo in pratica ciò che abbiamo acquisito, non otterremo la consapevolezza. La consapevolezza ci permette di comprendere tutto ciò che abbiamo appreso non è oro colato e va verificato su noi stessi e non per convincimento del sentito dire. Non è detto, che statisticamente un qualcosa vada bene al 99% delle persone, debba andare bene anche per noi; poi la statistica non è quell’illusione, che afferma che se io mangio una mela e tu ne mangi nove, statisticamente ne abbiamo mangiate 5 a testa? Certamente tu toglierai il medico di torno, mentre io sarò un suo assistito (cliente) a vita. “Sai hai ragione, la consapevolezza che tutto non avviene per caso e tutto accade per uno scopo valido per noi che siamo la stessa persona ed è diverso da persona a persona”. Io l’ho percepita dai sette anni in poi; è rimasta a livello subliminale, sepolta dai programmi di condizionamento. “Bene! Mi sai dire quali altre consapevolezze sei riuscito a testare”? “Pensandoci attentamente a tutte le riflessioni e il continuo mettermi in discussione nel tempo, ho scoperto: “La distonia cognitiva”, quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba”! Mi differenziavo dal resto della natura soprattutto per una viscida gelatina di menzogne che mi avvolgeva, mi proteggeva e trovavo tutte le giustificazioni possibili e immaginabili della mia incoerenza. Che sono unico e non ci sarà mai nessuno uguale a me; pure i gemelli monozigotici si differenziano tra di loro, rispettando l’intero universo dal microcosmo al macrocosmo. Dare tempo al tempo, che ognuno hai i propri tempi e se non è riuscito a portare a termine la propria missione, potrà farlo in vite future. “Queste sono quelle che hai sperimentato ai tuoi primi cinquant’anni, aggiungendole alle altre, che avrai modo di appurare in futuro, avrai la consapevolezza del libero arbitrio”. “Ricordi da piccolo quando la nonna ci raccontava che papà e la sua famiglia trattavano male la mamma e che lei è scappata con noi che avevamo tre mesi, istigando odio e rancore nei suoi confronti e dei familiari paterni e ci sono voluti anni per recuperare il rapporto. L’ostracismo, che non appena sono restato solo, (prima è morta mia sorella di un solo giorno di vita, che non ho conosciuta, poi mio fratello a sei mesi) la mia attività mentale è stata rimpiazzata da ben diversi processi. La morte di mia sorella e mio fratello, mi hanno suggerito delle considerazioni, che devo testare, per confermarne la veridicità. Ansie dimenticate riemerse, memorie represse da tempo tornano alla mente. La mia immaginazione assumeva proporzioni immense. Non riuscivo più a confrontare le fantasie con la realtà e rimanevo vittima dei miei stessi incubi. Sono stato indottrinato alla “Teoria dell’etichettamento”, attraverso il senso di appartenenza. “Ricordo le elementari frequentate dalle suore e le punizioni corporali con una bacchetta sulle mani, per una risposta errata o un comportamento non consono ritenuto dalla maestra – suora e la cosa più sconvolgente, che la punizione inflitta veniva adempiuta da una compagna di classe, generando odio del punito verso la compagna e sadismo per la stessa”. Infine “effetto placebo”, per un compagno di classe, che quotidianamente veniva punito, era convinto che mettendo l’aglio tra le mani gli riducesse il dolore; quante bacchette si sono rotte nel battere le sue mani, generando il senso di colpa al nostro compagno, che procurava le bacchette. L’umiliazione dell’unica volta che mi sono state applicate le orecchie di carta d’asino e come se non bastasse, fare pure il giro nelle altre sezioni del piano, per essermi paralizzato su di una verifica, che tra l’altro avevo imparato. Ricordo pure, potevo avere non più di undici anni e un giovane uomo, che non superava i venticinque anni; era estate e si faceva aiutare dai miei amici coetanei, nel lavaggio della sua vettura, con la ricompensa di portarli a mare. Lavata l’auto uno di loro disse: “Perché non portiamo anche Savino con noi”? L’uomo rispose: “Che lo portiamo a fare, a sciacquare le palle sulla spiaggia”? I miei amici presero la palla al balzo e mi affibbiarono il nomignolo di “sciacqua palle”. Questi due episodi hanno minato la mia sicurezza, che poi successivamente o mitigato con la mia abilità calcistica, dove suscitavo ammirazione per i dribbling e i miei gol, che in parte hanno risolto i miei problemi di sicurezza. ”Hai dimenticato di citare sempre alle elementari, che c’erano i quaderni con più pagine, che eri costretto a comprare dalle monache, con le copertine avanti e retro di John Fitzgerald Kennedy e la sua sacra famiglia e dopo averli usati, li dovevi riconsegnare alla maestra – monaca, che li riponeva nei cassetti della cattedra”. Forse non volevi rivivere la costrizione – imposizione e la pseudo democrazia del sistema capitalistico americano. “E anche l’episodio del tema in classe “Voci dalla luna” e che tu erroneamente eri convinto che il titolo fosse: “Voci della luna” e quel piccolo scambio di vocale, quanto è stato devastante per la tua insicurezza, che ha generato la sindrome di non saper scrivere; resa ancora più agevolata dal fatto che eri bravo in aritmetica e geometria. Ritorniamo all’episodio specifico, in quel periodo c’era la guerra Usa - Urss per la conquista dello spazio, Apollo 8 fu la seconda missione con equipaggio del programma spaziale statunitense Apollo; la navicella venne lanciata il 21 dicembre 1968 e divenne la prima con a bordo degli uomini a lasciare l'orbita della Terra, a raggiungere la Luna, ad orbitare intorno ad essa e tornare in sicurezza sulla Terra. Quindi dovevo scrivere le mie considerazioni per questo avvenimento, ma visto e