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CONTRO LE REGOLE-Seconda Parte/3

Jane era sdraiata accanto al “suo capo”, a bordo piscina, fingendosi felice e spensierata. Ma non lo era.
La piscina era collocata nel giardino interno della casa, e non era stato permesso di fare molto, soprattutto di uscire, ancora non riusciva a capire dove si trovavano e quello era un problema.
<<Amore quando torniamo a Londra?>> Chiese ad un tratto con l'aria più innocente che poteva. Lui si fece guardingo.
<<Ma come zuccherino, non ti piace stare qui?>> Lo avrebbe sparato volentieri, ma gli agenti ombra non usano pistole o altri aggeggi, l'unica sua arma era il cervello.
<<Al contrario! Lo adoro! Starei qui per sempre!>> Disse fingendosi raggiante. <<Ma tu hai così tanto lavoro...>> Aggiunse poi rabbuiandosi.
<<Non preoccuparti di questo.>> Le rispose sbrigativo, scrutandola con attenzione. Lo stava disorientando, e questo era un bene, ma era un ben misero vantaggio dal momento che non sapeva dove si trovava, né poteva contattare Shadow. Dannazione! Ma ne sarebbe venuta a capo. Doveva venirne a capo.
<<Oh! Sono così felice! Baciami, amore!>> Gli disse abbracciandolo. Lui la baciò. Lo trovava disgustoso, ma era l'unica cosa he potesse fare. Doveva trovare un modo per raggiungere l'esterno della casa, ma disperava di riuscirci, e poi, anche se ci fosse riuscita, cosa avrebbe potuto fare? Diamine! Alle ombre non insegnavano a scappare! Doveva restare lucida e inventarsi qualcosa. Sorrise all'uomo che le stava accanto. Doveva guadagnare tempo e giocare d'astuzia.


Shadow entrò a passo di carica nell'ufficio di Sharlay. Erano rari i loro contatti. Le due sezioni erano diverse e divise, quella di Sharlay si limitava alle ricerche di base e a fornire gli strumenti tecnici, la sua le ricerche le faceva sul campo, rischiando i propri agenti.
<<Mallhoy mi ha detto. Non posso rintracciarla. È un ombra.>> Abbaiò brusco. Shadow non si lasciò intimorire, Sharlay aveva fama di essere un vecchio orso solitario, ma lui aveva la pelle dura.
<<Ci sarà qualcosa che po' fare!>> La voce di Shadow avrebbe tagliato una lastra d'acciaio. Sharlay lo puntò fisso.
<<La scheda per le telefonate. Sempre che l'abbia con sé.>>
<<Allora la rintracci!>>
<<Potrebbe essere una perdita di tempo.>> Disse scuotendo la testa. Era troppo vecchio per stare dietro a Mallhoy e a Sghhadow, e per quanto non avesse molta simpatia per Backery, capiva la necessità di attenersi alle procedure.
<<Non le sono simpatico, vero? Ma non mi interessa, rintracci quella dannata scheda!>>Il tono di Shadow era dannatamente irritante.
<<Come vuole, ma non ci speri molto.>> Shadow strinse i pungi.
<<Da qualche parte bisogna pur cominciare.>> Sibilò.
<<No. Sa meglio di me, qual'è l'equipaggiamento di un'ombra. E perché.>>
<< Si giocherebbe così uno dei suoi agenti?>> Sharley lo fissò. No, ma i loro reparti erano diversi.
<<La capisco ma sono i rischi del mestiere.>> Shadow lo fulminò con lo sguardo.
<<Per quel che mi riguarda, il sole non è ancora tramontato.>> Sharley lo guardò stupito. Era un uomo alto, dal fisico imponente e dal volto duro. Sicuramente il tipo che piaceva alle donne, sebbene non avesse il fascino elegante di Mallhoy. Ma quello che lo colpiva era la sua fredda determinazione. Aveva fama di essere un uomo spietato e logico, per questo ricopriva il ruolo di capo della sezione S001. Allora perché darsi tanta pena?
<<È sicuro di quello che sta facendo? È davvero troppo rischioso.>> Shadow strinse i pugni. Era lui ad addestrare i suoi agenti, era lui a ripetergli che un'ombra spariva nel buio e non avrebbe certo esitato a seguire le direttive, con qualsiasi agente, ma non con Jane. Strinsse i pugni.
<<Questa volta è diverso.>>
<<Avrà quello che ha chiesto tra mezz'ora.>>
<<Bene.>> Incrociarono gli sguardi, fronteggiandosi per un attimo, poi Shadow si congedò. Aveva i nervi a fior di pelle e l'adrenalina a mille.


