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Ritmo

Entra nel sentiero a lato dello stradone e scende i due gradini dove l’asfalto finisce e comincia il terriccio.
È umido, le si affossa un piede nella terra, fa un piccolo balzo cercando di appoggiare sul sentiero asfaltato.
Rimette le mani nelle tasche del piumino nero, tira su il cappuccio e c’infila dentro i capelli, alza la sciarpa sul naso e rilassa la mandibola.
Pensa che se ne avesse la possibilità, cambierebbe città. Non se la sente più di camminare per le stesse strade, i suoi piedi non calpestano nulla di nuovo e stimolante da un po’.
Buona parte di queste vie tiene in memoria un evento stupido, triste o banale. C’è poco che valga la pena ricordare. Le persone incontrate negli anni sono state deludenti molto di rado è riuscita a trarne un che di piacevole da quel che apprendeva osservandoli.
Le compagnie di amici, gruppi organizzati gerarchicamente e definiti da ruoli che difficilmente nel tempo vengono modificati, noia.
Stasera percorre il sentiero per arrivare al parcheggio del locale. Vicino all’angolo che da sull’ingresso principale ci sono due ragazzi magri, con in mano una birra e una sigaretta. “Sicuramente una canna” pensa. Si avvicina a loro “Dai su.” Allunga la mano e prende di mano al ragazzo con la cresta gialla e floscia il joint e ne fa un paio di tiri. “Ma quando impari a non sbavare sul filtro dai..d’ora in poi fumi per ultimo” dice lei guardandolo con un velato sprezzo. “Hai le tue cose o ti piace far girare le palle a tutti? Ma lei che cosa doveva venire a fare con noi?”. Lui verso il ragazzo e la ragazza che fa un altro tiro alla canna, dice “Io entro c’è freddo.”, si accende una sigaretta e si dirige all’entrata principale..
“Siete sempre i peggiori con cui fare serata” dice lei, sfila il cappuccio e smuove con le dita i capelli nero corvino, per ridargli un ordine e s’incammina all’ingresso.


