Era un sms di Renato che quella mattina Carlo avrebbe guidato in cima al Pizzo Badile. L’ sms lapidario diceva
“ Tornerò solo”
Lo rilesse e cercò altri sms, in arrivo o in partenza: nulla solo quelle due parole. Chissà a cosa o a chi Renato si stava riferendo….. ripeté a se stesso tornerò solo….si chiese, solo dopo aver raggiunto la vetta ? solo nel pomeriggio? Oppure…solo, senza Carlo ?
Che intenzioni aveva ? Quella notte Paola era stata superba, Paola lo amava.
Gettò fuori i piedi dal letto. Alle 4.45 si incontrò con Renato, puntualissimo ed eccitato; lo sfiorò un pensiero…
Giornata splendida, un’unica nube come una lama sottile decapitava il Pizzo e un brivido gli corse lungo la schiena. Ci pensò ma non ci poteva credere. Così come quando prendeva il biglietto della lotteria, era ceto di non vincere ma il giorno dopo l’estrazione andava subito a consultare sul giornale i numeri dei biglietti vincenti.
Dopo una silenziosa e breve marcia di avvicinamento si accostarono alla parete, impegnativa, ma che aveva già affrontato e superato altre volte. Un gruppo di corvi neri volteggiava alla loro altezza scrutando il pendio sottostante in cerca di pigre prede che ancora assonnate sarebbero state una buona colazione. Che fosse anche lui una preda ? Saliva ma chi si stava portando dietro ? Quel presuntuoso di Renato non gli era mai stato simpatico ma era un caro amico di Paola e Paola aveva insistito tanto perché lo portasse in cima al Pizzo e a Paola non sapeva dire di no.
Una cordata di giapponesi li aveva preceduti e stava sopra di loro. Vociavano rimandandosi continui richiami che tradivano la loro insicurezza.
Una improvvisa scarica di sassi li investì, si appiattì contro la parete fin quasi a penetrarla. Tornato il silenzio squarciato ancora dal gracchiare acido dei corvi guardò sotto di sé con la inconfessabile speranza che il caso avesse fatto giustizia. Renato era immobile, il corpo, lasciati gli appigli, penzolava nel vuoto. In risposta Renato alzò lo sguardo, pollice alzato e un ampio sorriso, un sorriso che non era mai stato in grado di decifrare ed ora ancor meno.
Carlo era il capo cordata ed a lui spettava di scegliere la via di salita. Seguire la “classica” già attrezzata e tutto sommato per un alpinista esperto come Carlo da ritenersi semplice oppure cercare una via diversa andando incontro a nuove emozioni e possibili imprevisti. Scelse questa soluzione anche perché voleva mettere in difficoltà Renato così come voleva mettersi alla prova, restare concentrato in attesa delle mosse del suo avversario anticipandolo quando avrebbe cercato di mettere in atto il suo piano. Ragionava come se il fatto che Renato lo volesse eliminare fosse una cosa scontata e non il possibile equivoco di un Sms. Voleva anche vedergli sparire quel sorriso quasi canzonatorio. Renato non tardò a farsi sentire “Ma dove stai andando ? Perché non seguiamo la via classica ?” – Non sorrideva più. Lo seguiva, metteva mani e piedi dove aveva visto Carlo metterli, e per fare questo si era avvicinato eccessivamente; ma perché si era avvicinato, aveva paura o stava preparando le sue mosse si chiese Carlo che lo aveva ricacciato più sotto “per la tua e mia sicurezza” gli aveva detto; in realtà pensava alla propria sicurezza più che a quella di Renato. Non si toglieva l’sms dalla testa, non voleva crederlo ma i suoi percettori di pericolo erano stati allertati chissà da quale invisibile forza.Paola si era alzata, scrutava la parete che era però in ombra e non riusciva ad individuarli; si fece dare dal gestore del rifugio un buon binocolo e li vide, “Eccoli, eccoli”, poi passò il binocolo al gestore “Ma dove vanno ? Perché ? Non è consigliabile !. Ci sono ancora delle fenditure ghiacciate e qualche placca, il percorso non è attrezzato.”
Paola non aveva letto l'sms del suo amante, lei avrebbe sicuramente capito il terribile significato di quel “solo” . Carlo lo aveva immediatamente cancellato.
Li seguirono con qualche apprensione finché li videro stringersi la mano in vetta al Pizzo.
Rientrarono nel rifugio. Paola sorseggiò del latte caldo ed azzannò una fetta di pane con burro e zucchero, poi quattro fette di bresaola e una tazza di caffè nero bollente. Anche a tavola Paola si deliziava con contrasti ed eccessi. Così voleva che fosse anche nella sua vita. Un uomo non le bastava più, li amava e li voleva entrambi.
Uscì dal rifugio, si incamminò nel bosco e prese il sentiero che poche ore prima Carlo e Renato avevano percorso per avvicinarsi al Pizzo. Voleva andar loro incontro, non se la sarebbero aspettata, lei, Paola, sempre pigra e indolente, sarebbe stata una magnifica sorpresa per i “suoi uomini”.
Erano ormai prossimi alla fine della discesa quando Carlo, rilassato e convintosi oramai che quel maledetto sms gli aveva rovinato la scalata tenendolo in allarme senza ragione, aveva proposto a Renato “ Dai togliamoci le sicure e scendiamo come fanno i free climbers”.
Echeggiò il rumore di un elicottero. era atterrato proprio lì, ai piedi del pizzo. Paola cercò con lo sguardo e vide Carlo seduto con la testa tra le mani, un soccorritore lo chiamò, quando alzò il viso incrociò il suo sguardo, lo riconobbe: era una smorfia enigmatica, non il suo solito sorriso. Un toboga con un corpo richiuso in una sacca fu caricato sull'elicottero che si alzò in volo.
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P.S. un appunto...siccome il racconto è al passato, ieri sera non ci sta bene...forse è meglio "la sera precedente"...comunque non è importante.