Jane sfoderò uno dei suoi sorrisi smaglianti, indirizzandoli al suo finto capo. Come era diverso da Shadow! Il suo superiore, era un uomo duro, freddo e diretto che non amava le moine e i trucchetti. E poi era bello da morire. Scacciò quei pensieri dalla mente.
<<Caro perché non facciamo qualcosa di diverso, stasera?>>Lui divenne diffidente.
<<E che vorresti fare?>> Lei lo guardò con fare innocente.
<Scendere sulla spiaggia...che ne pensi?>>
<<Silvia, per favore, sai che sono un uomo in vista...>> Disse con leggerezza calcolata.
<<Allora facciamo un giro in barca! Chi vuoi che ci veda al largo!>>
<<No. Sono stanco.>> Allora era vero. Era in prigione. Eppure doveva trovare un modo per uscire di lì. Però se avesse continuato ad insistere avrebbe solo destato sospetti.
<<Come vuoi! Anche se non capisco perché mi hai portato qui! Potevamo tranquillamente chiuderci in un albergo a Londra!>>
<<Su, non fare così...magari domani...eh?>> Lo odiava. Gli sorrise, fingendosi più tranquilla.
<<E va bene... e se cenassimo qui? Si potrebbe anche improvvisare un bagno a mezza notte...anche se nel mare è più bello...>> Disse con fare provocante. Lasciò che lui la baciasse. Ecco un aspetto del suo lavoro che odiava e che però non si presentava spesso, per sua fortuna.
<<Come vuoi zuccherino.>>Gli sorrise, aveva la nausea ma doveva tenere duro. Si alzò e si tuffò. Sapeva che il suo comportamento lo stava disorientando, ma sapeva che non bastava. Doveva trovare un modo, per capire dove erano e fuggire. Quello non era un posto sicuro per lei. Ma come fare? Ormai al comando dovevano essere al corrente della situazione. Chissà come aveva reagito Shadow? Era arrabbiato? Preoccupato? Si aspettava che si attenesse alla procedura? O che provasse a tirarsi d'impaccio? Non doveva pensare a quello oro, si disse con decisione. Lo amava e voleva tornare da lui, ma non poteva essere sicura dei suoi sentimenti, in quel momento poi era deleterio indugiare in simili fantasie. Anche quando erano insieme a Londra, c'erano momenti in cui erano in perfetta sintonia e altri in cui lui era sfuggente. Basta. Doveva concentrarsi sul presente e sul suo destino, quei pensieri erano del tutto inutili, specialmente non avesse avuto un futuro. Uscì dall'acqua, si avvicinò al capo di Silvia e lo baciò.
<<Vado a prepararmi, per questa sera.>> Disse, e poi sparì in casa. Avrebbe voluto curiosare un po' in giro, ma aveva scoperto sin da subito come tutti i suoi movimenti fossero assai limitati. Mentre tornava nella sua stanza, cercava di pensare ad un piano, o a qualcosa di simile.


Shadow aveva ricevuto le informazioni di Sharlay e si era messo subito all'opera. Erano anni, che non aveva un ruolo da operativo, anche prima di prendere il comando del reparto S001. Chiuse gli occhi, cercando di tenere sotto controllo la tensione. Non era stato facile rintracciarla, e purtroppo non poteva essere sicuro di averla trovata. Si rifugiò nell'ombra, aveva solo un'occasione e il tempo a sua disposizione stava per scadere. Jane era un suo agente, ma non solo, era la sua compagna. E l'amava se sbagliava ora l'avrebbe persa, ma se non ci provava non se lo sarebbe mai perdonato. Strinse i pugni. Sperava di essersi mosso per tempo. Dannazione! Si guardò intorno, circospetto, quella dannata villa somigliava ad una roccaforte inespugnabile. Doveva restare calmo e agire in fretta. Non era certo la prima missione pericolosa che affrontava, ma ma quella volta il prezzo era davvero troppo alto. Diamine! Non avrebbe dovuto mandare lei in quella missione! Ora però non era il momento di recriminare. Era quello di agire. Al suo occhio esperto non sfuggì un punto cieco nella difesa della villa. Ecco la sua occasione.


