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Una conchiglia nell’aeroporto di Haneda.

Ho lasciato una conchiglia nel bar dell’aeroporto di Haneda.


Il barista sentiva che avevo bisogno di alcol oggi e anche se non avevo abbastanza soldi, mi ha offerto una birra. Non sapevo come ripagarlo, quindi gli ho dato una conchiglia che avevo portato con me dall’ultima volta che ero stata nella mia città natale.


Era una bella conchiglia robusta, l’avevo raccolta dalla spiaggia una mattina che ero andata a correre nella pineta, il mio posto preferito.


Quel giorno era primavera, il suolo era totalmente ricoperto da ciclamini selvatici, di un fuxia accecante: il terreno era umido, e il suo odore si mischiava con la brezza marina del mattino. La spiaggia che costeggiava la pineta era deserta.


Mi ero fermata per riprendere fiato sulla spiaggia. C’erano un sacco di conchiglie ma questa era proprio grossa, robusta, bianca e lucente come un dente molare, con delle macchie marroni e arancio, tipiche delle conchiglie sul mio lato del Mediterraneo. L’avevo presa, ed ero corsa fino a casa, sette kilometri, con la conchiglia in mano, non volevo lasciarla.


L’ ho sempre portata con me nel mio zainetto, ogni giorno andando a lavoro in quella città inquinata e schifosa.


Quando cercavo le sigarette nella tasca, la prima cosa che toccavo era proprio quella conchiglia.


Che stupida. Una conchiglia nello zaino a Pechino.


Però quell’uomo era proprio stato gentile con me. Avevo bisogno di quella seconda Kirin per non pensare a quello che mi avrebbe aspettato poche ore dopo. Quindi l’ho data a lui. “It’s a present from Italy”. È un pezzo di me.


Sento che la mia anima si sta sgretolando in tanti piccoli pezzi in questo momento. Sto perdendo tutto. Sto fallendo su tutti i fronti. Una parte di me va a lui.


Non so se è reale, se esistono fili invisibili che collegano le cose, i luoghi, le persone. Io sento comunque che si è creato questo filo sottilissimo, bianco, argentato, trasparente, come una tela di ragno,che mi collega a quel posto.


E come i ragni non fanno le ragnatele inutilmente, questo filo sottilissimo che ho creato un giorno mi aiuterà a tornare dove ho lasciato la conchiglia.


Lui mi riporterà a riprendere un pezzo della mia anima: ricongiungerò a me tutte le ragnatele che ho disperso nel mondo e ricostruirò me stessa.


Io sarò mille persone diverse, come tutti i frammenti che hanno vissuto lontano da me per così tanto tempo.


Io sarò come una famiglia numerosa, con tanti figli che sono scappati di casa e che si ritrovano tutti per il pranzo di Natale; tutti parlano di quello che hanno vissuto negli ultimi anni e brindano alla vita.


La famiglia è di nuovo unita.




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Racconto scritto il 04/07/2018 - 08:54
Da Angelica --
Letta n.1154 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Mi hai fatto semplicemente sognare.

Poeta Errante 07/08/2019 - 23:35

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Uno scritto fresco, umile, semplice, intelligente che apre qualche porta dell'anima.

Vincent Corbo 21/08/2018 - 07:39

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Ti ringrazio di cuore Margherita per le tue parole :)

Angelica -- 05/07/2018 - 16:44

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Ho letto il tuo bellissimo racconto ieri Angelica, ma non sono riuscita a commentarlo per mancanza di tempo...sarà quella conchiglia, sarà la forza racchiusa in te, ma a me hai fatto venire i brividi per l'emozione, si legge tanta, tanta voglia di libertà quella vera che unisce i vari pezzi e diventa l'unica realtà in grado di farti volare per ritrovare quella conchiglia che ti appartiene di diritto! Complimenti davvero splendido!

Margherita Pisano 05/07/2018 - 10:27

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grazie mille Mirella!!!!! :)

Angelica -- 04/07/2018 - 10:15

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ANGELICA....Bellissimo racconto, ragnatele di sentimenti che poi si congiungono formando una rete che si chiude nel tempo per riaprirsi con tutti i nostri affetti più cari, una pesca importante per festeggiare la giornata più bella dell'anno il Natale.

mirella narducci 04/07/2018 - 09:20

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