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L' ANELLO

L’ ANELLO



Il bambino era impegnatissimo a costruire la torre del castello con la sabbia che accumulava con la paletta, le dava la forma di montagnetta, la bagnava con un piccolo innaffiatoio e poi formato un impasto più consistente, lo aggiungeva alla costruzione. Si divertiva un mondo in quella spiaggia di fine sabbia dorata. Il piccolo correva verso la battigia con il secchiello, lo riempiva di acqua salmastra e tornava rapidamente al suo lavoro di costruzione. I capelli ricci e biondi creavano una aureola dorata attorno al visino paffutello e la vivacità che lo animava, si manifestava nel corpicino dei suoi quattro anni con una energia che lo teneva sempre in movimento. La giovane Silvia non lo perdeva di vista ed era contenta di vederlo felice. Quella vacanza le regalava un momento di pausa dopo la burrasca del suo matrimonio. Una storia come tante. Il matrimonio con l’uomo amato, una vita in apparenza tranquilla, un figlio, ed ecco dopo qualche anno il tradimento, scoperto per caso. Da quel momento la scoperta di tanti altri tradimenti, quasi fosse un’abitudine e con qualsiasi donna. La separazione quasi consenziente e poi l’abisso della inaspettata solitudine, la delusione, l’avere scoperto di avere accanto a sé uno sconosciuto che si mostrava indifferente a quella separazione, un imbroglione in malafede. Poi l’ansia per il figlio piccolo e un anno trascorso tra pesanti difficoltà. Infine aveva deciso per una vacanza al mare in un luogo tranquillo con il bambino, che ormai non chiedeva più del padre.
Silvia cercava di leggere un libro che aveva portato con sé. Ma presto si sentì infastidita da un leggero vento che le scompigliava i capelli e che finivano per solleticarle il viso ed il collo e poi si distraeva facilmente per via dei cattivi pensieri che affollavano la sua mente. La fronte spaziosa era colma di ombre e la bocca, portata solitamente al sorriso, stava quasi serrata con una piccola piega in giù. Tuttavia la visione dello spazio infinito del mare, il promontorio roccioso, calcareo, col suo colore bianco che si stagliava lateralmente sullo sfondo, dove una infinità di gabbiani nidificavano, volavano intorno, aprivano le loro ali per volare felici nell'aria, la rilassavano e la aiutavano a sentirsi meglio. Alle spalle stava il paese con la sua borgata di case basse e colorate, costruite lungo quel litorale meridionale siciliano.
La giornata era calda e il blu del mare che si apriva davanti ai suoi occhi aveva acquisito tonalità intense, ricche di colorazioni azzurro-verdi che da tenui, quasi sbiadite con effetto sfumato , divenivano sempre più scure procedendo verso le acque più profonde e lontane.
Mario continuava a fare la spola dal punto in cui costruiva il castello di sabbia al punto dove l’ultima onda marina, quasi trasparente, si infrangeva sulla battigia con un fruscio continuo e costante. Il bimbo si chinava per prendere l’acqua col secchiello e rapidamente tornava indietro. In ginocchio riempiendosi le gambette di sabbia, continuava a scavare con la paletta, ma ecco improvvisamente si fermò ad ammirare qualcosa che aveva trovato. La sabbia aveva restituito un oggetto che aveva ingoiato tra i suoi infiniti granelli, nelle sue profondità, chissà da quanto tempo.
- Guarda mamma, guarda cosa ho trovato!- gridò il bimbo con stupore, correndo verso Silvia con qualcosa in mano per mostrarglielo.
- Fammi vedere – rispose Silvia prendendo l’oggetto che il bimbo aveva in mano.
Silvia lo prese, lo girò e lo rigirò. Si trattava di un anello d’oro, una fede nuziale che riportava al suo interno due nomi e una data: “ Antonella a Renzo - 22 Aprile 1997”.
Il destino, bizzarro e imprevedibile, aveva punteggiato di coincidenze una via che sembrava già descritta, mescolandone le carte, le emozioni, le vite stesse. Quella fede, trovata per caso, portava con sé un cambiamento inspiegabile e misterioso, tesseva la trama di un nuovo racconto, decideva delle sorti umane, come fossero pedine. Ma in quel caso l’intreccio era davvero romantico.
Silvia continuò a guardare quella fede chiedendosi come mai si trovasse lì, come si era potuta smarrire? poteva essere stata gettata via in un attimo di rabbia, di delusione. Cosa farne? A chi restituirla? Eppure quella fede possedeva in sé una storia, un vissuto, gioie e delusioni, ricordi, ed in particolare simboleggiava il momento più importante che congiungeva la vita di due persone.
Decise improvvisamente di tenerla con sé e di fare un tentativo di ricerca. Chissà magari avrebbe potuto trovare il legittimo proprietario.
Silvia era così, se si metteva in testa una cosa, la portava avanti fino alla conclusione. Così l’anello diventò il suo chiodo fisso. Ma da dove iniziare? Probabilmente dalla data di matrimonio, con l’incertezza del luogo, poteva infatti trattarsi di una coppia giunta in quella spiaggia per una vacanza oppure l’anello poteva essere stato trasportato dal mare in burrasca. Beh, ci avrebbe provato!