Lei non se ne fa un problema, sono gli altri abituati a classificare le differenze come disfunzioni. Lei non crede esistano vite giuste e sbagliate, perché chi ha i parametri per giudicare?
Quando entra nel bagno passa dallo specchio per vedere quali saranno le differenze dopo. Si lava le mani e si mette in fila dietro una ragazza bionda e riccia. La osserva, le scruta la schiena e il profilo che a tratti s’intravede quando si gira appena per guardarsi le scarpe; le guarda la gonna di pelle e quelle calze velate rosa confetto che approdano su anfibi neri, finto lady dark underground. Finto perché ragazze così ricce e così bionde, possono anche entrare in un locale come questo, sull’anfibio giusto e la giusta dose di abbigliamento in pelle, ma sotto sotto le tradisce il sole che le riscalda, insomma non sanno evitare di indossare del rosa.
Si apre una porta e poi anche quella accanto, “ricci di sole” entra ed anche lei: “Il rosa fa cagare” dice a voce alta, chiudendosi dietro la porta.
Piccolo spazio angusto e odoroso. Un piccolo cesso con turca imbrattata di fluidi vari. Pollock avrà mai pensato anche a questo? A lui piaceva bere, anzi era un alcolizzato ben incastrato, non avrà mai visto parte dei propri fluidi nelle sue tele?
“Fluidi di un quadro post sbronza, perché non può essere?”. Si tira indietro i capelli e li ferma con un elastico, prende dalla tasca dei jeans una pallina azzurra, la apre, la prepara, sniffa.
Esce, respira una vola, guarda le differenze allo specchio, lava le mani, cipria, fuori.
La musica le entra nella testa come due schiaffi dati contemporaneamente alle orecchie, si sente risalire una bolla d’aria dallo stomaco come se si fosse appena buttata in acqua da un trampolino troppo alto. Fatica un attimo a respirare. Non si è spaventata, si è fortemente infastidita.
Comincia a girare unendosi alla scia di quelli che fanno una ridicola passeggiata intorno alla pista; in qualunque discoteca che si faccia musica commerciale, alternativa o molto alternativa, le persone fanno sempre le solite tre o quattro cose: bere, drogarsi, scopare e girare in tondo nel locale, facendo finta di essere troppo divertiti. Qualcuno balla.
Le sta salendo la roba, non che non fosse già un po’ su, però ora c’è più ritmo nel suo pensiero. Quando è uscita dal bagno e si è guardata allo specchio una differenza l’aveva già notata, il ritmo le affiorava dalle guance come una lieve pelle d’oca.
Non si diverte più, il ritmo la fa sentire un po’ stretta.
Inizia a girare, deve trovare quei due, è anche una questione di soldi, le hanno promesso una cifra, sarebbe preferibile velocizzare la cosa, perché la serata non è interessante.
Li intravede vicino al bar, si infila tra le persone che si divertono tantissimo a girare, raggiunge il bancone ma i due si sono già spostati. Si guarda intorno, visti.
Lei: “Allora riusciamo a parlare?”
Il ragazzo: “Ne abbiamo già parlato, hai detto ok, non ci dobbiamo dire altro”.
Lei: “Si ma i soldi li prendo ora o prima di entrare?”
Il ragazzo: “Non ti preoccupare”.
Lei: “Non ti preoccupare un cazzo, con te poi..non mi fido per niente di te, figurati se entro senza i soldi. Poi bisogna che mi ripeti i dettagli”.
L’altro ragazzo: “Allora sono sette, 100 a testa, ricordi?”. Lei annuisce. Lui: “Allora hanno solo voglia di mettertelo in bocca, sono fatti così, uomini di mezza età che non scopano più come una volta ma che hanno voglia di far vedere agli amici che gli viene duro con una fighetta come te.”.
Lei: “Ok e voi?”
Il ragazzo: “Bè, noi non siamo loro amici”.
L’altro ragazzo: “Noi possiamo aspettare fuori, saremo accanto alla porta”.
Lei: “Ma come, non dentro? Mi avevi detto che ci sareste stati!”
L’altro ragazzo: “Dai non si può ma gli accordi sono chiari, mezz’ora e solo bocca”.
Lei: “Si certo e voi come fate ad esserne certi, fuori dalla porta? Non così, no”.
L’altro ragazzo: “Senti se non vuoi i 700 fai come vuoi, però è da stupidi. Facciamo così, 15 minuti poi entro, guardo che succede e torno ad uscire, così non ti senti mollata mezz’ora. Se vedo che qualcosa non va, entriamo e ti portiamo via dopo avergli dato due calci in culo, sono dei vecchi”.
Lei: “Dopo un quarto d’ora se non entri esco io o mi metto a urlare, quindi cerca di entrare imbecille”.
Le differenze come disfunzioni, sei lei è diversa è disfunzionale nella misura in cui disturba la fottuta beatitudine di qualcun altro?
I tre ragazzi entrano in una porta vicino all’ingresso per il guardaroba, attraversano un corridoio, in fondo c’è una porta con una tendina verde marcio.
Entrano in un stanza con un’altra porta un divanetto a tre posti di pelle-plastica rosso. Lei toglie la giacca e la da a uno dei due ragazzi.
Un uomo piuttosto alto, stempiato, con fronte unta e appesantita da rughe esce da quella porta. Uno dei due ragazzi si sporge appena per buttare lo sguardo nella stanza, lei lo guarda nella speranza di vedere nel suo viso, una panoramica della situazione. Niente, è un ragazzo vuoto anche quando vede qualcosa, non trapela nulla.
L’uomo con l’educazione e i modi della mezza età saluta la ragazza, le porge la mano e la invita ad entrare.
Lei si sente accolta e trattata con educazione, pensa che in fondo quella cortesia e i 700 euro per mezz’ora chiuderanno la serata con poco sforzo. La roba è su e un piccolo tiro lo ha dato nel corridoio. Il ritmo è stabile, le gengive anestetizzate.
Lei guarda il ragazzo poi si volta, prende la mano del signore ed entra.
L’uomo chiude la porta, si avvicina ai due ragazzi e dice: “Quindi 700? Eccoveli. Voi volete qualcosa da bere prima di andare?”
Il ragazzo: “No andiamo in un pub a mangiare qualcosa, più fame che sete”.
L’uomo gentile: “Quindi lei va quando abbiamo finito?”
L’altro ragazzo: “Quanto ci vuole, tutta la notte? Cioè se domani mattina avete finito, offritele la colazione”.
L’uomo gentile: “Guarda dipende dagli altri e da cosa ci vogliono fare, io oggi ho avuto una giornataccia e credo di non avere voglia di strafare. Senti lei è piccola, non è che poi piange o tira scuse, non mi va di imbavagliarla, vorrei sentirla godere”.
Il ragazzo: “Con un po’ di coca le sale la voglia, mettila subito così e non rompe”.




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Racconto scritto il 06/03/2019 - 22:16
Da ellis lio
Letta n.813 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Raccconto bello e ben scritto.

Antonio Girardi 07/03/2019 - 14:20

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Una lettura che offre uno spaccato di vita a me fortunatamente sconosciuta, ma che avverto reale e mi lascia tristezza. Quante volte accade che delle ragazzine vengano coinvolte in questi giri e magari ci lascino anche la vita oltre alla sensazione di degrado che credo avvertano?... Racconto che porta riflessione e si svolge con ritmo, appunto, scritto molto bene. Complimenti

lidia filippi 07/03/2019 - 14:12

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Scorrevolmente perfetta!! Scritta con precisione e cognizione! Complimenti vivissimi!

John Sirrom 07/03/2019 - 08:48

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