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Due rose

“Un ragazzo dai capelli straordinariamente lunghi riceverà due rose da due ragazze, due amiche con cui ha avuto una storia ai limiti dell’assurdo e le riceverà alle 01.01 del 11 Maggio 2018, mentre sarà a servire dietro al bancone del suo circolo preferito nei giorni della 91esima radunata degli alpini”. Quante probabilità ci sono che si realizzi un caso del genere? E’ lo 0.0000(…)1% o il 100%? Finché si tratta di calcolare le probabilità che domani piova o che un signor Rossi esca di casa alle 8.00 mattino non ci sono problemi, ma questa non è una questione da poco, qui si trova la differenza fra libertà e costrizione, caos e destino, contingenza e necessità, vita o morte. Forse sarà estremo, ma estrema non sono io, è la situazione. Ma da dove arrivano quelle rose? Chi le ha coltivate? Chi le ha colte? Come se n’è appropriato il probabile Marocchino che chissà con quale tragica storia alle spalle si è ritrovato a venderle in quel punto, proprio in quella sera a quell’esatto alpino, probabilmente un po’ ubriaco, che decise con chissà quale criterio di regalarle a due ragazze, due sconosciute fra tante incontrate per “caso”. Due rose a testa, due perché dispari porta male. E in realtà era esattamente il contrario, lui si era sbagliato probabilmente in buona fede, ma quello sbaglio sarebbe stato fondamentale per il seguito. Due rose portano sfortuna, le due ragazze dovrebbero regalarne una a qualcuno. Ma a chi? C’era troppo caso in giro quella sera per scegliere qualcuno a “caso”. E poi, come erano finite lì quelle due ragazze? Dovevano incontrarsi con un loro amico che si era attardato in una discussione nei pressi dell’alpino donatore di rose. Una delle due spesso rimaneva irritata da quell’eccesso di parole autoreferenziali, eppure se non fosse stato per lui e per quella sua spiacevole caratteristica di rose ne avrebbero avute zero. E invece ne ebbero due, due rose a testa, perché una porta sfortuna. Una delle due quasi aveva rischiato di non uscire quella sera, era stato il caffè preso dopo pranzo ad averle fatto cambiare idea? Se non fosse stato per Giorgio, tra l’altro, non sarebbero mai andate a prendere quel caffè. E’ merito di Girgio se ora quelle due ragazze stanno ridendo sedute su un marciapiede alle 2.00 di notte pensando alla serata più intensa che abbiano mai vissuto mentre un altro alpino un po’ ubriaco offriva loro, questa volta non due rose, ma due birre? Grazie Giorgio, è stato un caffè veramente fondamentale. Quando si dice dare importanza alle piccole cose… “ Chi vi ha dato quelle rose?” E’ un plurale forzato, adesso di rose ne hanno una, una a testa, anzi, mezza rosa, perché si erano scambiate i gambi. Una delle due poco prima si era spezzata, ma meglio così, adesso stavano comodamente in dei semplici bicchieri. Per quel piccolo errore adesso il rosso dei loro petali sarebbe vissuto un po’ più a lungo. Quanto vive una rosa? Quelle rose stavano giocando un ruolo molto più grande di quello che avrebbero pensato di avere se solo avessero avuto coscienza di loro stesse. Erano destinate a finire nelle loro mani? Una rosa, due rose, tre personaggi principali, quattro rose, quattro perché è pari, porta bene, portano un nuovo anniversario. 11 Maggio 2018 ore 01.01 “Esprimi un desiderio: vorrei che fosse sempre così”. Cosa si festeggia il 11 Maggio alle ore 01.01? E’ la rivendicazione dell’unicità e se non fossero state in due non sarebbero state uniche. Il numero 1 sta perdendo significato, per questo di rose, anche se da sole, ce n’erano sempre due, in due mani di persone diverse. L’unico ad essersi veramente sdoppiato è lui, lui adesso ha due rose, una da destra e una da sinistra, le ha colte entrambe. Cosa ne farà? Le butterà? Non importa, per un istante le ha tenute entrambe in mano, ogni cosa deve avere un corrispettivo. Perché quella folle idea, poi? Quella sì che era una follia, andava contro ogni loro buon senso, non era scritto nel loro copione (o forse sì?). Perché un telefono non squillava. E dove può essere un telefono che non squilla? E chi ci può essere in un posto dove un telefono non squilla? Ovviamente un ragazzo con due rose e un’espressione confusa.
