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La socio-comodità dei melanconici.

Ci sentiamo solo
Tutti un po' più soli.
Non guardate ai tempi andati con malinconia e dolore
Se invece di raccontarlo alla vicina o all'amica del cuore , di quel ragazzo che ci ha tradito o della mamma che non si sopporta più , lo scriviamo su Facebook.
Non chiamateci esibizionisti se
Postiamo una fotografia e cerchiamo di correggere le nostre imperfezioni più latenti e nascoste
Invece di toccarle con mano , appenderle al muro o sorridere mentre le sistemiamo in tanti album dalle copertine fuori moda , sorridendo dei difetti più che delle foto meglio riuscite.
Perdonateci se a volte ci spogliamo dei nostri valori e anche un po' dei nostri vestiti per indossare i complimenti altrui.
Non urlate ai vostri bimbi se passano troppo tempo davanti ad un cellulare, ad un tablet.
Loro non smettevano di piangere e il tempo oggi sembra davvero troppo poco per sprecarlo a leggere una favola.
Abbiate clemenza.
Siate comprensivi se vomitiamo sui social tutti i nostri dolori piuttosto che raccontarli ad uno di voi , padri o madri, nonni zie e chi può vantare un bagaglio più pesante del nostro.
Se condividiamo foto e link di posti meravigliosi che non vedremo forse , Mai;
Neanche ricordiamo tutte le sfumature di colore che il cielo , in un giorno , ci regala.
Se postiamo aforismi , citazioni e brevi estratti di libri che mai leggeremo e di autori che mai avremo il tempo e la costanza di ascoltare , le loro storie , i loro vissuti.
Non chiamateci figli di un' epoca malata mentre guardate foto dove in una mano abbiamo una birra e nell'altra pure , non è detto che siano state consumate, non si è Detto perché siano state comprate.
Ci sentiamo tutti un po' più soli.
I più saggi ci hanno abbandonato e i loro vissuti soffocano dentro libri che nessuno ha più il coraggio di aprire;
Costa tempo leggere o almeno così pare.
Sembra meno faticoso dal cellulare;
E invece il tempo se ne va Comunque , forse anche con più fretta.
Ci abbiamo provato a parlare , però se poi suona il cellulare si perde il filo e non ci si ricorda più cosa si stava dicendo e allora si rimanda.
Saremmo voluti andare al mare o a fare una passeggiata e ci siamo andati pure solo che non riesco a ricordare di che colore , quel giorno, era il cielo.
Ricordo di aver risposto a mia madre e di aver postato una foto ma quello stranamente,
No.
Ricordo le luci di alcuni lampioni che illuminavano la strada quando uscivo la sera.
Sarà stato poco tempo fa eppure che malinconia.
Ne conservo il ricordo e lo stupore come sicuramente avrete fatto voi davanti ai primi televisori , ai primi cellulari.
Ci hanno catapultato quí e pensate che dolore
E che confusione!
Le librerie continuano ad esserci eppure è così facile trovare i riassunti on- line.
Stampare le foto per tenerle con sé Costa molto e invece la mia memoria sul cellulare ha ancora tanto spazio.
Oggi piove ed è buio ormai, uscire sarebbe rischioso , con tutte le cose che si sentono in giro, magari danno un film o potremmo scaricarne uno.
Non usciamo a mangiare una pizza che ci sarà sicuramente da aspettare , esistono così tanti servizi on- line , chiama e saranno quí subito il telefono è là.
Ci hanno catapultato quí , la socio-comodità come mi piace ironicamente chiamarla.
E lo faccio con tanto dolore perché , pensate che dolore.
Quando poi arriva l'estate ed il tempo sembra scorrere così veloce che il telefonino lo si lascia a casa.
Mare, amici i tramonti e le lunghe passeggiate.
I colori di quel cielo li ricordo come olio eternamente su tela , continuamente sulla mia parete.
Che malinconia piacevole, è sempre come essere gettati in un'altra epoca.
Ricordo sempre ogni piccolo dettaglio dell'estate e la aspetto ogni anno con ansia e insofferenza.
Poi arriva e mi ci sento come in un ricordo dal quale mai uscirei.
Si corre, ci si arrampica e si parla così tanto che si torna anche cresciuti , è la scuola della vita.
Un po' come l'università.
L' estate è un istituzione , solo che è un insegnamento che abilita alla libertà , quella vera.
E allora me li tengo stretti quei colori, quella tela.
Perché poi si ritorna alla " normalità " e tutta quella comodità non è mai stata così scomoda.
Siate clementi , ci sentiamo solo Tutti un po' più soli.
E se siamo così stanchi da parlare con voi e ci vedete con i cellulari in mano, gettati su un divano, siate buoni sedetevi di fianco a noi e chiedetevi semplicemente come stiamo, è chiedetecelo ,come stiamo.



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Racconto scritto il 02/07/2018 - 16:45
Da Ludovica Gabbiani
Letta n.945 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Mancava lo spazio...e continuo qui nel dirti che mi ricorderò di queste tue parole per ascoltarvi e chiedervi come state...con la voce soave ma determinata. Bravissima

Margherita Pisano 03/07/2018 - 15:40

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Ciao Ludovica ho letto il tuo racconto con profonda commozione...proprio ieri riflettevo su quello che tu hai scritto qui...hai ragione pochi sono consapevoli di come voi ragazzi vi sentite in questo mondo moderno e comodissimo per certi versi ...ma scomodo per l'emozioni, per il colore del cielo a tratti sconosciuto e per quel senso di solitudine che avvolge di malinconia il vostro tempo e che per certi versi, "noi" vi abbiamo catapultato. Riflessione... solo riflessione...

Margherita Pisano 03/07/2018 - 15:32

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