Jane se ne stava rannicchiata sul letto. Aveva perso la cognizione del tempo, e cominciava ad avere paura. Sapeva che erano passati alcuni giorni, ma non avrebbe saputo dire quanti. Era stata una sciocca! E aveva sprecato la sua occasione. Che fare ora? Con la memoria riandò a quei concitati minuti che l'avevano portata alla rovina. Aveva cenato con il suo “capo”, dopo cena lui si era allontanato, e lei approfittando della momentanea assenza dei domestici, o per meglio dire, dei tirapiedi dell'uomo, aveva deciso di girovagare per la casa in cerca di una via di fuga. Sapeva come muoversi, era stata addestrata a cercare indizi e a nascondersi, e anche quella volta avrebbe potuto spuntarla, se non fosse stato per un piccolo, piccolissimo dettaglio. Passando accanto ad una porta aveva ascoltato il suo “capo” parlare con un'altra persona, all'inizio aveva pensato 'tanto meglio', e avrebbe ignorato la cosa, se non avesse sentito il suo nome.
<<Sei sicuro che Silvia stia mentendo?>>
<<Sì. L'ho osservata bene. È lei. Silvia o Juditte o come diavolo si chiami!>> A quelle parole era trasalita. La voce e quel nome risalivano ad una vecchia missione. Ecco cosa era andato storto. Aveva fatto un passo indietro, doveva allontanarsi da lì il più in fretta possibile, ma aveva messo un piede in fallo, ed era stata scoperta. Aveva provato a difendersi, ma purtroppo non era servito. Ed era finita nella sua stanza, sottochiave. Ed era lì che si trovava. Era stanca, ma non voleva arrendersi. Anche se sapeva che ormai era finita, non lo accettava. E non accettava che non avrebbe più rivisto Shadow. Lui si era già rassegnato? L'aveva dimenticata? no. Questo non era possibile. Lo conosceva troppo bene, per fargli un torto simile, ma conosceva bene anche le procedure dell'agenzia, e pensare che lui la trovasse, era davvero impossibile. Eppure si rifiutava di fare quello che avrebbe dovuto. no. Se doveva finire, sarebbe finita, ma doveva fare almeno un ultimo, disperato tentativo per ribellarsi ai suoi aguzzini.


Ora era dentro. Ma questo non bastava. Doveva trovarla, sempre che lei fosse lì. E poi dovevano uscire e non si faceva troppe illusioni. Entrare era stato difficile, uscire sarebbe stato impossibile. Ma non era lì per perdere. Irrigidì i muscoli e si concentrò. Sapeva che la sua presenza era sconosciuta agli abitanti della villa, ma sapeva che era un vantaggio momentaneo, presto l'avrebbero scoperto. Doveva agire in silenzio e in fretta. Sentì dei passi, e si nascose. La villa era stata costruita a ridosso di una scogliera, e una parte affacciava direttamente sul mare. Sicuramente era in quel lato che tenevano Jane. Bene. Rispetto a dove era entrato, era il alto opposto. Aspettò che la via fu libera, poi riprese il corridoio e svoltò a sinistra, augurandosi che i suoi calcoli fossero giusti. Si muoveva rapido e silenzioso, sfruttando il buio e gli spazi più in ombra. In quella fase era vitale restare nascosti. Aprì un paio di porte, ma le stanze erano vuote. Per fortuna. Con sé aveva solo la sua pistola, non portava altro, neanche l'orologio. Era la sua missione quella, e valevano solo le sue regole, non quelle dell'agenzia, anzi erano proprio le procedure dell'agenzia, il suo primo nemico. Continuò le sue ricerche. E sebbene non l'avesse ancora trovata, aveva avuto fortuna. Si fermò. A quanto pareva c'era un altro corridoio, lo imboccò deciso. C'erano poche porte, aprì la porta più vicina, un ripostiglio. Aprì altre due porte, una stanza vuota, e una specie di salotto, deserto. Restava solo una stanza. Chiusa a chiave. Bingo. Una stanza senza interesse difficilmente era chiusa a chiave. Strano però che non ci fossero guardie. Ora però doveva aprire quella dannata porta, ma come? O faceva saltare la serratura con la pistola o sfondava la porta. Mise il silenziatore e sparò. La serratura saltò e la pistola si aprì. La stanza, era spartana. La cercò con lo sguardo. Era lì, rannicchiata sul letto al buio. Entrò nella stanza e richiuse la porta. La serratura forzata avrebbe attirato l'attenzione, ma la porta che si apriva sarebbe servita a loro, da avvertimento.


FINE SECONDA PARTE.




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Racconto scritto il 23/10/2018 - 12:06
Da Marirosa Tomaselli
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