Un lembo...
Di tende ne ho cambiate tante.
Tende da scorrere, da arricciare, da calare. Tende per aspettare.
Questa sera, mentre il tramonto si è abbassato nell'incavo della collina ad li là della finestra, ho spostato un lembo della mussola bianca: metà del viso, metà del corpo, per indugiare sull'ultima luce. È una tenda per aspettare, ti lascia osservare, ti protegge dallo sguardo di chi potrebbe arrivare. Lascia che gli occhi facciano la strada lungo il marciapiede, scavalcando la transenna posta a proteggere la buca scavata dalle piogge, che si inarchino sulla panchina dove le scritte incise hanno preso la ruggine e che cadano sulla mano di Pietro, che si appoggia al bastone, mentre rientra a casa.
I miei occhi non hanno fame, né sete, non hanno sonno mentre il buio assottiglia il mondo della strada. Non ho visto i tuoi passi muoversi, non ho sentito il lampione che con un click ha acceso la luce sul sipario del marciapiede, dove sosti.
Ho spento la lampada che dal basso illumina il soffitto, tu guardi la finestra, non sai se oggi ho cambiato le tende.
La musica è una sorpresa, mi strappi un sorriso, quello che vuoi.
Ti sento cantare. La tua bocca si muove, inizia a ballare, con te so che è semplice la vita.
Sai cambiare il testo, son le nostre parole a prendere il volo verso la finestra:
“Mi hai fatto un regalo, un sorriso per giocare, una mano per alzare il lenzuolo sui nostri capelli, una sgomitata per tacere dove non si può parlare. Labbra crucciate per un torto subito, scale da scendere in punta di piedi, ti tengo per mano e mi sento in paradiso, ti bacio sotto una luna gelida di gennaio e tu cedi perché io ti cingo la vita per non farti cadere. Voglio le tue gambe riflesse nel lucernario, per cadere sul letto ho inciampato nel vassoio... sai, amore mio, quando si deve far silenzio i rumori accadono. Si spegne la luce, ma con la luna non si può.”
La musica si alza, ma ti sento chiaro.
“Ho bisogno della tua voce, di parlare con te, con te si scioglie la lingua, la pelle si colora di nuovo pigmento...” canti, canti la serenata di chi torna, di chi mai se ne è andato.
Inizia a piovere, un muro di acqua scende tra la casa e il marciapiede di fronte, ho le dita sulla maniglia, stringo per aprire, la tenda si muove sul mio viso, si incolla.
Al di là della mussola una serenata si scioglie in un rivolo di acqua giù, dalla ringhiera del balcone.
Al di là della pioggia il lampione lascia muovere la sua luce sull'asfalto e una strada nuda accompagna un gatto incontro alla notte.
Tende da scorrere, da arricciare, da calare. Tende per aspettare.
Questa sera, mentre il tramonto si è abbassato nell'incavo della collina ad li là della finestra, ho spostato un lembo della mussola bianca: metà del viso, metà del corpo, per indugiare sull'ultima luce. È una tenda per aspettare, ti lascia osservare, ti protegge dallo sguardo di chi potrebbe arrivare. Lascia che gli occhi facciano la strada lungo il marciapiede, scavalcando la transenna posta a proteggere la buca scavata dalle piogge, che si inarchino sulla panchina dove le scritte incise hanno preso la ruggine e che cadano sulla mano di Pietro, che si appoggia al bastone, mentre rientra a casa.
I miei occhi non hanno fame, né sete, non hanno sonno mentre il buio assottiglia il mondo della strada. Non ho visto i tuoi passi muoversi, non ho sentito il lampione che con un click ha acceso la luce sul sipario del marciapiede, dove sosti.
Ho spento la lampada che dal basso illumina il soffitto, tu guardi la finestra, non sai se oggi ho cambiato le tende.
La musica è una sorpresa, mi strappi un sorriso, quello che vuoi.
Ti sento cantare. La tua bocca si muove, inizia a ballare, con te so che è semplice la vita.
Sai cambiare il testo, son le nostre parole a prendere il volo verso la finestra:
“Mi hai fatto un regalo, un sorriso per giocare, una mano per alzare il lenzuolo sui nostri capelli, una sgomitata per tacere dove non si può parlare. Labbra crucciate per un torto subito, scale da scendere in punta di piedi, ti tengo per mano e mi sento in paradiso, ti bacio sotto una luna gelida di gennaio e tu cedi perché io ti cingo la vita per non farti cadere. Voglio le tue gambe riflesse nel lucernario, per cadere sul letto ho inciampato nel vassoio... sai, amore mio, quando si deve far silenzio i rumori accadono. Si spegne la luce, ma con la luna non si può.”
La musica si alza, ma ti sento chiaro.
“Ho bisogno della tua voce, di parlare con te, con te si scioglie la lingua, la pelle si colora di nuovo pigmento...” canti, canti la serenata di chi torna, di chi mai se ne è andato.
