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Pietra Rosa - Storia vera di una piccola emigrante (ultima parte)

Il ritorno



La forza, la caparbietà e la speranza di cui sono stata sempre detentrice oggi mi premiavano ancora una volta. Sento il dovere di elogiare me stessa perché ho imparato a crescere e a credere ogni giorno di più. So alimentarmi di tutto nella giusta misura con saggezza e modestia e mi sento una persona libera, forte e amorevole verso gli altri. Insomma mi considero un buon architetto della mia esistenza e non sento più la necessità di fuoriuscire dal mio corpo e rifugiarmi in un mondo di fantasia dove tutto è possibile. Ho raggiunto tutte le mie mete e realizzati i miei sogni. Ora vivo della realtà, la mia realtà e mi piace.
Così quando sono ritornata nella mia terra natìa ho ringraziato Dio per aver premiato la mia costante attesa. Ho pianto tanto ma di gioia e un po’ anche per tristezza perché ad attendermi non c’era più mia nonna. I miei zii c’erano tutti.
Zio Cicco andiamo a Pietra Rosa dove giocavo
Sono rimasti sbalorditi perché ricordavo la strada.
“Questa è la mia casa” . ho subito detto quando ci siamo passati davanti.
Che bello! Ma non posso entrare zio?
No ora è abitata da altre persone.
I viottoli conservavano la fattura di allora, i gerani trionfavano ancora sui davanzali delle finestre, il vociare dei bimbi in strada non era cambiato. Il tempo sembrava essersi fermato a tanti anni fa. Emozioni, ricordi, che confusione di piacevoli sensazioni! Ero felice.
“la macelleria di papà c’è ancora.
Una Signora esce dall’uscio di casa.
“Mariaaaaaaa sei tu?
La bambina che giocava con me l’avevo riconosciuta dopo tanti anni. Un lungo abbraccio, lacrime che solcavano il viso come fiumicciattoli. Ricordi, ancora ricordi, ancora emozioni, sorrisi, gioia.
“dai vieni anche tu stiamo andando a Pietra Rosa.
“Madonna quanto è bello questo posto. Quanti caldi ricordi di mia madre che mi abbracciava e mi mostrava il mare … “dove il cielo si unisce al mare là abita il mio papà…” sentivo la voce di mia madre come se il tempo non fosse passato come se la vita fosse tornata ad allora mi sentivo, ero, la bambina di allora. Non avevo fame, non avevo sete, non avevo bisogno di niente. Ora possedevo tutto. Ero felice. Ero nella mia amata Sicilia, i miei piedi poggiavano sul suolo della mia Pollina, i miei occhi guadavano le pietre rosa, il mare, la mia gente.


Domandai un mazzolino di fiori alla fioraia. Mi recai con tristezza sulla tomba della nonna. A volte l’amore che proviamo per le persone care ci nutre al tal punto da farci dimenticare che il tempo, che la vita, passa. Ormai adulta non mi rendevo conto, avevo sempre e da sempre pensato che lei non sarebbe morta fino a quando non fossi tornata ad abbracciarla. Cinque anni….bastavano solo cinque anni e l’avrei rivista.
“per favore lasciatemi un po’ da sola qui”.
Avevo bisogno di parlare con lei di dirle tante cose, di raccontarle della mia vita, di mio marito e dei miei figli. Il mio racconto durò più di un’ora. Mi allontanai lasciandole un bacio da parte di Guglielmo e dei miei quattro figli.
Dopo questo momento triste fu tutto bellissimo. I miei parenti mi colmarono di affetto. Non ci sono le parole per descrivere la mia gioia.
Il mese passò in fretta.
A dicembre del 2004 ritornai e questa volta con mio marito. Anche non essendo Siciliano visse le mie stesse emozioni e portò via il desiderio di ritornare. Rimasi a Pollina tre mesi, lui due.
Ecco, questa è la mia storia di ieri.