Profittando di una giornata nuvolosa e ventosa e non adatta per recarsi in spiaggia, la mattina successiva Silvia iniziò, con Mario al seguito, a girare per gli uffici comunali e parrocchiali, mostrando l’anello, per potere accedere ai registri ufficiali. Non era una ricerca facile poiché doveva selezionare la giornata e vedere i nomi se corrispondevano a quelli scritti nella parte nascosta della fede in questione.
Quel lavoro di selezione si presentò abbastanza lungo, ma con molta pazienza Silvia iniziò a leggere grandi registri con elenchi che sembravano non finire mai. Ma nessuna traccia di quei due nomi o se trovava un nome mancava l’altro e poi mancava la data. Era davvero una ricerca pazzesca. Che si era messa in testa? d’altra parte il proprietario che l’aveva perso, ormai si era sicuramente rassegnato o l’aveva buttata via apposta.
La casa che aveva affittato per il mese di agosto, era veramente carina ed era dotata anche di un giardinetto dove suo figlio aveva spazio per giocare. Nell'abitazione si accedeva direttamente dal grande soggiorno cucina, cui seguiva la stanza da letto, che racchiudeva al suo interno una stanzetta per i bimbi. Era li che Mario, stanco di una giornata all'aperto, sprofondava in un lungo sonno innocente. Quella sera Silvia, prese il libro che portava sempre con sé e si mise sulla veranda a leggere. Prestò però si distrasse, cosa che ultimamente le succedeva spesso, e rimase sprofondata nel silenzio della sera. In questa fase buia della sua vita, tutto le tornava difficile, anche ciò che era piacevole. Non sopportava la folla, i rumori eccessivi, le chiacchiere vuote.
Giunse in quel momento la coppia che abitava nella villetta accanto. Si salutarono e poi iniziarono a parlare.
Era una coppia simpatica e di buon umore, con i quali si intratteneva serenamente.
Raccontò loro dell’anello e rimasero fino a tardi far congetture. Alla fine Silvia si arrese. Era una impresa impossibile. Ma poi che importava. Anche lei aveva tolto la fede, l’aveva posata in una scatola in fondo ad un cassetto. Se una storia era finita, basta, che importava l’anello?
Raccontò a Francesca, lo squallore del suo matrimonio.
- Sai Francesca è stato terribile scoprire di avere accanto una persona diversa da quella che si era conosciuta fino a quel momento. Ho visto crollare in un momento tutto ciò che avevo costruito con amore e in più ho il pensiero di Mario, il mio piccolino, che non chiede più di suo padre, come se avesse capito. A lui ho raccontato che il papà è in viaggio in un luogo lontano.
- Purtroppo, molti si camuffano, pensando di poter imbrogliare sempre tutti, ma alla fine la verità viene sempre a galla. Ma tu sei giovane e hai una vita davanti- Commentò la donna.
- Sai al momento, desidero solo di vivere in pace e che Mario cresca sereno.- rispose Silvia che invece si sentiva sempre più depressa.
La serata dava il passo alla notte. Una notte estiva, calda, con le luci del paese accese e le strade colme di gente. Il cielo era luminoso di stelle e una musica melodica lontana si diffondeva in quel borgo costituito da villette e stradine con muri ricoperti di fiori e piante rampicanti. Poco distante la spiaggia. Era uno di quei luoghi dove in quelle notti estive, si era portati a vivere storie romantiche e momenti spensierati in compagnia di amici. La giovane donna chiuse bene le imposte e dopo aver spazzolato i lunghi capelli morbidi che il sole caldo del Mediterraneo aveva illuminato con striature più chiare, quasi bionde, si coricò e con una certa fatica finalmente si addormentò.
Silvia nei giorni successivi proseguì con qualche altra ricerca sui proprietari di quella fede trovata dal figlioletto, poi rinunciò e si sforzò di non pensarci più, continuando quella quotidianità di azioni che davano un senso alla sua giornata e che le impedivano di pensare e di elucubrare vecchi ricordi.
Una mattina entrò in una antica bottega di alimentari per comprare i panini che era solita portare in spiaggia. La signora Giusy che la serviva sempre con gioia, quella mattina era stranamente triste e silenziosa.
- Signora Giusy, che avete stamattina? vi vedo triste!- domandò Silvia
- Sapete mio figlio Renzo, doveva venire a trovarmi e fermarsi qualche giorno, ma anche quest’anno forse non può. Sapete il suo lavoro di medico lo impegnano sempre.-
- Renzo avete detto?- Silvia aveva cambiato espressione e le si era accesa l’attenzione, come folgorata. Possibile che l’avesse trovato?
- Si Silvia, così si chiama mio figlio, perché?- Fece la donna
Silvia raccontò in breve la storia dell’anello, malgrado le proteste di Mario che aveva premura di trovarsi in spiaggia a giocare.
