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La mia piccola anima

Tesi, i nervi si espongono tesi quando ci penso.
Calpestiamo la battima mentre le parlo:
-Sei come questo guscio della vongola, che infastidisce le onde del mare, tanta fatica per portarla fino alla riva, che non riescono più a riprendersela. L’acqua non si spinge fin dove una volta ti aveva accompagnato. Le onde si fermano un attimo prima di raggiungerti, lasciano un’orma e nulla più, e alla stessa maniera io ho perso te-.
Lei ha i capelli blu e piange scavando nella sabbia in cerca di risposte.
Siamo vicini ma distanti un abisso sorretto da un uomo con il cappello nero e la rosa nel taschino.
Ha un buon profumo perfino ora che sottrae la mia donna alle mie mani tese.
Il cielo è ancora azzurro.
Gli orologi…gli orologi non potevano entrare in quel posto della mia memoria.
Era Una festa privata senza tempo, mascherata dal sapore del finto caramello.
Ti ho portato io qualche settimana fa, mano nella mano, la mia ragazza dai capelli blu.
La tua mano tra le mie dita, i respiri sincronizzati; l’amore è uno stagno che assorbe, assorbe,
ma sempre
S’addorme
sereno.
Eppure, di notte, il tessuto già si sfila ed una crepa diventa nascondiglio perverso di mille bugie.
Quell'uomo profumato si presentò lesto vendendo parole:
-E stringilo forte il mondo tra le mani perché poi quel che resta è inconsistenza, sei bellissima-.
Insomma, ci sapeva fare.
Io ero andato di là, nell'altra stanza che un pianista suonava metafore dolci.
Ogni nota era una lanterna che illuminava i pensieri.
Non ci pensavo poi mica tanto che i capelli blu si divertissero con l’uomo profumato.
Una nota stonata, soltanto una nota sgualcita dal pianista mi ristabilì in quel luogo.
Mi voltai verso di te che sorridevi a quel profumo, e solo un solletico m’infastidiva, niente di più.
“La gelosia non esiste” ti ho sempre detto.
Che gran cazzata.
Oggi in riva al mare piangi blu, più blu dei tuoi capelli blu.
Ma sono io a morire.
Le tue lacrime custodiscono un principio di felicità.
Un nuovo inizio dal buon profumo.
Ed io colpisco la sabbia con le scarpe vecchie, le ho comprate insieme a te, la sabbia si alza nel cielo disordinata e poi ricade inconsistente.
Sono arrabbiato.
Eppure quel giorno alla festa eravamo una piccola anima che vagava inseguendo un valzer per le stanze di una villa illuminata dal rumore di persone che cercavano la felicità nei posacenere di vetro.
-Un altro giro- dissi al barista.
-Ho perso i miei fiori blu-dissi più forte.
-Sta’ attento con le storie inventate. Rivelano cosa c’è sotto. Tal quale i sogni.- mi disse il barista sorridendo.
I lampioni, fuori, illuminavano il vento freddo delle nuvole capricciose.
Illuminavano le scritte che imbrattano i muri, piene di frasi piene d’amore e di odio.
Bisogna saperle leggere le scritte sui muri, sono poemi o assassini.
I lampioni illuminano ciò che uno vuol guardare, e se non ti vedevo
È perché non volevi essere vista.
Oggi in riva al mare ti chiedo:
-Come puoi lasciarmi per quell'uomo? Non esiste, è il protagonista di un mio romanzo. Come puoi davvero andare via per qualcuno che vive soltanto nella mia immaginazione?-.
Cerco di strapparle quel diario che stringe tra le mani:
-Restituiscimi gli appunti, quell'uomo è un mio figlio, non tuo amante-.
Alla festa, quel giorno, ricordo il rumore che facevano i bicchieri. E’ un lamento acuto. Tutti bevono per far più rumore dei bicchieri che stringono forte.
Mi ritrovai in una grande sala con musica dal vivo. Il batterista guardava suonare la sua ciurma e seduto vicino a me con il suo whisky, fumava una Marlboro addolorata:
-Questo è il nuovo album.-
-Voi credete ancora nei sogni?- chiesi.
-Nessuno ci crede più. Si fa quel piace, altrimenti che vita è? Dimmelo tu Gris, altrimenti che vita è?-
-Come conosci il mio nome?-
-Guardati allo specchio.-
Il batterista salì sul palco e io mi avviai verso lo specchio. Iniziò a suonare con il resto del gruppo,io, invece, osservavo quel che rimaneva di me in un riflesso pieno di graffi, una piccola anima tagliata a metà.
Dov'è la mia ragazza dai capelli blu?
E tu eri lì, seduta sul balcone della villa a leggere il mio diario e neanche mi guardavi più.
Ti divertivi a parlare con un uomo che non esisteva.
O meglio, ti legavi ad una parte di me che esiste in un’altra realtà.
Io ero lì reale, come facevi a non vedermi?
A non accorgerti che un romanzo rende tutto più facile.
Interessante.
Un petalo di rosa ti cadde sulla spalla e baciasti il protagonista del mio romanzo.
Davanti a me, che più non esistevo.
Allora me ne andai nervosamente.
Un bambino strinse forte la mia mano: “Perché non vuoi giocare più? Prendi la palla”.
Mi lanciò una palla da basket contro.
Scansandomi risposi: “ Hai scelto un brutto momento ragazzino”.
“Sei tu che non mi vedi mai, io sono qui a rincorrerti da molto tempo”.
“Che cosa cerchi di ottenere con questo atteggiamento?”
“Nulla, ormai è troppo tardi, la palla non rimbalza più”.
Di corsa quasi cercavo di uscire da quella festa.
Ma non ci riuscivo, perché non c’erano orologi in quel luogo.
Soltanto persone intorno, che non sono esatte come gli orologi.
O forse si, tutto è un grande orologio ma più complicato da leggere.
Ma
Adesso, siamo qui in riva al mare e stringi i miei appunti.
Mi chiedi scusa, ma a che serve?
Quella donna che conoscevo non esiste più.
Il mare alterna piccoli sorsi a grandi bevute, e solo Dio sa se non ci inghiottirà nell'alta marea.
Il sole scende a picco quando inizia ad aver fame.
C’è anche il verde tra la sabbia, perché la pioggia scenderà di nuovo, formando smemorati ruscelli.
Guardi il tramonto e sei bellissima- si è fatto tardi- sussurri con gli occhi arancioni.
E’ il tempo dell’addio per me.
Mi sento come una piccola anima rimpicciolita da un amore che se ne va portando via con sé una parte di me.