Oggi



Adesso chiudo gli occhi e comincio a vedere tutto quello che ho vissuto e chi sono adesso mi domando? Sono questa Aurora semplice, sensibile, affettuosa, espansiva anche se, molto furba e dura quando una cosa non mi garba. Il dolore non fa più parte della mia vita, se ne è andato via, i momenti di tristezza sono rari. La vita continua a emozionarmi e questo è un dono che non voglio perdere, la felicità in questo tempo è grande e completa e non dura solo pochi attimi ma è una felicità continua. Ora cerco di gustare tutto, anche le piccole cose che accadono ogni giorno. Con i nostri figli, ormai grandi, parliamo molto, discutiamo molto con loro. Stiamo gustando appieno la nostra casa che dopo tanti sacrifici è completa e bella anche se ci sembra vuota. Piano, piano ognuno ha preso il proprio cammino come è giusto che sia. Vuol dire che stiamo vivi. Nonostante la lontananza dei nostri figli siamo felici. Amo Guglielmo e lui ama me. Ci piace molto stare insieme, guardarci, parlare e coccolarci. E’ cosi bello alla nostra età sentire ancora le farfalle nella pancia.
Adesso sono felice per tutto quello che ho vissuto, molto triste si, però alla fine sono riuscita a trasformare la tristezza in tanta felicità e allegria.
Felicità per i miei stupendi quattro figli.
Abbiamo lottato e trasformato le erte salite e i dirupi scoscesi in pianure verdeggianti con sacrifici e sofferenze. Ora siamo tutti uniti su questo prato della vita come tante margherite, nate in stagioni diverse, che si bagnano sotto la stessa pioggia e si riscaldano sotto lo stesso sole. So che faremo tante altre cose insieme: ridere, scherzare e talvolta discutere per crescere ancora. Camminiamo insieme tutti i giorni, come abbiamo sempre fatto nella vita, sulla bellissima riva del fiume della nostra città, questo lo facciamo da due anni. L’amore è bello fra di noi, di tutti i patimenti passati non resta più nulla. Quello che ci circonda è un alone di serenità e di amore e il desiderio di finire insieme i nostri giorni. Per questo nel 2005 a Palermo, Saro e Patrizia ci hanno accompagnato a comprare gli anelli. All’uscita della gioielleria ci siamo resi conto che ci trovavamo in piazza San Domenico e che di fronte a noi c’era la chiesa dedicata al santo. L’emozione mia è stata grande perché mi ha riportato il ricordo di mio padre. A casa di zio Giuliano abbiamo chiesto a Saro e Patrizia di essere i testimoni del rinnovo del nostro matrimonio.
Ora che leggo la mia vita scritta su queste poche pagine tutte le sensazioni negative, la disperazione della mia emigrazione e il dolore si essere lontana dal mio paese sono cambiate trasformandosi in sensazioni di tranquillità che riempiono il mio cuore e la mia anima. Mi rendo conto di amare il posto che Dio ha scelto per accogliere me, mio marito e i miei figli. Questo posto che mi ha donato tanti amici che mi vogliono bene.
Fine


Carissima Speranza hai preso benissimo il mio sentire, la mia forma di essere , questo scritto è cosi bello, auguri per come scrivi auguri per la tua grande sensibilità.
Io voglio attraverso queste parole ringraziarti in nome mio e di tutta la mia famiglia per quello che hai fatto, per avermi scelta fra tante altre persone che sono emigrate. Per aver scritto la mia storia che mi ha aiutata a superare la sofferenza che sentivo dentro e a vedere quella che sono veramente e quello che posso dare. Mi sento felice e calma. Dio ti benedica.




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Racconto scritto il 27/04/2019 - 08:23
Da speranza iovine
Letta n.821 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Il finale mi ha sorpreso in modo positivo, credevo fosse storia tua dalla passione che sentivo!

Grazia Giuliani 27/04/2019 - 23:16

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Grazie per i vostri graditi commenti fa piacere quando viene letto ciò che si scrive. Grazia ti aspettavi un finale diverso? Questo è quello reale. Grazie a tutti. Ernesto poi ti mando tutto sulla tua mail.

speranza iovine 27/04/2019 - 21:35

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Cara Speranza, dalle mie parti si dice "mi hai fregato", in senso buono ovvio...
mi aspettavo una fine e tu hai scompigliato le carte...
una storia bellissima che hai preso in prestito, ma con grande sensibilità l'hai fatta tua

Grazia Giuliani 27/04/2019 - 16:05

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Molto bello, emozionante!

mare blu 27/04/2019 - 15:54

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Ci avevo indovinato Speranza! Quando dicevo: aspetteró la fine del tuo racconto immaginavo che Tu fossi una poetessa prestata alla prosa. E che ci riesce bene, troppo bene.Che dire di piú: mi piacerebbe ricevere un file con il racconto intero. Per leggerlo piú agevolmente e conservarlo.

Ernesto D'Onise 27/04/2019 - 15:09

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