Inizia a piovere, un muro di acqua scende tra la casa e il marciapiede di fronte, ho le dita sulla maniglia, stringo per aprire, la tenda si muove sul mio viso, si incolla.
Al di là della mussola una serenata si scioglie in un rivolo di acqua giù, dalla ringhiera del balcone.
Al di là della pioggia il lampione lascia muovere la sua luce sull'asfalto e una strada nuda accompagna un gatto incontro alla notte.
Racconto scritto il 11/03/2019 - 21:42
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Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Ringrazio tutti...
Bunanotte
Bunanotte
Grazia Giuliani 14/03/2019 - 23:08
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Grazie davvero
Mastro Poeta 14/03/2019 - 21:36
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E'davvero meraviglioso il tuo racconto. Complimenti carissima Grazia
MARIA ANGELA CAROSIA 13/03/2019 - 23:02
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Bellissimo racconto, dove la delicatezza e le emozioni ti prendono fin dalle prime righe. Partire da una semplice tenda per esprimere tali sentimenti è veramente lodevole. Ciao
santa scardino 13/03/2019 - 19:22
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Bello, leggero come la mussola bianca, ma allo stesso tempo misterioso come l'attesa, o forse il ricordo, e quel celarsi per guardare inosservata, sarà forse timore di ciò che può essere?
Brava, scrittura molto delicata.
Ciao!
Brava, scrittura molto delicata.
Ciao!
Millina Spina 13/03/2019 - 13:08
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Grazie
Mastro Poeta 12/03/2019 - 22:53
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Stupendo...emozionante come non mai.
Un racconto che piace a me, che amo parlare dell'amore, della magia che scorre in noi nell'attesa, nell'abbandono...dove si vivono intensamente emozioni sconfinate senza veli, ma colme di mistero!
Sei bravissima Grazia nella tua grazia!!! Un abbraccio e grazie di cuore!
Un racconto che piace a me, che amo parlare dell'amore, della magia che scorre in noi nell'attesa, nell'abbandono...dove si vivono intensamente emozioni sconfinate senza veli, ma colme di mistero!
Sei bravissima Grazia nella tua grazia!!! Un abbraccio e grazie di cuore!
Margherita Pisano 12/03/2019 - 22:31
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Meraviglioso e misterioso racconto, scritto con una fluidita unica. Sembra una poesia. Complimentissimi!!!!
Maria Isabel Mendez 12/03/2019 - 22:14
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Racconto stupendo complimenti Grazia
Salvatore Rastelli 12/03/2019 - 16:39
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Mimmi, io penso che il suo amore sia arrivato già ma lei non può vederlo: guarda l'immagine: è scura. Filtrata poi dalla tenda, lo scrutare è più difficile. Ma per me è lì. Sulla ringhiera, nelle sembianze di un uccellino.
Ernesto D'Onise 12/03/2019 - 15:45
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Delizioso, davvero davvero. E il finale è... non ho una parola che esprima la mia sensazione
Mastro Poeta 12/03/2019 - 14:04
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Bellissimo racconto, magico, sensuale e misterioso: alla fine arriverà il tuo amore?
Una sequenza di immagini davvero ben descritte!
Una sequenza di immagini davvero ben descritte!
Mimmi Due 12/03/2019 - 13:56
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La magia di una attesa...ecco ciò che mi ha ispirato questo tuo bel racconto intriso, come sempre, di gocce di poesia.
Non importa chi si attende, l'importante è la predisposizione d'animo, quella giusta, nascosti dietro un lembo di mussola. Quel tanto che basta per celarsi solo un po' e creare un pizzico di mistero che non guasta mai...
Bravissima cara Grazia
Non importa chi si attende, l'importante è la predisposizione d'animo, quella giusta, nascosti dietro un lembo di mussola. Quel tanto che basta per celarsi solo un po' e creare un pizzico di mistero che non guasta mai...
Bravissima cara Grazia
PAOLA SALZANO 12/03/2019 - 12:00
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Emozioni, Grazia
Tessere di sensualità e grazia che si sovrappongono a compiere la meraviglia di un amore che c'è, che è sempre stato o che si aspetta alla finestra che ritorni...
Tessere di sensualità e grazia che si sovrappongono a compiere la meraviglia di un amore che c'è, che è sempre stato o che si aspetta alla finestra che ritorni...
La tenda, la pioggia, il gatto che muove verso la notte, è eleganza, proprio come quella ringhiera e le note di quella canzone...
Nessun torto che nn si possa perdonare
Leggerti è paradiso
laisa azzurra 12/03/2019 - 10:13
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Quando la grazia intellettiva agisce sulle funzioni e sulle facoltà, ecco: viene fuori un piccolo grande capolavoro!
I miei rispetti, milady!
I miei rispetti, milady!
John Sirrom 12/03/2019 - 10:10
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Tanto di cappello!
Ernesto D'Onise 12/03/2019 - 08:11
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