Nel ventre dell'imbrunire, scappando dalla spiaggia, corsi a comprare un nuovo diario, riempendolo di una storia d'amore in cui una ragazza dai capelli blu è la protagonista.
S'innamora dello scrittore, ma non lo può avere, perché le pagine di carta sono una gabbia.
Lei non esiste se non nel romanzo, ed io la illudo,
la illudo
m'illudo.
Mi chiama continuamente ed io con penna fugace l'accarezzo, l'abbellisco, regalando finte attenzioni.
E' un bel romanzo, c'è il mio dolore.
Succede che il mondo se ne innamora, e la ragazza dai capelli blu diventa l'amante di tutti.
Di nuovo non sei più mia.
E' un destino beffardo, suppongo, dovrei scegliere un colore di capelli diversi.
Ma la verità è che, adesso, non ho più voglia di scrivere perché il finale è sempre amaro.
A questo punto mi chiedo se sei mai esistita davvero.


Quando l’alba ancora sonnecchia, mi dirigo verso casa tua.
Con stupore accolgo una verità scontata: la tua casa è vuota.
Tu non sei mai esistita, penso.
Provo ad entrare, la porta non è chiusa a chiave.
L’odore di chiuso si mischia con qualcosa di buono:
Fiordaliso
Orchidea Vanda
Genziana
Ortensie.
Tutti fiori blu.
Quella casa vuota era piena di fiori blu e di una foto, c’eri tu e il protagonista del mio romanzo, che bel sorriso mostrate al mondo; con me non avevi mai sorriso in quel modo vero, mi dispiace non esserci riuscito.
Mi lascio andare al silenzio di quella casa stendendomi sul pavimento.
Adesso ricordo, sono io ad essere cambiato negli anni, non sei tu ad essere scappata da me, ma sono io che ho cambiato la mia piccola anima, ed è successo che tu non ci stavi più dentro.
Gli spazi talvolta si restringono invece di dilatarsi, e il noi diventa inesorabilmente io.
Io ti ho lasciato in riva al mare.
Petali blu cadono sulla mia pelle acerba, non riesco più ad alzarmi, nel salone di casa tua, che adesso è vuota, perché sei andata avanti ed io son qui avvolto dai ricordi di fiori blu.
Esco fuori, una signora anziana mi viene incontro:
-Stai cercando Alyna-
-Si. Sa dirmi dov'è?-


Fine prima parte.




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Racconto scritto il 03/01/2019 - 13:24
Da Bruno Gais
Letta n.898 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Bello, mi hai incantata...

Grazia Giuliani 04/01/2019 - 19:50

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Grazie per le belle parole!

Bruno Gais 04/01/2019 - 14:06

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Bello e convincente.

Antonio Girardi 04/01/2019 - 10:40

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...aspetto la seconda
Il blu mi ha entusiasmata

laisa azzurra 03/01/2019 - 21:00

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