Crisi di identità
C'è muschio sul tronco, mi hanno insegnato che da quella parte c'è il Nord.
La terra intorno ha una coperta di foglie cadute, dopo l'umidità della notte si è fatta poltiglia mista a funghi, a rami secchi che, sotto i miei passi si spezzano. Il rumore si alza, forse rimbalza sulle rocce che la montagna a poche centinaia di metri da lì offre come scudo. Il suono torna indietro, il boomerang diventa eco.
Lo vedo accanto al tronco, che un lieve dislivello pone su un piano più alto rispetto al mio. Immobile. Tra i rami della fitta boscaglia la luce rosata si apre la strada tra l'aria fredda, tra poco arriveranno i raggi di sole, se va bene, tiepidi.
Lui mi fissa, cerca i miei occhi. Dal naso il suo respiro si fa nebbia, come il mio.
Lento alza la testa, spalanca le fauci, esce l'ululato che si espande, si alza, abbraccia centinaia e centinaia di metri intorno e verso l'alto. Scuote le file ordinate, penetra nel sangue, non c'è anima che trattenga il trucco pallido. Il buio della sua bocca mi attira, punto i piedi e le mani all'imbocco delle fauci, ma il vento del suo richiamo soffia forte, mi lascia vedere il pozzo, senza fine, si prende il secchio che, con un calcio lascio cadere.
L'ululato si spegne, il cerchio del vento cade sulle foglie bagnate. Il lupo ha i miei occhi ad un passo dal suo respiro. Abbassa la testa. Si volta lasciando su di me lo sguardo bagnato, sparisce dietro il tronco mentre il sole, più alto, scalda i nidi ancora vuoti.
Non mi sveglio, non mi sono mai addormentata, ho un disegno tra le mani, l'ho fatto alle scuole medie, molti anni fa. Nessuno si è fatto domande. Nemmeno io.
Lo tengo nel cassetto delle foto, quelle dove abbraccio felice mio padre e mia madre, sui sentieri delle Dolomiti.
Quando il sole illumina tutta la superficie della luna, in quelle notti dove piena rimanda sulla terra il fascio di luce magnetica, quando muove le maree con la forza dello sguardo, apro il cassetto. L'ululato scuote l'aria, scompiglia i capelli.
Osservo il disegno, nel bosco tra le foglie umide mi specchio, finché il sole tra la boscaglia scalderà, se va bene, i nidi rimasti.
La terra intorno ha una coperta di foglie cadute, dopo l'umidità della notte si è fatta poltiglia mista a funghi, a rami secchi che, sotto i miei passi si spezzano. Il rumore si alza, forse rimbalza sulle rocce che la montagna a poche centinaia di metri da lì offre come scudo. Il suono torna indietro, il boomerang diventa eco.
Lo vedo accanto al tronco, che un lieve dislivello pone su un piano più alto rispetto al mio. Immobile. Tra i rami della fitta boscaglia la luce rosata si apre la strada tra l'aria fredda, tra poco arriveranno i raggi di sole, se va bene, tiepidi.
Lui mi fissa, cerca i miei occhi. Dal naso il suo respiro si fa nebbia, come il mio.
Lento alza la testa, spalanca le fauci, esce l'ululato che si espande, si alza, abbraccia centinaia e centinaia di metri intorno e verso l'alto. Scuote le file ordinate, penetra nel sangue, non c'è anima che trattenga il trucco pallido. Il buio della sua bocca mi attira, punto i piedi e le mani all'imbocco delle fauci, ma il vento del suo richiamo soffia forte, mi lascia vedere il pozzo, senza fine, si prende il secchio che, con un calcio lascio cadere.
L'ululato si spegne, il cerchio del vento cade sulle foglie bagnate. Il lupo ha i miei occhi ad un passo dal suo respiro. Abbassa la testa. Si volta lasciando su di me lo sguardo bagnato, sparisce dietro il tronco mentre il sole, più alto, scalda i nidi ancora vuoti.
Non mi sveglio, non mi sono mai addormentata, ho un disegno tra le mani, l'ho fatto alle scuole medie, molti anni fa. Nessuno si è fatto domande. Nemmeno io.
Lo tengo nel cassetto delle foto, quelle dove abbraccio felice mio padre e mia madre, sui sentieri delle Dolomiti.
Quando il sole illumina tutta la superficie della luna, in quelle notti dove piena rimanda sulla terra il fascio di luce magnetica, quando muove le maree con la forza dello sguardo, apro il cassetto. L'ululato scuote l'aria, scompiglia i capelli.
Osservo il disegno, nel bosco tra le foglie umide mi specchio, finché il sole tra la boscaglia scalderà, se va bene, i nidi rimasti.
Racconto scritto il 04/09/2018 - 15:32
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Commenti
Bellissime le immagini di questo racconto.
Antonio Girardi 05/09/2018 - 10:23
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Quel disegno di tanti anni addietro è sempre lì, quell'immagine che nasconde brandelli di vita, più o meno rimossi. Ma è sempre lì,forse come monito o forse come stimolo a guardare dritto in quegli occhi, per poter finalmente trovare la libertà...
Molto bello, Grazia
Molto bello, Grazia
PAOLA SALZANO 04/09/2018 - 17:48
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Un dolore, un piccolo dolore di una bimba piccola
Un grande dolore di una donna.
La paura dietro al tronco, nascosta ai più, ma mai a se stessi.
È stupendo, Grazia cara...asciugherai quei nidi e si scalderanno al sole del tuo cuore. Tornerà quel sole, e nn se n'è mai andato.
Un bacio dolce scrittrice
Un grande dolore di una donna.
La paura dietro al tronco, nascosta ai più, ma mai a se stessi.
È stupendo, Grazia cara...asciugherai quei nidi e si scalderanno al sole del tuo cuore. Tornerà quel sole, e nn se n'è mai andato.
Un bacio dolce scrittrice
laisa azzurra 04/09/2018 - 16:37
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Un racconto una poesia una rosa sbocciata
nella fantasia,complimenti
nella fantasia,complimenti
Salvatore Rastelli 04/09/2018 - 16:17
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