E perché quelle due ragazze erano amiche? Mesi prima un ragazzo non aveva seguito un corso all’università e aveva chiesto gli appunti a una delle due. L’aveva ringraziata nel gruppo WhatsApp in cui c’era anche l’altra. Le due non si erano mai parlate, forse si erano viste, niente di più. Ed ecco un pretesto per potersi fermare davanti a Lettere. Ma questo non è sufficiente, perché sono diventate amiche? Perché non si sono odiate o non si sono state indifferenti? Forse perché avevano potuto ridere insieme di un povero disgraziato che per caso aveva chiesto a entrambe di uscire senza sapere che queste si conoscevano. Sembra assurdo, ma è esattamente così. Cosa sarebbe successo se quel pomeriggio una delle due non avesse deciso di raccontare all’altra quel bizzarro fatto? E perché lo aveva fatto? Lei solitamente non raccontava quelle storie a nessuno, evidentemente doveva essere un segno del destino. Forse erano amiche perché erano simili, troppo simili. Si erano infatuate dello stesso ragazzo e nessuna delle due credeva di avere reali possibilità, eppure… Vuoi perché una delle due aveva bevuto troppo, vuoi perché l’altra si era seduta accanto a lui durante le prime lezioni, vuoi perché lui pensò che, forse, sarebbe stato divertente. Perché erano amiche? C’erano tutti i presupposti per farla finire in tragedia. Forse è perché una delle due aveva veramente giocato d’anticipo con quel messaggio o vuoi perché non si erano mai mentite, non fino in fondo. Cosa le aveva veramente unite a parte due rose? “La rosa di Versailles” e le serate a guardare Lady Oscar invece di uscire a bere con gli altri. E’ divertente notare come un oggetto possa facilmente diventare un simbolo. E alla fine di tutta questa storia cosa rimane? Le rose moriranno, si seccheranno e perderanno i petali. Alla fine della storia ne rimarrà una storia, la storia dell’intero universo che converge in due rose, una storia a cui è difficile credere, ma vera. Una ragazza, forse due, si sentono onorate di aver avuto la possibilità di vivere qualcosa di così grande, così presto. Non è incredibile? Hanno solo vent’anni e possono guardare negli occhi un anziano e affermare senza mentire di sapere cosa voglia dire vivere. Tu lo sai? Non è affatto detto. 01.01, 02.02 “Vorrei che fosse sempre così” e no, non lo sarà, ma almeno avranno una storia da raccontare, qualcosa da dire. Prima erano mute, come un disco vuoto che gira silenzioso, su cui ancora nessuno ha inciso nulla. Due ragazze stanno ridendo, ridono perché sono felici, sono felici perché sentono il disegno su di loro e sentono di essere al centro di quel disegno. Non saranno felici per sempre, ma lo sono state. Chi può essere tanto fortunato da dire di aver conosciuto la vera felicità? Due ragazze sostano sulle scale, hanno paura, eppure cosa potrebbe accadere di male? Basta una spinta, basta non pensare troppo. Ed ecco che una prende l’iniziativa e trascina l’altra. Si incrociano degli sguardi nell’incertezza, ma questa volta l’incertezza non è loro, è sua. E lui, lui può dire di aver vissuto? Adesso lui ha due rose, due portano sfortuna. Ne regalerà una? Quale delle due regalerà? Quella a sinistra o quella a destra? Oppure le terrà entrambe? E’ stato in grado di cogliere il significato insieme al fiore? Dove sono finite quelle due rose? Un dono non si dona, eppure quelle due ragazze l’hanno fatto, perché non dovrebbe anche lui? L’alpino sa dove sono finite quelle rose? E il marocchino quanto ha ricevuto per quelle quattro rose? Troppo poco, sicuramente troppo poco. Se solo avesse saputo, le avrebbe fatte pagare almeno 100 euro l’una e le ragazze le avrebbero comunque pagate. 200 euro per poter dire di aver veramente vissuto non è un prezzo veramente effimero? Sono state fortunate, questa è la verità. “Estraiamo i posti per dormire” Predestinazione o caso? Eppure entrambe si presentarono da lui con i segni di un altro. E quell’altro, ancora una volta, era lo stesso. Due ragazze parlano di due ragazzi, due ragazzi potrebbero parlare di due ragazze, ma non lo fanno, loro non ne hanno idea. Una ragazza ha baciato sette persone e si è innamorata dell’ottava, l’altra ragazza ha perso il conto e vorrebbe conoscere l’amore. Due ragazze sono intelligenti, hanno un acume fuori dal comune e per questo possono perdersi per cose assolutamente comuni, banali. Solo loro, così sveglie, avrebbero potuto fare degli errori del genere, perché loro non vivono in quel mondo. Dai uno spunto, dai qualcosa su cui lavorare a due ragazze e poi dai loro due rose e osserva le vicende che vengono a crearsi. Sii sincero, questa non è una storia interessante? Non è una storia per cui pagheresti? E pagheresti soltanto per poterla ascoltare. Due ragazze vanno a dormire, due ragazze hanno paura di svegliarsi e scoprire che si era trattato solo di un sogno. “Buongiorno, hai dormito?” “Poco” Come fa a svegliarsi se non è sicura di aver dormito? 9.30, una ragazza apre gli occhi ed eccola lì, sul comodino: una rosa. Una ragazza, una rosa. Può tirare un sospiro di sollievo, ha veramente vissuto. Aspetta che tutta la casa si alzi per sfiorare quei petali, nessuno saprà mai cosa vuol dire vivere qualcosa di talmente grande. Solo una rosa può rispecchiare una rosa, anche l’altra ragazza si è svegliata, cosa accadrà adesso? Una stella esplode, nasce il sole e queste righe prendono forma in questo momento. Per raccontare bene questa storia bisognerebbe partire dal big-bang.



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Racconto scritto il 12/05/2018 - 19:59
Da Anna D
Letta n.925 volte.
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