- Si, è quella la data e sono i loro nomi! Dovete sapere, cara figliola, che mia nuora Antonella è morta in seguito ad una malattia inguaribile e da allora mio figlio è come impazzito. Forse in un momento di rabbia ha buttato via l’anello.-
Così si era trovato il proprietario con la sua triste storia e nessuno di quelli che Silvia aveva interpellato in paese, si era ricordato. Silvia consegnò il prezioso oggetto alla signora Giusy, che una volta avutolo in mano, si mise a piangere.
- Grazie Silvia, siete stata tanto brava, un’altra persona, chissà forse l’avrebbe buttato via. E’ ciò che rimane di quel giorno felice.-
Con tristezza Silvia andò in spiaggia, sentendosi improvvisamente vuota e con un gran bisogno di piangere. Quasi l’allegria dei villeggianti iniziava a darle fastidio e noia.
Fu dopo il ferragosto che la signora Giusy la chiamò con aria felice:
- Silvia, sapete mio figlio Renzo viene in vacanza. Tra qualche giorno sarà qui.-
- Sono contenta per voi!- Visto non bisogna avvilirsi inutilmente.- Commentò Silvia
- Già ma anche voi, siete sciupata e triste. Vostro marito è sempre fuori?- Curiosò la donna ormai in confidenza.
Profittando che Mario era distratto da un gattino in strada, le raccontò in breve la sua di storia. Perché nasconderlo?
- Mi spiace, certi uomini non dovrebbero sposarsi! Voi siete bella e brava, mi spiace.-disse con aria materna la donna.
Due giorni dopo in negozio trovò Renzo, un uomo alto, bruno e i capelli grigi. Aveva una barbetta grigia anch'essa e l’espressione un po dura, ma lo sguardo degli occhi era dolce e l’accolse con un sorriso di ringraziamento, presentandosi
- Sapete,- raccontò - avevo lanciato via l’anello in un momento di rabbia, poi l’avevo cercato con disperazione, ma non l’avevo più trovato.-
- Mi fa piacere, anche se tutto questo la riporta alla memoria la perdita della sua amata moglie.-
- Antonella vive sempre con me ormai- continuò – sono rassegnato e vivo molto tempo del mio lavoro.-
Si incontrarono nei giorni successivi, quasi per caso e una mattina si trovarono in spiaggia. Accostarono le sdraio e il bimbo giocava davanti a loro. Sembrava una famiglia qualunque in vacanza. Parlarono a lungo delle loro storie, entrambe tristi e questo li accomunava, ma anche la forza di andare avanti era simile.
Erano gli ultimi giorni di vacanza e Silvia si trovava spesso Renzo davanti “per caso”, lei però era troppo ferita e lui si era perso in quella morte precoce, dedicandosi al lavoro visto che non aveva figli. Era difficile poter fare altri progetti. Poi giunse il momento dei saluti e mamma e figlio ripartirono per la città a ricominciare la vita di sempre.
Il piccolo Mario, ancora con l’abbronzatura dorata e i capelli biondi schiariti dal sole, iniziava a frequentare l’asilo, mentre lei tornava al suo lavoro al giornale. Correggeva bozze e aveva altri incarichi all’interno dell’amministrazione e una volta ricominciata la vita quotidiana, il tempo trascorse velocemente, come un fiume in piena.
Fu poco prima di Natale, mentre era in giro a guardare i negozi per il regalo al bambino che si trovò davanti Renzo. Erano entrambi felici di rivedersi e ma entrambi camuffavano i loro sentimenti con una disinvoltura poco credibile ad entrambi, ma alla fine si scambiarono i numeri di telefono . Ma i loro cellulari, per diversi giorni rimasero muti, muti come gli animi spaventati e feriti che entrambi avevano.
Un giorno mentre Silvia tornava dall'avvocato successe però qualcosa. Aveva apposto la firma definitiva al suo divorzio, le lacrime le rigavano il viso e sentiva un gran freddo. Un senso di abbandono si era impadronita di lei e detestava quella atmosfera natalizia che stava attorno, ma davanti casa qualcuno l’aspettava. Era Renzo con l’aria imbarazzata di un ragazzino al suo primo appuntamento e il suo sorriso dolce stava davanti il portone con un gran regalo in mano.
- Renzo, stai lì al freddo! Perché non mi hai telefonato?- esclamò Silvia
- Ho chiamato diverse volte, ma tu non rispondevi- Rispose Renzo
-Già che sbadata ! ero dall'avvocato e ho spento il cellulare.- poi continuò per vincere l’emozione- Devo prendere Mario che si trova da un compagno, mi accompagni?
Non chiedeva di meglio, posò il regalo in macchina e insieme si incamminarono a piedi per le vie piene di luci e musiche natalizie. All'improvviso e seguendo un impulso che la gioia di ritrovarsi portava, si guardarono e capirono che il loro cammino era tutto da vivere e che molte e lunghe erano le pagine della loro vita che avrebbero scritto insieme.




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Racconto scritto il 21/11/2018 - 17:54
Da Patrizia Lo Bue
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