considerato la e al posto della a mi depistò. La maestra lo corresse e subito dopo lo lesse alla platea in classe. Cito: ”L’inizio e la fine”, per la loro emblematicità, “Savino, Savino è la luna che ti chiama” e “ Mi raccontò tanti fatterelli di Gesù bambino”. L’inizio per l’ilarità, che ne scaturì; ebbe un impatto tremendo, che adesso sarei il primo a riderci sopra, sapendo di quando sia salutista l’autoironia. Il finale per accattivarmi le simpatie della monaca e che mi ha fatto capire (meno male) di non essere scaltro e opportunista, ma ciò non mi ha evitato di indossare la corazza virtuale di Reich per proteggermi e di mettermi la maschera di Pirandello per essere accettato. In prima media, l’incontro con gli amici fedeli; dei cuori e delle orecchie disposti ad ascoltarmi con comprensione fraterna, delle menti capaci di intuire ciò che era ancora in boccio e che ebbero il merito di comprendermi. Questo incontro, questa solidarietà tra giovani scapestrati, era anch'essa, almeno in principio, un atto di coraggio, un bel gesto romantico, che loro purtroppo profanarono in seguito e con l’inconsapevolezza tipica dei giovani, per comportamenti e atteggiamenti superficiali, per quanto inopportuni e per il rilievo dato ai pettegolezzi puerili e per quelle stupide graduatorie in termini di bellezza, d’intelligenza, di interesse alla persona, simpatia (l’unica che aveva valori accettabili) e quant’altro. Per questo, che ora che hai capito non gliene faccio una colpa e sicuramente anch’io in un modo o nell’altro avrò causato scompensi nelle loro granitiche teste; poi il loro apporto è stato cruciale per la mia crescita personale. Le lunghe nottate a parlare dei grandi temi dell’esistenza, dei sensi di colpa su ipotetiche o presunte malefatte commesse, l’inalazione della trielina e le corse dietro ad un pallone (che del resto è stato tra le poche cose che mi ha dato una certa visibilità), altrimenti chi mi avrebbe dato credito (a parte loro). Vivevo della loro luce riflessa, cercavo di emularli nel comportamento e nel pensiero, gioivo ai loro elogi e al senso di appartenenza ad un gruppo apprezzato e invidiato. Ho cercato a tutti i costi di accettare il sistema, volevo farne parte, avere fama, successo e ricchezza o almeno questo credevo di volere; catene che ci tengono prigionieri senza che nemmeno ce ne accorgiamo, sono gli schemi mentali; una schiavitù, ben peggiore e molto più subdola. Sono modelli di comportamento marchiati a fuoco; non sulla pelle, ma nell’animo. Siamo tutti programmati per comportarci in un certo modo. Per agire allo stesso modo. E per reagire in oltre modo. E il momento in cui ce ne accorgiamo è il momento in cui iniziamo a piegare le sbarre della gabbia in cui ci siamo lasciati rinchiudere. “La pazienza è la virtù dei forti, quindi anche una delle armi più efficaci di chi pratica il mindfucking (come fottere la mente); condizionare una mente, destrutturarla, ferirla, modificarla, indottrinarla non sono processi veloci, ma più si abitua il soggetto in stato di ansia, in costante sensazione di senso di colpa, e più è facile accedere alla sua mente. Creare la “Regressione”; una volta regredito a livello infantile, il soggetto recepirà il condizionamento non soltanto come mutamento della propria realtà, ma come trasformazione dell’intero universo: proprio questo è l’obiettivo finale di qualsiasi indottrinamento. Sommate alle strategie mediatiche: “La strategia della distrazione”, “Creare problemi e poi offrire le soluzioni”, “La strategia della gradualità e della differenzazione”, “Rivolgersi al pubblico come ai bambini”(effetto regressione), “Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione”, “Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità”, “Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità”, “Rafforzare l’auto-colpevolezza” e questo lo si può ottenere conoscendo gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Capire che il giudicare inficia l’equilibrio cognitivo o se preferiamo dirlo in altro modo rompe la sintonia, l’armonia e le connessioni con tutti gli elementi dell’universo e multiversi. Prima che mi accadesse l’agitazione psicomotoria, il bipolarismo o la depressione ero al settimo cielo e mi sentivo in sintonia e in connessione con tutte le creature del creato. Evidentemente passato l’effetto di enfasi, ho proiettato tutte le negatività generate e inculcate dalle sopracitate strategie di controllo mentale e sono imploso. “Ora hai gli strumenti per poterti difendere dal controllo mentale”; è importante anche come ci sei arrivato a tutto questo? “L’ho capito, nella comprensione che tutto non avviene per caso”! “Bene adesso devi constatare che livello di profondità di consapevolezza hai raggiunto e devi conoscere che quando arriverai alla massima consapevolezza, sarai pronto a portare termine l’evoluzione della specie del genere umano ed è lì che finisce il tuo compito, la tua missione!



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Racconto scritto il 29/04/2018 - 12:26
Da Savino Spina
Letta n.1656 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


La consapevolezza è l'arma più forte che possiamo concederci.

Un saluto!


Co Co 30/04/2018 - 23:59

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Grazie!

Savino Spina 29/04/2018 - 14:39

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Un bel pezzo, sembra scritto con una certa fretta. Siamo tutti figli del condizionamento. Comunque, a dirla tutta, non credo che l'uomo abbia mai messo piede sulla Luna. Ce l'hanno confezionato molto bene, il pacco.

Vincent Corbo 29/04/2018 - 12:57

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